₁₄

Il campanello suonò e la figura minuta di Kyo fece capolino dalla porta d'ingresso. Starnutì un paio di volte e invitò Yuzuha ad accomodarsi, notando Yui in un secondo momento con una smorfia quasi infastidita.

«Yui- quanto tempo» la voce ovattata dalla mascherina arrivò appena alla più grande, per quanto tentasse di scandire le parole la voce roca e i giramenti di testa lo impedivano. Kyo tamponava con un piccolo asciugamano la fronte imperlata di sudore, diventato subito caldo.
E in quelle pessime condizioni le dispiaque soprattutto mostrarsi vulnerabile, l'esatto opposto di come si atteggiava sempre.

«Piccoletta entriamo, c'è un freddo glaciale fuori» Yui si chiuse la porta alle spalle, tolse le scarpe e seguì le due nel soggiorno adocchiando Yuzuha in un silenzio tombale.

La casa di Kyo era spaziosa, molto luminosa e colma di trofei in ogni dove, disposti su scaffali e divisi tra i propri, quelli del fratello e addirittura del padre. Vi erano anche katane esposte, alcune con ornamenti davvero mistici e belli. L'ambiente non rispecchiava il carattere caotico della piccola, anzi, si mostrava troppo lindo e perfetto, neanche un grammo di polvere all'angolo. Almeno finché non varcarono la soglia della sua cameretta, allora lì Yui ebbe molto da ridire.

«Cos'è quello?» Indicò schifata del lerciume sul pavimento.

«Oh, ehm... Non ho finito lo yakisoba e mi è caduto dal letto prima. Sì dovrei pulire...»

«Lascia, non pensarci ora», la più grande scosse una mano invitando Yuzuha a parlare.

Yui avrebbe detto tutto con una freddezza estrema ma non sarebbe stato giusto nei confronti della piccola Kyo; più l'adocchiava più le veniva un senso strano allo stomaco-in palestra vedeva sempre una ragazzina energica e indistruttibile che quasi reputava sua pari-ora quasi sentiva della pietà nei suoi riguardi.
Poggiò la schiena al muro e incrociò le braccia, guardando altrove.

Attesero l'arrivo di Himari e Hidemi, stravolte e incapaci anche loro di cominciare un discorso. Tra tutte Yuzuha prese parola dopo un interminabile silenzio e quello fu uno dei momenti in cui Yui la vide più fragile-quantomeno sensibile e vulnerabile-di quanto non lo desse a vedere.




Un attimo di silenzio interrotto da un fiume di lacrime. Non desiderava alzare lo sguardo ma si rimproverò per averlo comunque fatto, fissando la minore così fragile come vetro.

«... Mi dispiace davvero tanto...» Sospirò Yuzuha, incapace di dire altro.

Con uno slancio, Kyo prese giacca e scarpe e uscì di casa ignorando il pigiama e la febbre che saliva. Con occhi pregni di lacrime e sudore si diresse verso l'ospedale correndo, urlando e piagnucolando versi incomprensibili.

«La accompagno io in moto, non andrebbe lontano così», commentò con apparenza impassibile Yui, infilandosi il casco «raggiungeteci con calma», e dopo pochi metri raggiunse la piccola in preda a crisi.

«Vieni qui» senza scendere dalla moto Yui era abbastanza vicina a Kyo per chiuderle la cerniera della giacca. Le scostò le ciocche sudate dalla fronte e con delicatezza le infilò il casco e sistemò con cura le pieghe delle folte maniche del pigiama che fuoriuscivano.
«Su, sali, ti accompagno io. Stringiti forte a me, va bene?»

Kyo fece un piccolo cenno col capo. Il casco ovattava i suoi singhiozzi ma Yui riusciva comunque a distinguerli. Percepì i fianchi andarle in fiamme per il calore della minore, seppure la presa fosse estremamente debole.
Per un breve tratto di strada strinse una mano sulle piccole e umide di Kyo, giunte verso il suo ventre, restando in assoluto silenzio per quanto rimbombassero le sue lacrime fugaci.






Il parcheggio dell'ospedale si presentava quasi vuoto, a parte due macchine in disparte e delle moto in prossimità dell'ingresso. Yui accostò adiacente loro e aiutò Kyo a scendere poiché non toccava terra coi piedi, barcollando anche una volta dritta sulle sue gambe. Quando le tolse il casco il suo sguardo vitreo le strinse il cuore per un momento, impedendo persino alla più grande su come agire.
Si limitò ad accompagnarla e indicare la via con monosillabi, finché il tratto verso la stanza al quarto piano si fece sempre più soffocante.

Lungo il corridoio spento e anonimo videro una figura minuta stretta tra le braccia di un ragazzo biondo e, quando ella si girò, corse verso Kyo in un umido abbraccio singhiozzando assieme.

«Sei il suo ragazzo?» Domandò Yui poco in disparte col tipo biondo e pieno di acciacchi in volto.

«S-sono Takemichi, sì il fidanzato di Hina» la sua voce tremante era di due toni più alta di quella di Yui. «Sei un'amica di Kyo immagino...»

«Esattamente. Yuzuha mi ha raccontato, mi dispiace davvero molto. Le hai accennato tu di due ragazzi in moto immagino» proferì con tono spento, guardando un punto indefinito della stanza.

«... Sono due ex membri della nostra gang, la Toman. È successo tutto in un attimo, eravamo al cimitero, io mi ero distaccato dal gruppo con Emma e mi sono distratto e in quel momento...» Esalò tutto d'un fiato, stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche.

«Vendetta verso Mikey?» Chiese lei aspramente. Si guardò intorno - immaginando che le due moto appartenessero a lui e il vice della Toman- ma dei ragazzi neanche l'ombra.

«Sì... Che bestie. A-aspetta, conosci anche tu Mikey?»

«Mi sembra assurdo non conoscerlo invece, quel tipo si è fatto una fama enorme», commentò con una punta di stizza ma poi la placò nell'immediato.
«Anche io sono in questi giri da un po' per mia sfortuna, conosco molto bene i Sano ma avevo sottovalutato certi stronzi. Arrivare a uccidere una povera ragazza innocente con la sola colpa di essere sorella di Manjiro è veramente disumano, non hanno un briciolo di cervello», sbatté la schiena al muro e si portò le mani in tasca.

«Non avrei immaginato neanche io che Kisaki potesse arrivare a tanto... Sono stati Kisaki e Hanma, seguendo gli ordini di Izana Kurokawa. E questo Izana è il fratellastro di Mikey ma Emma stessa ci aveva detto essere suo fratello. È veramente un essere spaventoso», piagnucolò Takemichi contemplando tutte le informazioni alla rinfusa ma qualcosa nel suo tono sembrava anche differente, come se soppesasse ogni parola e tendesse a nascondere altro alle orecchie di Yui.

«Izana... Ho sentito di lui ma non l'ho mai visto in prima persona. Conosco altra gente che sta alla sua mercé e ora sono più che certa che sia un vero infame».

«La Toman dovrà scontrarsi con la sua Tenjiku tra poco. E io non so come diavolo fare, non so come agire...» Contemplò ancora a tono basso il ragazzo biondo, quasi ignorando la figura della rossa accanto. Finito lì il dibattito, uscì alla ricerca di Mikey e Draken ma Yui non ebbe ulteriori informazioni.

Si limitò a sedersi in sala d'attesa, sotto la luce fredda e bianca che illuminava quel maliconico ambiente immerso in un silenzio complice di troppi pensieri caotici e frustranti.
Poi arrivarono Yuzuha, Himari e Hidemi con l'idea di aver corso per il fiato corto, raggiungendo l'altra ragazza e aspettando rispettosamente Kyo ancora nella stanza adiacente.

«Questa notte si scontreranno», commentò nuovamente con stizza Yui, attirando l'attenzione delle altre.

«Chi..?»

«Tokyo Manji Gang e Tenjiku. E questa vittima è valsa solo a rallentare la Toman, ecco a cosa» Calciò via con furia un cestino provocando un rumore sordo nella sala. Yui si alzò di scatto e camminò avanti e indietro, trattenendo delle urla di frustrazione.

«Non voglio crederci...»

«Purtroppo è questa la realtà. Quella feccia non rispetta la vita, distrugge tutto ciò che ha davanti per fare spazio al proprio ego. Che cazzo di nervoso... Che cazzo di nervoso...»

«Povera ragazza... e pensare che l'abbiamo conosciuta poco tempo fa...» contemplò Hidemi ad alta voce, asciugandosi gli occhi lucidi.

«Non ce la faccio più a restare qui. Io vado a vedere la lotta, Takemichi sarà ancora nell'edificio, devo sapere dove si scontreranno» Yui scattò via ma la voce di Himari la fermò sul posto.

«Aspetta! Cosa pensi di fare?»

«Assicurarmi che possano soffrire tutti i complici, ecco cosa. Contenta della risposta?» Yui scuoteva una gamba in procinto di andar via, ancora con sguardo fisso su Himari.

«Voglio venire con te», a sorpresa di tutte scandì fermamente ogni singola parola. Sebbene le lacrime non si arrestassero ancora, il suo tono non accettava repliche.

«Non credo di starmene buona a guardare, ti avviso di questa probabilità».

«Neanche io».

Nessuna commentò ulteriormente e le due andarono via in fretta, trovando il ragazzo biondo ai parcheggi in procinto di andare a una riunione della sua gang.

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