59. Crisi d'identitá

«Terence!» urlai. Entrai al centro della stanza, ma non c'era nessuna traccia di lui. Ad un certo punto sentii una risatina e mi voltai di scatto. Steve era davanti alla porta d'ingresso.
«Ciao Des, sono contento che tu sia venuta. Ti stavo aspettando.»
«Maledetto.» Com'ero stata stupida. Era soltanto un tranello per attirarmi lì. Appena avevo sentito il nome di Terence avevo perso il controllo.
«Devo ammettere che questo vestito ti sta particolarmente bene. Sei davvero affascinante.» affermó Steve, ma io non lo ascoltai neppure.

«Sei un imbroglione Steve. Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto e ora lasciami passare.» lo scansai via, ma lui mi prese per un braccio  «No, mi dispiace Des, ma non ti lascerò andar via.»
«Ti ho già detto di lasciarmi in pace. Si può sapere cosa vuoi da me?» esclamai esasperata.
«Non agitarti. Voglio solo parlare un po' con te, ma senza testimoni sta volta. Non voglio che si ripeti la scena dell'altro giorno quando mi hai umiliato per la strada davanti alla gente. Hai gridato davanti alla gente di odiarmi. Ripetilo ora se hai il coraggio.»
«Ti odio.» dichiarai, con le braccia incrociate.
«No, non è vero!» urlò furioso, poi aggiunse più calmo «Forse tu non lo sai, ma moltissime ragazze vorrebbero uscire con me. C'è una signorina distinta e di buona famiglia che si è innamorata pazzamente di me. Farebbe qualsiasi cosa pur di avermi, ma io l'ho rifiutata perché amo te.»

Steve mi amava? Il mio cuore prese a battere fortissimo e non capivo neanche il perché. Sapevo solo che Steve mi stava mettendo profondamente a disagio dicendomi queste cose senza peli sulla lingua e non sapevo come rispondere.
«E sono certo che anche tu mi vuoi bene. Perché non vuoi ammetterlo? Sei sempre stata molto gentile con me. Lo so, ti vergogni a dirlo.» continuò lui. «Avanti, prova a dirmelo adesso che siamo soli.
«Ti sbagli, non mi vergogno» ribadii inflessibile.
«E allora avanti, dillo»
«Ti odio Steve, con tutte le mie forze. Ecco quello che sento per te e sarà sempre così. Hai capito bene? Come hai potuto pensare che fossi innamorata di te?»
Steve ebbe un fremito «Che cosa? Non è possibile. Non posso credere che tu mi odi sul serio»
«Invece è la pura verità. Sei un essere spregevole. Insieme ad Amanda non hai fatto altro che procurarmi guai. Come puoi pretendere che io ti ami? Non voglio più saperne di questa storia. Adesso lasciami passare.» mi diressi verso la porta, ma Steve mi sbarrò la strada e mi afferrò per il polso. «Lasciami, mi fai male.» mi lamentai.
«Me la pagherai. Nessuno mi ha mai trattato così.» offeso, Steve uscii chiudendo a chiave la porta d'ingresso.

«Steve, sei impazzito? Lasciami andare!» urlai battendo contro il portone. «Steve apri la porta ti prego.»
«Non ti farò uscire da questa stanza se non mi dirai che mi ami.» mi provocò.
«No, questo non lo dirò mai. Puoi starne certo.» ribattei irremovibile.
«E allora resterai chiusa lì dentro. Ti farà bene.» Steve mi guardò attraverso la finestra. Mi guardai intorno. La stanza era vuota e non c'era nessun'altra uscita. Aprii la finestra che dava sul lago.
«Scendi da quella parte, così farai un bel bagno.» mi prese in giro Steve. Lo ignorai e scavalcai il terrazzino. 
«Che cosa fai Des?» esclamò allarmato, quando capì che facevo sul serio.

Mi aggrappai all'edera che scendeva lungo il muro e iniziai a scendere. Sentii il rumore di chiavi girare nella serratura. Dovevo sbrigarmi e arrivare a terra prima che Steve entrasse. Ad un certo punto, l'edera cedette e caddi in acqua.
«Oh mio dio. Des!» urlò Steve, affacciandosi al terrazzino. Avevo fatto un salto di parecchi metri, ma per fortuna non mi ero fatta niente. Risalii in superficie e iniziai a nuotare fino alla riva.
«Non illuderti, non credere che rinuncerò a te!» urlò Steve.

Arrivai sulla sponda del lago. Avevo il vestito e i capelli bagnati fradici e iniziavo a sentire freddo. Non sapevo dove mi trovavo. Non c'era neanche un'abitazione nelle vicinanze. Dovevo tornare a casa al più presto. Stavo camminando in mezzo alla strada, quando finalmente vidi una macchina.
«Ei fermati! La prego mi aiuti» implorai.
L'auto accostò e Albert uscì «Des!»
«Sei tu Albert» dissi sollevata.
«Ma dove sei stata? Ti ho cercata d'appertutto.»
«Oh Albert» gli corsi incontro e mi rifugiai tra le sue braccia.
«Si può sapere che ti è successo? Perché piangi?» mi chiese preoccupato.
«Non lo so, appena ti ho visto non ho saputo trattenere le lacrime. Sono contenta che tu sia qui.»
«Come mai sei tutta bagnata?» mi domandò toccandomi i capelli.
«Sono caduta nel lago»
«Sei fortunata. Ho un vestito qui per te. È un regalo che volevo farti da tanto tempo.» prese una scatola avvolta da un fiocco rosa e me lo porse «Ecco. Spero che ti piaccia. L'ho comprato con i primi soldi che ho guadagnato all'istituto zoologico. Avanti Des, mettilo subito così non ti raffreddi.»
«Grazie Albert, sei davvero gentile.» lo ringraziai. Albert si appoggiò alla portiera dell'auto, mentre io mi cambiavo il vestivo dall'altro lato.

«Albert, ma come fai ad essere sempre accanto a me nel momento del bisogno?» gli chiesi.
«Siccome non ti ho vista rincasare, ho
cominciato a preoccuparmi, allora sono andato dal dottor Martin e lì ho incontrati due bambini che mi hanno detto che ti hanno visto sparire su un'automobile guidata da un uomo e andare verso il lago.» mi raccontò.
«Hai pensato ad un rapimento, vero?»
«Oh no, tu non sei il tipo che si lascia rapire tanto facilmente. Piuttosto rapiresti tu qualcuno.» scherzò. «Ti sta proprio bene questo vestito. Lo sai?» constatò, quando finii di cambiarmi. Era un bellissimo vestito estivo color porpora.
«Oh grazie Albert.» lo ringraziai e mi sedetti dal lato del passeggero.

«Che cosa ti è successo stasera?» mi chiese, mentre tornavamo a casa.
«L'uomo che è venuto dal dottor Martin mi ha detto che Terence era a Chicago e voleva vedermi. Invece era solo una trappola perché c'era Steve.» gli raccontai.
«Steve? Parli del figlio dei Tempest?» domandò Albert.
«Si proprio lui. Lo conosci?»
«No, ma ricordo il nome perché tu me ne hai parlato. Non è il fratello di Amanda?»
«Si, sono rimasta veramente stupita quando ha confessato di amarmi, ma io non lo posso soffrire.»
«Ti capisco, ma posso immaginare quanto Steve ci sia rimasto male. È triste venir respinti dalla ragazza che si ama.» affermò Albert.
Forse ero stata troppo dura con lui. Non avrei dovuto dirgli chiaramente che lo odiavo, però era esattamente quello che sentivo per lui. Avrò ferito il suo amor proprio, ma non mi piaceva dire le bugie.

                                  ✩✩✩

«Mi sorprende molto che il figlio dei Tempest si sia innamorato di te. Non sapevo che ispirassi certi sentimenti.» mi disse divertito il dottor Martin il mattino seguente, quando gli raccontai cos'era successo.
«Io non riesco a sopportarlo.» ammisi.
«Comunque Des ho l'impressione che quel damerino non rinunci tanto facilmente alle sue idee.» continuò.
«Oh no, io lo spero.»

In quel momento, una coppia di signori di mezza età entrò nella clinica.
«A quanto pare bisogna cominciare a lavorare.» mi sussurró il dottor Martin. «Buongiorno, accomodatevi.» li salutó.
«Buongiorno dottor Martin, come sta?» lo salutò il signore.
«Si sieda pure qui.» intervenni io.
«Des, scusami se te lo chiedo, ma posso sapere che lavoro fa adesso Albert?» mi chiese la moglie.
«Lavora per l'istituto zoologico, perché?»
«Ne sei sicura Des? Io ho sentito dire che non lavora affatto, ma che trascorre il suo tempo con dei teppisti.»
«Non è possibile...» mormorai scioccata.
«C'è chi dice che se ne sta seduto senza far niente nei bar mentre tu lavori.» aggiunse l'uomo.
«Questa è soltanto una menzogna. Io sono certa che Albert va a lavorare ogni giorno.» lo difesi.
«È vero. Perché siete venuti a raccontarci queste bugie?» intervenne il dottor Martin.
«Non stiamo dicendo delle bugie dottor Martin, mi creda. Ho visto proprio con i miei occhi Albert mentre parlava nel parco con alcuni di quei ragazzacci.» ribatté il paziente.
«Capisco che sia triste ammetterlo, ma quel ragazzo ti ha ingannata.» aggiunse la moglie.
«No, non ci credo.» ribadii.
«Ora basta. Sono stufo di stare ad ascoltare u vostri ridicoli pettegolezzi.» dichiarò il dottor Martin.
«Dottore, lei dovrebbe conoscermi. Non parlo se non c'è una reale ragione. Ve lo abbiamo riferito solo per mettere in guardia Destiny.»
Non credevo alle parole di quelle persone. Albert aveva comprato un vestito per me e qualche cosa per la casa. Se non lavorava come si era procurato quei soldi? Dovevo sapere assolutamente la verità.
«Dottor Martin, posso allontanarmi per un'ora? Vorrei andare a parlare con qualcuno dell'istituto zoologico.» gli dissi.
«Ti capisco. Non riusciresti a lavorare tranquillamente con questo dubbio, non è vero?»
«È proprio così dottore.»
«E va bene, va pure. Non preoccuparti. Qui ci penso io.» acconsentì comprensivo.
«La ringrazio. Non ci metterò molto.»

Presi una carrozza e andai all'istituto zoologico. «Non c'è nessuno di nome Albert che lavora qui con noi.» mi disse una ricercatrice dello zoo.
«Cosa? Ne è veramente sicura?» esclamai, cercando di nascondere quanto quella notizia mi aveva scosso.
Mi dispiace, ma non è stato assunto nessun consulente zoologico ultimamente.» rispose spiacente.
Perché Albert mi aveva mentito? Come si procurava i soldi? Molti ragazzi senza lavoro erano diventati comuni delinquenti. Approfittando del fatto che Albert aveva perso la memoria, forse lo avevano convinto a unirsi a loro.

«Ho capito. A quanto pare Albert non avrebbe mai lavorato all'istituto zoologico.» realizzò il dottor Martin quando tornai alla clinica felice.
«No, non è possibile. Deve esserci un'altra spiegazione.»
«Già, lo penso anch'io. Perché Albert dovrebbe raccontarci una bugia?»
«Io ho molta fiducia in lui dottor Martin. Mi ha sempre detto la verità.» gli confidai.
«Ma certo Des, non pensarci adesso. Torniamo al lavoro. Il sorriso è la migliore medicina per i nostri pazienti.»

Albert

Non avrei potuto vivere ancora per molto accanto a Des senza dirle che avevo riacquistato la memoria, ma volevo aspettare ancora un po'. Stavo bene con lei. Dopo aver sbrigato gli ultimi affari in sospeso, andai in un bar.

Mi sedetti ad un tavolino, quando un ragazzo al bancone attirò la mia attenzione.
«Ei tu, voglio ancora whisky» esigé.
«Smettila ragazzo. Credo che tu ne abbia bevuto abbastanza.» obiettò il barista.
«Pensa ai fatti tuoi e dammene un altro bicchiere. Sbrigati.» urlò il ragazzo, sbattendo il bicchiere sul bancone.
«No, mi dispiace. Non te ne darò neppure una goccia. Uscito di qua potresti combinare qualche guaio. Sei ubriaco fradicio.»
«Che cosa? Io non sono ubriaco.» il giovane lancio il bicchiere sulla mensola dietro al barista, rompendosi in mille pezzi.
«Pagherai anche i bicchieri oltre al whisky»
«Io ubriaco?» il ragazzo si alzò e iniziò a sproloquiare «Solo chi non ha conosciuto il dolore può ridere di chi soffre. Ma un momento... che luce viene da quella finestra lassù? Lì c'è l'Oriente e Giulietta è il sole. Levati o sole bello a cancellar la gelosa luna, sbiancata e livida di rancore. Perché tu Giulietta sei bella. Molto più bella di lei.»

Io conoscevo quel ragazzo. Il berretto gli copriva gli occhi lucidi ed era palesemente non in sé, ma era Terence. Sì, era proprio lui.
«Terence, ti ricordi di me? Sono Albert.» gli dissi, avvicinandomi a lui.
«Albert? Non ti conosco...» replicò, guardando da un'altra parte.
«Possibile che non ti ricordi? Ci siamo conosciuti una notte a Londra e siamo diventati subito amici. Venivi a trovarmi quando lavoravo allo zoo.» gli spiegai mettendo le braccia sulle su spalle.
«Non so di che diavolo stai parlando e io non mi chiamo Terence.» ribatté duro.
«Terence!» esclamai sconvolto.
«Lasciami e piantala!» urlò, spingendomi via.
«Non ho mai permesso a nessuno di alzare le mani su di me e tantomeno lo permetterò ad un ubriaco.» affermai serio.
«Me la pagherai.»
«È difficile credere che sei la stessa persona che ho conosciuto a Londra.» dichiarai, con una sfumatura triste nella voce.
«Avanti difenditi. Vediamo che cosa sai fare.» replicò, preparandosi a fare a pugni.
«Non credere di farmi paura.»
«Ah no?»
«Cerca di ricordarti Terence. Sono Albert!» gli urlai.
«Sta zitto! Io non sono Tenece! Non sono Terence!» a quel punto Terence iniziò a piangere. Gli sferrai un pugno in faccia e cadde all'indietro.

«Mi scusi signore, ma questo ragazzo è un suo amico?» mi domandò il barista.
«Si»
«È arrivato in città da qualche giorno. Non fa che bere. Mi dispiace vedere un ragazzo ridursi così.»
«Mi dia un secchio pieno d'acqua.»
«Certo.»
Presi il secchio e buttai l'acqua addosso a Terence che aprì gli occhi.
«Mi dispiace Terence, come stai?»
«Aiutami Albert. Ho nella mente tanta confusione.» mi disse disperato.
«Ti aiuterò Terence.» affermai.

Terence ritornò in sé e lo portai al Chicago natural park.
«E così hai lasciato la tua compagnia e hai iniziato a vagare senza meta finché non sei arrivato a Chicago.» conclusi, distendendomi sull'erba.
«Pensavo di poterla dimenticare, ma non ci sono riuscito.»
Capii che si stava riferendo a Des, così non dissi niente.
«Dopo che ci siamo lasciati, ho cominciato ad odiare tutto. Il teatro, gli amici, la mia stessa vita.» continuò fissando un punto indefinito davanti a sè «Allora sono scappato via, come in cerca di...»
«In cerca di che cosa?»
«Non lo so. Dalla disperazione ho iniziato a bere e adesso non ho più la forza di smettere. So che non faccio bene, ma è l'unico modo per andare avanti. Mi sono accorto di non poter stare senza Des. È inutile vivere se non posso starle vicino.»
«Terence, non è troppo tardi. Perché non provate a ritornare insieme?» gli chiesi.
«No Albert. Guarda come mi sono ridotto. Non c'è più niente da fare. L'ho persa irrimediabilmente.»
«Andiamo Terence. Sai che non è vero. Devi tornare a teatro perché fa parte di te. Nel bar recitavi un pezzo di Romeo e Giulietta, sai?»
«Si, ma ero completamente ubriaco. Ecco perché recitavo.»
Mi alzai di scatto e lo afferrai per il bavero della maglietta «Terence, ascoltami bene. Credi di essere il solo a soffrire su questa terra? Pensa a Des per un momento. Anche lei soffre, ma non ha perso il rispetto di se stessa come hai fatto tu.»
«Si, Albert lo so.»
«No, non sai niente. Anche lei era disperata, ma con la forza di volontà ha superato i suoi problemi, mentre tu hai paura di affrontarli. Adesso alzati e vieni con me.»

Uscimmo dal parco e arrivammo ad una gradinata che dava sulla strada «Guarda laggiù Terence.» gli dissi, indicando la clinica della felicità del dottor Martin. Si riusciva a scorgere la divisa e i capelli biondi di Des all'entrata. La fila per entrare era molto lunga e Des stava chiamando il bambino successivo.
«Ma è Des. Non dovrebbe lavorare al Santa Johanna?» mi chiese Terence sorpreso.
«Per colpa dei Tempest è stata rifiutata da tutti gli ospedali di Chicago, ma non ha rinunciato alla sua professione. Aiuta il dottor Martin e cura le persone più povere del quartiere.»
«È una ragazza eccezionale.» disse Terence, senza smettere di fissarla.
«Vedi, lei non si abbatte mai di fronte alle difficoltà. Riesce sempre a trovare la forza e la volontà per reagire.»
Terence non disse niente per un po' ed ero convinto che stesse ricordando i momenti più felici che aveva passato con lei.
Dopo qualche secondo affermò «Ti ringrazio Albert. Ho deciso che tornerò a recitare con la mia compagnia. La vita va affrontata senza lasciarsi andare.»
«Terence, vuoi parlare con Des?» gli chiesi.
«No. Devo partire subito per New York. Non dirle che sono venuto qui.» rispose.
Terence se ne andò da Chicago, ma quel fugace incontro con Des, aveva rinnovato il suo coraggio e gli aveva dato una nuova speranza. Il suo esempio gli aveva insegnato ad accettare la vita senza disperarsi, ma con gioia e serenità.

Ciao a tutti🤩✨,
Des si precipita ad una villa deserta ma al posto di Terence trova Steve che ha finito di essere lui per attirarla lì. Il ragazzo tenta di estorcerle una confessione d'amore nei suoi confronti, ma Des riesce a fuggire tuffandosi nel lago.

Quando Des lo respinge, non si strugge d'amore per lei, si sgomenta perchè non può sopportare l'idea che una ragazza (ma soprattutto un'orfanella) possa mandarlo a quel paese anzicchè sentirsi onorata dalle sue attenzioni.

Intanto Des scopre che il lavoro di cui Albert parla non esiste e ne resta molto turbata.

Nel frattempo, Terence è a Chicago, in preda ad una crisi esistenziale. Dopo la rottura con Des, non è più riuscito a recitare bene e passa tutte le giornate a bere. Albert lo incontra e lo aiuta a ritrovare se stesso.
Da lontano, gli mostra Des impegnata nel suo lavoro alla clinica del dottor Martin: la ragazza, anche se ha sofferto molto, non ha perso il rispetto di se stessa e si è ripresa dal suo dolore con forza e volontà. "Forza e volontà", con queste parole impresse nella mente e nel cuore, Terence decide di seguire l'esempio di Des e di non lasciarsi abbattere: riprenderà a recitare e starà vicino a Nicole. Che dite, lo rivedremo ancora?

A presto, un bacio🍒

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