18
Jihyun, stava passando per il corridoio davanti alla biblioteca del castello. Riconobbe immediatamente la voce di Leedo, ma si sorprese nel sentirla così alta e carica di rabbia. Sin da quando lo aveva visto la prima volta, quando lui e Keonhee arrivarono al castello insieme alla regina, avrebbe potuto giurare di non aver mai visto un'espressione sul loro viso, o aver sentito la loro voce toccare picchi solo vicini ad un tono più alto del normale. Si ritrovò confuso nel sentire quel tono di voce, perciò provò ad esercitare una piccola pressione sulla porta davanti a sé, sperando di aprire un piccolo spiraglio. Ci riuscì e, dopo essersi guardato intorno, spiò all'interno della sala. L'uomo spalancò gli occhi nel vedere come la guardia stringeva per le spalle la regina. Non vi era alcuna goffagine, al contrario decisione e forse familiarità. Riuscì a notare preoccupazione nello sguardo di Keohee e qualcosa che non riuscì ben ad indentificare in quello della regina. Poi un'idea gli balenò nella mente, e subito la considerò una delle migliori idee che avesse avuto in tutta la sua vita. Sentì il suo corpo fremere alla frenesia di potersi finalmente liberare di quella donna che per tutto quel tempo gli aveva impedito di agire indisturbato. Sul suo viso comparve un ghigno sghembo. Avrebbe finalmente avuto la sua vittoria su di lei. Soddisfatto della sua pensata lasciò il suo posto, dirigendosi a passo leggero verso il suo studio. Sapeva di non poter lasciare tutto al caso, Keonhee e Leedo l'avrebbero protetta a costo della loro stessa vita, ed era proprio su quello che lui avrebbe fatto leva.
***
La cena era stata servita in perfetto orario, così come Hyunki desiderava. Nonostante i suoi vari impegni giornalieri non aveva mai mancato una cena con la sua famiglia. Aveva sempre espresso come quello risultasse il momento più bello delle sue giornate. Quella sera però il re si era reso conto di come sia Minsu che San fossero rimasti in silenzio sin dal loro incontro, assorti nei loro pensieri.
<<Immagino che abbiate avuto una giornata pesante>> disse, in un tono basso, continuando a gustare il cibo nel suo piatto <<Qualcosa vi turba?>> domandò.
La regina fu la prima a reagire a quelle parole, lentamente alzò lo sguardo dal suo piatto intatto e lo posò su San, per poi voltarsi verso il marito tranquilla.
<<Come potrebbe esserci qualcosa che possa turbarmi quando il nostro re si impegna così tanto per tutti noi?>> sorrise tranquillamente, e le sue parole catturarono anche l'attenzione di San.
La donna non voleva, e non poteva, raccontare i suoi pensieri al marito. Non voleva che si preoccupasse in alcun modo, ed era anche sicura che non le avrebbe creduto in alcun modo nonostante tutte le volte in cui si fosse mostrato disponibile ad ascoltarla. Quello...era qualcosa che non poteva raccontare con troppa leggerezza. Avrebbe potuto mettere in pericolo la sua vita, e non solo.
Il re, nonostante l'apprezzamento, conosceva fin troppo bene la sua regina. O almeno sapeva perfettamente che durante le loro cene riempiva di domande San, o lui stesso, per sapere come fossero andate le loro giornate. Era una cosa che aveva sempre apprezzato in lei, le sue attenzioni e premure verso tutti loro. Sapeva però anche che la regina sapeva essere impenetrabile quando decideva di esserlo, e forzarla non gli avrebbe aperto la sua mente. Sarebbe stata lei a parlargli nel momento in cui avrebbe deciso di farlo.
<<Prima del regno c'è la mia famiglia>> parlò semplicemente il re, spostando lo sguardo verso San <<Perciò vorrei me ne parlaste se qualcosa non va>>
<<Non c'è nulla che non va padre>> mentì San, facendo si che il tono della sua voce uscisse tranquillo e pacato come era solito fare davanti all'uomo.
Il re capì che non avrebbe ottenuto nessuna parola in più dai due, perciò sospirò leggermente e spostò lo sguardo da uno all'altro.
<<A volte sento come se voleste tenermi lontano dai vostri affari>> parlò accasciandosi contro lo schienale della sua sedia <<Cos'è ho bisogno di una parola d'ordine? O dovrei chiedere alle mie guardie di indagare?>> scherzò.
<<Potresti anche provarci>> rispose quasi in una piccola sfida San, sorridendo leggermente alla reazione sorpresa del padre <<Ma non sarà facile scoprire i miei segreti>>
<<Quando si comporta in questo modo è chiaramente tuo figlio>> roteò gli occhi, indicando la regina che si lasciò sfuggire una risata armoniosa.
<<Ovviamente lo è, ma sono sicura che ha anche dei difetti>> ammiccò in direzione del marito.
<<E immagino tu voglia intendere che li abbia ereditati da me giusto?>> sbuffò il re.
<<Ehi, io non ho difetti, sono perfetto>> s'intromise nella discussione San con tono quasi teatrale.
<<Ecco visto?>> disse la regina <<Questo lo ha preso da te>>
Il Hyunki scoppiò in una fragorosa risata, annuendo energicamente.
<<Certo, per questo è proprio mio figlio>>
***
San, dopo la cena con la sua famiglia, aveva smesso di chiedersi come Termus conoscesse tutti i loro nomi. Probabilmente Hongjoong e Yeosang avevano ragione, li conosceva perché era un mago e chiaramente doveva essere al corrente di molte cose. Camminando tranquillamente per i corridoi che lo avrebbero portato nella sua stanza, mentre l'eco dei suoi passi gli faceva compagnia, si ritrovò a sorridere. L'idea che Wooyoung fosse il principe di Aurora lo aveva terrorizzato quella mattina, ma quella paura nella sua mente si era trasformata in speranza. Forse, insieme, avrebbero potuto mettere fine all'odio fra i loro regni. In quel pensiero vagava la sua mente quando vide qualcosa passare davanti a lui, come una fugace immagine che gli sfrecciò davanti agli occhi. Il ragazzo si fermò, si guardò intorno e sbatté gli occhi. Si disse di aver visto male e riprese a camminare tranquillo, scuotendo la testa. I suoi passi ricominciarono a echeggiare per il corridoio vuoto, quando nuovamente qualcosa passo davanti ai suoi occhi, costringendolo a fermarsi nuovamente. Ancora si guardò alle spalle, sbatté gli occhi e li assottigliò. Non sembrava esserci nessuno nei paraggi. Si mosse per riprendere a camminare quando la sentì, quella voce.
<<San>>
Quella voce, femminile, era così dolce, armoniosa, a tratti triste, sconosciuta.
<<Non dovrei bere vino a cena>> si disse.
San scosse la testa e riprese a camminare, a passi più veloci, lo sguardo dritto davanti a sé. Ma quella voce lo chiamò ancora.
<<San>
Un altro lamento, doloroso come una fitta al cuore.
San sentì un brivido corrergli lungo la schiena e prese a correre, ma non verso la sua camera da letto. Cominciò a correre verso quella voce, inseguendo quella figura sfocata che continuava ad apparire davanti a lui e a chiamarlo incessantemente. Corse mentre il fiato dei suoi polmoni cominciò a mancare, facendoli bruciare, fino quando a quando non si ritrovò nel giardino del castello. Concentrato a non perdere di vista quella "macchia" non si rese conto di essere uscito dal castello fino a quando l'aria fresca della sera non lo colpì in viso.
<<Dove sei?>> domandò, guardandosi intorno.
Vi era solo lui, al centro del labirinto d'erba che decorava il castello.
<<Sono qui>> disse quella voce <<Non sono mai andata via>>
<<Chi sei?>> domandò ancora San voltandosi velocemente, non appena sentì un rumore alle sue spalle, e lì fra lui e la grande fontana in pietra vide la figura di una ragazza, che gli sembrò poter avere la sua stessa età. I suoi capelli biondi ondeggiavano elegantemente grazie al leggero vento intorno a loro, e lo stesso faceva il suo abito bianco decorato da una fascia nera che correva dalla spalla destra al fianco sinistro. I capelli biondi ricadevano sciolti lungo i fianchi, ma sulla testa delle piccole ciocche erano intrecciate, fermate poi con una tiara decorata da piccole ed eleganti pietre nere e diamanti. Quell'abbigliamenti risaltò subito così familiare a San, ma gli servì qualche minuto per ricordare fosse quello che sua madre era solita indossare alle cerimonie ufficiali.
<<Chi sei?>> chiese ancora, osservando come lo sguardo della ragazza fosse fisso su di lui.
<<Io sono ciò che tu sarai se lasci che sia l'amore a guidarti>> rispose questa, con voce spezzata e echeggiante, abbassando lo sguardo.
<<Spiegati>>
<<Io ti conosco San, sono stata al tuo posto, anche io ho amato, ma ho commesso un errore. Non farlo anche tu>> parlò la ragazza <<No, noi siamo uguali, riesco a leggere il tuo cuore>>
San non riusciva a capire cosa la ragazza volesse dire. Il suo sguardo era ricco di malinconia e le sue mani erano strette al petto, come se dolesse. Al ragazzo non piacevano però i giri di parole.
<<Cosa vuol dire che siamo uguali? Chi sei tu?>> chiese ancora San.
<<Sono stata debole, ma tu devi essere forte. Questi sentimenti>> disse la ragazza, scattando velocemente in avanti per puntare il dito contro il cuore di San <<Ti faranno del male. Porteranno sofferenza, sangue e odio>>
<<No>> urlò subito il principe, capendo che lei intendesse ciò che provava per Wooyoung, e all'odio fra i loro regni <<Io cambierò le cose, nessuno soffrirà più. Non permetterò che gli venga fatto del male>> urlò.
La ragazza si risistemò, composta, davanti a lui. Lasciò cadere la mano dal petto del ragazzo e le unì davanti al suo grembo. In quel momento, solo per un piccolo istante, San riuscì a vedere un piccolo sorriso increspare le labbra della ragazza.
<<Anche io lo credevo>> parlò, con tono amaro <<Ma nessuno può combattere quell'odio. È odio e amore intorno a noi, ma questa non è una favola, e l'amore non trionfa>>
<<Succederà, io e Wooyoung ci riusciremo>> rispose deciso.
<<Che dolce illuso, sciocco innamorato>> disse ancora la ragazza, e sembrò pronta ad aggiungere altro quando si voltò velocemente alle sue spalle. San, confuso, imitò il suo gesto per ritrovare davanti a se sua madre, accompagnata dalle sue guardie.
<<Madre->>
<<San va dentro>> ordinò la regina, senza guardarlo, puntando la ragazza davanti a sé.
<<Madre la vedete?>> domandò il ragazzo, indicando colei che aveva ormai capito fosse un fantasma.
<<Ti ho detto di rientrare>> ordinò nuovamente Minsu.
San non si mosse abbastanza velocemente secondo la regina, perciò questa si ritrovò costretta ad ordinarglielo ancora una volta. Solo allora in ragazzo cominciò a muoversi per rientrare nel castello, seguito da Keohee che aveva il compito di controllare che il principe non facesse dietro front.
<<Come puoi vedermi?>> domandò la ragazza, confusa.
<<Non se l'unica qui in grado di sorprendere qualcuno>> rispose la regina.
La ragazza inarcò leggermente la testa, mentre con lo sguardo studiava la donna davanti a sé. I suoi occhi avevano qualcosa che, nemmeno in tutti i suoi anni da spirito, erano in grado di spiegare.
<<Chi sei tu?>> domandò la ragazza.
La regina ignorò volutamente la domanda. Se la ragazza aveva deciso di incanalare la sua energia per farsi vedere e sentire da San non le era rimasto sicuramente molto tempo per farsi vedere, e Minsu aveva bisogno di risposte.
<<Tu sei Seoyeon non è vero?>>
Al suono di quel nome la ragazza chiuse velocemente gli occhi e chinò il capo lentamente, annuendo.
<<Cosa ti è successo?>> domandò la regina.
<<Io....io....non posso>> disse la ragazza, in un tono straziante prima di scomparire in una dolata di vento così impetuosa che quasi sbalzò via sia la regina che Leedo.
<<Beh, a quanto pare non è molto socievole>> disse la guardia, rimettendosi in piedi.
<<No>> scosse la testa la regina <<C'è qualcosa che le impedisce di parlare>>
<<Ad esempio?>> chiese Leedo.
<<Non lo so>> sospirò la donna, guardando il punto dove fino a poco prima si trovava la ragazza <<Ma dobbiamo scoprirlo il prima possibile>>
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