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Erano passati esattamente cinque giorni da quando il re di Illusion aveva preso la sua decisione di dichiarare guerra ad Aurora, cinque giorni da quando San non aveva notizie di sua madre, cinque giorni in cui tutto ciò che gli era rimasto di Wooyoung erano delle semplici parole scritte su quei pochi fogli che erano riusciti a scambiarsi quando le loro guardie riuscivano ad uscire da palazzo. Parole ricche d'amore e di paura per ciò che il futuro avrebbe portato loro. Entrambi cominciarono ad odiare il destino che li aveva fatti innamorare per poi catapultarli in una guerra l'uno contro l'altro. Nella stessa sera San aveva salutato due delle persone più importanti della sua vita, ma solo nel buio della notte nella sua mente balenò il pensiero che quella sarebbe potuta essere l'ultima volta in cui le avrebbe viste.

Quella mattina però San si ritrovò a dover affrontare una situazione del tutto inaspettata. Era nella sua camera, da solo, quando Yeosang si catapultò all'interno con il fiatone dovuto alla corsa per informarlo che il re avesse deciso di decretare la regina come traditrice del regno. Al principe occorsero diversi secondi per convincersi di aver realmente sentito ciò che il ragazzo davanti a lui gli avesse detto, meno gli servì per superarlo velocemente e correre senza riserve e fare irruzione nella sala del trono, dove il re si era riunito con il suo consigliere e altri generali dell'esercito.

<<San>> disse il re puntando lo sguardo sul ragazzo, con espressione tranquilla facendo capire che fosse a conoscenza della reazione che l'altro avrebbe avuto <<Non vedi che sono occupato?>>

<<Dimmi che non stai realmente accusando mia madre di tradimento>> disse San, percorrendo la distanza che lo separava dal trono con passi pesanti e schiena dritta.

<<Tua madre è fuggita durante la notte nonostante conoscesse le mie intenzioni, non ha adempiuto al suo dovere>> rispose il re, spostando lo sguardo dal figlio per riportarlo sugli ufficiali che sin dall'ingresso del principe si erano fatti da parte ed erano rimasti in silenzio.

Yeosang scosse la testa, incredulo, davanti alle parole e all'apparente indifferenza del re per la sua regina, che aveva creduto amasse realmente. Il suo corpo si irrigidì per riflesso non appena si rese conto che San avesse compiuto un passo verso il padre, chinando leggermente la testa di lato e un'espressione furiosa. Non che non fosse capace di gestire la faccenda, ma il ragazzo sperava davvero che San non decidesse di saltare alla gola del padre proprio quando Mingi e Jongho non erano con loro.

<<Il suo dovere>> ripeté il principe con tolo gelido <<E quale sarebbe il suo dovere?>>

<<La regina ha un ruolo di quasi egual importanza a quello del re>> cominciò a parlare il gran consigliere, facendo si che sia San che Yeosang storsero il naso al sentir la parola "quasi" nonostante sapessero già da anni che il vecchio non vedesse di buon occhio la regina <<E buon comportamento che una regina resti al fianco del suo re e lo appoggi in ogni sua decisione, ancor più quando si è prossimi ad una guerra. Cosa potrebbero pensare i nemici nel sapere che una regina abbia abbandonato il proprio re per fuggire con delle...guardie>>

Nel nominare le guardie il consigliere distorse la voce e lasciò che un'espressione di giudizio negativo incorniciasse il suo volto.

<<Perciò decretare la regina in questione come traditrice, insieme a coloro che l'hanno seguita e la appoggiano, è l'unica soluzione per ripulire l'onore del re>> concluse il consigliere, riprendendo una posa pomposa e alzando il mento verso il principe, sicuro dell'appoggio del re che annuì ad ogni sua parola.

San quasi ringhiò e fremette nel controllarsi, avrebbe tanto voluto afferrare la spada che Yeosang teneva legata alla vita, sguainarla e puntarla contro quell'uomo così viscido che aveva il coraggio di guardarlo come se fosse superiore a chiunque si trovasse in quella stanza.

<<Quindi rinnegherai tutto ciò che lei ha fatto per te in questi anni per pulire il tuo...onore?>> domandò non mancando di far si che l'ironia e la delusione nella sua voce fossero ben percepibili da tutti i presenti.

Il re puntò il suo sguardo in quello del figlio, in esso San cercò qualcosa che potesse ricordargli che l'uomo che aveva davanti a sé era lo stesso padre amorevole e saggio che aveva conosciuto fino a pochi giorni prima. Rimasero a guardarsi negli occhi, mentre intorno a loro regnava il silenzio, e solo dopo svariati minuti il principe si rese conto che ciò che davanti a lui non vi era nulla di ciò che cercava.

<<Per cosa stai facendo tutto questo? Questa guerra è davvero così importante? Più importante della vita del tuo popolo, dei tuoi soldati, della tua famiglia?>> Urlò San desideroso di avere una risposta che non ricevette mai poiché il re rimase a guardarlo in silenzio.

Un cambiamento sul volto del gran consigliere catturò l'attenzione del minore, un sorriso soddisfatto che trovò disgustoso, e fu in quel preciso momento che ricordò le parole che Keonhee gli aveva detto prima di sparire nella notte e finalmente ne capì il vero motivo.

Era quello il motivo per cui tutto stava andando a rotoli, era lui che aveva spinto per la guerra, era lui che aveva messo nella mente del re l'idea di non essere suo padre, era sicuro che fosse stato lui a suggerire l'idea di marchiare sua madre come traditrice, e si ritrovò anche a pensare che con molta probabilità fosse stato proprio lui a provare ad ucciderla per avere un motivo per scatenare quella guerra che tanto sembrava desiderare. Non solo lo aveva allontanato da sua madre, da Wooyoung, ma era anche riuscito a manovrare il re fino a renderlo un burattino nelle sue mani.

Nel momento in cui tutto fu chiaro nella mente di San il ragazzo rilasciò uno sbuffo che si concluse in un sorriso consapevole e amaro.

Yeosang spostò lo sguardo su di lui, e fece un passo avanti per raggiungerlo nel momento in cui lo vide lasciar cadere la testa in avanti. Le spalle del principe si muovevano freneticamente, ma nel momento in cui il minore pensò di richiamare la sua attenzione lo vide rialzare lo sguardo, serio e tagliente, e portarlo sul re. In tanti anni in cui Yeosang era stato al suo fianco non lo aveva mai visto divenire così spaventoso tanto da provare a lui stesso dei brividi gelati che gli attraversarono l'intera spina dorsale.

San osservò il padre, il gran consigliere, poi tornò con lo sguardo sul re. I suoi occhi erano leggermente nascosti dai capelli ormai lunghi che ricadevano selvaggi e ciò rese il suo sguardo ancora più intenso.

<<Sapete una cosa, padre>> disse San, utilizzando un tono di voce così basso che persino i generali dovettero ammettere a sè stessi che quel principe così dolce e gentile potesse anche diventare terribilmente spaventoso <<Credo che mia madre abbia fatto la scelta giusta lasciandovi. Spero che siate sicuro della strada che avete deciso di percorrere e che non vi lamentiate nel momento in cui vi renderete conto, guardando dietro di voi, di essere solo....e debole>> concluse prima di inchinarsi, in un gesto di puro scherno, e voltarsi per lasciare la sala.

<<La regina ti aveva chiesto di fingerti d'accordo con lui e controllarlo non di sfidarlo apertamente>> parlò Yeosang, sospirando.

<<Beh, a quanto pare c'è stato un cambio di programma>> rispose San, furioso, percorrendo il corridoio in cui riecheggiò il rumore della porta della sala del trono che si richiuse alle sue spalle.

***

<<Ecco fatto>> disse Jongho, battendo le mani fra loro come a ripulirle.

<Beh, è stato più semplice di quanto pensassi>> annuì Mingi, osservando i due uomini davanti a loro, legati e imbavagliati.

<<Sono dei messaggeri, non dei soldati>> gli fece notare il minore, chinandosi all'altezza dei due <<Vediamo un po', dove l'avete messa?>> disse tra sé e sé, cominciando a controllare fra gli abiti dei due e nelle sacche che portavano con sé.

Il loro compito era semplice, non appena San aveva scoperto che il padre aveva mandato dei messaggeri con la sua dichiarazione di guerra aveva ordinato loro di fermarli, in qualsiasi modo avrebbero preferito. 

Il ragazzo frugò per un po' prima di trovare ciò che cercava. Afferrato il foglio e assicuratosi si trattasse della dichiarazione lo strappò in mille pezzi proprio davanti agli occhi dei due uomini che, nonostante i bavagli, presero a parlare in modo incomprensibile per i due ragazzi, né questi furono intenzionati a capire cosa stessero dicendo.

<<Ora che ne facciamo di questi due?>> domandò Mingi indicando i due.

Mingi e Jongho spostarono all'unisono lo sguardo sui due messaggeri e questi, dopo aver sgranato gli occhi terrorizzati, cominciarono a muoversi freneticamente.

<<Non vi uccideremo>> cominciò a parlare il rosso, chinandosi davanti ad uno di loro a cui posò una mano sulla spalla, prima di catturare i suoi occhi in uno sguardo scuro e spaventoso <<Ma se solo proverete a dire a qualcuno che siamo stati noi a fermarvi e far sparire quella dichiarazione di guerra verremo a trovarvi, sono stato chiaro?>>

<<Siete stati attaccati da dei briganti che volevano derubarvi, e nel cercare di fuggire da loro avete perso la lettera>> parlò Jongho, andando a tagliare le corde con cui avevano legato i loro polsi con la spada fra le sue mani.

<<Sparite ora>> seguì Mingi, e immediatamente i due uomini si liberarono del resto delle corde che impedivano loro i movimenti e corsero via dai due ragazzi, che rimasero tranquilli ad osservare come i messaggeri stessero scappando. Potevano avere il doppio dei loro anni, e sicuramente più esperienza, eppure si erano lasciati catturare e intimidire così facilmente che i due persero ogni possibile divertimento che avevano immaginato per quella missione. 

I ragazzi sapevano però il re era deciso a scatenare quella guerra e che loro non potevano far altro che provare a ritardarla il più possibile, e lo avrebbero fatto con ogni mezzo possibile.

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