52. Sensi di colpa

Quando tornai a Chicago, mi diressi subito in ospedale.
«È andato tutto bene dottore. Questo glielo manda il dottor Kleis.» consegnai al dottor Leonard il documento nel suo ufficio.
«La ringrazio. Come sta il mio collega?» mi chiese lui.
«Per la sua età è ancora in gamba.»
«Mi fa piacere. E che cosa mi dice della Florida? Le è piaciuta?»
«Sono rimasta molto sorpresa, è un paese stupendo.»
«L'inverno in Florida è sempre molto mite.» continuò.
«Si, dottore, deve dirmi nient'altro?» lo sollecitai.
«A quanto sembra ha molta fretta di tornare a casa, vero?»
«Beh veramente...»
«Vada pure, lei è ancora in vacanza. Si diverta, ma cerchi di riposarsi.» mi congedò.
«Grazie dottor Leonard» uscii dall'ufficio e nella frenesia mi caddero le arance dalla borsa.
«Immagino che quelle arance siano per il suo paziente che soffre d'amnesia.» intuì il direttore.
«Si dottore. Cioè no, voglio dire che le ho portate anche per lei. Ecco.» mi corressi e gli dissi qualche arancia.
«Mi piacciono le arance.» disse divertito e me ne andai a casa.

«Salve Signor Frank!» salutai il proprietario di casa all'ingresso.
«Bentornata, stai bene un po' abbronzata.»
«Grazie, pensi che in Florida fa ancora molto caldo. Le ho portato un regalo.» gli dissi, dandogli qualche arancia.
«Oh grazie Des, sei molto gentile»
«Albert è in casa?» gli chiesi.
«Si, c'è ma da quando sei partita è diventato piuttosto malinconico.» raccontò.
«Davvero?» domandai stupita.
«Credo che soffra per la tua mancanza.»

Mi fiondai su per le scale e bussai alla porta.
«Des!» mi accolse Albert euforico.
«Buongiorno Albert» gli dissi abbracciandolo.
Mentre gli saltavo addosso, le arance mi caddero.
«Ma quelle arance...» mormorò divertito.
«Ah si sono per te Albert.» mi ricordai. Ero troppo felice di rivederlo.

«Allora ero sulla nave, quando...» iniziai mentre preparavo il pranzo.
«Fu la prima volta che vidi Terence. Era sul ponte della nave, c'era tanta nebbia.» Albert scoppiò a ridere.
«Oh Albert io...» dissi mortificata.
«Me lo hai ripetuto così tante volte che adesso potrei ripetertelo nei minimi particolari. Non devi offenderti, lo sai che puoi raccontarmi tutto ancora per mille volte e io ti ascolterò sempre.»
«Grazie Albert, sei un tesoro, adesso però siediti che ti finisco di raccontare.»
«Prepariamoci a sentire il seguito»
«Lo vidi la, in piedi tra la nebbia.» continuai «Mi sembrò di vedere Anthony. Ah Albert ti ho mai parlato di Anthony?»
«Si, è stato il tuo primo amore. Purtroppo morì in un incidente. Cadde da cavallo.» rispose prontamente.
«È così, ma non è stato il mio primo amore, perché avevo dodici anni quando mi sono innamorata del principe della collina.» gli confidai.
«Ti sei innamorata per la prima volta a dodici anni? Sei stata molto precoce Des.»

Ripensai al principe della collina, Anthony, Terence... oh no Terence era un'altra cosa. Non avevo provato per nessuno quello che provavo per lui. Avevo trascorso tanti bei momenti con Terence. Quando andavamo allo zoo di Londra per trovare Albert. Ricordo il suo dolce sorriso quando mi invitò a ballare alla festa di maggio della Saint Paul school. Che emozione quando mi baciò. Restai molto delusa quando non lo trovai alla casa di Pony. Ricordavo ancora il dolore che avevo provato quando era partito per gli Stati Uniti. Giurai a me stessa che l'avrei rivisto un giorno e finalmente quel giorno era arrivato. Sarei andata a Broadway e finalmente ci saremmo rincontrati.

«Albert, non è bello sentirsi vivi?» gli dissi euforica.
«Si, hai ragione Des. E così domani parti per New York. Il fatidico giorno è arrivato.»
«Albert, devo uscire per prendere delle cose. Ti serve niente?» lo informai mentre mi mettevo la giacca.
«No, grazie» rispose e uscii.

«Non mi sembra vero. Domani sarò a Broadway. Come sono felice.» canticchiai mentre uscivo dal portone di casa. In quel momento, il suono di clacson mi risvegliò dai miei pensieri.
Mi voltai. Patrick era al volante della sua macchina insieme a Peter, Kriss e Annie.
«Ciao Des, dove vai?» mi disse Patrick.
«Sei particolarmente felice oggi.» intervenne Peter «Non ti ho mai vista così eccitata.»
«È naturale che lo sei. Starai già pensando a domani che rivedrai il tuo Terence.» intuì Annie.
«Ho l'impressione di toccare il cielo con un dito. Ma da quanto tempo mi seguite?» domandai loro.
«Soltanto da quando ti abbiamo visto uscire di casa» disse Patrick divertito.
«Eravamo venuti a prenderti per festeggiare insieme la tua partenza per New York.»
«Si, devo prendere alcune cose in centro.» risposi.
«Sai, veniamo con te, così stiamo insieme.» propose Patrick.
«Va bene grazie.»
«Poi quando torneremo a casa, prepareremo un bel pranzetto ai ragazzi» propose Kriss.
«Ma pensi che i ragazzi, sapendolo mangeranno?» domandai e scoppiammo tutti a ridere.

«Vorrei compare una giacca da regalare a Terence.» dissi ad Annie e Kriss mentre ammiravamo le vetrine di un negozio.
«Io ti proporrei di comprarla a New York. Lì ci sono i negozi più alla moda.» mi consigliò Annie.
«D'accordo, avete ragione. Guardate che magnifiche rose.» dissi poco dopo davanti a una fioreria.
«Si, sono bellissime.»
«Voglio comprarne una dozzina da portare a Terence.» le informai.
«Des!» mi fermò Annie «Ma sai quanto tempo occorra per andare da Chicago a New York? Se comprerai qui le rose quando arriverai saranno appassite.»
«Già.» acconsentì delusa.
In quel momento Patrick e Peter arrivarono con in mano dei coni di gelato «Ei ragazze, ecco il gelato.»
«Oh no. Grazie del pensiero, ma non posso portarlo a Terence. Si scioglierebbe lungo la strada.» replicai io.
«Ma che dici? Noi l'abbiamo comprato per mangiarlo adesso Des.» spiegò Peter.
«Sempre Terence, possibile che non pensi ad altro?» mi punzecchiò Annie.
«Su prendete, anche d'inverno il gelato è una delizia.» ci disse Patrick.
«Grazie.»

All'improvviso sentii la voce di Amanda e ci girammo tutti nella sua direzione.
«Muoviti Steve, dobbiamo andare a comprare un vestito.»
«Ma quando finiremo?» si lamentò Steve esasperato. Amanda uscì dal negozio e ci vide.
«Eh? Una vera signorina non mangerebbe mai il gelato per la strada. Non è affatto elegante.» disse guardandomi con uno sguardo carico d'odio.
«Non ci tengo ad essere una vera signorina se significa rinunciare a mangiare un gelato così.» replicai.
«È molto buono, sai? Vorresti assaggiarne un po' Amanda?» mi sostenne Pat.
«Noto con dispiacere che Destiny continua ad avere un'influenza negativa su di voi.» ribadì sprezzante «Vieni Steve, andiamo via.» prima di entrare nell'auto si fermò «Senti Des, forse non sai che parto. Vado a New York per assistere alla prima di Romeo e Giulietta.» annunciò presuntuosa «E tu sai cosa significa vero? Mi incontrerò con Terence, mentre tu resterai qui a Chicago. Ma so che ti piace tanto prenderti cura dei tuoi malati, vero Des? Ciao»
Amanda aprí la portiera e Steve rimase imbambolato dietro di lei. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo. Ripensai a quando lo avevo salvato da quei teppisti quella notte di qualche settimana prima. Ero certa che anche lui stesse pensando la stessa cosa. Steve si ricompose e raggiunse la sorella dentro l'automobile.

«Des, non capisco perché non hai detto ad Amanda che anche tu andrai a vedere lo spettacolo di Terence.» mi disse Annie quando se ne andarono.
«Lo sapete che ad Amanda piace moltissimo stuzzicarmi. È il suo unico divertimento. Non vedo perché dovrei privarla di questo piacere.» spiegai.
Dopo qualche ora, tornammo tutti a casa da Albert.
«Albert, mentre Des sarà a New York io e Kriss verremo ad aiutarti tutti i giorni. Spero che non ti dispiaccia.» gli disse Kriss dopo cena.
«Oh no, mi fa piacere invece perché siete delle ottime cuoche.» replicò lui.

«Ho la sensazione che Des non ritornerà più a Chicago.» disse triste Peter al fratello, Kriss e Annie quando scesero le scale del condominio a fine serata.
«Secondo me ritorna.» replicò Annie.
«Credi che Terence la lascerà ripartire?» domandò perplesso Peter.
«Non dimenticare che qui c'è Albert. Des non lo lascerebbe mai. Si sente molto responsabile verso di lui.» intervenne Patrick.
«È vero. Non avevo pensato a questo.» concluse Peter.

Quando Peter, Patrick, Annie e Kriss se ne andarono, lavai i piatti della cena con Albert.
«Des, hai preparato tutto per la tua partenza?» mi chiese.
«Si, Albert. È tutto pronto.» risposi. Non vedevo l'ora che arrivasse il giorno seguente.
«Des, Des» mormorò divertito Albert.
«Si, Albert, cosa c'è?»
«La tua mente e il tuo cuore sono già a New York. Purtroppo io non ricordo ancora niente, ma quando lavoravo allo zoo di Londra Terence e io ci siamo visti spesso?» mi chiese.
«Si, andavate molto d'accordo. Passavate insieme giornate intere. Sembravate fratelli.» gli spiegai.
«Mi piacerebbe rincontrarlo ancora.»
«Sono certa che anche Terence lo desidera.» gli feci sapere.
«Per ora portagli i miei saluti.»
«Si.» gli promisi.
«La temperatura si è abbassata ancora. Quando ci sveglieremo domani, troveremo la neve.» disse Albert guardando oltre la finestra.
«Albert, devi promettermi che non andrai via se dovessi riacquistare la memoria mentre sono lontana.» gli dissi seria.
«Ti do la mia parola d'onore Des. Non devi preoccuparti per me. Devi pensare solo a trascorrere una bella vacanza.» affermò premuroso.
«Grazie Albert, sei tanto gentile.»
«Ricordati che devi svegliarti molto presto domani mattina. Forse è meglio che tu vada a dormire. Faccio io qui.»
«Grazie Albert. Buonanotte.»

Terence

Dal giorno dell'incidente di Nicole, ero andato all'ospedale tutti i giorni.
«Questi fiori sono per Nicole Sanders.» dissi a un'infermiera alla reception.
«Abbiamo ricevuto ordini precisi. Non possiamo accettare regali per la signorina Sanders, mi dispiace.» mi rispose.
«Non importa, li lascerò qui.» consegnai ugualmente i fiori e tornai fuori. Faceva molto freddo e l'ospedale era avvolto da una fitta nebbia. Cosa stava facendo in quel momento Nicole? A cosa stava pensando?

Andai in teatro. Le prove erano riprese. La troupe stava sistemando le funi e i pannelli per accertarsi che fossero sicuri. Che tristezza, tutti avevano già dimenticato l'incidente di Nicole. Lo spettacolo doveva andare avanti. Il signor Hathaway si avvicinò a me «Terence, la signorina Karen ha accettato di sostituire Nicole. Spero che vi troviate bene insieme.»
Al suo fianco c'era Karen Kleis. Era carina e talentuosa. Avevo provato con lei alle audizioni.
«Ciao Terence, come stai? Farò del mio meglio per essere all'altezza di Nicole.» mi tese la mano.
«Non preoccuparti Karen.» gli dissi stringendogliela.
Il signor Hathaway pensava solo al successo dello spettacolo. Forse era giusto, la vita continuava, ma io non ci riuscivo a dimenticare Nicole.

Il giorno dopo tornai di nuovo in ospedale.
«Oh è lei.» mi disse l'infermiera alla reception «Senta, se vuole può andare a trovare la signorina Sanders. La madre non c'è in questo momento. Salga al primo piano. È nella stanza numero 12, la seconda porta a destra.»
«Grazie.» risposi e mi diressi al primo piano. Aprii la porta teso e nervoso. Non l'avevo mai vista da quando era rimasta ferita.

«Terence...» mormorò Nicole. Era distesa al letto, con la schiena appoggiata alla testiera. Era pallida e i suoi capelli chiari erano disordinatamente legati in una coda.
«Ciao Nicole.»
«Sono molto sorpresa di vederti. So che venivi in ospedale tutti i giorni. Grazie. Dimmi, stanno tutti bene i compagni a teatro? E le prove come vanno? Ho saputo che il mio posto è stato preso da Karen. Certo ne sarà felice. Desiderava tanto recitare quella parte. Sai, mi piacerebbe assistere alla prima.» disse senza fermarsi. Non dissi niente. Avevo il terrore di dire qualcosa di profondamente sbagliato e inopportuno. Rimanemmo in silenzio, finché Nicole mi domandò prendendomi alla sprovvista «Sta per arrivare non è vero?»
«Come? Di chi parli?»
«Di Destiny. Verrà, è vero?»
«Si» risposi con un filo di voce. Des stava per arrivare. Avevo desiderato tanto quell'incontro e avrei voluto accoglierla in un'altra situazione.
«Così potete stare insieme finalmente.» disse gelida Nicole.
«Eh?» domandai. La sua espressione era cambiata.
«È soltanto tua la colpa se adesso io sono qui. Avrei voluto che tu scegliessi di starmi vicino per tutta la vita e invece ora...»
«Nicole!» esclamai scioccato.
«No, non volevo dirlo. Terence, io non ti odio sai? Tu non hai nessuna colpa. Mia madre vorrebbe che ti odiassi, ma io non ci riesco.» Nicole iniziò a piangere «Terence, non devi preoccuparti per me. Devi pensare solo allo spettacolo e a rendere Des felice. Dimenticami, per il bene di tutti e tre. Ti prego, lasciami sola adesso, non tornare mai più. Non voglio più vederti.» singhiozzò.
«E invece tornerò Nicole, a domani.» mi limitai a dire e uscii.

Nell'esatto momento in cui andai fuori in corridoio, la madre di Nicole stava tornando.
«Buongiorno signora Sanders.»
«È un miracolo che Nicole si sia ripresa. Ma ora più che mai ha bisogno di averti vicino.» mi disse guardandomi negli occhi «Terence, qualunque siano i tuoi sentimenti per lei ti scongiuro di non abbandonarla. In fondo ti ha salvato la vita. Vorrei che tu le stessi vicino per sempre.»
Abbassai la testa. Non avevo il coraggio di dirle che amavo un'altra persona.

Ciao a tutti🤩✨,
Tornata a Chicago, Des festeggia la sua partenza per New York con i suoi più cari amici. Il suo cuore ha già raggiunto Terence a New York, ma non può immaginare quanto il ragazzo sia preoccupato per la disgrazia accaduta alla sua amica Nicole.

Intanto Karen prende il suo posto nello spettacolo e la madre di Nicole fa pressioni a Terence per fargli rimanere vicino alla figlia, dato che è rimasta invalida per salvarlo. Cosa farà Terence? Seguirà il suo cuore o farà felice Nicole che si è sacrificata per lui rinunciando per sempre a Des?

A presto,
Carla💗

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