54. La sera della prima

Non mi sembrava ancora vero di essere a New York, nella città dove viveva Terence. Mi sentivo felice. Amavo la vita perché ero vicino a lui. Avrei voluto già vivere con lui. Ma quel giorno non era molto lontano. Però c'era qualcosa che non capivo e che rendeva triste i suoi occhi. Immaginavo che fosse per la preoccupazione della prima. In fondo era la prima volta che recitava nella parte del protagonista.

Quando Terence era alle prove generali, avevo parlato molto con sua madre. Non poteva assistere alla prima, ma mi aveva detto che se ora lei e Terence si vedevano assiduamente, era per merito mio. La sera dello spettacolo arrivai con largo anticipo in teatro. Stavo per entrare, quando vidi la signora Tempest con Ala aha e Steve scendere da una carrozza.
«Destiny? Si può sapere cosa fai qui a New York?» mi domandò sprezzante Amanda.
«Vorrà certo introfularsi in teatro.» aggiunse Steve.
«Ti stai sbagliando di grosso Steve. Non ho bisogno di introfularmi in teatro perché ho un regolare invito.» ribattei altera.
«Non è possibile. Tu hai un invito? Chi te l'ha dato?» domandò scettica la signora Tempest.
«Glielo dico con grande piacere. È stato Terence.» risposi trionfa.
«È incorreggibile. A quanto pare non hai ancora perso l'abitudine di dire le bugie.»
«Signora Tempest, io ho detto la verità. Ecco, legga pure.» le porsi il mio biglietto, ma Steve lo afferò «È proprio vero, ha ragione lei. È un vero invito.»
«Non posso crederci. L'avrà rubato a qualcuno.» insinuò la madre.
«Se è così ora noi la puniamo. Ecco fatto.» Steve stracciò io mio biglietto in due parti.
«No Steve!» urlai sconvolta «Come hai potuto? Non avresti dovuto fare una cosa simile. Ti sei dimenticato di quella notte?»
«Non è possibile. Questa ragazza è maleducata e insolente.» lo difese la madre e se ne andarono dentro. Raccolsi il pezzo del biglietto sul ciglio della strada innevata, ma una folata di vento spazzò via l'altro.
«Oh no il mio biglietto...» mormorai.

«La prego, mi faccia entrare ugualmente.» supplicai l'usciere.
«Non è possibile. Quel suo mezzo biglietto non dice in quale giorno ne in quale posto lei doveva occupare, quindi niente da fare.» ribatté secco.
«Lei ha perfettamente ragione. Infatti è scritto sull'altra metà del biglietto che io avevo.» mi giustificai.
«Mi porti l'altra metà e la faccio entrare.»
«Non ce l'ho più, l'ho persa. Ma come devo spiegarglielo?»
«Non voglio più ripeterlo. Quel biglietto non è valido.»
«Va bene, ho capito. Ne comprerò un altro.» dissi, tirando fuori il portafoglio dalla borsa.
«Per quale giorno?» mi chiese.
«Ma per oggi, è ovvio» ribattei seccata.
«Mi dispiace signorina. Non c'è più un biglietto, sono stati tutti venduti.»
«Oh no. La prego, mi lasci vedere Terence.»
«Che cosa dice? Lei vuole vedere l'attore Terence Granchester?»
«Si, lui. È un mio carissimo amico.»
«È un vecchio trucco. Dicono tutti la stessa cosa per entrare»
«No, è la verità. È stato lui a regalarmi il biglietto di invito. La scongiuro, mi lasci andare da lui.» lo pregai.
«No, mi dispiace. Nessuno può vedere gli attori prima dello spettacolo. È proibito.» ribatté inflessibile.

Non potevo non assistere allo spettacolo che avevo tanto atteso per colpa di Steve, così mi diressi all'entrata laterale.
«Vorrei dare questi fiori al signor Terence.» spiegai all'addetto del teatro.
«Li dia a me. Ci penserò io.»
«Beh veramente avrei voluto portarglieli io.»
«Di solito non vuole vedere nessuno. È molto occupato, potrà vederlo dopo lo spettacolo.» replicò intransigente.
«Ma adesso non so come fare per entrare in teatro.» ammisi.
«Si può passare anche da questa parte. Mi mostri il suo biglietto. Ah adesso capisco perché è entrata nella porta del palcoscenico.»
«Ecco, io...» iniziai titubante.
«Con la scusa dei fiori voleva sgattaiolare dentro?» sbraitò afferrandomi per un braccio.
«No, la prego...»
«Esca subito di qui. Se ne vada!»
«Se mi lascia parlare con Terence, gli posso spiegare tutto» replicai.
«No, non c'è niente da fare. Non mi imbrogli.»

In quel momento qualcuno mi chiamò «Des! Sei proprio tu? Che ci fai qui?»
Mi voltai di scatto. Dietro di noi c'era Karen.
«Ciao Karen!» la salutai sollevata.
«Come? La conosce?» domandò stupito l'affetto del teatro.
«Si, non si preoccupi. Viene con me.» affermò Karen.
«Va bene signorina.»
«Andiamo Des»

«Ho capito. E ora non hai più il biglietto per entrare.» mi disse Karen dopo che le raccontai cos'era successo.
«Già.»
«Quando ti hanno detto che Terence era occupato perché non hai pensato di farmi chiamare?»
«Beh io pensavo che tu non ti ricordassi più di me. In Florida non abbiamo avuto modo di conoscerci bene.» ammisi.
«Invece mi ricordo benissimo di te.»
«Grazie, se non fossi arrivata tu...» la ringraziai.
«Adesso puoi stare tranquilla. Ti do il programma con il mio autografo. Fallo vedere in caso avessi altri problemi.» Karen prese una penna e scrisse "Alla mia cara amica Des."
«Grazie Karen»
«E buon divertimento. Spero che apprezzerai il nostro spettacolo. Terence ed io siamo una coppia perfettamente affiatata. Oh non fraintendermi Des. So che tu e Terence siete innamorati»
«Non preoccuparti. Mi fa piacere che tu abbia avuto la parte di Giulietta.» le dissi, sinceramente felice per lei.
«Si, dimostrerò a tutti di essere in grado di sostituire Nicole. Voglio che gli spettatori escano dal teatro dicendo che Karen Kleis era una Giulietta perfetta.»

Karen tornò nel suo camerino e io mi diressi nel salottino adiacente alla platea. Quindi Karen era stata chiamata per sostituire Nicole. Ciò significava che prima era stata scelta lei per interpretare Giulietta poi chissà perché avevano deciso di levarle la parte. Che cosa aveva fatto Nicole? Non riuscivo a capire.

«Destiny! Sei entrata di nascosto, vero?» la voce stridula di Amanda mi distolse dai miei pensieri.
«No, Amanda, niente affatto. Sono entrata regolarmente.» replicai irritata.
«Non può essere vero. Ti abbiamo vista parlare con l'usciere. Non ti ha permesso di entrare.» puntualizzò Steve.
«Hai anche il coraggio di parlare tu che sei il responsabile di tutto?» esclamai risentita.
«Avanti Steve, fa qualcosa. Non vorrai che assista allo spettacolo.» lo riprese la sorella.
«Hai ragione Amanda, vado.» Steve andò a chiamare l'usciere.
«Fra poco l'usciere verrà e ti butterà fuori.» continuò lei.
«Per favore Amanda, leggi cosa c'è scritto qua sopra.» le dissi, facendole vedere il programma di Karen.
«Un autografo di Karen Kleis? Si può sapere a chi l'hai rubato?»
«Prima di insultarmi, ti consiglio di leggere tutto.»
«Alla mia cara amica Des?» esclamò scioccata.
«È tanto tempo ormai che io e Karen siamo buone amiche. Ti auguro buon divertimento Amanda.» le sventolai il programma in faccia e me ne andai.

Mancavano pochi minuti allo spettacolo, quando passai vicino a tre signore che spettegolavano.
«Sono molto curiosa di vedere questa prima, e lei?» diceva una signora distinta ed elegante.
«Io sono venuta solo per vedere recitare Terence Granchester nella parte di Romeo.» replicava l'altra.
«Anch'io sapete? Certo che Nicole Sanders è stata davvero sfortunata.»
Mi fermai di scatto.
«Dicono che sia rimasta ferita perché abbia voluto salvare Terence.»
«Già per questo ha dovuto rinunciare a recitare.»
Il foglio mi cadde di mano. Così Nicole avrebbe rischiato la sua vita per salvare Terence. E lui non mi aveva detto nulla.
«Sapete che Terence Granchester va a trovarla tutti i giorni in ospedale?» continuò la signora.
«Certo si sentirà responsabile visto che avrebbe dovuto essere lui al posto di quella povera ragazza.»

In quel momento capii perché era così malinconico. Terence, perché non mi avevi detto niente? Presi posto nella platea ma non riuscii a godermi lo spettacolo. Pensavo e ripensavo a quello che avevo appena saputo. Durante l'intervallo, le tre signore continuavano a chiacchierare e non potei fare a meno di ascoltare.

«Hanno saputo creare l'atmosfera adatta.»
«Eh si, soprattutto Terence. Sono certa che avrà molto successo.»
«A me è piaciuta molto Karen Kleis.»
«Ah se avesse recitato Nicole Sanders...»
«Senz'altro sarebbe entrata nel personaggio più facilmente visto che è innamorata di Terence anche nella realtà.»
«Si dice anche che Nicole voglia approfittare della situazione per costringere Terence a sposarla.»

Saltai di scatto dal divanetto. Nicole gli aveva salvato la vita, era rimasta ferita ed ora stava usando il suo stato per crearne dei vantaggi. Quello non era onesto. Non era vero amore. Dovevo parlare assolutamente con Nicole.
«Ancora lei signorina.» mi disse l'usciere appena mi vide.
«Mi scusi, dov'è ricoverata Nicole Sanders?»
«Mi faccia pensare un attimo... penso all'ospedale Saint Jacobs. Si, al saint Jacob.»
«Grazie.» risposi, e mi diressi subito in ospedale. Non potevo continuare a vedere  lo spettacolo dopo ciò che avevo saputo. Perché Terence non me ne aveva parlato? Mi chiedevo se Nicole sapesse quanto Terence stesse soffrendo. Dovevo sapere la verità e subito.

                                   ✩✩✩

«L'ultimo atto deve essere cominciato da pochi minuti.» disse Nicole alla madre.
«Nicole, è tardi. Sarà meglio che tu dorma.»
«Spero che Terence riesca a raggiungere il successo che merita.» continuò Nicole, con la mente in teatro.
«Non preoccuparti. Andrà tutto bene.»
«Mamma, dimmi la verità. Sei stata tu a chiedere a Terence di venirmi a trovare vero?»
«No, ti giuro, non gli ho detto niente. È stato lui a decidere.» rispose lei.
«No, mamma stai mentendo. Una sera vi ho sentiti parlare e lo scongiuravi di non lasciarmi mai.» affermò Nicole.
«Oh.»
«Va bene anche così. L'importante è che venga a trovarmi perché ho bisogno di lui.»
«Nicole, cerca di riposare adesso.»
«Immagina come sarà affascinante Terence con il costume di Romeo.»
«Si, cara. Deve essere molto bello.»
«Mamma, vorrei mangiare un po' di fragole.»
«Ma le fragole non ci sono d'inverno.» replicò stupita la signora Sanders.
«Ma io voglio mangiarle, ne ho voglia.»
«Va bene, cercherò di trovarle, ma tu prova a dormire.» concluse e indossò la giacca.
«Mamma, mi dispiace crearti tanti problemi.» mormorò Nicole.
«Non preoccuparti cara.» disse la madre, prima di chiudersi la porta alle spalle.

                                    ✩✩✩

Arrivai in ospedale e mi diressi alla reception «Vorrei sapere qual è la stanza della signorina Sanders.»
«Salga al primo piano, è la stanza numero 12.» rispose l'infermiera.
«Grazie»
Salii le scale deserte tremante. Mi feci coraggio e bussai. Nessuno rispose. Forse Nicole stava dormendo. Entrai. C'era una sedia a rotella vicino al letto vuoto. Allora si era ferita gravemente.

In quel momento, la madre di Nicole con in mano un sacchetto di arance entrò «Nicole, sai nessun negozio vendeva fragole...»
«Nicole! Dov'è andata mia figlia? Lei chi è? Perché si trova qui?» esclamò quando mi vide nella camera.
«Non so dove sia. Non c'era quando sono entrata» risosi.
«Oh mio dio. Non doveva ancora usare le stampelle»
«Cosa?» esclamai scioccata.
Sopra il letto c'era un biglietto, la signora Sanders lo lesse. «Bisogna ritrovarla!» urlò facendo cadere il cesto di arance «Mia figlia vuole morire. Dottore!»

Corse via, raccolsi il biglietto da terra e lo lessi. Mamma, ti prego di perdonarmi. Non odiare Terence. Io lo amo troppo. Addio mamma, ti voglio bene.

«Oh no.» mormorai e mi fiondai fuori. La madre era seduta su una sedia sconvolta.
«L'avete trovata?» chiese il medico a delle infermiere.
«Non ancora»
«Forse è andata a trovare Terence a teatro.» propose la madre.
«Una di voi la vada a cercare lì mentre le altre due la cerchino per tutto l'ospedale, anche fuori in giardino.» ordinò il dottore.
Partecipai alle ricerche, fino a quando mi accorsi che dal secondo piano entrava del vento gelido. Corsi su per le scale e mi accorsi che la porta della terrazza dell'ospedale era stata aperta. Uscii e raffiche di vento mi travolsero. La nebbia era fitta e faceva molto freddo.

Nella foschia riuscii a individuare dei capelli biondi di fronte al davanzale.
«Oh mio dio, Nicole!» urlai e corsi verso di lei. Nicole era aggrappata al davanzale e si stava per buttare di sotto.
«Nicole, ti prego fermati. Non farlo.» la supplicai.
«Lasciami, voglio morire! Che ci fai qui?» urlò, tra le lacrime.
Mi strinsi a lei, impedendole di buttarsi, quando le toccai le gambe. «Ma una gamba...» realizzai. «Nicole, ma tu non hai più...»
«Che ci fai qui? Si, ho una gamba soltanto, ora lo sai e adesso va via. Dimentica tutto quello che hai visto e lasciami morire in pace.»
«Non voglio!» esclamai decisa.
«Perché devo continuare a vivere? Per rendere infelice te e Terence? Per il bene di tutti è meglio che io muoia.»
«No, non posso lasciarti morire. Non posso.»
Avevo giudicato male Nicole. Si rendeva conto della sua disgrazia e di quanto soffrisse Terence.
«Lasciami. Se io vivessi, farei qualsiasi cosa per portarti via Terence perché non posso vivere senza di lui, lo capisci?»
«Ma io non voglio che tu muoia, non voglio!» urlai disperata. Nicole si arrese e cadde sullo strato di neve fitta del terrazzo. Si poteva amare una persona fino al punto di uccidersi? Nicole non aveva esitato a salvare Terence e aveva perso una gamba. Lo amava davvero tanto.

«Venite, l'abbiamo trovata.» sentii la voce del dottore. Il medico, seguito dalla madre di Nicole e due infermiere arrivarono sulla terrazza.
«Nicole, perché hai fatto questa pazzia?» le disse la madre angosciata «Allora mi dica dottore sta bene?»
«Si»
«Oh Nicole.» sollevata, la signora Sanders abbracciò la figlia.
«Bisogna portarla in camera, non può rimanere qui.»

Nessuno aveva fatto caso alla mia presenza. In quel momento qualcuno urlò Nicole! Nicole stai bene?» mi Terence era arrivato all'ultimo piano. Quando mi vidi si fermò «Des...» mormorò.
Ci trovammo uno di fronte all'altro e ci guardammo per qualche secondo. Lui non disse niente, finché la madre di Nicole si rivolse a lui «Terence per cortesia, aiutami a portarla in camera.»

Terence prese in braccio Nicole e sua madre e il medico tornarono dentro.
«Ma lo spettacolo?» domandò preoccupata.
«È finito da circa mezz'ora, non preoccuparti.»
«Se non ci fosse stata Des, sarei morta adesso.» gli disse Nicole. Terence mi guardò e nei suoi occhi lessi tanta tenerezza. Calò il silenzio e Terence portò Nicole nella sua stanza lasciandomi sola a riflettere su una cosa troppo grande di me.

Nicole era innamorata di Terence quanto lo ero io. Però lei ne aveva certamente più bisogno. Nelle sue condizioni avere una persona accanto era molto importante. Dovevo decidere per tutti e tre. Io volevo Terence più di chiunque altra cosa, ma io potevo vivere senza di lui, Nicole no. Non saremmo potuti stare insieme con quella consapevolezza. Non saremo potuti essere felici. Dovevo lasciarlo andare. Avrei rinunciato a Terence.

Dopo un po', Terence apparve «Des, puoi venire un momento? Nicole vuole parlarti.»
«Certo, anch'io devo dirle qualcosa. Voglio salutarla e farle i miei migliori auguri.» annunciai.
«Salutarla?» ripeté sorpreso Terence.
«Beh si, perché ho intenzione di partire questa sera.» gli passai accanto, senza nemmeno guardarlo.
«Ma come?»
«È stata una bella vacanza. Ci dovevamo vedere e ci siamo visti. Ora devo tornare al mio lavoro, e poi c'è Albert che mi aspetta.»
«Des...»
«Abbi cura di Nicole, è una brava ragazza.» mi limitai a dire ed entrai in camera di Nicole.
Terence avrebbe apprezzato la sua dedizione.

«Sono venuta a salutarti, Nicole. Parto questa sera. Ti faccio i miei migliori auguri.» le dissi.
«Ascoltami, io vorrei...» iniziò, ma io la interruppi. «Non dire niente Nicole. Non devi pensare mai più di voler morire perché è bello vivere e poi ci sarà Terence vicino a te.»
«No, questo non sarà mai possibile. Lo so bene, Terence ti ama e non esiste nessun'altra per lui.» mi disse Nicole.
«Ti prego Nicole...»
«No, devo parlarti. Io non vorrei dividervi, ma Terence è molto importante per me. È l'unico che mi dia la forza di vivere. Io non reciterò più, ecco perché voglio Terence vicino. Riesci a capirmi?»
«Lo avrai Nicole, sta tranquilla.» ribadii.
«Oh Des, mi dispiace.»
«Non devi dispiacerti. Non è colpa tua, doveva accadere. Sia io che Terence desideriamo che tu ti rimetta presto.» le dissi dolcemente. «Ciao e buona fortuna.»

Uscii dalla stanza. Se fossi rimasta ancora un po' sarei scoppiata a piangere. Mi appoggiai alla porta e finalmente le lacrime uscirono e si presero tutto il tempo per rigarmi lungo la guancia. Dopo un po' mi accorsi che qualcuno mi stava fissando. Terence era davanti alle scale. Mi ricomposi, e gli dissi «Addio, devo andare.»
«Aspetta, ti accompagno.» mi fermò lui.
«No, grazie. Non ce n'è bisogno.» lo superai e iniziai a scendere la scalinata.
«Voglio accompagnarti.» insistette.
«No, ho detto che non ce n'è bisogno. Terence, ti prego lasciami andare.» mi liberai dalla sua stretta e corsi giù per le scale, ma Terence mi rincorse e mi raggiunse. Sopraggiunse alle mie spalle e mi abbracciò.
«Io non voglio che tu vada via. Vorrei che il tempo si fermasse in questo momento.» disse Terence.
«Terence...» iniziai. Non avevo mai desiderato così intensamente che il tempo si fermasse.
«Non dire niente, ti scongiuro.»
Sentii le sue lacrime sul mio collo. Stava piangendo. Quella notte non ci scambiammo molte parole, non ce n'era bisogno. Entrambi sapevamo già tutto. Mi amava. Anch'io lo amavo tanto e purtroppo dovevamo separarci. Restammo così, abbracciati l'uno all'altra per un tempo che mi parve troppo poco, fino a quando disse «Non sai quanto mi dispiace lasciarti, ma lo devo fare. Promettimi che cercherai ugualmente di essere felice.»
Mi staccai dall'abbraccio e mi girai. Guardai i suoi occhi castani che tanto adoravo per l'ultima volta «Si Terence, promettimelo anche tu.»

Corsi via e quella volta non mi rincorse. Non avrei mai dimenticato il calore del suo petto al mio. Uscii dall'ospedale. Faceva molto freddo. Mi diressi a casa di Terence a prendere la valigia. Volevo partire subito. Tirai fuori dalla tasca del cappotto il regalo di Pat. Ascoltai la musica del carillon e subito mi sentii meglio. Quella notte, mentre la neve cadeva fitta a New York, il carillon mi aveva salvata. Senza la sua dolce musica non so se avrei raggiunto Chicago.

Terence

Stavo portando un peso enorme e non so se sarei stato capace di sopportarlo. Ero in piedi davanti alla finestra della camera dell'ospedale e stavo seguendo con lo sguardo Des allontanarsi sempre di più. Se n'era andata e non si era voltata neppure una volta.
«Terence, so che stai pensando a Des. Puoi andare da lei se vuoi. Non voglio che tu soffra per il mio egoismo.» mi lesse nel pensiero Nicole.
«Nicole, ormai quello che conta per me sei tu.» dissi, girandomi verso di lei.
«Oh Terence» mormorò commossa.

Ormai avevo deciso. Avevo scelto di stare vicino a Nicole. Dovevo dire addio alla mia signorina tutte lentiggini. Giorni felici trascorsi alla Saint Paul School, come siete lontani. Gli scherzi, le risate, quei momenti allegri non sarebbero tornati mai più, ma non ti avrei mai dimenticata Des. Ti amo e ti amerò per sempre.

Ciao ragazze🥹✨,
a teatro Des viene a sapere dell'incidente occorso a Nicole e comprende il motivo della tristezza di Terence. Così decide di parlare con lei per chiarire ogni equivoco.
Nicole tenta il suicidio perché non sopporta l'idea di vedere Des e Terence insieme. Des le impedisce di togliersi la vita, ma decide di rinunciare all'uomo che ama, in quanto Nicole non ha più niente per cui vivere apparte Terence. Non ha perso solo la gamba, ma anche la possibilità di recitare e di vivere la vita di una ragazza della sua età.

Terence accetta di stare con lei per sentimenti di amicizia misti a riconoscenza e pietà. Quel riflettore avrebbe ferito lui. Des si immedesima nei panni dei due, come sempre di un'empatia fuori dal comune. Penso però che Nicole abbia condannato Terence a una vita di infelicità e a una prigione di doveri e rimorsi.

A volte il destino può sembrare crudele, ma purtroppo bisogna piegarsi al suo volere. Des crede alle parole di Pat e ascoltando la melodia del suo carillon, sente che il suo cuore non è più così freddo. La neve cade silenziosa sulle strade di New York mentre Des va via❄️.

Terence e Des, nonostante siano fatti l'uno per l'altra, sono costretti a dirsi addio. 💔
Che dite, sarà un addio definito questa volta?

Vi voglio bene,
Carla💗

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