HOST #5

«Hai visto il geek con il casco da ciclista?» Barbie si riferisce al ragazzo sui roller che schiva i birilli dandosi la supercarica come al derby. «Per non parlare del sommozzatore,» anche se il termine corretto sarebbe snorkeling. Mi mancavano questi momenti, quando i ragazzi più in gamba della Harper si mettono in mostra per attirare esclusivamente la nostra attenzione e competono per conquistare il posto vacante della Cerchia. Purtroppo il divertimento e l'emozione sono dimezzate dal fatto che non posso assistere in prima persona, è Barbie a tenermi aggiornata dal momento che non ho più un cellulare da quella che mi sembra essere una vita intera.

Quando posso, controllo i social dal PC di casa inseguendo l'hashtag ufficiale. I concorrenti hanno una settimana di tempo per dare il massimo e chi li dovrebbe valutare al meglio, la sottoscritta, non riesce a stargli dietro. Sto facendo una figura pessima come leader della Cerchia. Durante le sei ore mattutine di lezione in collegamento da remoto è inibito l'accesso ai social. Nel pomeriggio devo pur fare i compiti e non sempre riesco ad adempiere ai miei obblighi di reginetta. Come se non fosse abbastanza, i tecnici che devono installare la fibra in casa non si sono ancora presentati e la mia connessione tocca livelli terzomondisti.

Nei momenti peggiori chiedo a Barbie di aggiornarmi su zoom. Mentre lei mi informa con l'immancabile ironia sugli ultimi concorrenti (quest'anno abbiamo persino un Maestro dei consigli sulla meditazione ascetica e un eco-convertito che si filma mentre coltiva arance e patate), io scrivo una mail disperata a Lomax. Mi scuso per non essermi fatta viva prima, senza iPhone ho la testa in pappa. Lui mi risponde subito, sa come fare per non farmi impazzire del tutto. L'anno scorso avevo rinnovato il suo look facendolo entrare nel giro di YouShop, un gruppo online per la rivendita di capi firmati e oggetti di marca a costo ribassato. Nonostante non avesse gradito l'esperienza, mi risponde dicendo che ha già fissato l'appuntamento con un rivenditore telefonico al Mall Dale, il centro commerciale fuori città. Benedico il cielo e benedico lui con mille cuoricini, per quanti se ne possano spedire a mezzo mail.

«Dovrai prestarmi il tuo rossetto color oro.» Ho perso il filo del discorso di Barbie. Da quel che capisco vorrebbe partecipare a un beauty contest, non sa ancora a quale. La nostra televisione trasmette concorsi di bellezza di ogni tipo e natura, forse si è fatta ispirare dalla gara che noi stesse abbiamo indetto. Non so se Barbie voglia mettere alla prova la sua bellezza o la sua autostima, mi auguro solo che non finisca per perdere nuovamente peso ora che si è rimessa in forma. Stavolta, come le ho promesso a inizio anno, ci sarò io a vegliare su di lei. «Menti sull'età quando ti iscrivi,» le consiglio: «dire che hai diciotto anni crea sospetti, penserebbero che tu ne abbia sedici e stai gonfiando gli anni. Dì che ne hai diciannove e nessuno si farà domande. Un uomo crede solo a quello che vuole credere.»

Barbie mi lascia per fare le sue ricerche, io cerco di convincere il PC a visualizzare lo stato della competizione per la Cerchia. La cosa che trovo più divertente tutte le volte è l'inusuale sfilata di capigliature che gli sfidanti provano a trasformare in trend, dalle trecce rasta all'acconciatura gotica passando per il taglio in stile mullet. Ciascuno di loro "interpreta" un personaggio per colpirci, c'è l'amichevole e c'è il misterioso, quello duro e quello ammiccante, l'inevitabile ribelle, e il mio preferito, il "pensieroso" (che quest'anno ha il coraggio di sponsorizzare il suo colbacco bicolore con paraorecchi). Difficile rimanere imparziali, ma a questo turno più che dubbiosa sono perplessa. Nessuno si eleva al livello della Cerchia.

Do una batosta al PC perché il criceto al suo interno ha smesso di girare. Metto i libri nello zaino ed esco di casa. Non che abbia particolarmente voglia di trascorrere il resto della giornata insieme a Mercedes, ma almeno posso scroccarle la connessione in ufficio finché lavora. Le tengo compagnia seduta al bordo della sua scrivania, fino a tardi. I sottoposti del settore incidenti automobilistici hanno un tale timore reverenziale nei suoi confronti che non osano andarsene a casa se non è lei a farlo per primo. Se Mercedes si allontana qualche minuto, per un caffé o per il bagno, vedo i loro volti stendersi all'improvviso. E' proprio vero che quando il gatto non c'è i topi ballano.

Solo Stefan dimostra di essere veramente a suo agio in compagnia di uno squalo del mestiere come mia madre. Credo che aspiri a diventare come lei. Ho sbirciato i suoi profili social: il giovane palestrato mangia cibo d'asporto a letto e in pubblico indossa vestiti orrendi. Non lo giudico più per questo, Lomax mi ha insegnato come ci si possa vestire non per dichiarare qualcosa ma semplicemente per stare comodi.

In ogni caso rivedo poco di Mercedes in lui. Mi chiedo allora fin dove possa spingersi una persona per arrivare dove crede di meritarsi di arrivare. Stefan è lo stagista di Mercedes da alcuni mesi, eppure lo si vede da come porta il caffé o fa le fotocopie che sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di arrivare alla meta. Anche se guadagna in buoni pasto, non è un lavoro temporaneo per lui ma un sogno di carriera, immagino che al colloquio Mercedes lo abbia tirato a bordo con la scusa del "ti fa curriculum".

Lascio queste considerazioni per concentrarmi sulla scalata che più mi interessa. Quella degli aspiranti membri della Cerchia. Fra chi cerca di impressionare con abitudini da spendaccione e chi si rivela abile nella scala reale del poker, io vengo colpita da uno stile tutto nuovo.

Un cerchio argentato da cui pendono due simboli a forma di 3 è pitturato sulla griglia metropolitana della zona periferica. Numerosi passanti fotografano e condividono il murales che rappresenta il simbolo della Cerchia. Ciascuno di noi membri porta al polso il distintivo bracciale d'argento con due numeri 3 pendenti, lo stesso che vedo rappresentato all'aria aperta. Chiunque voleva catturare la nostra attenzione ci è riuscito in pieno. Il graffito, come tutte le opere d'arte di strada, è illegale. Non è urban art, nessuno l'ha commissionata, è un vero atto di street art. Nei filmati si vedono le forze dell'ordine allontanare i curiosi, in attesa che il municipio mandi qualcuno a ripulire. Quello che succede dopo ha dell'incredibile: gli abitanti del quartiere povero si ribellano, riconoscono nel murales spuntato per magia all'alba un segnale di rinascita e non vogliono che venga rimosso. Non si sbagliano, la street art è il vero volano della riqualifica, un modo per riscattarsi al cospetto di chi li ha sempre guardati dall'alto verso il basso.

Non sto più nella pelle di conoscere il geniale artista. Rimango delusa dallo scoprire che non si nasconde affatto. La sorpresa iniziale viene però sostituita dall'ammirazione non appena mi rendo conto che, così facendo, Justin Ward rischia di farsi arrestare. Esatto, il ragazzo disposto a tutto per entrare nella Cerchia sin dal primo giorno, che ha dato prova di meritarlo più di ogni altro, è il nuovo ingresso asioamericano (o sinoamericano) della Harper High School. Non so se appartenga a un nido lussuoso come quello di Crazy & Rich, oppure se sia alla ricerca di identità lontano da una famiglia adottiva, ma Justin non ha paura di mostrarsi. Jimmy si complimenta pubblicamente, Chloe commenta addirittura un reel di Justin augurandogli di vincere una borsa di studio al California College of Arts. Ascolto la dichiarazione ufficiale dal suo canale YouTube: «mi sorprende che i cittadini non abbiano protestato, ma anzi abbiano difeso il murales. Non mi aspetto che le mie opere durino per sempre. La street art si consuma nel tempo, insieme all'ambiente in cui vive. Come noi. La vita non è nel futuro, è qui ed ora.» Agghindato in un dishdasha trattenuto dalla spilla di serpente, Justin Ward guarda in camera, guarda me.

«Tu sei diverso da tutti quelli che sono venuti prima» è Mercedes che si rivolge a Stefan, ma è come se la mia voce interiore lo dicesse a Justin. Gli occhi dell'uno e dell'altro ne sono convinti, così pazienti, determinati, pronti a ogni sacrificio. «Tu puoi fare tutto quello per cui ti ho assunto.» Per questo Stefan aspira a diventare come Mercedes, per essere bravo quanto lei. Per questo Justin non mollerà l'osso fin quando non otterrà quello che vuole.

Una mail di Lomax mi strappa da quegli occhi magnetici. "Qualsiasi cosa per te!" mi scrive. Il cellulare è già arrivato. Non avevo dubbi che Lomax mantenesse la promessa, ma ci ha davvero messo meno tempo del previsto. Zaino in spalla, do un bacio a Mercedes, saluto Stefan e corro di filato verso casa Lomax.

Busso più volte. I suoi genitori mi prenderanno per maleducata, non sanno cosa significhi stare tre settimane senza cellulare. Ad aprirmi non sono i signori Lomax. Non è nemmeno il mio ragazzo. E' un ragazzo che non ho mai visto prima. Mi chiedo se non abbia sbagliato l'indirizzo, ma riconosco gli interni dietro di lui: è proprio casa di Freddie Lomax. Il giovane sull'uscio non è più grande di me, ha i tratti latini, i capelli castani raccolti in una coda da cavallo e un paio di profondi occhi color sabbia. Bellissimo come il sole rovente, pericoloso come il mare aperto. «Tu devi essere Baby Lynn.» Mi sorride, di uno di quei sorrisi che graffiano i cuori più gelidi. «Io sono Jack Boy!»

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