56. Una traccia di memoria
«Des! Des apri. Oh mio dio, è successa una disgrazia. Presto apri Des. È successa una disgrazia tremenda. Mi senti?»
«Mi lasci dormire...» mugugnai rigirandomi sotto le lenzuola.
«Des, apri! È successa una disgrazia. È molto importante.» insistette. Riconobbi la voce di Grace, una signora di sessant'anni che abitava vicino al nostro condominio. «Devo parlarti di tuo fratello.»
Si doveva riferire ad Albert. L'ultima cosa che ricordavo era che fosse uscito per comprare da mangiare. Mi alzai dal letto e andai ad aprire la porta.
«Eccomi, arrivo.» dissi a Grace «Cosa c'è?»
«Oh Des è accaduta una cosa terribile.» mi rispose Grace ansimante.
«Avanti, sono pronta ad ascoltarla.» replicai.
«Tuo fratello è stato ferito. Lo ha investito un'automobile.» annunciò.
«Eh?» esclamai sconvolta, portandomi la mano alla bocca «Oh mio dio.»
«Lo hanno accompagnato in un posto qui vicino, chiamato clinica felice. Sarà meglio che tu vada da lui.»
«Si.» mi chiusi la porta alle spalle e mi fiondai giù per le scale in camicia da notte.
Albert era stato investito da un'automobile. Prima Terence, poi Patrick e ora Albert, un dispiacere dopo l'altro. Dopo un po' arrivai alla clinica che mi aveva indicato Grace. Era una piccola edificio a un solo piano, in uno dei quartieri più poveri della città. Aprii la porta ed entrai. Un signore di mezz'età era seduto su una sedia calmo e tranquillo.
«Hanno portato un ragazzo ferito?» chiesi.
«Lei è una parente?» mi domandò il dottore.
«Beh si» risposi.
«È in stato di shock» mi spiegò indicando Albert che era sull'unico letto presente nella stanza.
«Oh» mormorai, avvicinandomi a lui. Era talmente pallido che sembrava morto.
«Albert ti prego, apri gli occhi. Rispondimi.» lo scongiurai.
«Si calmi, ha bisogno di silenzio.» replicò il dottore.
«Sta molto male? Che cos'ha? Perché è in stato di incoscienza?» domandai in ansia.
«Devo rispondere a tutte queste domande? Non si agiti. Le andrebbe una tazza di tè?» replicò pacato.
«No, la ringrazio.» rifiutai.
«Io non credo che sia ferito gravemente.» proseguì.
«Lei non crede che sia grave? Ciò significa che non ne ha la certezza. Ma che razza di medico è lei?» domandai esagitata.
«Si calmi signorina. Non posso dire cos'abbia con sicurezza.»
«Lei non è che un ciarlatano. Un medico serio non ha bisogno di molto tempo per capire che cos'ha il suo paziente.» continuai con foga.
Lui non sembro prendersela e scoppiò a ridere «Ha una camicia da notte molto graziosa.»
«Quando mi ha dato la notizia mi trovavo a letto con l'influenza. Sono uscita di casa e non ho pensato certo alla camicia da notte.» replicai, con le braccia incrociate.
«Lei ha l'influenza? Sentiamo.» domandò toccandomi la fronte «Ha qualche linea di febbre.»
«Io sto bene, non si preoccupi.» ribattei irritata, togliendo la sua mano «Pensi ad Albert invece.»
«Purtroppo non posso fare molto per lui. Bisogna soltanto attendere che riprenda conoscenza.» mi informò, tornando serio «Vede signorina, cadendo a terra ha battuto la testa.»
«Che cosa? Albert ha già avuto un altro incidente che gli ha fatto perdere la memoria e adesso che gli succederà?» domandai allarmata.
«Ah molto bene.»
«Che significa molto bene?» lo interrogai scettica.
«Significa che potrebbe riacquistare la memoria.» mi spiegò.
«Tornerebbe ad essere l'Albert di prima.» realizzai.
«Naturalmente in questi casi non si può mai avere la certezza. Tutto potrebbe rimanere invariato.» continuò vago.
«Vorrei tanto sapere chi ha portato Albert in questo posto. Lei è un incapace!» urlai indignata.
«Deve sentirsi molto meglio se ha tante energie per gridare. Ora dobbiamo solo aspettare che torni in se.» concluse e si mise a slegare un filo tutto intorcigliato. «Devo cercare di risolvere questo giochino.»
Era incredibile. Mi chiedevo se fosse un vero dottore. Avrei portato Albert via di lì e fatto ricoverare nel mio ospedale.
Albert
Stavo viaggiando su un treno affollato. Era pieno di gente e me ne stavo da solo. Ma dove stavo andando? E da dove venivo? Mi svegliai di scatto urlando. All'improvviso sentii un boato e un'esplosione.
«Albert!» sentii qualcuno chiamare il mio nome.
«Dove mi trovo? E chi sei?» domandai. Vedevo due figure sfocate nella stanza «Ah si sei Des» realizzai.
«Non agitarti, devi restare molto calmo.» un signore con i baffi, intervenne «Devi muoverti molto lentamente. Distenditi, piano piano, lentamente così. Hai battuto la testa quindi devi fare molta attenzione.»
«Dove siamo? In Italia?» domandai ancora confuso.
«No, Albert sei a Chicago.»
«Ora ricordo. Sono arrivato qui dall'Italia.» dichiarai e all'improvviso tutto mi apparve più chiaro e riuscii a vedere Des più nitidamente «Ma Des che ci fai qui? Non dovresti essere a letto?» le chiesi.
«Eh?» domandò lei stupita.
«Bene, visto che sei uscito dallo stato di incoscienza posso visitarti meglio. So come ci si sente in questi casi. Si ha l'impressione che la testa vaghi in una nebbia molto fitta.» continuò il dottore.
«Si» mormorai.
«Non preoccuparti, la memoria tornerà, piano piano. Il mio nome è Martin, mi chiami così.» si presentò.
«Piacere dottor Martin, io sono Albert.»
«Tornate domani, voglio visitarlo ancora.» riferì il dottore a Des sulla porta quando finì di visitarmi.
«La ringrazio dottor Martin. Mi ero sbagliata sul suo conto. Mi dispiace averle detto quelle cattiverie, ma ero troppo preoccupata per Albert.» si scusò Des.
«Non si preoccupi.»
«Sono un'infermiera, mi sono diplomata al Santa Johanna.» continuò lei.
«Oh, compiango i suoi pazienti.» il dottor Martin scoppiò a ridere e io mi unii a lui.
«Arrivederci.» io e Des salutammo il dottor Martin e ci avviammo verso casa.
«Sapessi come sono sollevata.» Des trasse un sospiro di sollievo «Sono certa che l'incidente accaduto oggi ti sarà molto utile per riacquistare la memoria. Ritornerai te stesso e tutte le cose a cui eri affezionato.»
Desideravo molto riacquistare la memoria. Ma chi ero veramente? C'era una cosa che mi tormentava. Quando tutto sarebbe tornato chiaro nella mia mente, avrei potuto continuare a vivere felice insieme a Des?
La guardai. «Des, ma tu hai l'influenza, mettiti questo.» mi tolsi la felpa e gliela diedi.
«Ma Albert, non ho freddo.»
«Non vorrai che ti torni la febbre, spero.» replicai.
«Grazie, sei molto gentile.» Des si mise il mio maglione «Com'è caldo. Non vedo l'ora di arrivare a casa.» si strinse al mio braccio e continuammo a camminare. Des stava facendo un grande sforzo per dimenticare Terence, ma presto sarebbe ritornata a sorridere.
Destiny
Fortunatamente Albert non aveva riscontrato ferite gravi nell'incidente, eccetto qualche contusione e qualche graffio. Aveva ripreso a lavorare al ristornate ed io ero tornata in ospedale. A quell'ora Albert sarebbe dovuto essere dal dottor Martin. Speravo tanto che potesse recuperare la memoria, ma se Albert fosse ritornato quello di un tempo avrebbe ricominciato a viaggiare. Avrebbe preso il suo sacco e se ne sarebbe andato. Lui amava la libertà, gli animali, la natura. E io sarei restata sola. Ma non avevo paura della solitudine. Sarei stata così occupata in ospedale che non avrei avuto nemmeno il tempo di pensarci.
Stavo andando in ospedale, quando un ragazzo che vendeva giornali attirò la mia attenzione «Ultima edizione, ultima edizione! Strepitoso successo di Romeo e Giulietta.» urlò. Mi avvicinai alla bancarella.
«Terence...» iniziai a leggere l'articolo in prima pagina «Romeo e Giulietta, messa in scena dalla compagnia Stratford ha ottenuto un enorme successo e ha consacrato una nuova stella nel firmamento del teatro.» silenziose lacrime iniziarono a scendermi lungo le guance «Congratulazioni Terence.» mormorai.
«I soldi signorina.» pretese il ragazzo. Rimisi il giornale al proprio posto e continuai a camminare. Dovevo assolutamente dimenticarlo.
Dopo il mio turno mattutino andai dalla capo infermiera «Ho finito il mio turno, cosa devo fare?»
«Cerchi di riposarsi un po', è da questa mattina che lavora.» mi rispose lei.
«Ma io mi sento molto meglio quando sono occupata.» replicai.
«D'accordo, come vuole. Vada dal paziente numero 20.»
«Grazie.»
Durante la pausa pranzo andai in giardino. Dovevo trovare qualcosa da fare anche durante l'intervallo. Credevo di poter dimenticare Terence con il lavoro, invece non facevo altro che stancarmi e lui era sempre nella mia mente.
Ad un tratto Peter, Kriss e Annie comparvero dietro di me. «Ciao Des.» mi salutarono allegramente.
«Ciao ragazzi. Siete tutti contenti, qualche buona notizia?»
«È arrivata una lettera di Pat, volevamo fartela leggere.» rispose Kriss.
«L'ha scritta mentre era sulla nave, si vede dalla calligrafia incerta.» aggiunse Annie.
«No, quella è proprio la sua grafia.» disse Kriss e scoppiammo a ridere.
Cara Kriss,
ti scrivo dalla nave. Non ho pagato niente per il viaggio perché sono un soldato, ma devo fare qualche lavoretto, come pulire, lavare e anche cucinare. Quando leggerai questa mia lettera, io sarò un pilota dell'aviazione francese. Sta tranquilla Pat, farò del mio meglio per tornare.
«Ha mandato anche un breve biglietto per te Des.» mi disse Kriss, quando finii la lettera.
«Dammelo, lo leggo io.» Peter prese il foglietto dalle mani di Kriss «Come stai Des? Com'è andato il tuo incontro con Terence? Hai smesso di camminare con la testa fra le nuvole?»
Quando nominò il nome di Terence abbassai la testa.
«Leggi Des, Terence è sui tutti i giornali.» aggiunse Annie.
«Cos'hai Des?» mi chiese preoccupato Peter.
Mi girai dall'altra parte e iniziai a piangere «Io non avrei mai voluto dirvelo ragazzi, ma io e Terence ci siamo lasciati. Ci siamo detti addio e per sempre.»
«Oh Des non sai quanto mi dispiace.» mormorò Annie mortificata.
«Ragazzi, vi prego non parliamone. Devo dimenticarlo se non voglio soffrire.»
«E io e che pensavo che non saresti più tornata.» intervenne Peter «Des, devi scusarci ma non lo sapevamo. E noi che non facevamo che parlare di Pat...»
«Non mi sento di odiare Terence per quello che è successo, anzi lo ammiro. Nicole ha bisogno di lui e lei lo ama molto.» raccontai con la voce strozzata «Il mio intervallo è finito, devo andare. Kriss, quando scriverai a Pat portagli i miei saluti.» correndo tornai in corsia.
Mentre camminavo per il corridoio, incrociai il dottor Leonard «Ah signorina, venga nel mio ufficio, devo parlarle.» dichiarò e lo seguii.
«Che ne direbbe di andare a lavorare in un altro posto, per esempio un'infermeria mobile?» annunciò cogliendo mi completamente alla sprovvista.
«Ma non saprei, che cos'è?» risposi sorpresa.
«Si tratta di un'infermeria speciale che segue la costruzione di una ferrovia. In pratica bisogna assistere gli operai che si infortunano sul lavoro e sposarsi a mano a mano che l'infermiera procede.»
«E quanto dovrei starci?» domandai.
«Non sono in grado di dirglielo, tutto dipende da come procedono i lavori, ma io sono certo che lei avrà la capacità di seguirli fino alla fine.» concluse.
Quando mi avevano chiesto di fare la crocerossina, avevo esitato ed era stata Diana a andare. Se fossi partita, certo non avrei avuto questa esperienza così triste con Terence. Quest'occasione di cambiare ambiente non poteva che farmi bene. Un luogo sconosciuto che non mi rammentava il passato mi avrebbe aiutata a dimenticare.
«Allora pensa di accettare questo incarico?» domandò il direttore.
«Si dottor Leonard accetto l'incarico.» risposi decisa.
«Molto bene.»
Quella sera riferii ad Albert il mio nuovo lavoro.
«No, Des. Non devi preoccuparti per me, sto molto meglio. E poi c'è il dottor Martin. Ha preso a cuore il mio caso. È davvero un brav'uomo.» mi rassicurò «Piuttosto io sono in pensiero per te.»
«Per me?» ripetei perplessa.
«Tu vuoi soltanto dimenticare Terence, per questo hai accettato. Vuoi cambiare ambiente.»
«Beh si» ammisi.
«L'avevo capito. Ma allora non devi andare.»
«Ma Albert non capisco...»
«Non devi andare laggiù solo per dimenticare. Quegli uomini non lo meritano. Non sei d'accordo con me, Des?»
«Oh Albert, io sono confusa.» ammisi.
Albert aveva ragione. Il mio dolore mi aveva fatto dimenticare che la mia missione era importante.
✩✩✩
Qualche giorno dopo, partii per Grey Town. Mi dispiaceva allontanarmi Albert, Annie, Peter e Kriss e le mie colleghe in ospedale, ma dovevo farlo. Era la prima volta che mi assegnavano un incarico così importante e quegli uomini si aspettavano infermiere efficienti e preparate. Ero in treno già da un paio d'ore, quando all'improvviso ci fermammo. Fuori dal finestrino, vidi che una mandria di mucche aveva occupato i binari.
«Avanti, vuoi sbrigarti a togliere di mezzo quella mandria?» sbraitò il capotreno.
«Non si agiti così. Prima che voi arrivaste avevano già iniziato ad attraversare i binari.» replicò il cowboy.»
«Senti cowboy, per che cosa credi che abbiano costruito la ferrovia?»
«Sta a sentire, io farei anche a pugni, ma poi chi sposterà la mandria? Io credo che i passeggeri siano stanchi di viaggiare.» il ragazzo, urlò a noi passeggeri «Ei gente, il treno sarà costretto a fermarsi per circa un quarto d'ora. Vi consiglio di scendere e fare quattro passi.»
Quando scesi dal treno, lo riconobbi subito. Tom era in sella al suo cavallo. Non era cambiato per niente.
«Ei Tom!» urlai, correndo verso di lui.
«Des! Ma che ci fai da queste parti? Non avrei mai pensato di trovarti qui. Sono pronto a scommettere che stai andando a trovare Miss Pony e Kimberly, non è vero Des?»
«In realtà no.» ammisi.
«Oh. Allora si può sapere cosa ci fai su questo treno?» mi domandò.
«Sono diretta alla ferrovia di Grey Town» gli spiegai.
«Ma Des, è un luogo disperso in mezzo alle montagne. Gli operai che lavorano alla fattoria sono tutti avanzi di galera»
«Mi sembra la compagnia per me.» scherzai.
«Non scherzare, sto parlando sul serio.»
«Non ti preoccupare Tom, non mi succederà niente.» lo rassicurai.
«Come vuoi Des.»
In quel momento il capotreno annunciò «Prego signori, riprendiamo il viaggio. Tutti in carrozza.»
«Tom, devo andare, mi ha fatto tanto piacere incontrarti. Quando vedrai Miss pony e Kimberly salutale da parte mia» gli dissi.
«Des, io...»
«Si Tom!»
«Beh mi hanno detto di non parlarle, ma vedi Miss Pony...» iniziò titubante.
«C'è forse qualcosa che non va?» gli chiesi preoccupata.
«Si, Miss Pony sta molto male.» dichiarò triste.
«Che cosa hai detto? Non ci posso credere, Miss Pony è malata?» esclamai sconvolta.
«Si, credimi»
«E che cos'ha?»
«Ha la pressione molto alta. Ha avuto un attacco di cuore una settimana fa»
Miss Pony aveva una certa età e tutto quello poteva essere molto pericoloso per lei. Quegli operai mi stavano aspettando, ma anche Miss Pony aveva bisogno del mio aiuto.
«Tom, perché non me l'hai detto subito? Quanto tempo ci vuole per arrivare alla casa di Pony?» lo tempestai di domandai.
«Se vuoi arrivarci prima di sera, dovrai prendere un cavallo. Conosco un ranch qui vicino dove potrai affittarne uno.»
«Ei, volete sbrigarvi? Il treno sta per partire.» urlò il capo treno.
«Vengo con te, Tom.»
«E come farai con il tuo lavoro?»
«Per il momento non lo so, poi vedremo.» ammisi.
Dopo aver recuperato la mia valigia sul treno, salii in sella al cavallo di Tom e ci dirigemmo alla fattoria.
«A cosa stai pensando?» mi chiese Tom lungo il tragitto.
«Pensavo a Miss Pony, la ricordo sempre uguale. Non riesco a credere che possa invecchiare.» gli confidai.
«Hai ragione, non è cambiata molto da quando noi eravamo bambini.» concordò Tom.
«Ma ora non siamo più bambini e gli anni non sono passati soltanto per noi, ma anche per Miss Pony e alla sua età gli anni pesano. Farò del mio meglio per farla guarire presto, non per niente sono un'infermiera diplomata.»
«Non riesco ancora a crederci che sei un'infermiera diplomata.» scherzò Tom, e poi aggiunse «Siamo quasi arrivati.»
Arrivammo al ranch e presi in prestito uno dei cavalli. Abbracciai Tom e salii in sella.
«Mi raccomando, non correre.» mi disse, prima di salutarci.
«Grazie Tom.» lo salutai e corsi via. Se non lo avessi incontrato, sarei andata in un posto molto lontano senza sapere niente di Miss Pony. Era come una mamma per me.
Galoppai per mezz'ora, fino a quando vidi in lontananza la casa di Pony. Tutto era rimasto come sempre. La collina, il ruscello, i prati coperti dalla rugiada. Kimberly stava sistemando il cortile.
«Des, perché sei qui? Come mai sei arrivata a cavallo?» mi domandò, non appena mi vide. Scesi da cavallo e le corsi incontro «Come sta Miss Pony?»
«Bene, ma...»
Aprii la porta e mi fiondai in soggiorno da Miss Pony. «Miss Pony, non deve stare in piedi nelle sue condizioni.» le dissi.
«Des, cosa ci fai qui?»
«Ero preoccupata. Tom mi ha detto che ha avuto un attacco di cuore.»
«Oh Tom esagera sempre. È vero, ma adesso mi sono ripresa.» mi tranquillizzò e trassi un respiro di sollievo. «Ti preparo una tazza di tè.» mi disse. «Comunque sono contenta. Se Tom non ti avesse detto niente, non avremmo avuto il piacere di rivederti. Tu sai quanto ti siamo affezionate.»
«E sai che siamo felici quando sei con noi.» aggiunse Kimberly.
«Grazie. Comunque lo sapete. Anche se non vengo molto spesso, penso sempre alla casa di Pony.» replicai.
«Kimberly, a questo punto è il caso di...» disse Miss Pony e Kimberly prese un quaderno dalla mensola e me lo porse «Miss Pony e io abbiamo raccolto alcune fotografie in questo album e vorremmo regalartelo.»
Aprii l'album e per poco non sputai il tè. «Terence!» esclamai. Erano tutte fotografie di Terence ritagliate dai giornali.
«È diventato proprio bravo quel ragazzo. Sta avendo molto successo.» disse esaltata Miss Pony.
«Lo sai Des, che anche Miss Pony è una sua ammiratrice?» intervenne Kimberly.
Rimasi in silenzio, e grosse lacrime iniziarono a rifarmi le guance.
«Des!» esclamò preoccupata Kimberly.
«Scusatemi, ma sono rimasta senza parole.» mormorai.
«Non sembri molto contenta del nostro regalo.» disse delusa Miss Pony.
«Oh no, al contrario. Voi non potevate sapere che io e Terence ci eravamo lasciati.» confidai.
«Come?» esclamò Kimberly «Mi dispiace. Ne soffri molto Des?»
«Ormai l'ho dimenticato.» mentii.
Andai a salutare i bambini e sentii Miss Pony dire a Kimberly «Ora capisco perché Tom le ha detto che stavo molto male.»
«Deve aver capito che c'era qualcosa che non andava, e così con questa scusa l'ha mandata qui.» convenne Kimberly.
«Tom è cresciuto con lei e sa indovinare quando dietro al sorriso di Des, si nasconde la tristezza.»
Quella sera rimasi a dormire alla casa di Pony. Era troppo tardi per rimettermi in viaggio e mi avrebbe fatto bene restare per un po' nella mia vecchia casa. Il giorno seguente, comunicai a Miss Pony e Kimberly che sarei ripartita per Grey Town.
«Des, noi non vorremmo che tu andassi laggiù. Dicono che sia molto pericoloso.» ammise preoccupata Miss Pony.
«Rinuncia a questa pazza idea e torna all'ospedale Santa Johanna.» mi pregò Kimberly.
«Ti prego, segui il consiglio di Kimberly. Non è il luogo adatto per una ragazza.» insistette Miss Pony.
«Sono al corrente di quello che succede laggiù.» replicai decisa.
«Hai deciso di andare per dimenticare Terence, vero?» mi chiese Kimberly.
«No, questa mia decisione non ha niente a che fare con la mia separazione da Terence. È stato il direttore dell'ospedale ad assegnarmi questo incarico.» risposi perspicace.
«Ci dispiace molto.» sussurrarono con gli occhi lucidi. Piangevano per me. Temevano che mi sarebbe potuto accadere qualcosa.
«Siete molto care, ma non vi dovete preoccupare per me. Io amo il mio lavoro e ne sono orgogliosa. Questo è l'unico motivo per cui ho accettato di andare a Grey Town.» dichiarai «Non potevo rifiutare, ma in confronto al vostro lavoro i miei problemi hanno poco conto.»
«Lo facciamo sempre molto volentieri, perché a volte abbiamo grandi soddisfazioni come da te, Des e Tom.» concluse Miss Pony.
Miss Pony e Kimberly erano molto importanti per me. Riuscivano a rendermi più tranquilla e serena. Per la prima volta, dal giorno in cui avevo lasciato Terence, sentivo di non essere più tanto triste.
Ciao a tutti🤩✨,
Albert subisce un incidente automobilistico e viene portato dal dottor Martin, un medico dei quartieri più poveri di Chicago. Al risveglio sembra ricordarsi di qualcosa, ma i tempi possono allungarsi molto. Intanto a Des viene proposto di lavorare in un campo mobile vicino a una ferrovia in costruzione. La ragazza accetta per dimenticare le sofferenze appena subite. Nel recarsi al nuovo lavoro, Des incrocia Tom che la avvisa della cattiva salute di Miss Pony e la ragazza si precipita alla Casa di Pony. A fine giornata decide di ripartire per la ferrovia.
A presto, un abbraccio🦋
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