₆
Di Yuzuha, né Himari né Hidemi sapevano molto. Era una ragazza piuttosto diretta e temeraria ma non amava raccontare di sé. Entrambe sapevano solo che era loro coetanea, la scuola che frequentava, che era a capo di un club di kyūdō - un arte marziale giapponese in cui è previsto l'uso dell'arco - e molte ragazze erano sue fan. Assieme a Hidemi e poche altre, era tra le più popolari. Ma tolte queste micro informazioni, non sapevano nulla della sua famiglia, dei suoi sogni, delle sue paure. Per tanto tempo Yuzuha aveva ascoltato e consigliato loro ed era sempre rimasta in secondo piano, di propria volontà.
Andarono verso il parco e Himari analizzò accuratamente il fratello di Yuzuha: un ragazzo alto, snello, con un suo stile quasi eccentrico, un taglio sul labbro e i capelli corti di un bluastro incantevole. Di poche parole o forse solo impacciato, non sapeva relazionarsi con le ragazze ma a Yuzuha rivolgeva uno sguardo rilassato, coinvolto nel suo spettegolare e dire a Kyo soprattutto quanto lui evitasse le femmine e ora sembrasse in totale difficoltà.
«Oh, andiamo! Hakkai, giusto? Anche io ho quattordici anni ma sembro una bambina vicino a te!» Tipico di Kyo, non gli stava dando tregua e lo stava infastidendo come più poteva. In effetti, Hakkai all'apparenza sembrava un ragazzo molto più grande di tutte loro.
«Oi Himari», Yuzuha prese la ragazza dai capelli corvini in disparte «vi ho dato poco preavviso, la verità è che ho totalmente dimenticato l'uscita con mio fratello perciò...»
«Che problema c'è?» Himari le sorrise debolmente. Era la prima volta che Yuzuha si rivolgeva con un po' di preoccupazione.
«No, nessuno. Anzi, sono felice che Kyo, ad esempio, si sia attaccata come una cozza. Almeno tu avrai un po' di pace», alzò le spalle godendosi le risa in sottofondo. Dopo una breve pausa però aggiunse un po' incerta: «ho anche un fratello maggiore. Siamo un po' noti noi tre dalle gang, soprattutto a causa sua. Mi spiace non averti parlato prima di tutto questo».
«Siete in pericolo..? Dovete qualcosa a quelli mhm... I Black Dragon..?» Ipotizzò varie cose Himari, con un certo nervosismo. Non capiva dove volesse arrivare, le sembrava ancora strana quella conversazione.
Che Yuzuha abbia paura? Pensò, ipotizzando come si fosse creata una corazza per non dare a vedere nulla.
«Non è proprio così. Taiju è il capo dei Black Dragon».
Himari arrestò il passo.
Hidemi si voltò ignara del discorso, sovrastato dalla parlantina della più piccola e la voce più profonda del ragazzo ininterrottamente, ma vide un qualcosa tra le due che non andava. Kyo intravede l'altalena e si fiondò sul posto, pregando Hidemi di farle compagnia e richiamandola più volte.
All'ingresso del parco, le due ragazze isolate si poggiarono al muretto, Himari teneva lo sguardo vago verso il basso.
«Io e Hakkai non abbiamo un bel rapporto con lui ma non chiedermi i particolari della nostra famiglia, per favore», continuò Yuzuha con tono basso, fissando gli alberi spogli. Portò le mani nelle tasche della giacca e con la coda dell'occhio notava Himari impietrita, incapace di reagire. Le dava fastidio vederla così, dopo tutti i progressi fatti. Sbuffò appena.
«Non fate parte anche voi di quella gang..?»
«No. Taiju vuole con sé Hakkai ma lui è in un'altra gang, ben diversa a detta sua. Questo è totalmente un mondo a parte, in qualsiasi maniera vuoi uscirne ti ritrovi sempre coinvolto. Avrei dovuto parlarne prima probabilmente, soprattutto a te, per dirti che comprendo come ti senti ed è una delle ragioni per cui io mi sono affezionata particolarmente a te e Hidemi».
Mille domande riempivano la mente di Himari ma non riuscì a tirar fuori la voce. Si voltò verso la sua interlocutrice, fermandosi sui dettagli del suo viso longilineo, lo sguardo analitico, i capelli ramati, le labbra rosee. Rifletté sulle parole appena dette, cercò di immaginare che aspetto avesse quel suo fratello, se somigliasse più a Yuzuha o Hakkai, che personalità potesse avere per essere appellato così.
«Lui...» Himari non sapeva come formulare le domande, ancora doveva metabolizzare quel misto di informazioni.
«Che persona è tuo fratello..?»
Dopo una lunga pausa, Yuzuha commentò amareggiata «è un ragazzo spregevole, un tiranno. Per quanto so io, gli hanno offerto il posto di capitano della decima generazione Black Dragon per le sue doti. E da lì è drasticamente peggiorato. Nonostante Hakkai somigli molto a lui ha un carattere dolce e sensibile, di questo ne sono davvero grata» Himari scorse un piccolo sorriso.
«Decima generazione..?»
«Alcune gang portano una storia da anni, diventando quasi delle leggende. Te l'ho detto, è come un immenso mondo a parte. Tra queste la Black Dragon suppongo sia rinomata per essere stata la migliore dal principio ma non so proprio come definirti con "migliore"...»
Himari storse le labbra a quel commento, le stava venendo tanto nervoso. Sentir parlare di gang e in modo più approfondito di quella le dava il voltastomaco ma al tempo stesso si sentiva come attratta, voleva sapere di più, comprendere la gestione, i membri interni, carpire i loro segreti e punti deboli, abbatterli. Farla fuori era il suo cruccio, mossa da autentica vendetta e rabbia. Detestava quella mentalità, o meglio non la comprendeva. In gruppo erano tutti gradassi ma avevano sicuramente le loro debolezze, voleva soltanto saperne di più.
«Cos'altro mi puoi dire delle gang? Tuo fratello Hakkai è in un'altra, hai detto. Eppure lui mi sembra una persona totalmente diversa, è davvero un ragazzo gentile, buono...» Commentò Himari, lanciando lo sguardo verso gli altri al parco: si divertivano, dialogavano, scherzavano, sembravano tutti e tre a loro agio come fossero amici da una vita.
«Conosco pochi ragazzi della sua ma c'è uno in particolare, amico di Hakkai, che è una persona d'oro. Suppongo non tutte le gang siano nate con lo scopo di fare caos».
«Mi sembra assurdo questo discorso, deve esserci qualcosa sotto».
«Mhm, la Tokyo Manji Gang per quanto si dice in giro ha una reputazione totalmente diversa, Hakkai mi parla del suo amico Takashi e del capitano con orgoglio. E io mi fido di lui.» Yuzuha alzò le spalle, osservando con cura l'espressione indecifrabile di Himari.
La ragazza corvina a stento credeva alle sue parole, combatteva con la rabbia in sé e l'incapacità di accettare come possano esserci delinquenti non realmente delinquenti. Guardava Hakkai, non percepiva terrore. Non sentiva ciò che il ragazzo biondo con l'ampia bruciatura sul viso le scaturiva al primo contatto visivo. Non si sentiva in ansia, impaurita, indifesa, al contrario si compiaceva della sua presenza, del notare Hidemi ridere realmente dopo tanto tempo.
«Non capisco... Più ci rifletto più i ricordi mi fanno venire tanta rabbia. Perché non possono essere tutti così? Tutti come Hakkai? Perché devono abusare del loro potere e ferire chi non merita nessuna cazzo di ingiustizia? Perché?» Si sfogò Himari, tirando fuori tutto d'un fiato i pensieri che la attanagliavano in ogni momento.
Digrignò i denti ma prese alcuni profondi respiri, cercando di tornare con la mente lucida.
«Hai ragione. È veramente ingiusto. Sai cosa potremmo fare, a questo punto?»
«Cosa?»
«Fondare una nostra gang, in cui tutte potranno sentirsi al sicuro».
Himari fissò con occhi sbarrati Yuzuha, incapace di ribattere. Con sua sorpresa, l'altra scoppiò a riderle davanti.
«Su, stavo scherzando. La tua faccia però è da immortalare sul serio».
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top