WINDS OF WAR #7

Dal tetto della torre la corda della campana si srotola attraverso la discesa murata centrale fino a un ultimo lembo che svolazza a mezz'aria. Jackie è discesa fino a quell'ultimo tratto, trattenendosi in tempo prima di finire dentro la grande vasca con la cera che ribolle. Appesa alla corda, si dondola avanti e indietro fino a darsi sufficiente spinta. Sul pavimento oltre la grande vasca metallica atterra su due piedi, perfettamente in equilibrio sul Sinapsificatore usato come trampolo.

Nel deposito del Museo delle Cere, è l'unica superstite circondata dalle statue scartate della collezione principale, un cacciatore di tempeste appostato sulle rocce terminali e il Bigfoot. Attraversando gli sguardi gelidi delle riproduzioni inanimate, Minimal Jackie si avvia verso l'uscita. Deve fermarsi. Deve girarsi indietro. Deve vedere la chioma bionda allargarsi sulla cera, la parte superiore della maschera affiorare in superficie, seguita dalla figura intera di una ragazza che riemerge dalla vasca e si staglia in piedi per rifulgere oro. Scavalco il bordo in un salto e sono da lei.

«Wiz Blonde è antiproiettile» più precisamente lo è il costume di Wiz Blonde, «e resiste ad alte temperature caloriche» come la cera. Le proprietà del body si trasmettono per magnetismo alla pelle scoperta, così non un centimetro del mio corpo è ustionato né i miei capelli si sono sciolti. Il calcio alla laringe avrebbe potuto uccidermi, così come la cera, ma sono qui. E lei non può evitarlo.

«Mi avevi chiamato bitch?» Jackie lascia cadere l'asta del Sinapsificatore e colpisce per prima. Mi abbasso in tempo. I suoi attacchi arrivano a una velocità micidiale. Non posso pararli tutti, e quando le nocche sporgenti dei pugni mi colpiscono ne avverto la forza sovrumana. Tiro fuori quei due o tre trucchi che ho imparato al corso di difesa del signor Lee quando ero una CAPS, e direi che funzionano, ma il mio insegnante di karate non ha mai avuto a che fare con una tizia incazzata che spicca balzi di un metro e mezzo.

È assetata di sangue, e come tutte le persone disposte a uccidere Minimal Jackie è la prima a volere lo scontro, ma è anche la prima a demotivarsi quando le sorti del combattimento si rovesciano. Io non vivo per uccidere il nemico, io lotto per sopravvivere, al contrario suo io uccido per restare in vita. Sono quelli come me che, alla lunga, la spuntano sulla ferocia. Gioco in difesa. Voglio farla stancare, così commetterà un errore che le sarà fatale.

Mi immobilizza le braccia. La presa dei suoi polpastrelli è talmente intensa da farmi dolere i bicipiti. Gli occhi di Minimal Jackie sprizzano scintille autentiche, come due cavi spezzati della luce. Sta richiamando i suoi poteri mentalici per farmi molto male. Una carica elettrica ad alto voltaggio le percorre le braccia e si trasmette fino alle mie. Non mi fa un baffo. Le scosse di dissipano in uno sfrigolio nell'etere. «Wiz Blonde resiste all'elettricità.» Le prendo la testa con le mani incrociando le dita dietro la nuca, gliel'abbasso verso giù e le restituisco il calcio sollevando il ginocchio verso l'alto.

Barcolla qualche passo all'indietro, con il naso che sanguina. L'ho messa in difficoltà. Si afferra il polso e preme con due dita sulle vene. Un sensore comincia a lampeggiarle di rosse sottopelle. «La mia tribù verrà a riprendermi, ragazzina. E per te saranno guai.» Il segnale si disattiva di colpo.

«Il mio costume ti ha restituito la scarica con cui volevi eliminarmi.» Respingendola, ho danneggiato i dispositivi mentalici di Miniaml Jackie. Il segnale d'emergenza è fuori uso, così come altri trucchetti. «Sei tu nei guai!»

Progressivamente la morbida pelle del viso di Jackie comincia a ispessirsi. Dagli angoli degli occhi le si radicano solchi profondi che le piegano la fronte e arrivano sino al mento. Lei si tocca il collo, le mani, dove la carne si è fatta più elastica, flaccida. Grida per il ribrezzo, tastandosi i vestiti e toccandosi il corpo. Quello che credevo essere il suo vero aspetto, una donna matura eternamente giovane, è solo un'illusione. Come già fatto con l'alert sottopelle, gli effetti della scarica elettrica ritraggono dalla sua carne gli strati di membra mentaliche che l'avvolgono. Si è disinnescato il suo costume di pelle mentalica, percepito come naturale dall'occhio umano, e a cui doveva la sua invincibilità e la sua eterna giovinezza.

Grande genetista, Jackie era mentalmente intervenuta su se stessa per manipolarsi a livello enzimatico ed apparire giovane e bella per sempre. Senza la sua seconda pelle, Jackie è tornata a essere quella che è sempre stata: una vecchia strega rugosa, di quelle viste nel quadro del rogo. I contorni della bocca sdentata si ritraggono verso l'interno, lei prova a soffiarsi sulle dita scheletriche e tremanti. Gli occhi vitrei emergono in maniera stravolgente dalla calotta cranica e imploranti si rivolgono alle tenebre.

«Lui è qui, vero?» Chiedo a Jackie, ma non ho bisogna di risposte. Non mi serve che il Piegatore Siege si materializzi per sapere che è lui che la megera sta guardando. Non credo nemmeno che sia realmente lì. Ma lei lo vede, ed è terrorizzata. «Siege poteva essere in tanti futuri contemporaneamente. Ti disse che non voleva imboccare il solo futuro che avrebbe portato alla condivisione del dono mentalico con gli uomini comuni. Ti ha mentito, lo sai? Tutti i futuri portavano a quel destino, tranne uno. Quello che stiamo vivendo adesso. Sapeva che lo avresti ucciso per percorrere la strada che ti precludeva, sapeva che uccidendolo avresti perso l'occasione che avevi di realizzare i tuoi sogni. Ti ha ingannata, per portarti qui da me, perché io ti potessi fermare. Tu hai perso la tua battaglia molti anni fa, quando uccidesti Siege. Ora lo sai. Perché io sono l'emissario della sua vendetta.»

Pur non vedendolo, i miei sensi percepiscono la presenza mnemonica di Siege lì insieme a noi, da qualche parte. Sono certa che è il mio cromosoma 24 a rendere possibile questa congiunzione astrale. In qualche punto del passato Siege è ancora vivo, la sua preveggenza gli ha fatto percorrere, tra i tanti infiniti opzionabili, questo specifico sentiero del tempo. Lui sta ascoltando le mie parole per la prima volta, e quando la sua coscienza tornerà al proprio tempo deciderà che l'unico destino veramente possibile è quello della sofferenza. La grande opera di Siege prevedeva il martirio, una catarsi premeditata: solo persone veramente grandi possono elevarsi sopra il giudizio e l'amore, preferire l'odio di oggi per essere amati nel futuro. Ora, finalmente, la sua profezia si è sovrapposta alla realtà, le scelte di Jackie erano predeterminate e io ho obbedito a un destino predisposto per me, che non conoscevo.

«Il titolo di Regina Rossa non è stato sufficiente per fare di testa tua. Siege ha recitato bene la parte che sapeva di dover recitare, e tu hai seguito il copione paterno senza saperlo. La ribellione della seguace prediletta faceva parte del secolare piano del Piegatore. Sei rimasta vittima della coazione a ripetere di ogni cattivo. Da eroe a tiranno, dal paradiso all'inferno. Proprio come Siege, tradita dalla persona che più amava.»

Amore. Un sentimento che può portarti in cielo, che può farti perdere il lume della ragione. Non so da dove Jackie abbia sfoderato la lama ricurva con la quale mi si lancia addosso. Devo lasciarmi atterrare per non esporre il mio cuore al colpo mortale. Rimaniamo così a terra, lei sopra di me, con il coltello che punta alla mia testa e io che le serro i polsi. «Tu vuoi fermare me. Non conosci le conseguenze.» Senza i poteri disumani conferiti dalla seconda pelle, Jackie è vulnerabile ma la sua forza è ancora straordinaria. «Se non ci sarò io a fermarli, loro verranno. Dopo di me verranno. E ti prenderanno.» La punta è a pochi millimetri dalle mie pupille cariche di rabbia. Scende giù, si posa appena sotto la palpebra e traccia una leggera linea rossa fino all'estremità della mia labbra. «Il bosco sta arrivando. Sarai pronta a riceverlo?»

«Loro saranno pronti a me?» Piego le ginocchia fra me e lei, gli sposto la testa verso il basso per bloccargliela fra le cosce, le prendo i fianchi e la spingo sopra le mie spalle. Nei videogiochi più cruenti la fatality è il colpo decisivo che uccide e umilia l'avversario: decapitandolo con un pugno, strappandogli il cuore con la mano, sradicandogli di netto la colonna vertebrale. La mia finisher replica esattamente la Powerbomb, la famosa mossa del seňor Montero, ed è dedicando a lui un ultimo pensiero che sospingo la mia avversaria verso l'alto. La spinta è tale da slanciarla oltre la vasca.

Rotolo su me stessa, riprendo fiato. Mi tocco la guancia, non perdo molto sangue ma la cicatrice mi resterà per sempre. Afferro i bordi metallici del grande pentolone di cera bollente. Minimal Jackie non possedeva una tuta protettrice come quella di Wiz Blonde. Lei che voleva sconfiggere la morte e restare per sempre giovane, l'ironia della sorte l'ha trasformata in una immortale statua di cera. Il mezzo busto che spunta dal fluido giallo e bollente ha le braccia tese in avanti e gli artigli delle mani ripiegate verso il basso in un ultimo vano tentativo di mettersi in salvo. Il corpo sfigurato mostruosamente, il volto contorto dal dolore e gli occhi spiritati. Mi spiace Jackie, non penso proprio ti esporranno mai nella sala principale.

                         ***

Shannon era l'esperta di grafica, Heather l'organizzatrice di eventi, Polly l'incaricata degli aspetti testuali nella Tipping Wiz di Minimal Jack. Dopo un anno le abbiamo prese. All'esterno della torre i CAPS le hanno consegnate alla detective Marshall, che piega loro la testa per farle entrare sul retro delle macchine della polizia. Ci sono due vetture, con le sirene spiegate. La Cerchia, Jack Boy, Lomax, Justin Ward, Gloria Ford sono tutti insieme, uniti. Sono soddisfatta, stanca ma soddisfatta mentre zoppico verso di loro, sorreggendomi al Sinapsificatore in vece di bastone.

Succede in un attimo. Jameela è l'ultima delle prigioniere. Si è sfilata le manette. Compie una piroetta, estrae dalla cinta di un CAPS la pistola che avevano sequestrato alle Tipping Girls. La punta sui miei amici, sulla Marshall. «Lasciatemi andare!» Il cerchio di gente si allarga intorno a lei. Chi sarà il primo a beccarsi la pallottola?

«Il bosco rivuole Grace?» È Lomax a prendere in mano la situazione, e a strapparmi letteralmente dalle mani il Sinapsificatore. «È tuo se lo vuoi» dice offrendolo a Jameela. La ragazza sa che di Lomax può fidarsi, allunga un braccio verso il bastone e contemporaneamente abbassa la pistola. «Nessuno deve farsi più del male.» La frase di Lomax accende un lampo sinistro balena sugli occhi di Jameela: «ma io è la guerra che voglio!» Solleva il braccio armato contro Lomax. Lo sparo è assordante, la vampa di fuoco accecante.

Siamo sgomenti. Nessuno pensa più a Jameela, che ne approfitta per aprirsi uno spiraglio e fuggire nella notte. Il mio cuore ha mancato un battito. Lomax però non è morto. In piedi, sorregge da dietro il ragazzo che all'ultimo si è messo davanti a lui per fargli da scudo. Delicatamente sdraia sull'asfalto il corpo di Justin Ward, trattenendogli lo stomaco bucato e grondante sangue, supplicandolo di resistere, dicendogli che se la caverà.

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