NEVER GIVE UP #6
«Quando arriva? Quando arriva??»
L'euforia di Mercedes è tale che quasi fa cadere il vasto assortimento di formaggi disposti lungo il tagliere e accompagnati da miele e marmellata, un tocco europeo di gran classe per questa cena improvvisata.
Dopo aver lasciato le ragazze sono tornata a casa. Lì ho trovato Mercedes nel suo abito azteco preferito, intenta a ingioiellarsi per recarsi in ufficio. In serata è prevista un'importante riunione che richiede il suo intervento, i capi hanno bisogno di sentire la sua voce manipolatoria e rassicurante che tutto sta andando per il meglio.
Ho chiesto a Mercedes se la sua partecipazione fosse così necessaria. Avrei voluto che rimanesse a casa quella sera. Mercedes a quel punto mi ha guardata come si guarderebbe chi ha appena detto di non credere all'esistenza dell'Australia. Poi, con tono distaccato ma serioso ha voluto sottolineare che la magnifica reggia in cui viviamo e il tenore di vita che adesso possiamo permetterci hanno un prezzo. E il prezzo è il lavoro, un lavoro dove devi essere disponibile a qualsiasi orario e in cui devi essere disposta a fare tutto e il contrario di tutto. Il discorso sembrava chiuso mentre Mercedes chiudeva la borsa in finta pelle di coccodrillo – può tranquillamente permettersene una originale, ma gli animalisti le stanno addosso da quando ha indossato una pelliccia di visone per un evento di beneficienza – e apriva la porta per uscire. A quel punto ho espresso tutto il mio dispiacere perché questa sera, a cena, sarebbe venuto qualcuno che avrei tanto voluto farle conoscere: il mio nuovo ragazzo
Non è servito altro. Mercedes ha tempestivamente avvisato i capi di non poter essere presente alla riunione. Un contrattempo improvviso. Ha ribadito comunque la sua disponibilità a un intervento via skype, ricordando di essere sempre presente nel momento del bisogno, anche se a distanza. Dopo si è messa subito all'opera per preparare la cena.
Cucinando? Ci mancherebbe!
Un rapido giro fra le app foodservice ed era pronta a organizzare una cena degna di un grande chef. «Non è vegano vero, Baby mia? Ti prego, dimmi che non è vegano! Posso sopportare i vegetariani e i pescetariani, ma i vegani proprio no!» Rassicurata Mercedes che il mio ragazzo mangia praticamente di tutto, ha avuto il semaforo verde per ordinare il meglio del meglio. Antipasto con terrine di triglie con carote al curry per antipasto. Linguine ai gamberi marinati. Battuta di vitello con tartufi e nocciole a gradire, insieme al famigerato tagliere di formaggi e delizie. Per dessert, un semplice sorbetto.
«Ora però devi dirmi tutto! E quando dico tutto, intendo proprio tutto!» Mercedes è euforica. Non sta più nella pelle. Pone domande su domande: chi è? come vi siete conosciuti? e dove? da quanto state insieme? che segno zodiacale è? io lo conosco? state già facendo sesso? usate precauzioni? è solo una storiella o qualcosa di più serio? lo ami? e da quanto lo ami se lo ami?
Mi gira la testa...
Cerco di mettere un argine. Tutte le domande, comprese quelle che verranno in seguito, otterranno risposta. Occorre solo pazienza. In fondo gli ho detto di venire per le venti e trenta e mancano ancora quindici minuti. «Se sei in anticipo, sei puntuale. Se sei puntuale, sei in ritardo. Se sei in ritardo, sei fuori! Sai come la penso, Baby mia.» Certo che lo so. Giusta filosofia, nel mondo del lavoro. Ma non c'è solo il lavoro nella vita. E dovremmo tutti sforzarci di essere più...
Suona il campanello. Mercedes corre sui suoi vertiginosi tacchi, impedendomi di essere io ad aprire la porta. La voce dolce e gentile di Lomax risuona nel mio ingresso. «Buonasera, signora.» Mercedes si volta verso di me, come a chiedere spiegazioni. Mi limito ad annuire per dare conferma: è lui l'ospite che stavamo aspettando. Non ho più modo di vedere la sua faccia quando si gira nuovamente, ma sono pronta a scommettere che dagli occhi di Mercedes stanno uscendo lame seghettate pronte a infilzarsi nel corpo di Lomax, che si limita a sorrdere imabarazzato.
Osservo Lomax seduto davanti a me, masticare a piccoli bocconi il suo piatto di linguine. Osservo Mercedes chiusa nel suo silenzio mentre troneggia a capotavola e spizzica di tanto in tanto un grissino alle olive. Osservo il mio piatto e mi chiedo se l'ottimismo di Lomax non mi abbia contagiata fin troppo. Altrimenti non si spiega come abbia potuto ritenere questa cena un'ottima idea. Cosa avevo in mente? In realtà, uno scenario molto semplice. Lomax è il mio ragazzo, ed è assurdo che debba tenere nascosto questo fatto a Mercedes, mia madre. Tutto a causa dei loro trascorsi.
Quando due anni fa tentai il suicidio provocando un energumeno durante il knockout game, Mercedes sfruttò quella che a tutti gli effetti sembrava un'aggressione contro sua figlia per avanzare di livello nel lavoro. Era una storia perfetta per entrare in empatia con i clienti. Nessuno se la sarebbe sentita di dire no a una madre che lavorava e contemporaneamente vegliava al capezzale della figlia. Poi un giorno Mercedes incontrò Lomax, che le spiegò come stavano veramente le cose. Lui aveva capito le mie reali intenzioni e pensava di far bene condividendo la sua scoperta con mia madre. Mercedes davvero non gli credette o fece solo finta per non perdere la ricchezza che stava accumulando grazie alla mia vicenda così ben infiocchettata? Forse entrambe le cose, forse nessuna delle due. Ciò che accadde è che Mercedes minacciò di denunciare Lomax se questi avesse messo in giro questa voce. I due da allora non si erano più visti fino all'anno scorso, nel pieno della battaglia contro WIZ e Minimal Jack. Anche lì era andata davvero male. Erano volate parole molto pesanti.
Mai pesanti come questo silenzio, comunque. Dopo dei saluti cordiali ma molto freddi, augurandosi che la cena fosse di nostro gusto, Mercedes ha preso il suo Ipad e scusandosi – solo con me, purtroppo – ha detto di dover necessariamente presenziare alla riunione. Ha infilato le cuffie e si è concentrata sullo schermo. Lancio a Lomax uno sguardo di scuse. È stata proprio una pessima idea. Lomax mi tende la mano, come a dire che non c'è nulla di cui scusarsi. Sorrido. Tendo la mia mano. Stiamo per toccarci...
«Assolutamente no!» Ritiriamo le mani di corsa, come se ci fossimo avvicinati troppo al fuoco. Le parole di Mercedes sono rivolte allo schermo, ma il suo tono ci ha fatto paura. Almeno qualcuno parla! «Caro Stefan, tu hai ancora tanto da imparare. Se poi vuoi essere uno di quelli che vive con gli avanzi degli altri, accomodati pure. Io non giudico. È un modo come un altro per sopravvivere. Ma non è il mio. Io non solo voglio sedere al tavolo. Voglio il piatto migliore, riempirmi il bicchiere e farmi fare un doggy bag alla fine. Perché quando sono io a tavola, non rimane neanche una briciola. Solo così ti farai notare, e solo così potrai stare con me. È una dura, ma necessaria lezione di vita: chi non è al mio livello, non merita di sedere alla mia tavola.»
Ora rimpiango il silenzio.
Lomax cincischia un paio di volte la forchetta nel suo vitello, poi si alza e chiede scusa. Dice di non sentirsi bene. Preferisce tornare a casa. Ringrazia Mercedes per la meravigliosa cena e spera di rivedersi in circostanze più piacevoli. Mercedes si limita ad annuire e a indicare la porta. Riprende a concentrarsi sulla sua riunione e sullo sguardo di Stefan che sembra essere in venerazione, come un succube davanti la sua dominatrice. È uno scenario strano, ma quando si parla di Mercedes e Stefan non credo ci sia paragone più appropriato. Qualche volta mi chiedo se lei sia riuscita a far strisciare Stefan sotto la scrivania, per farsi fare quello che tanti manager le avevano chiesto. E poi mi rendo conto che il sesso con i sottoposti è solo la più piccola dimostrazione di potere che a Mercedes interessa. Lei domina Stefan psicologicamente, e questo batte ogni orgasmo.
Raggiungo Lomax immobile sulla soglia d'ingresso e gli chiedo di nuovo scusa, questa volta esprimendolo a parole. Anche lui decide di usare le parole per ripetere che non c'è nulla di cui scusarsi. Ha capito il motivo dell'invito. Era giusto provare a mettere pace, anche se lui non ha nulla contro Mercedes. Sia lei che lui vogliono bene alla stessa persona, e questo dovrebbe bastare. Dolce, dolcissimo Freddie Lomax. «Comunque sia,» continua Lomax, mentre mi sposta una ciocca bionda davanti agli occhi: «c'è una cosa di cui dovevo parlarti, molto importante.» Fa per dire qualcosa, quando siamo di nuovo interrotti. «Non ti sentivi male, Lomax?» Mercedes ha abbandonato sedia e Ipad per venire a controllare che il suo ospite sgradito sia effettivamente andato via: «o stai mettendo qualche altra strana idea in testa a mia figlia?» Prima che possa fare qualcosa, Lomax ha già dato la sua risposta. «Io ho sempre detto la verità a Baby Lynn. Non posso dire altrettanto di lei, signora.»
Non so cosa sia stato peggio. Il tono nella voce di Lomax, il ricordo dell'episodio passato, il fatto di averla chiamata "signora". Sono seguiti cinque interminabili minuti di urla spaventose. E non era solo Mercedes, desiderosa di mettere in chiaro che una piccola, insignificante nullità non sarebbe mai stato degno della sua Baby Lynn. Anche Lomax aveva da dire la sua. Anche Lomax si è messo a urlare. Sembra assurdo anche solo pensare un simile scenario, ma vi giuro che ho visto con i miei occhi Freddie Lomax alzare la voce contro mia madre, urlarle di pensare meglio prima di giudicare gli altri, e poi uscire in strada senza neanche salutarmi.
«Lomax! Aspett, Lomax!» Gli corro dietro da un po' ma lui non ha intenzione di fermarsi. Si muove spedito verso la sua auto. Quando apre la portiera decido di fare uno scatto verso il lato passeggero per salire a bordo. Chiudo lo sportello di scatto e gli chiedo cosa sia successo. Che storia è mai questa? Non ha sempre detto che tutti meritano una seconda possibilità? Che tutti possono essere perdonati? «E lo penso ancora, Baby Lynn,» mi risponde, dopo essersi calmato un po': «ho sbagliato, ti chiedo scusa,» è tornato il dolcissimo ragazzo che conosco davvero: «non avevo capito che Mercedes dovesse ancora perdonarsi.» Questa non la capisco. Gli chiedo cosa intenda. «So che non mi perdonerà mai per averle detto la verità su di te. L'ho accettato, ormai. Mercedes però deve perdonare sé stessa. Per non avermi creduto o per aver fatto finta di non credermi, quale delle due sia. Lei tiene stretto quel rancore verso di me perché ha un rancore più forte verso sé stessa. Deve imparare a lasciarlo andare. Se non si lascia andare il rancore, non si può mai andare avanti.»
Mi rendo conto in questo momento più che mai perché mi piaccia tanto Lomax. Riesce sempre a rimediare con una parola gentile anche alla più terribile delle situazioni. Anche a quelle causate da lui. Credo inoltre che le sue parole mi abbiano ispirato la mossa vincente contro i CAPS. Lasciar andare il rancore. Ottima idea.
Gli dirò un'altra volta il vero motivo della cena.
Gli chiedo di cosa volesse parlarmi.
«C'è una cosa che devo dirti su Chris.»
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