50. Un viaggio movimentato
«È arrivata una lettera per te.» mi disse Albert una sera. «Immagino che saprai chi è che te la manda»
«È di Terence!» esclamai e gli presi subito la lettera dalle mani. «Finalmente mi ha scritto e mi ha mandato il biglietto del teatro.»
«È meraviglioso Des. So cosa stai pensando, ma puoi andare tranquillamente. Io sto bene adesso.» mi lesse nel pensiero Albert.
«Grazie Albert, te ne sono molto grata.» dissi e mi fiondai in camera a leggere la lettera di Terence.
Carissima Des,
so che Albert sta meglio, quindi potrai venire da me più tranquillamente. Desidero tanto rivedere la mia Giulietta della Saint Paul school.
All'interno c'era il biglietto del teatro e anche quello del treno. Fui molto sorpresa di scoprire che c'era solo quello dell'andata.
Il giorno dopo, bussai all'ufficio del dottor Leonard.
«Avanti.» mi disse ed entrai.
«Buongiorno dottore, perché mi ha chiamato?»
«Sto esaminando la sua richiesta per avere qualche giorno di ferie.» dichiarò.
«Spero che non abbia nulla in contrario.» replicai tremante.
«Signorina, non le sembra di chiedere un po' troppo? Una settimana è una bella vacanza, non crede?»
«Cerchi di capirmi Dottor Leonard, devo arrivare fino a New York.» gli spiegai.
«E affronta un viaggio così lungo soltanto per assistere ad uno spettacolo a Broadway?» indagò.
«Ma...»
«Stia tranquilla, non mi interessa sapere come ha intenzione di passare le sue vacanze.»
«Allora ho la sua autorizzazione dottore?» esclamai euforica.
«A partire da domani, avrà a sua disposizione dieci giorni di vacanza.» dichiarò.
«Ma non ho bisogno di così tanto tempo.» obiettai.
«Le ho concesso un periodo più lungo perché voglio che vada prima in Florida.»
«In Florida?» ripetei perplessa.
«Dovrà consegnare dei documenti molto importanti ad un mio amico, il dottor Kleis che vive laggiù.» mi informò.
«Va bene dottore.» acconsentii.
✩✩✩
«Cosa? In Florida? È un posto bellissimo, non sei contenta?» esclamò entusiasta Albert, dopo che gli raccontai della proposta del dottor Leonard.
«Si Albert, ma io mi preoccupo per te.» ribadii.
«Non ce n'è bisogno.» mi tranquillizzò.
«Chiederò a Kriss e Annie di prendersi cura di te.» continuai.
«Des, sai bene che mi sono ristabilito quasi completamente, anche se non ho ancora recuperato la mia memoria.» affermò.
«Comunque sta tranquillo, tornerò al più presto.» lo rassicurai.
«Ma certo. Non dimenticare che devi andare a Broadway. Mi è venuta in mente un'idea fantastica. Perché non porti con te il manifesto in Florida?»
«Oh Albert. Non prendermi in giro.» arrossii e iniziai a preparare le valigie.
Il giorno dopo andai in stazione molto presto.
«Mi scusi signorina, lei sta per prendere questo treno, vero?» una signora di mezza età si avvicinò a me al binario.
«Si, signora» annuii.
«Potrei sapere su quale stazione scenderà signorina?»
«A Jacksonville signora, ma perché le interessa?»
«Oh sono davvero fortunata.» esclamò e chiamò un ragazzo che era in piedi dietro ad una colonna «Gilbert, vieni qui. Su sbrigati.»
Avrà avuto quattoridici anni, aveva la pelle olivastra e i capelli castani.
«Signorina, questo ragazzo deve andare in Florida. Vorrebbe essere così gentile di occuparsi di lui? Sarei più tranquilla se sapessi che viaggia con qualcuno.» mi informò.
«Senti, io non ho alcun bisogno di un guardiano.» replicò infastidito il ragazzino. «Non sono un bambino.»
«E allora perché abbiamo fatto il biglietto ridotto?» gli domandò con enfasi la donna. «La prego signorina, le sarei molto grata.»
«Va bene, accetto.» risposi.
Io e Gilbert salimmo sul treno e ci dirigemmo al nostro vagone. Ci sarebbe voluta quasi un giorno per arrivare in Florida. Eravamo in treno già da un po', e Gilbert non mi aveva ancora rivolto una parola.
«Scusa, la vuoi un po' di cioccolata?» gli offrii.
«No, grazie. Ti consiglio di piantarla di trattarmi come un bambino.» ribatté scontroso.
«Stiamo viaggiando insieme già da un'ora e non ci siamo ancora presentati. Io mi chiamo Destiny. Credo che diventeremo amici, non è vero Gil?»
«Il mio nome è Gilbert.» ribatté seccato.
«Si, capisco, ma ho sentito che quella donna ti chiamava così» gli spiegai.
«Sembri una ragazza simpatica, così ti do il permesso di chiamarmi Gil.» acconsentì dopo un po' e prese la cioccolata.
Era quasi sera quando aprii il finestrino per guardare fuori.
«Vorrei tanto sapere dove siamo adesso.»
«No, non aprire la tenda.» mi fermò Gil.
«Sei ancora sveglio, Gil?»
«Vedi, mio padre è morto di tumore ed io ho sempre l'impressione di vedere il suo viso riflesso nei vetri.» mi raccontò.
«Mi dispiace Gil.» mormorai.
«È stato ucciso da un dottore, un ciarlatano.» affermò con una sfumatura di astio nella voce.
«Ti capisco, ma non devi parlare così di un dottore.» dichiarai.
«Ah no? E perché?»
«Perché io sono un'infermiera e...»
«Un'infermiera? Non è possibile! E non dirmi che lavori al Santa Johanna.» iniziò infervorato.
«Si invece» replicai.
«Se mio padre è morto è solo colpa di un dottore ciarlatano che lavora nel tuo ospedale.»
«Ti stai sbagliando Gil. Ci sono soltanto bravissimi dottori al Santa Johanna. Ti ricordi il nome del dottore che ha curato tuo padre?»
«Si chiama dottor Leonard.» rispose.
«Cosa?»
«Mi ha detto che mio padre è arrivato troppo tardi in ospedale, ma è una grossa bugia. Un anno prima mio padre ci era andato e lui gli disse che il suo dolore di stomaco non era niente di grave.» spiegò stizzito.
«Mi dispiace Gil, ma al tempo non erano in grado di sapere che si trattasse di un tumore.» lo difesi io.
«No, è un incapace. Se avesse deciso allora di operare mio padre, ora sarebbe ancora vivo.»
«Il dottor Leonard è una persona competente.» continuai io.
«Il fatto è che sono rimasto solo adesso e sono costretto ad andare da alcuni parenti.» disse abbassando la testa.
«Deve essere molto triste.» appurai.
«Tu invece vai a passare le vacanze, vero?»
«Vado in Florida per conto del dottor Leonard. Devo consegnare alcuni importanti documenti ad un suo amico.» risposi. Non dicemmo nient'altro e approfittati per dormire un po'.
Quando mi svegliai, Gil non c'era più. Immaginavo che fosse andato in bagno, ma non vedendolo tornare mi preoccupai e mi accorsi che la mia valigia era scomparsa.
Doveva aver aspettato che io dormissi per scappare e non andare così dai suoi parenti in Florida. Lo cercai negli altri vagoni, ma non c'era nessuna traccia di lui. Arrivai al terrazzino in fondo al treno e Gil era proprio lì.
«Gil! Sapevo che ti avrei ritrovato.» esclamò tirando un sospiro di sollievo «Però promettimi che non scapperai più, d'accordo?»
«Ti informo che i documenti non sono più nella valigia.» si limitò a dire guardando dietro davanti a sè.
«Come hai detto? E allora dove sono?» esclamai sconcertata «Credi che tuo padre sarebbe orgoglioso di te se sapesse che hai fatto una cosa del genere?»
«Certo che lo sarebbe. Farei qualunque cosa per creare problemi al dottor Leonard.» rispose sicuro di sè.
«No, Gil. Sarò io ad avere grossi problemi se perdo quei documenti.» affermai decisa.
«Mentre il dottor Leonard impiegherà un sacco di tempo per riscrivere tutto.»
«Come? Hai letto quelle carte?»
«Odio i dottori e le infermiere. Des, tu non potrai mai capire quanto io abbia sofferto.» continuò triste.
«Credo che tu abbia ragione.» Gil mi guardò strano, poi aggiunsi «Io non ti posso capire perché non ho né un padre nè una madre.»
«Sono morti tutti e due?» mi chiese.
«Non lo so, mi hanno abbandonato sin da piccola.»
«Come?»
«Ti scongiuro Gil, dove hai messo quei documenti?» lo implorai.
«Li ho gettati fuori dal treno.» rispose.
«In che punto?»
«Quando siamo passati sul ponte.»
Lo spinsi via e mi preparai a buttarmi.
«Che cosa vuoi fare?» esclamò scioccato.
«Voglio saltare giù dal treno e andare a cercarli.» gli dissi. Rischiavo di perdere il mio posto se non li avrei ritrovati.
«Spero che non dirai sul serio.»
«Certo. C'è l'erba molto alta in questo punto, non mi farò male»
«Des! No, fermati è pericoloso!»
«Lasciami Gil. Non preoccuparti, ti ho detto che non mi succederà niente.» protestai.
«Andiamo, non fare la stupida Des.» Gil si tenne stretto a me imprendendomi di andare.
In quel momento il capotreno uscii fuori «Ei, ma cosa fate?»
«Presto mi aiuti, vuole saltare giù dal treno.» disse disperato Gil.
«Signorina, la smetta e non faccia sciocchezze. Mi bastano i problemi che mi sta dando un'ammalata. Non ci si mettere pure lei.» disse stravolto.
«Un'ammalata?» esclamai perplessa.
«Già, una bambina in prima classe che ha forti problemi all'addome.» spiegò angosciato.
«Mi accompagni subito da lei. Forse posso aiutarla, sono un'infermiera.» mi offrii.
Arrivai in una sala della prima classe dove Carrie, una bambina di sette anni era distesa a letto in preda a forti dolore.
«Probabilmente è un attacco di appendicite.» rilevai.
«Non le può far qualcosa per far passare i dolori?» mi domandò la madre.
«Mi dispiace, non ho niente. Quando ha cominciato a lamentarsi?»
«Qualche ora prima di salire sul treno» rispose.
«Se stava già male, perché siete partite ugualmente?» disse il capotreno infastidito.
«Ma non pensavo che fosse una cosa grave.» si giustificò.
«Quanto tempo manca alla prossima stazione?» chiesi io più pragmatica.
«Credo che purtroppo mancherà ancora un'ora abbondante.»
«Speriamo che non degeneri in peritonite. Sta troppo male, non ce la farà ad aspettare così a lungo.» dichiarai «Gil, vuoi andare a prendere dell'acqua fredda?»
«Certo.» rispose lui e mi rivolsi al capotreno «Scusi, lei dovrebbe cercare di sapere se c'è un dottore che viaggia su questo treno.»
Dopo che Gil e il capotreno uscirono, restai da sola con la madre di Carrie.
«Andrà tutto bene, stia tranquilla. Fra poco arriverà un medico.» cercai di tranquillizzare. Qualche minuto dopo, il capotreno tornò con un medico,
«La situazione è grave, bisogna operare subito.» accertò serio.
«La prego dottore, salvi mia figlia.» lo imploro lei.
«Capisco signora, ma qui sul treno non posso...»
«Io la assisterò» dichiarai determinata.
«Lo farebbe?»
«Certo, è mio dovere. Sono un'infermiera.»
«Allora se è così prepariamoci pure.» disse, aprendo la sua valigetta.
✩✩✩
«Come sta?» ci chiese la madre quando io e il dottore uscimmo dalla stanza dopo l'operazione.
«È andato tutto bene, ma se avessimo aspettato ancora sarebbe stato troppo tardi.» dichiarò.
«Grazie, grazie tante dottore.»
«È ancora sotto anestesia, sta dormendo.» dissi io.
Il treno si era fermato e la madre di Carrie andò dalla figlia.
«Complimenti signorina, lei diventerà una brava infermiera. Dove lavora?» mi chiese il medico, prima di scendere dal treno.
«All'ospedale Santa Johanna di Chicago.» risposi.
«Sul serio? Allora la prego di portarle i miei saluti al caro dottor Leonard.»
«Ma il dottor Leonard la conosce? Cosa dovrò dirgli?»
«Gli dica che lo saluta il suo caro compagno di università.» si limitò a dire «Arrivederci, il mio treno mi aspetta.»
«Grazie dottore.»
In quel momento mi accorsi che Gil era dietro di me «Gil, perché sei qua?»
«Volevo aspettarti.»
«Il treno sta ripartendo. Io devo scendere e noleggiare un cavallo in città.» gli spiegai.
«E cosa ci fai con un cavallo?» mi chiese stupito.
«Devo andare a cercare quei documenti che tu hai gettato via.» gli rammentai.
«No Des.» mormorò e tirò fuori dei documenti dalla sua valigia.
«Mi hai detto una bugia, non li avevi gettati dal treno.» esclamai sollevata.
«È vero, li avevo soltanto nascosti.»
«Come sono felice.»
«Sai, avevo un'opinione sbagliata dei dottori e delle infermiere e l'ho capito soltanto oggi quando ho visto come vi preoccupavate per salvare Carrie.»
«Gil, anche il dottor Leonard si sarebbe comportato allo stesso modo.»
«Ti credo Des e vorrei tanto chiedergli scusa. Ho capito che contro certe malattie nemmeno i medici possono far nulla.» affermò.
«Che lavoro faceva tuo padre?» gli chiesi.
«Era un bravo tecnico delle luci, lavorava al teatro Elmore.»
«Al teatro Elmore di Chicago?»
«Si, proprio quello. L'ultimo lavoro che poté seguire fu Re Lear, della compagnia Stratford. Papà amava molto il suo lavoro ed era anche molto bravo. Quella sera nonostante stesse già male, continuava a fare scrupolosamente il suo dovere. Illuminava la scena cercando di risaltare l'attore che in quel momento recitava.»
«Sai Gil, anch'io ero presente quella sera.» gli dissi.
«Davvero Des? Eri a teatro?» mi chiese stupefatto.
«Si»
«Mi diceva che c'era un attore, molto bravo che però gli dava tanti problemi.» proseguì «Era l'attore che impersonava il re di Francia e si chiamava...»
«Terence?» conclusi.
«Si, Terence Granchester. Giusto, come hai fatto ad indovinare?»
«Conosco da tempo Terence, siamo amici.» risposi.
«Davvero?»
«Quando ripartirò dalla Florida, andrò a vederlo recitare a Broadway»
«È sempre stato un sogno di papà poter lavorare in uno dei tanti teatri di Broadway.» mi disse Gil con una sfumatura triste nella voce.
«In fondo tutti i teatri sono uguali e quello che conta è saper svolgere bene il proprio lavoro e le luci di Re Lear erano perfette.» gli dissi tenendogli una mano sulla spalla.
«Credo che papà sarebbe stato contento di saperlo.» disse commosso.
«Guarda Gil com'è grazioso questo paesaggio con le stelle e la luna.» guardai
«Si, queste luci sono molto belle.» constatò.
«Sarà il tuo papà che si preoccupa di accenderle tutte le sere dal paradiso.»
Ciao a tutti🤩✨,
il dottor Leonard concede le ferie a Des, cosicché possa andare a New York per assistere allo spettacolo di Terence. Con l'occasione andrà in Florida per consegnare alcuni documenti ad un collega. Un ragazzo di nome Gilbert le viene affidato per farlo arrivare a destinazione, ma il ragazzo le sottrae i documenti per vecchi rancori contro il dottor Leonard. Intanto Carrie, una bimba di prima classe, soffre per una peritonite e Des assiste il medico durante l'operazione. Des insieme al disponibile dottore che si rivelerà essere un amico del dottor Leonard la salvano.
Infine Gilbert rivela a Des che suo padre lavorava nello stesso teatro dove la compagnia di Terence aveva recitato "Re Lear."
A presto,
Carla💗
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top