TOTAL RESET #1
Undici poltrone sono disposte lungo un tavolo a ferro di cavallo. Due soltanto sono libere. La seconda di recente, quando un membro della Commissione si è alzato per sgranchirsi le gambe. Il suo sguardo saltella dal modesto quadro a scena di caccia appeso al muro fino all'enorme raccolta di libri e testi antichi. Si domanda come mai a nessuno dei suoi colleghi sia venuto in mente di prendere uno di quei libri per ingannare l'attesa. Si risponde quasi subito, quando li vede armeggiare con i loro smartphone. Sospira e si avvicina alla finestra che dà sul parcheggio esterno, ormai simile a una laguna artificiale. La pioggia non accenna a fermarsi. Le statistiche affermano che i mesi estivi raccolgono circa i due terzi delle precipitazioni del Wisconsin. Sembra quasi che quei due terzi si siano concentrati tutti in questa giornata di luglio. «A quanto pare si sono aperte le cataratte,» commenta a voce alta per spezzare il silenzio che dura ormai da circa mezz'ora. Il sorrisetto dei presenti gli fa venire il dubbio di aver pronunciato male quella parola, la confonde sempre con quell'altra. Non ha tempo di indagare, perché vede e riconosce l'auto che si è appena fermata. Lancia un allarme generale che spegne ogni distrazione. Quattro parole riconoscibili da tutti: «La Furia è arrivata!»
Theresa Rothe è una donna afroamericana di cinquantacinque anni, in tutto e per tutto somigliante all'attrice Viola Davis. Somiglianza che la Rothe ha cercato in tutti i modi di sottolineare, iniziando a vestirsi e a comportarsi come i due personaggi più iconici interpretati dalla Davis: l'avvocato Annalise Keating nella serie di successo How to Get Away with Murder e la dottoressa Amanda Waller di Suicide Squad. Proprio come questi personaggi, la Rothe ha sempre creduto che ricatto e manipolazione fossero armi vincenti. Quando si inizia una gara l'unica cosa che conta è vincere, non importa come. Partecipare e basta viene riservato a quelli che non ammettono di essere dei perdenti o per quelli che non ci hanno provato abbastanza. Una filosofia che ha dato a Theresa Rothe il soprannome de "La Furia" e l'ha portata a diventare uno dei cinquanta personaggi più influenti del Wisconsin. Da dieci anni Theresa Rothe è Presidente della Commissione Scolastica dei Grandi Laghi. Sotto la sua guida sono state prese alcune delle più importanti e coraggiose iniziative nell'ambito dell'istruzione. Tutte le questioni, anche quelle più spinose, sono state risolte in modo rapido e spedito. Fino al caso della Harper High School.
La Rothe entra nella sala della Commissione senza salutare. Scuote un paio di volte l'ombrello zuppo di pioggia, incurante di colpire i suoi colleghi – che lei considera sottoposti – o di rovinare il prezioso parquet. Prende posto al centro del tavolo e dà inizio alla riunione saltando qualsiasi cortese preliminare. Hanno già perso troppo tempo e ha intenzione di chiudere la faccenda in giornata. Per dovere di cronaca è costretta a fare un riepilogo dei fatti finora discussi, ma ha intenzione di essere fulminea.
«La sera dell'8 aprile corrente anno un gruppo di studenti diplomandi della Harper High School di Winter Spell ha organizzato un flash mob in collaborazione con il genio e magnate dell'informatica Jack River. Gli studenti organizzatori non erano a conoscenza che il signor River, in seguito a un fortissimo esaurimento nervoso, fosse convinto di possedere poteri paranormali e che avesse plagiato con i suoi deliri uno studente della Harper, tale Simon Murphy, convincendolo di essere la sua guardia del corpo personale. Quando gli studenti e gli attori – o meglio, attrici – hanno capito che qualcosa non andava come da copione, hanno immediatamente interrotto il flash mob. Cosa che ha provocato nel signor River un violento episodio isterico. Convinto di dover proteggere il suo datore di lavoro, lo studente Simon Murphy ha estratto una pistola acquistata illegalmente sul dark web ed è scappato insieme al signor River. I due si sono poi separati. Il signor River è stato ritrovato in uno dei suoi uffici di Winter Spell in totale stato di delirio. Si trova attualmente ricoverato in una struttura pischiatrica. Lo studente Simon Murphy è stato arrestato mentre tentava di passare il confine con il Canada ed è attualmente rinchiuso in carcere.»
Alcuni membri della Commissione alzano la mano domandando la parola, ma la Rothe blocca qualsiasi dibattito. Questi esposti sono fatti accertati dalla polizia, risultati di indagini già concluse. Non ha senso discuterne oltre. «Siamo qui oggi,» riprende la Rothe mentre osserva le mani abbassarsi: «per prendere una decisione definitiva sulla Harper High School e sul insolito innalzamento della media scolastica in seguito alla divulgazione della app WIZ creata proprio dal signor Jack River e distrutta in seguito al suo delirio proprio durante il flash mob dell'8 aprile.»
Era una discussione che durava ormai da più di un mese e che aveva messo a dura prova i nervi di Theresa Rothe. La Commissione aveva ascoltato numerose testimonianze degli studenti della Harper. C'era chi presentava WIZ come la più moderna ed efficiente agenda di appuntamenti mai creata, capace di organizzare la tua giornata in modo da farti essere il più produttivo possibile nello studio limitando il tuo tempo su social solo quando spuntava qualcosa di veramente interessante. Una spiegazione che, in effetti, basterebbe a giustificare i progressi scolastici degli studenti. Il problema era che, insieme a queste spiegazioni, se ne sono aggiunte altre, alcune ai limiti dell'assurdo. Chi parlava di WIZ come di un organismo capace di controllare la mente e di farti fare cose anche contro la tua volontà. Chi l'aveva descritta ai limiti di un film horror, quasi fosse un demone che si insinua sotto la pelle. In tanti parlavano di mesi in cui non avevano preso alcuna decisione di loro iniziativa, che fosse WIZ a decidere per loro. "WIZ mi diceva cosa fare" afferma uno studente, e subito dopo un altro lo conferma aggiungendo: "WIZ forniva tutte le risposte".
Questo genere di commenti aveva fatto drizzare le orecchie della Commissione. Era iniziata a circolare una teoria secondo cui WIZ avesse in qualche modo fornito agli studenti le risposte dei test, compresi quelli per il diploma. Ipotesi che spiegherebbe perché, dopo la cancellazione di WIZ, la media fosse calata drasticamente.
Ipotesi che non poteva essere verificata ma nemmeno smentita, vista l'impossibilità di recuperare anche la pur minima traccia digitale di questa applicazione. Un team di informatici esperti ci aveva lavorato, ma alla fine aveva dovuto arrendersi. WIZ era letteralmente scomparsa nel nulla. La Commissione dei Grandi Laghi aveva cercato una soluzione che soddisfacesse tutti, senza creare il pericoloso precedente in cui imbrogliare agli esami fosse addirittura considerato un diverso modo di studiare sodo. Non erano riusciti a trovarla purtroppo, e ormai il tempo stava per scadere. O avrebbero fatto qualcosa quel pomeriggio di luglio o non avrebbero più potuto fare nulla. Per come erano andate le cose, rimaneva un'unica alternativa.
«Oggi valuteremo di invalidare in toto l'anno scolastico appena concluso alla Harper High School.»
Era la decisione più semplice in effetti, come la più impopolare. Costringere gli studenti appena diplomati a tornare sui banchi di scuola? Impedire a tutti gli altri di avanzare di classe? Bloccare un folto gruppo di studenti del primo anno? Nessuno aveva il coraggio di votare questa possibilità. Ma nessuno era come Theresa Rothe. Lei non avrebbe permesso che la Harper High School diventasse per il Wisconsin quello che la Steinmetz era stata per l'Illinois. Nessuno avrebbe preso ispirazione da questa storia per farci un brutto film tv con Jeff Daniels e Jena Malone.
Dopo aver placato gli animi e i brusii, la Rothe inizia la sua manovra di manipolazione. Ricorda ai suoi colleghi che se volevano essere popolari, hanno scelto di dedicarsi alla crociata sbagliata. L'istruzione non è popolare, nemmeno tra i politici di Washington, ma è la base per preparare i leader del futuro. E che messaggio darebbero se premiassero chi ha imbrogliato? È vero, non ci sono prove certe di un imbroglio. Ma i sospetti sono troppi per non essere presi in considerazione. Una giuria non può condannare un imputato se esiste anche il benché minimo dubbio sulla sua colpevolezza. La Commissione deve usare lo stesso metro in questo caso. Poiché il dubbio persiste, non possono permettere che questi ragazzi proseguano gli studi. La Rothe sa che sta chiedendo tanto, ma a volte si può solo scegliere il minore dei due mali. E dopo tante considerazioni, il male minore è proprio questo. Si tratta di un piccolo sacrificio, un singolo anno in più. Per evitare l'eccesso di studenti nelle classi, considerando anche quelli del primo anno, verrà sperimentata la nuova forma della didattica a distanza utilizzando a rotazione piattaforme streaming come zoom in alternanza a lezioni in presenza. Un progetto all'avanguardia e che, di sicuro, presto altre scuole seguiranno. Dopo, se non ci saranno altri imbrogli, i ragazzi della Harper potranno andare avanti con la loro vita.
«E come potremo sapere che non ci siano stati imbrogli anche quest'anno?» è l'obiezione generale della Commissione, incarnata dal membro che confonde "cataratte" con "cateratte". «Ho in mente una soluzione anche per quello, ma una cosa alla volta. Adesso votiamo. Chi è a favore della proposta di invalidare l'anno scolastico appena concluso alla Harper High School, alzi la mano.»
Otto mani su unidici si alzano. La mozione passa a maggioranza. Secondo ordine preciso della Rothe, il Segretario invia una mail alle varie università in cui vengono spiegate le motivazioni della Commissione per non ammettere ai loro corsi gli studenti della Harper High School. Subito dopo un'altra mail viene inviata proprio agli studenti, con la brutta notizia. Sono le ore 12:09 nel Wisconsin.
Ma sono le 13:09 in Florida, quando la mail raggiunge il cellulare di Baby Lynn.
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