LEVEL UP #1
OGGI
"Sei un esempio da seguire." "Ti ammiro." "Vorrei essere come te."
Se perdo tempo a leggere i commenti entusiasti sulla mia bacheca e le congratulazioni per essere entrata nella Cerchia come sesto membro, finirò davvero per credere che sono un esempio da seguire e che le altre ragazze vorrebbero essere come me. Per fortuna non sono una stolta. Se dovessi dar peso alle loro opinioni leccaculo, dovrei anche tornare a dar peso a quelle che mi volevano come smandrappata feccia della società dopo la pubblicazione del deepfake.
Delle migliaia di like ricevuti al post in cui ringraziavo la Cerchia per la sua magnanimità e in cui promettevo solennemente di dare il meglio di me per farla brillare sempre di più, ce n'è uno soltanto del quale mi importa. E non ce l'ho. Il like di Freddie Lomax. Pure gli altri membri della Cerchia hanno pubblicamente espresso i loro personali attestati di stima e gioiosi benvenuto. Chris ha scritto un lungo commento sgrammaticato, spero non ci prenda troppo la mano o a qualcuno verrà il sospetto che sia stata davvero io a scrivere la sua confessione di qualche giorno prima. Matt ha condiviso una vecchia foto di lui e me insieme. Jimmy una foto della saletta privata dello Speaky, in particolare della poltrona che spetta a me. Barbie ha scritto "auguri" ed è già tanto da parte sua. Chloe non si è fatta viva. La ragazza proprio non ha accettato di avermi nuovamente tra i piedi. Cara piccola Chloe. Dobbiamo ritagliarci un po' di spazio insieme, io e te.
Di mio papà non c'è una sola foto in casa. Ma io serbo ancora un ricordo di lui. Il solo regalo che ho mai ricevuto da lui prima che facesse i bagagli e scappasse verso un'altra vita. Lo trovo in fondo all'armadio, dietro le scatole delle scarpe. È una Scatola del Tempo. Sembra una confezione da scarpe ma è interamente costruita in legno. La serratura è in lamina d'acciaio al centro del suo lato corto.
Mi siedo sul letto con la Scatola sulle mie gambe incrociate. Faccio aderire il pollice sulla lamina. Scatta il meccanismo e posso aprire il coperchio di questa rettangolare confezione legnosa. A lei affidavo le mie memorie, i ricordi che non volevo perdere, troppo importanti per essere affidati al server di un PC che può crashare o venire hackerato. Fra le mie memorie, c'è anche il "fascicolo segreto" dedicato a Chloe. Non è un raccoglitore di documenti ma un insieme di polaroid che ho scattato tempo fa. La macchina fotografica istantanea era stata invece un regalo di Mercedes. La prima e unica volta che l'ho utilizzata fu proprio in occasione della famosa vacanza con i miei amici due anni fa...
Era da poco cominciato un nuovo anno alla Harper High School ma poiché noi della Cerchia avevamo sempre trascorso distanti le vacanze, avevamo deciso di passare insieme un fine settimana al campeggio sul lago. La zona verde che il municipio di Winter Spell ha destinato come area attrezzata per il camping si trova al fondo della valle, subito dopo il quartiere popolare dove vivevo allora, in prossimità del nostro lago vulcanico, il più grande della regione. Non c'erano leggende su morti annegati o serial killer con la maschera da hockey, ma aveva un ché di sinistro. Noi però eravamo spensierati, con l'estate ancora addosso, e tanta voglia di sfogare le impellenti pulsioni che avevamo dovuto reprimere lungo i tre mesi estivi.
Le foglie sarebbero cadute dagli alberi fra un altro paio di mesi ancora e il venerdì pomeriggio in cui arrivammo il sole della valle e l'umidità del lago ci accolsero fra le loro braccia torride. Neanche il tempo di svestirci che già correvamo sul pontile facendo a gara a chi si tuffasse per prima. Non importava chi vincesse, ci ritrovammo tutti in acqua a schizzarci a vicenda, a fare la lotta, a tirarci giù a fondo e, quando Chris nuotava al largo per mostrarci quanto fosse in gamba, e Jimmy si isolava per fare i suoi bisogni acquatici, io e Matt ci abbracciavamo e scambiavamo i più bei baci che io ricordi.
Poco dopo Matt, Jimmy e Chris montavano le tende mentre noi, le ragazze della banda, facevamo comunella spassandocela alla grande. Io, Barbie e Chloe ci eravamo messe in testa di far perdere la testa ai camperisti della zona. Ci scattammo a vicenda alcune foto con la polaroid, mettendoci in posa sullo steccato di legno del pontile, ora appoggiate con una gamba distesa e l'altra ripiegata, ora sedute a cavalcioni o a gambe accavallate. Allontanandoci dagli altri, percorremmo una buona distanza lungo la riva come se fossimo a una sfilata, con i polpacci tesi perché camminavamo strategicamente in punta di piedi come se avessimo i tacchi, anche se Barbie aveva le infradito e Chloe era scalza. Io non ho mai sopportato i fili d'erba fra le dita, così abbinavo il mio costume rosso Adidas unico pezzo a un paio di scarpe sportive nere con la suola bianca. Immancabili i classici Ray-Ban che tenevo appesi alla scollatura. Tutto in perfetto stile Baby Lynn. Se io e le ragazze sostavamo a riprendere fiato, lo facevamo con almeno un tallone rialzato, pur se di tanto in tanto dovevamo cambiare piede per far riposare l'altro.
Tutti gli uomini si voltavano a contemplarci, i ragazzi soli ci mandavano lunghi fischi, i mariti accompagnati ci lanciavano sguardi di sottecchi come fossimo affascinanti ma pericolose leonesse nella savana. Barbie non amava scoprirsi, non voleva mostrare le costole e dover dare spiegazioni sulla sua costante insufficienza di peso. Per questo indossava la t-shirt bianca sul costume, la quale le aderiva comunque addosso per via della pelle ancora bagnata, ma tutto passava in secondo piano perché la sua magrezza faceva spiccare il seno abbondante, più grande di quello mio e di Chloe. Pure gli shorts jeans che aveva messo per coprire parte delle gambe si erano inzuppati d'acqua ed erano diventati scuri in prossimità del suo basso ventre. La frangetta scura, che dopo quell'estate portava sulla fronte fin quasi a coprirle gli occhi come Mia Wallace in Pulp Fiction, serviva per celare una parte che poco apprezzava di sé. La sua anoressia non le aveva mai impedito di mettersi però al centro dell'attenzione, come in quel frangente, quando raccolse l'estremità inferiore della sua t-shirt, l'arrotolò in punta formando una treccia nel suo pugno, che a sua volta le premette i seni in avanti, e strizzò forte per far grondare l'acqua di cui era inzuppata.
Un paio di ragazzetti che stavano giocando a baseball sul bagnasciuga rimasero impietriti. Il battitore era a bocca spalancata, fece cadere il braccio con la mazza, non vide la palla che arrivava e quella gli rimbalzò sulla testa. Fiera del mio costume alla Baywatch, non mi facevo mancare nessuno dei peccaminosi accessori: raccolsi il fischietto giallo che portavo a tracolla, fischiai per richiamare i mocciosi e dirgli perentoria di tornare ai loro giochi. Avevo portato anche il binocolo, ma quello l'avevo lasciato nel borsone perché lungo il viaggio avevo studiato due o tre modi per poterci giocare più tardi insieme a Matt. Chloe schiaffeggiò Barbie sul sedere per dirle di darsi una mossa.
Chloe è sempre stata molto sensuale, lo era anche allora, forse per gli intensi occhi color castano scuro o per il delicato nasino tondo. Portava i capelli biondissimi raccolti in un chignon sopra la testa in modo da mostrare le orecchie perfette, con un paio di orecchini ad anello di finto oro appesi ai lobi. Non partecipava molto alla conversazione con me e Barbie, di tanto in tanto annuiva e per tutto il tempo non faceva che bere Coca Cola dalla bottiglietta di vetro e ascoltare musica a un volume eccessivo grazie alle cuffie bianche che dalle orecchie le scivolavano sullo striminzito bikini nero a pois bianchi fino all'iPhone che teneva allacciato al fiocco laterale del pezzo di sotto, in una estenuante lotta fra chi dovesse sciogliersi per primo. Se Barbie era quella con le tette grandi, Chloe era quella dalle curve perfette. Lei aveva attirato le attenzioni cameratesche di un gruppo di motociclisti che si erano accampati intorno alle Harley. Se c'è un merito che va dato a Chloe, è che non ha paura della morte. Li sfidò con lo sguardo, divaricò le gambe, tese il braccio e rifilò loro un sonoro dito medio. Quelli sussultarono sulle loro sedie sdraio più ringalluzziti di prima. Barbie le fece da spalla, insultò i motociclisti chiedendo se anche i loro figli sarebbero nati già tatuati come loro. Io presi Chloe per una mano, Barbie con l'altra mano, e cominciai a correre il più velocemente possibile. Non avevamo paura, ridevamo come matte, correvamo come bambine che scappano dopo aver combinato un pasticcio. Avevamo dentro un gran desiderio di fare qualcosa di grande e di indimenticabile, volevamo lasciarci alle spalle un'età che ci stava troppo stretta.
Ci fermammo a riprendere fiato molto in là. In un punto che sembrava essere inesplorato. Non c'era anima viva, né bambini che si attardavano né coppiette che si appartavano. «Quello che stavo cercando,» ci comunicò Chloe a un tratto. Senza dire altro, si sfilò la parte superiore del bikini. Io e Barbie rimanemmo di stucco. Non c'erano occhi indiscreti intorno a noi, per questo Chloe si tolse anche le mutandine. Eravamo tre migliore amiche, ma non ci eravamo mai viste nude l'un l'altra. Barbie si voltò dall'altra parte, arrossendo. Chloe sorrise, come se quell'inattesa seduzione da parte sua le facesse piacere. «Non venite con me?» Non sapevamo cosa rispondere, non penso che a Chloe importasse. Corse dentro l'acqua a ginocchia alzate, si tuffò e a larghe bracciate provò a portarsi il più lontano possibile, come volesse imitare Chris.
Barbie si era seduta sulla scalcinata altalena appesa e abbandonata al tronco di un ramo. In quel punto finiva il lago e cominciava la radura. Mi arrampicai sul tronco fino ad appollaiarmi sul robusto ramo sopra Barbie. Le scattai una polaroid dall'alto mentre si dondolava. Presi i Ray-Ban dal costume, avevano le lenti appannate per il sudore, li indossai per proteggermi dal sole e al contempo per non perdere Chloe di vista. Se tutte e tre avevamo qualcosa dentro che non vedeva l'ora di uscire, quello che Chloe teneva nel petto era molto più grande dei nostri desideri e non vedeva l'ora di schiudersi.
Rientrammo alla base a sera fatta. Chris stava accendendo il fuoco. Matt era in pena per noi. Cercai di tranquillizzarlo. «Non farmi più una cosa del genere, Baby Lynn.» Era dannatamente spaventato. «Io ti amo, Baby Lynn.» Adesso ero io quella spaventata. Non me lo aveva mai detto. Gli buttai le braccia al collo, ci baciammo a lungo, mentre gli altri applaudivano e inneggiavano ai loro piccioncini preferiti.
Jimmy aveva rimorchiato un trio di ragazze svedesi. Due erano gemelle, se la tiravano come fossero le sorelle Olsen. Jimmy le aveva invitate e quelle non si schiodarono più dal nostro falò notturno. Tanto la valle è calda di giorno, tanto più è fredda la notte in prossimità del lago. Io stavo dentro la felpa di Matt, abbracciata al suo torso muscoloso. Se gli altri bevevano forte, io non avevo sfiorato un solo goccio di vodka. Il giorno in cui Matt mi aveva detto "ti amo" non doveva essere offuscato da alcuna sfumatura indistinta, volevo portare sempre nel mio cuore quel momento perfetto, così com'era.
Chloe schifava la nostra cena ipercalorica e alternava finte barrette proteiche alle Tic Tac all'arancia. Barbie aveva tirato fuori il suo berretto di lana culminante in un pompon, ma aveva sostituito la t-shirt fradicia con la sua tipica maglia scura e fatta a rete come una calza, diceva di non avere il cambio del costume e a malapena il suo outfit celava i grandi seni nudi dai capezzoli minuscoli. Non la biasimavo, soffriva il freddo, ma qualcuno doveva pur tener testa a quelle troie slavate che favorivano continui upskirt su improbabili mutande di pelle con la zip centrale. Dico io, erano uscite fuori da un film porno? Sbavavano, smorfiose e smaliziate, per accaparrarsi le attenzioni di Jimmy il quale, da gran figo qual doveva dimostrarsi in ogni momento, non si serviva del bagno chimico e tutte le volte che doveva pisciare lo faceva nel cespuglio vicino alle tende. Le sorelle Olsen non erano interessate come noialtre al barbecue di marshmallow, ma la terza platinata della comitiva non aveva occhi dolci che per Chris. Il nostro nuotatore aveva infatti cominciato a raccontarci storie dell'orrore a base di vergini in fuga e assassini armati di motosega.
Chloe fu la prima a ritirarsi nella sua tenda, quella che divideva con Chris. Suo fratello si attardava a fare il cantastorie notturno. Io e Matt ne approfittammo per entrare nella nostra canadese. Il tempo di qualche smanceria sotto il sacco a pelo e già gli stavo parlando del mio binocolo da guardaspiaggia, quando Barbie venne a disturbarci. Aveva tolto la maglia, era rimasta in shorts e con il suo rumoroso bikini verde smeraldo, tutta intirizzita d'acqua. Mentre si piegava in due per strizzare lo striminzito lattice del costume e far sgocciolare i capelli bagnati, ci raccontò che l'avevano lasciata sola, così aveva spento il fuoco e aveva pensato di fare quello che tutte le guide turistiche sconsigliano, ovvero un bagno al lago, da sola e al chiaro di luna. Purtroppo Jimmy aveva occupato la sua tenda in compagnia delle sorelle Olsen, mentre Chris doveva essere nella tenda insieme a Chloe. Chiedeva a noi due di ospitarla per la notte. Diedi una sberla a Matt, che per i miei gusti indugiava troppo sul seno che Barbie spremeva con eccessiva disinvoltura. Lei se ne accorse, provò a coprirsi le tette con il braccio ma gli angoli facevano a lotta per soverchiare il gomito e lei doveva ricacciarli in dentro con la mano libera. Spinsi Matt a calci fuori dal mio sacco a pelo e feci entrare Barbie al posto suo. Noi dormimmo abbracciate, lui si tenne i suoi cattivi pensieri dormendo all'addiaccio.
Al mattino mi svegliai prima di loro. Barbie russava profondamente, poco più in là Matt dormiva come un sasso. Uscii a prendere una boccata d'aria. Mi stiracchiai vicino alle braci annerite del falò. Sentivo gli uccelli cinguettare dal boschetto collimante. Nessuno intorno e tanto tempo a disposizione. Potevo dedicarmi alla polaroid e alla natura, inseguire quel lato artistico che, a sentire Mercedes, dovevo avere ereditato da mio padre. Avevo inquadrato l'alba nel mio obiettivo, quando uno strano verso mi fece abbassare la macchina fotografica. Non riuscivo a distinguere quel mugugno. Proveniva dalla prima linea degli alberi che costeggiava il sentiero. Mi avvicinai per non far rumore, se fosse stato un animale raro non intendevo farlo scappare e perdere l'opportunità di immortalarlo in una foto da mille e più like.
Nascosta dietro all'arbusto più vicino, con la schiena aderente alla corteccia, mi voltai piano per osservare da dietro il ramo. C'era Chloe. Acquattata dietro un rovo, con le chiappe basse e le ginocchia piegate verso l'alto come se facesse la pupù, i piedi incredibilmente sollevati sulle punte come se portasse un paio di tacchi immaginari. Le unghie dei piedi erano smaltate di un rosso vivido, così come le unghie delle mani. Gliene potevo vedere solo una di mano, impegnata a spostare la chioma di un cespuglio, mentre l'altra era posata sulla sua fica, con almeno due dita a esplorarle il buco. Ricordo il dettaglio chiaro dei molteplici anelli d'oro che indossava come un tirapugni sulla mano impegnata a fare su e giù attraverso la sua fessura rosa e impregnata di rugiada. Si stava masturbando come in preda a un eccesso furioso, gli orecchini ad anello le tintinnavano sotto le orecchie, si mordeva le labbra carnose fin quasi a macchiarsele di sangue come fosse rossetto sbavato, con una tetta di fuori e l'altro capezzolo talmente teso che sembrava volesse bucare i pois bianchi del costume nero.
Non so da cosa fosse dettata la mia azione successiva, chiamatela temerarietà di un esploratore che vuol perdersi nella giungla, chiamatelo istinto di conservazione come di una direttrice generale che vuol farsi un'assicurazione sulla vita. Inforcai la polaroid sul naso e premetti il tasto in alto. Ho quella foto qui con me. Vedo come se fossi ancora presente, in quell'istante del tempo che si è fermato, Chloe in una posizione sconcia, sorpresa a darsi piacere da sola mentre spia il corpo nudo di Chris, il suo fratellastro, addormentato sulla terra brulla oltre il cespuglio, con le braccia distese e la testa assopita della svedese platinata sul suo ampio petto da nuotatore.
Il click dello scatto mi aveva fatto scoprire da Chloe. Ero scappata via. Non mi chiese nulla più tardi, io non osavo prendere il discorso. Per due anni, mai una parola. Io sapevo che lei amava suo fratello Chris. E lei sapeva che io sapevo. Non so se è stata Chloe a diffondere il deepfake che mi ha rovinato la vita. Se anche fosse stata lei come darle torto? Voleva allontanare dalla sua vita l'unica persona che poteva scongiurare la sua esistenza felice.
Non so se è stata lei, ma il suo nome è il prossimo nella mia lista.
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