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«Felice capodanno!!!» Kyo saltò in braccio a Hidemi per l'emozione, cadendo su Himari e Hakkai, creando una catena senza fine.
«Duh, Kyo fai piano!»
«AH! Scusate, mi sono fatta prendere tanto dall'emozione, sono così contenta! Aspettavo Capodanno da tanto, volevo stare tutti assieme e presentarvi anche due mie amiche! Saranno qui a breve!» La più piccola saltò sul posto, irrefrenabile. Si morse il labbro per contenersi ma era tanto esaltata che si agitava in continuazione, scontrando per sbaglio anche alcuni passanti.
Morbidi abiti tradizionali, kimono fantasiosi e colorati, coprivano i loro corpi lasciando scoperte le caviglie; solo l'acconciatura di Kyo lasciò dei bruni ciuffi liberi sulla fronte, mentre sia Hidemi sia Himari avevano sistemato i capelli minuziosamente, senza nulla fuori posto. Era una sera placida, appena fresca, con cumuli di neve sui bordi delle strade e talvolta dei fiocchi si adagiavano sul terreno regalando uno scenario ancor più suggestivo, animato da allegra musica e cibi tanto invitanti, dolci e caldi.
All'ingresso della festa, i cinque aspettavano alcuni amici di Hakkai, gli stessi conosciuti a Natale, più due misteriose amiche di Kyo che mai aveva citato prima.
Himari non pensava che ne avesse al di fuori di loro; un pensiero triste ma che le balenò per via di molti atteggiamenti strani della minore, considerando anche quanto balzasse d'umore dalla contentezza a uno stato di simil apatia in cui non voleva parlare di sé o accennare anche solo una sillaba. Kyo era una ragazzina molto imprevedibile, si palesava un libro aperto ma con alcune pagine enigmatiche, nascoste sotto innumerevoli identiche. E Himari lo aveva notato non solo per il padre molto pretenzioso ma anche quella sera stessa, alla vista di alcune compagne di Kyo ridere di lei alle spalle e guardarla di sottecchi, commentando qualcosa con il dito puntato contro.
«Tu sei Himari, ho indovinato? Mi chiamo Hinata Tachibana, è un piacere conoscerti. Lei è Emma Sano», le due ragazze accennarono un inchino e un sorriso rivolto alla più grande. Sembravano opposte di aspetto e carattere, i connotati di Hinata più morbidi erano incorniciati da una folta chioma rossiccia. Al tempo stesso era molto più pacata dell'amica biondina che Himari vide per quasi tutta la sera alle prese col ragazzo alto di cui non ricordava il nome.
Separate dal resto del gruppo, sostavano davanti una bancarella di cibo speziato, in attesa che Hidemi ordinasse qualcosa. L'atmosfera festiva e rilassante accoglieva serenamente le ragazze, persino Yuzuha sembrava più spensierata.
«È un piacere conoscervi, siete amiche di Kyo?»
«Sì, siamo nella stessa classe. Era su di giri questa sera perché ci ha parlato tanto di voi ma soprattutto di te, Himari. Nutre una stima nei tuoi confronti enorme!» Hinata sorrise, accennando un saluto al suo ragazzo in balia dei discorsi esaltati di Manjiro e Hakkai. Himari notò anche come quel ragazzo biondo, sempre colmo di cerotti e lividi in volto, aveva uno sguardo un po' più sognante e ingenuo allora, tanto dolce specialmente nei confronti di Hinata.
«Oh... Non immaginavo».
«Ci ha detto anche della serata in sala giochi... Sono sollevata nel sapere che ci fossi tu in quel momento».
«Mhm..?»
«Vedi, purtroppo Kyo è sempre preda di alcuni bulli più grandi ma sono più che altro le ragazze a prenderla di mira... strano a dirsi, lo so. Si lamentano del suo essere maschiaccio, del suo carattere impulsivo... La vogliono escludere dai discorsi e le uscite e anche se lei non lo dà a vedere le fa molto male», Hinata si portò un pugno al petto. Sul suo piccolo naso curvo in su scesero alcuni fiocchi di neve, altri adagio coprivano le lunghe ciglia. Lanciarono uno sguardo alla minore, vedendola soprattutto dietro Hakkai, in una insensata gara di cibo della quale anche Hidemi si sentì subito coinvolta.
«Si trova più a suo agio coi maschi per gusti in comune, solo io ed Emma la accettiamo per com'è. E da quando ci ha raccontato di voi mi sono sentita contenta e sollevata, davvero».
«Certa gente non sa proprio starsene al suo posto», commentò secca Yuzuha.
L'inizio del nuovo anno portò un clima agiato e al tempo stesso insolito per le ragazze: gli esami erano tanti, gli impegni tra doposcuola e corsi sportivi non da meno, ma trovavano tutte il tempo di vedersi, studiare assieme, passare dei momenti pacati e coltivare la solida amicizia di gruppo tra tutte loro. Capitarono ancora scenate davanti scuola, in cui Himari e Hidemi da protagoniste zittivano i bulli di turno e rassicuravano pace soprattutto alle ragazze dell'istituto. Spesso e volentieri, Yuzuha passava a prendere Kyo davanti scuola, lanciando sguardi intrisi d'odio verso le ragazzine e quando non vi era lei, l'alternavano Himari o Hidemi; anche se quell'ultima aveva rischiato di aggredirle direttamente per la poca pazienza.
Col passare delle settimane, Kyo stessa si faceva ritrovare ben oltre i cancelli, con un ghigno impresso sul tondo volto e gli occhioni colmi di pura soddisfazione; col mento in su, salutava a gran voce le amiche e tutto il mondo circostante pareva azzerarsi.
Per tutte pareva azzerarsi: niente discussioni tra famigliari, niente pressione sociale, nessun timore tra i banchi di scuola, pigiama party ogni fine settimana, uscite varie, ognuna arricchiva l'altra con qualcosa in più.
Un mattino di febbraio in casa Tanaka vigeva un religioso silenzio: il padre e il fratello minore di Kyo erano fuori mentre lei a letto con la febbre.
"Copriti Kyo, ha appena smesso di nevicare, non siamo in estate!"
"Voglio farti vedere questo nuovo trick, guard-"
E invece aveva sbattuto la schiena contro il pavimento freddo del parco, lo skateboard era volato lontano di qualche metro. Si guadagnò una febbre da cavallo e altre bende sui gomiti e fianchi ma dei quali andò solo fiera. E pensare ad alcuni giorni in casa da scuola la lasciava più che soddisfatta. Eppure quel giorno un silenzio tombale padroneggiò più di quanto si aspettasse: il telefono di Kyo non aveva ricevuto alcun messaggio dalla sera precedente, da nessuna delle sue amicizie-conoscenze comprese, di quei pochi ragazzi che non l'evitavano in classe-inclusa soprattutto Hina. Sempre segreteria telefonica. Rinunciò alla terza chiamata e si lanciò a peso morto sul letto cercando un modo anche futile di passare il tempo.
Il cellulare squillò risvegliando Kyo dopo ore di sonno.
«P-pronto?»
«K-Kyo, sono Yuzuha. Sei a casa? Sto passando in questo momento». La voce di Yuzuha parve tremante o forse era solo la linea debole.
«Sì... Ho ancora la febbre, non voglio contagiarti...» Tossì un paio di volte piegandosi in due sul materasso.
«Dieci minuti e siamo da te» e riagganciò senza permettere a Kyo di ribattere. Non diede troppo peso al suo tono, ma solo per scontato che dopo giorni avrebbe rivisto le sue amiche e ne fu semplicemente felice.
«Ti prego, Hina. Dimmi che è uno scherzo di pessimo gusto».
«Io... Io vorrei fosse così...»
«Cazzo... Cazzo», Yuzuha si portò le mani tra i capelli, esasperata. Tirò un pugno al muro che risuonò per tutto il parcheggio dell'ospedale.
«C-cosa è successo..?» I singhiozzi le impedivano a stento di formulare frasi.
«Takemichi mi ha detto...» Ma scoppiò di nuovo a piangere lei, facendosi più piccola «...mi ha detto che due ragazzi l'hanno uccisa. Con una mazza. Sono scappati in moto.»
«Merda... Merda».
«Non riesco ad entrare, Yuzuha... Non ci riesco... Mi tremano le gambe» Singhiozzò ancora la più piccola, in un fiume di lacrime che le bagnarono giacca e punta degli stivali.
«Emma... Non posso crederci... Quei bastardi...» Yuzuha serrò i denti, nel vano tentativo di trattenere urla di frustrazione.
Inspirò qualche minuto e accompagnò Hina nella stanza in cui si trovava il corpo dell'amica; una sensazione che non poteva neanche descrivere. L'intimità riservata in quel reparto d'ospedale permise ai famigliari di apprendere la morte della ragazza senza ulteriori occhiate intorno. Nel corridoio vi erano Manjiro e Draken, Takemichi poco più in disparte.
«P-per favore, dillo a Kyo. Il mio cellulare è scarico...» Esalò appena la ragazza rossiccia, col capo basso e lo sguardo coperto dalla folta frangia. Si mosse a fatica verso la fine del corridoio, ringraziando con un sibilo l'aiuto di Yuzuha.
E lei ancora a stento riusciva a crederci. Scattò via, oltre i cancelli prese il telefono e chiamò prima Himari poi Hidemi per darsi appuntamento a casa della minore. Correva ma non sentiva le gambe, una sensazione di smarrimento ampiata da quei quartieri anonimi e spenti, col freddo graffiante sulla sua pelle arrossata e pregna di lacrime salate.
"Due ragazzi l'hanno uccisa. Con una mazza. Sono scappati in moto."
Con che coraggio strappare la vita così, di una innocente? Nella testa di Yuzuha a ogni falcata piombavano solo insulti e rabbia. Non sapeva le loro identità ma era abbastanza certa si trattassero di una gang, qualcuno contro la Toman, contro Manjiro soprattutto: dei vigliacchi che avevano preso di mira sua sorella non potevano avere dei forti moventi, erano miseri omuncoli che meritavano sofferenza. Un'altra innocente anima strappata senza pietà e Yuzuha conosceva a fondo quel mondo, quel baratro senza luce che coinvolgeva chiunque capitasse sotto mano.
Sovrappensiero, inciampò su dei tubi a terra e cadde sull'asfalto gelido quasi sfiorando una moto.
«Cazzo... Che diavolo..?»
«Oi, ma guarda un po' chi si rivede», nonostante il casco Yuzuha riconobbe il tono duro di Yui intriso di una certa ironia che in quel momento proprio non tollerava.
«Ma- perché piangi?»
«... Hanno ucciso Emma Sano. La sorella di Mikey. E io voglio solo spaccare la loro testa in questo momento».
«Cazzo... Non immaginavo arrivassero a tanto. Persino io avevo aspettative più basse per certa feccia», Yui sputò a terra, si infilò nuovamente il casco e ne lanciò uno alla ragazza.
«Dove stai andando adesso?»
«A casa di Kyo, era una delle sue più care amiche. E io non so con che cazzo di faccia dirle una cosa del genere» Yuzuha si morse il labbro per fermare i singhiozzi.
«Sali».
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