27
San camminava avanti e indietro nella sua stanza, perso fra i pensieri. Non parlava con il re dallo scontro che avevano avuto nella sala del trono. Era rimasto in silenzio, affacciato al suo balcone affiancato dalle uniche persone si cui poteva fidarsi, mentre il padre in presenza del popolo aveva dichiarato sua madre come traditrice del regno, a cui era seguita la comunicazione dell'imminente guerra contro Illusion. Strinse i pugni quando vide il padre alzare lo sguardo verso di lui e rilasciare un piccolo ghigno soddisfatto, convinto di aver vinto quella battaglia padre-figlio. Calò il silenzio quando il re fece quell'annuncio, ma quello durò veramente poco poiché fra il popolo cominciò a riecheggiare un brusio confuso che ben presto divennero proteste contrarie a quella decisione. Ad ogni parola che dichiarava la regina come innocente e a quella dimostrazione di affetto verso di essa fu San a ghignare soddisfatto verso il padre, e la sua espressione divenne ancora più piena di sé quando il popolo si dimostrò contrario anche alla guerra. Il re ignorò ogni protesta, voltò indignato e rientrò a passo deciso nel castello. Nonostante fosse passato già un giorno dalla dichiarazione San poteva ancora sentire le parole di difesa verso sua madre e negazione verso la guerra, il suo cuore si riempì d'orgoglio verso il suo popolo così leale e saggio. Sfortunatamente, colui che avrebbe dovuto curarsene era l'esatto opposto. La sua mente pensò e ripensò ad una possibile soluzione a quell'incredibile situazione, ed era ormai chiaro per lui che per quanto una parte di lui la odiasse ve ne fosse solo una. Il re aveva ormai perso il senno, controllato da una mente secondaria che lo guidava come un burattinaio. Qualcun altro avrebbe dovuto sedere su quel trono, San ne era ormai sicuro. Certa era la sicurezza di quella soluzione e il principe cominciò a cercare un modo per riuscire a detronizzare il padre nel modo più indolore possibile, poiché nonostante tutto non avrebbe mai fatto del male al proprio padre.
Il rumore provocato dalla porta della sua stanza, aperta violentemente, e la voce di Yeosang riportarono la mente di San alla realtà. Il principe guardò il ragazzo per qualche secondo e gli bastò osservarlo in viso per capire che qualcosa non andasse.
<<Abbiamo un problema>> disse velocemente il ragazzo <<Sono appena arrivate diverse casse contenenti nuove armi per la guerra>>
<<Quante?>> domandò ansiosamente San.
<<Troppe per contarle>> rispose prontamente <<Ma ci sono spade, lance, archi e frecce, tutto nuovo e perfettamente affilato>>
<<Quando ha ordinato tutto questo?>> sbottò San battendo il pugno sul tavolo in legno davanti a lui, portandosi poi le mani fra i capelli in un gesto frustrato <<Lo abbiamo tenuto sotto controllo in ogni momento, come è possibile che nessuno di noi se ne sia accorto?>>
<<Io credo che non sia stato il re a richiedere quelle armi>> azzardò Yeosang, avanzando verso il ragazzo <<È passato solo qualche giorno da quando tuo padre ha deciso di dichiarare guerra, e per quanto sia il re sarebbe stato impossibile recuperare tutte quelle armi in così poco tempo. Io credo che qualcun altro abbia agito alle sue spalle. Qualcuno che avrà ordinato quelle armi già da diverso tempo con l'idea di tenerle nascoste fino al momento giusto, ma che ora non abbia più la necessità di farlo>>
<<E c'è solo una persona che può averlo fatto>> disse San, certo di dove il ragazzo volesse andare a parare, sicuro che non ci fosse alcun margine d'errore nel suo ragionamento <<Jihyun>>
La porta della camera del ragazzo venne spalancata nuovamente e Mingi fece il suo ingresso, raggiungendo a passi pesanti e veloci i due ragazzi davanti a lu.
<<Abbiamo un problema>> parlò affaticato dall'affanno della corsa.
<<Cosa c'è ancora?>> domandò San, con tono esasperato.
<<Uno dei messaggeri ha raggiunto Aurora ieri nel pomeriggio, la dichiarazione di guerra ha ormai raggiunto il re Dongyul che non vedendo la regina Sunhee al suo ritorno ha ipotizzato sia stata rapita da Illusion>>
<<È un'assurdità>> sbottò Yeosang <<Perché avremmo dovuto rapire la regina?>>
<<Sarà un'assurdità, ma se non lo posso biasimare>> sospirò San <<Non ha visto sua moglie nel castello ed ha ricevuto una dichiarazione di guerra, cosa avresti pensato tu al suo posto?>>
Yeosang abbassò leggermente lo sguardo a quella domanda, che sapeva non avrebbe avuto bisogno di una risposta. San aveva ragione, probabilmente anche lui avrebbe fatto quella stessa supposizione se si fosse trovato al posto del re.
<<Cosa facciamo?>> domandò Mingi, dopo svariati minuti di silenzio.
<<Per la dichiarazione non possiamo ormai fare nulla, ci sarà una guerra>> rispose San <<Però possiamo far in modo che le cose non siano così facili come vogliono>>
<<Cosa hai in mente?>> domandò Yeosang.
<<Dov'è Jongho?>>
<<È rimasto a controllare dove le casse di armi venissero sistemate>>
<<Armi?>> chiese Mingi, confuso, e i due ragazzi annuirono lentamente.
<<Bene, vediamo dove verranno sistemate. Sceglieranno sicuramente un posto non agli occhi di tutti perché dubito che mio padre ne sappia qualcosa>> parlò San <<Poi ci prenderemo la premura di aiutarli nel loro intento. Le sposteremo in un posto dove non potranno essere trovate facilmente. Il nostro obbiettivo non è cambiato, non possiamo fermare la guerra al momento, ma possiamo continuare a ritardarla>>
San e Mingi annuirono a quelle parole e lasciarono la stanza per mettersi a lavoro. Non appena fu solo sospirò e si lasciò cadere su una delle sedie, esausto, poi spostò lo sguardo sul soffitto pensando a quanto la situazione sarebbe diventata sempre più difficile.
***
Il re Hyunki si trovava nella sala del trono, circondato dai suoi generali che erano occupati a pianificare strategia dopo strategia. Fiero sedeva comodamente sul suo trono, affiancato dal consigliere Jihyun ormai diventato la sua ombra.
<<A che punto è l'esercito?>> domandò il re.
<<Stiamo riunendo tutti i soldati, abbiamo anche richiamato quelli che avevano preso un congedo temporaneo>> rispose il generale Kim.
<<Di quanti soldati parliamo?>> chiese ancora Hyunki.
<<Venti mila maestà>>
<<È le reclute?>>
<<Sono ancora sotto allenamento maestà, ma ne abbiamo cinque mila>> seguì il generale Jung.
Il re rimase in silenzio per qualche secondo e i generali si guardarono fra loro, preoccupati dei pensieri dell'uomo che aveva spostato lo sguardo verso il suo consigliere.
<<Mi sembra un numero misero per annientare Aurora>> parlò a voce bassa <<Tu che ne pensi Jihyun?>>
Lo sguardo di tutti i presenti si spostò velocemente sul consigliere che si pompò alla richiesta del suo intervento, drizzandosi così tanto che avrebbe potuto spezzarsi da un momento all'altro.
<<È risaputo che i nostri soldati siano valorosi e forti, ognuno di loro vale come dieci uomini>> parlò il consigliere, mentre i generali annuivano soddisfatti di quelle lusinghe ai loro uomini <<Ma non dimentichiamo certo contro chi sarà la guerra, un regno non di poca importanza, perciò potremmo aver bisogno di altri uomini>>
<<Non vorrete ingaggiare dei mercenari>> si allarmò subito Kim <<Quelli sono uomini spietati e si approfitteranno non solo delle ricchezze della corona, ma anche....del popolo>>
<<Perché dovremmo chiamare dei mercenari?>> quasi lo schernì il consigliere <<La mia idea era un'altra>>
<<Parla pure>> lo invitò il re.
<<Vedete maestà, pensavo che sarebbe meglio affidare le sorti del regno a qualcuno che prova del sincero interesse nel proteggerlo>>
<<Cosa intendete?>> domandò il generale Jung.
<<Maestà, credo che dovremmo arruolare nell'esercito ogni maschio che sia in grado di poter combattere, indipendentemente dall'età e condizione sociale>> propose il consigliere.
<<È una follia>> protestò subito il generale Kim <<Abbiamo già delle reclute, con delle basi di combattimento, a cui badare. Aggiungerne altre non farebbe che rallentare i loro progressi, in più la vostra idea mette in gioco l'arruolare anche ragazzi giovani...anche troppo>>
<<State dicendo che non avete le capacità di allenare coloro che rappresentano il futuro del regno?>> chiese Jihyun, tagliente.
<<Sta dicendo>> s'intromise il generale Jung <<Che non è giusto strappare dalle proprie famiglie dei bambini per farli combattere quando dovrebbero ancora vivere spensieratamente lontano dal mondo degli adulti>> concluse in un ringhio gutturale che cercò di velare il più possibile poiché il re avesse puntato il suo sguardo su di lui.
<<Avete ragione>> parlò il re <<I bambini non dovrebbero combattere>>
I due generali sospirarono sollevati alle parole del re, mentre il volto del consigliere si scurì leggermente. I due non riuscirono però a godersi a pieno quella piccola vittoria che il re parlò ancora.
<<Arruolate tutti coloro che hanno compiuto dai quindici anni in su, di qualsiasi rango>> disse deciso, mentre Jihyun riprendeva la sua espressione soddisfatta <<Date un compenso alle loro famiglie perché li spingano ad unirsi all'esercito, e se si rifiutano...trovate il modo per costringerli, con ogni mezzo>>
Sia il generale Kim che il generale Jung, pur senza scambiarsi alcuna parola, si ritrovarono d'accordo nell'essere contrari a quella decisione. Entrambi sapevano però che nessuna parola avrebbe potuto far ragionare il loro re. Avevano solo una scelta, obbedire. Nella mente di entrambi balenò però una domanda. Vi era ancora qualcosa di quell'uomo buono e saggio a cui anni prima avevano giurato fedeltà?
***
Leedo aveva aiutato Seoho a preparare ciò di cui avrebbero avuto bisogno per il viaggio. Keonhee e Ravn erano partiti all'alba per il regno di Precious con la lettera della regina Minsu, e preso anche loro avrebbero dovuto lasciare la casa del mago per andare alla ricerca dei servitori del principe e della principessa. A lavoro concluso si era sistemato in disparte, per lasciar si che le due regine si salutassero tranquillamente, sapeva quanto fossero unite e voleva evitare di dover sentire tutte le rassicurazioni che si sarebbero fatte a vicenda, Sunhee soprattutto.
<<Tu, la ami ancora>>
La voce del mago lo raggiunse dolcemente. Il ragazzo lo aveva sentito arrivare, ma non si sarebbe aspettato quelle parole perciò si voltò lentamente e lo guardò.
<<Puoi anche provare a negare, ma ti conosco da anni>>
<<Ho rinunciato a lei anni fa Termus>> disse il biondo, tornando con lo sguardo sulla regina.
<<Io credo che tu abbia solo finto di aver rinunciato a lei>> parlò il mago <<O che tu abbia provato a convincerti di averlo fatto>>
<<Ti sbagli>>
Termus lo guardò per qualche secondo a quella risposta repentina, poi scoppiò in una piccola e soave risata.
<<No, non mi sbaglio>> disse tranquillo <<So quello che ho visto questa notte>>
A quelle parole Leedo saettò velocemente con lo sguardo sul mago e il sorriso sulle labbra di questo confermò quello che il ragazzo stesse pensando, lo aveva visto sul serio.
La sua mente tornò al ricordo della notte precedente.
La casa era silenziosa e lui aveva lasciato la sua stanza per andare a recuperare dell'acqua per la notte. Nonostante lo sapesse da anni trovava sempre un pizzico di divertimento nel pensare come la casa del mago sembrasse così piccola dall'esterno, ma che fosse in realtà grande quanto un palazzo grazie alla magia. Arrivato nel salone notò la regina Minsu addormentata su una delle poltrone. Roteò gli occhi nel vederla lì, era ormai adulta eppure si comportava in modo sconsiderato e alle volte impulsivo. Era sicuro che fosse rimasta lì a fissare il fuoco nel camino davanti a lei, persa nei suoi pensieri, per così tanto tempo che fosse finita per addormentarsi senza nemmeno rendersene conto. Scuotendo la testa, non riuscendo però a nascondere un sorriso sulle labbra, le passo un braccio dietro la schiena e una sotto le ginocchia, e dopo averla saldamente sollevata tenendola fra le sue braccia si voltò per portarla nella sua stanza. Il ragazzo fece in tempo a fare solo un passo che il sentirsi chiamare da lei, nel sonno, lo costrinse a bloccarsi. Si bloccò perché sentirsi chiamare con il suo vero nome e non con quello con cui era solita chiamarlo in pubblico, dopo anni ed anni, lo fece ritornare per un secondo indietro nel tempo. Si fermò e portò il suo sguardo sul viso profondamente addormentato di Minsu, e non si rese conto del suo gesto fino a quando le sue labbra non furono su quelle di lei e senti il loro sapore così dolce. Fu un contatto così leggero ma desiderato, che trattenne il ragazzo in quella posizione per diverso tempo mentre le loro labbra restavano unite e i loro corpi l'uno contro l'altro. Gli era mancato stringerla fra le braccia, in quel modo così naturale, doveva essere stato per quello che non si fosse reso conto che qualcuno lo avesse visto.
Ricordando quel suo gesto e sicuro che Termus l'avesse visto Leedo sentì il bisogno di parlarne per la prima volta dopo tutti quegli anni.
<<Quando sentì parlare suo padre del fatto che Hyunki gli avesse chiesto la sua mano mi dissi che avrei dovuto lasciarla andare. Cosa avrei potuto darle io a confronto di un re? Ho pensato...che sarebbe stato meglio per lei, che sarebbe stata più felice>>
<<Non hai mai pensato che a lei non interessasse divenire regina, avere un regno da governare. Non hai pensato che tutto ciò che potesse desiderare potesse essere semplicemente avere qualcuno che l'amasse al suo fianco?>> domandò il mago.
<<Ero giovane, ho davvero creduto che compiere quella scelta fosse scegliere il meglio per lei. Ricordo ancora le sue lacrime e la rabbia che mi ha rivolto quel giorno in cui le dissi si accettare la proposta di Hyunki. Non mi ha rivolto parola né sguardo per quasi un anno, ma ho aspettato pazientemente perché credevo che con il tempo sarebbe riuscita a dimenticarmi>> sorriso amaramente al ricordo <<Ed ho creduto che anche io sarei riuscito a fare lo stesso, ma mi sbagliavo. Continuò ad amarla come il primo giorno, ma fino a che lei è felice mi va bene tenere questi sentimenti per me>>
<<Ne sei così sicuro?> rispose velocemente Termus <<Che tu sia l'unico a nascondere i propri e veri sentimenti>> ridacchiò prima di tornare nella propria casa, lasciando la guardia confusa sul suo posto mentre lo sguardo tornava a posarsi sull'unica persona che aveva sempre amato.
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