48. Rivelazioni
«Buongiorno Des» mi salutò Albert quando andai in cucina per fare colazione.
«Buongiorno! Come al solito ho dormito tardi» esclamai «Se non mi sbrigo farò tardi al lavoro» dissi.
«Scusa Des, ma non devi fare il turno di notte oggi?» mi chiese lui.
«Oh.» mormorai. Albert notava sempre tutto.
«Perché non sei rimasta a letto a dormire?» continuò lui ridendo.
«Beh pazienza, tanto devo andare lo stesso in ospedale», finse di essermi dimenticata.
Albert mi guardò in modo strano. Forse sospettava qualcosa. Avrei cercato di convincere il dottor Leonard. Era stato molto esplicito e soprattutto deciso, ma io non potevo rinunciare tanto facilmente a quella professione che amavo.
Andai nell'ufficio del direttore.
«Le prometto che non appena Albert riacquisterà la memoria, tornerò a dormire in ospedale» gli assicurai.
«Inutile insistere! Non cambierò la mia decisione» sbraitò «Guardi qui.» il dottor Leonard mi mostrò una fotografia sopra la sua scrivania. Era ritratta una crocerossina insieme a quattro soldati.
«Ma questa è...» mormorai.
«Si, è Kate, l'infermiera che ha raggiunto il fronte italiano quando Diana è andata in Francia.»
«Spero che stia bene.»
«Si, ma mi dice che deve dormire in una tenda. L'infermiera Kate dovrebbe esserle di esempio.» continuò il direttore.
«Dottore, cerchi di capire...» insistetti.
«Una brava infermiera deve rispettare i suoi superiori e obbedire alle regole, visto che lei non ci riesce, sono costretto a mandarla via» dichiarò severo.
In quel momento la capo infermiera entrò nell'ufficio «Mi scusi dottor Leonard, abbiamo ricevuto adesso un messaggio che riguarda Kate.»
«Che cosa le è successo?» domandò allarmato.
«È stata ferita durante un bombardamento e...» spiegò la capo infermiera con le lacrime agli occhi.
«È morta?»
«Si.»
«Impossibile, proprio ieri ho ricevuto una sua lettera in cui mi diceva che stava bene.» disse sconvolto il dottor Leonard.
Lasciai il dottor Leonard e la capo-infermiera e raggiunsi le altre in sala infermiere.
«Avevo ricevuto una sua lettera pochi giorni fa.» diceva Sophie.
«Non aveva ancora compiuto vent'anni. Povera Kate...»
«Des, perché sei qui? È la tua mattinata libera» mi disse Nathalie quando entrai.
«Beh ecco, il dottor Leonard mi ha licenziata» annunciai avvilita.
«Forse a causa di quel paziente di nome Albert?» mi chiese Sophie.
«Si.» risposi.
«Des, perché non sei venuta qui a parlare prima con noi?» domandò Nathalie.
«Potevi metterci a corrente della situazione» aggiunse Rachel.
«Il problema riguarda me, volevo risolverlo senza coinvolgere nessun altro» affermai decisa.
«Des, siamo colleghe. Dobbiamo aiutarci tra noi, non credi?» ribatté Nathalie.
«Io propongo di andare a parlare con il direttore» consigliò Sophie.
«No, aspettate» tentai di fermarle.
«D'accordo, il dottor Leonard dovrà darci una spiegazione» ribadì decisa Sarah.
«Molto bene, andiamo» Nathalie mi prese per un braccio e andammo nel suo ufficio.
«No! Assolutamente no! Non sono abituato a cambiare le mie decisioni una volta che le ho prese» latrò il dottor Leonard battendo i pugni sul tavolo.
«Neanche quando si rendesse conto di avere sbagliato?» chiese ferma Sophie.
«Neanche!» ribatté lui.
«Ma questo è ingiusto» affermarono in coro.
«Non voglio sentire una parola di più. Tornate al lavoro» ordinò il dottor Leonard.
«No, deve ascoltarci» dichiarò Sophie «Des cerca di guarire il suo amico, ma nello stesso tempo lavora in ospedale e assiste anche gli altri malati. È una ragazza che tutti dovremmo prendere come esempio»
«Sophie...» mormorai allibita.
«Vorrei farle leggere una lettera di Kate e allora capirebbe quello che voglio dire. Kate ha assistito incurante del pericolo centinaia di soldati feriti, senza fare alcuna distinzione. Per questo è morta. Posso immaginare come reagirebbe adesso Kate se sapesse che qui è stato cacciato via non solo un ragazzo ferito in guerra, ma anche l'infermiera che si occupava di lui.» Sophie aveva la voce strozzata e il dottor Leonard teneva in mano la fotografia di Kate.
«Dottor Leonard, la preghiamo di far restare Destiny» affermarono in coro.
«Se Kate fosse qui con noi, credete che mi chiederebbe la stessa cosa?» domandò il direttore.
«Certo dottor Leonard.»
Passò qualche secondo, finché il dottor Leonard disse «Voglio rendere omaggio alla memoria di Kate»
«Allora Des può tornare tra di noi?» chiese contenta Sophie.
«Si, ma non sono io a deciderlo, ma la vostra povera collega Kate.»
«Grazie di tutto ragazze» le ringraziai commossa.
Non avevo mai avuto occasione di lavorare con Kate. Lei lavorava al Santa Johanna da molto prima che io arrivassi ed era sempre sorridente e professionale. Avrei voluto ringraziarla personalmente, ma purtroppo non ci restava altro che la sua foto ormai. Bombardavano anche nelle vicinanze degli ospedali da campo. Pensai a Diana e a quanto avrei voluto che tornasse sana e salva.
«Des, questa sera non devi fare il turno di notte» mi disse Sophie quel pomeriggio in corsia.
«Ma come? Non capisco» le risposi perplessa.
«Devi occuparti di Albert, non puoi lasciarlo solo di notte e se sarà necessario farlo ricoverare di nuovo, il dottor Leonard è già d'accordo» affermò.
«Mi sembra impossibile.» la ringraziai.
Non vedevo l'ora di raccontarlo a Albert, sarebbe rimasto molto sorpreso. Il dottor Leonard era stato molto buono. All'ora di cena tornai a casa. Girai le chiavi nella serratura e entrai. Le luci erano spente e Albert non c'era nè in salotto nè in camera sua.
«Albert!» lo chiamai. Doveva aver capito che avevo qualche problema con il direttore dell'ospedale, allora aveva deciso di andarsene per non darmi ulteriori preoccupazioni. Non mi aveva lasciato neanche un biglietto. Proprio quando tutto stava andando per il meglio. Il pensiero che in quella casa c'era qualcuno che mi aspettava rendeva tutto più bello. Albert, col suo caro sorriso, la sua dolcezza.
Mi ricomposi, presi la borsa e andai dal dottor Frank al piano terra.
«Signore Frank, ha per caso visto Albert oggi?» gli chiesi.
«Buonasera Des, no mi dispiace, oggi non l'ho visto.» mi rispose amareggiato.
«Grazie.»
Uscii subito fuori a cercarlo. Albert non poteva essere andato in centro, non amava stare in mezzo alla folla.
Mentre camminavo per un vicolo secondario, vidi da lontano un gruppetto di ragazzi che circondavano un giovane appoggiato alla parete di una palazzina.
«Che ne dite? Gliela diamo una bella lezione?» domandò un tizio.
«Si, ho voglia di divertirmi questa sera» rispose l'altro.
«Ma io vi ho già chiesto scusa» mormorò il giovane. Trattenni il respiro. Era la voce di Steve. Mi avvicinai.
«Non ci servono le tue scuse. Non sappiamo che farcene» sbraitò quello che supposi essere il capo della banda.
«Ma con chi credete di parlare? Io faccio parte della famiglia Andrew» si difese Steve con un tono di superiorità.
«Davvero? Ci fa tanto piacere» sorrise il tizio avvicinandosi minaccioso.
«Sta attento a quello che fai, potresti pentirtene amaramente» replicò Steve impaurito.
«Hai paura, ma prima eri tutto allegro quando volevi spaventarci con la tua automobile» ribatté. Avevano ragione Patrick e Peter. Steve era troppo avventato con le auto.
«I bambini ricchi come te sono troppo viziati» lo intimorì avventandosi contro di lui.
«Lasciatemi! Lasciatemi!» urlò Steve.
«Fermatevi!» intervenni io.
«Des...» mormorò stupito Steve.
«E questa da dove salta fuori?» domandò beffardo uno del trio.
«Ci sapete fare vero? Tre contro uno, bei vigliacchi» affermai con le mani sui fianchi.
«Sta zitta e impicciati dei fatti tuoi» mi ordinò il capo della banda.
«Piantatela di fare i duri e lasciatelo stare» ribattei io decisa.
«Si, ragazzi lasciate stare il damerino, sarà più divertente con questa ragazza» affermò quello grosso allontanandosi da Steve e dirigendosi verso di me «L'hai voluto tu» sogghignò.
«Non vorrete picchiare una ragazza, spero» dissi, cercando di nascondere il terrore dentro di me. La situazione si stava facendo brutta.
«Ora vedrai» ridacchiò il capo, ma io gli tirai la mia borsa in testa. Gli altri due si precipitarono verso di me, ma usai il primo come scudo e caddero entrambi a terra. Steve era rimasto imbambolato accasciato al muro.
«Steve forza scappiamo» gli urlai.
«Sì» mi seguii lui confuso.
Corremmo più veloce che potemmo e uscimmo dal vicolo fino alla strada principale.
«Che corsa abbiamo fatto, ma ora siamo in salvo» esclamai sollevata.
«Va bene, sono in debito con te, ma potevi anche fare a meno di aiutarmi» mi disse stizzito Steve e corse via.
«Bel ringraziamento per tutto quello che ho fatto» risposi ironica.
«Chi la capisce quella ragazza. Mi odia e poi mi salva la vita. Si è comportata come se si fosse dimenticata del passato» mormorò Steve tra sè e sè «Maledizione a quell'impicciona. Non le ho certo chiesto io di aiutarmi, quindi non ci penso neppure a ringraziarla.»
Tornai a casa. Per colpa di Steve che si era messo nei guai, non avevo più trovato Albert. Mentre mi avvicinavo al nostro condominio, vidi che le luci nell'appartamento erano accese.
Albert doveva esse tornato. Salii di corsa le scale e spalancai la porta.
«Albert!» esclamai.
«Ciao Des! Finalmente sei arrivata» mi salutò.
«Ma Albert si può sapere dove sei stato? Io ti ho cercato dappertutto» gli dissi gettandogli le braccia al collo e stringendolo in un abbraccio.
«Hai ragione Des, non ti avevo avvertita, ma sono andato in giro a trovarmi un lavoro» mi spiegò.
«Ma allora avevi capito che ero stata licenziata» mormorai staccandomi e guardandolo negli occhi.
«No, ma ho sentito il dovere di rendermi utile, abbiamo molte spese da affrontare» rispose.
«Ma Albert io non credo che tu sia in grado di lavorare per il momento» affermai con le lacrime agli occhi.
«Io mi sento perfettamente bene e il contatto con la gente forse mi aiuterà a ricordare» dichiarò, poi guardando il mio cappotto sporco disse «Ma Des che hai fatto? Sei tutta impolverata. Non ti sarai picchiata con qualcuno come fece Terence» rise Albert.
«Che cosa hai detto? Ti sei ricordato di quella volta che hai salvato Terence?» esclamai sorpresa.
Lui scosse la testa.
«Non importa» lo rassicurai.
«Mi dispiace Des, non ricordo niente. L'ho detto soltanto perché tu me ne hai parlato» affermò.
«Avevo dimenticato di averti parlato di quell'episodio» ammisi.
«Non dirmi che soffri anche tu di amnesia» scherzò.
«Des, che ne diresti di fare la doccia? Io finisco di apparecchiare» mi consigliò.
Andai in bagno e feci scorrere l'acqua della doccia. Per colpa di Steve, ero tutta sporca e quell'imbecille non mi aveva neanche ringraziato.
«Dimmi, che genere di lavoro hai trovato?» chiesi a Albert durante la cena.
«Devo lavare i piatti. Non è un granché ma pagano abbastanza bene» mi raccontò.
«Visto che andrai a lavorare non avrai tempo per cucinare» constatai rattristata.
«No, troverò il tempo per farlo. Ma ti piace come cucino?» mi rassicurò.
«Sei semplicemente fantastico» mugugnai tra un boccone e l'altro «mentre io non so fare neanche un uovo sodo»
«Con i primi soldi che guadagnerò sai cosa voglio farci? Ti comprerò un bel vestito per quando andrai a Broadway» affermò compiaciuto. Apprezzai il fatto che Albert si volesse rendere utile e volesse fare qualcosa per me.
«Perché non vieni con me? Incontrarti con Terence forse ti servirà a ricordare qualcosa» gli proposi.
«No, questa volta no Des. Immagino che tutti e due desiderate vedervi da soli» rispose.
Terence
Ero solo in teatro a recitare le mie battute. Gli altri se ne erano andati da ore, ma io dovevo provare e riprovare fino alla perfezione.
«É l'Oriente e Giulietta è il sole... ah accidenti» mi fermai «Non riesco a trovare il tono giusto. Ho perso la concentrazione e non faccio che distrarmi» mormorai abbattuto. Quando Des verrà venuta a vedermi, non voglio deluderla. «Quale luce irrompe da quella finestra lassù?» riprovai cercando di calibrare il registro giusto.
In quel momento qualcuno applaudì da dietro la tenda e mi girai nella sua direzione. Nicole entrò nel palco.
«Ah sei tu Nicole» dissi indifferente.
«Terence, la tua voce è troppo alta, dovresti renderla più dolce» mi consigliò.
«Lo so anch'io, lasciami solo. Sai che non voglio essere seccato mentre provo» replicai infastidito.
«So che non tocca a me dirtelo, ma sembra che tu stia recitando per una persona soltanto» continuò.
«Cosa vuoi dire?» esclamai.
«Tu reciti per qualcuno che è a Chicago» dichiarò Nicole.
«Che cosa stai dicendo Nicole? Non capisco...»
«Ho sentito che hai riservato un posto nel palco migliore, il giorno della prima. L'ho capito sai, è per Destiny» confessò. «Terence, ti prego non farla venire. Non voglio che Destiny venga qui a Broadway, non voglio...» ripeté.
«Nicole, io sono libero di fare quello che voglio.» affermai gelido.
«Terence, ti scongiuro non invitarla» Nicole stava iniziando a piangere.
«È assurdo. E potrei sapere perché mi chiedi una cosa del genere?» replicai fermo.
«Speravo che tu lo capissi» disse guardandomi negli occhi «Io ti amo»
«Cosa?» esclamai.
«Si, mi sono innamorata di te appena ti ho visto, quel giorno in cui sei venuto qui per cercare la compagnia Stratford. E fin da quel momento ho desiderato che tu avessi successo» raccontò senza smettere di guardarmi con i suoi ammalianti occhi azzurri «Poi quando riuscisti a ottenere la parte del re di Francia, ho davvero creduto di essere la ragazza più fortunata del mondo. Potevo recitare accanto a te, che ti dimostravi ogni giorno sempre più bravo. Non mi stancava più andare in giro da una città all'altra. L'importante per me era vederti. Tutto mi sembrava meraviglioso, finché non conobbi Destiny»
Il copione mi cadde di mano «Che cosa hai detto? L'hai incontrata?»
«Si, quando è venuta a cercarti in albergo e io le dissi una bugia. Ti giuro che dopo mi pentii. Ma ero troppo gelosa» mi raccontò.
La guardai con uno sguardo di ghiaccio. Quindi quella notte a Chicago, Des aveva parlato con Nicole.
«Terence, perché mi guardi in quel modo? Avrei dovuto dirtelo, ma non sopporto l'idea che qualcuno possa allontanarti da me.» continuò tremante facendo un passo avanti «Terence, cosa rappresento per te?»
Dopo che mi ripresi dallo shock risposi «Senti Nicole...»
«No, ti prego, non dirmi niente» mi interruppe coprendosi la faccia con le mani «Per nulla al mondo io rinuncerò a te»
«Nicole!» la chiamai, ma era già corsa via.
Nicole era solo una collega e amica per me, Des era un'altra cosa. Ricordo ancora la prima volta che l'avevo incontrata sulla nave quella sera d'inverno. L'avevo vista arrivare sul pontile tra la nebbia fitta, con i suoi folti capelli biondi e gli occhi verdi come smeraldi. Avevo sentito subito qualcosa di diverso per quella ragazza con tante lentiggini. Credo mi innamorai subito e qualsiasi cosa accadrà, il mio cuore non cambierà mai.
Ciao ragazzi🤩✨,
le colleghe dell'ospedale, saputo che Des ha perso il posto per aiutare un malato, si schierano per farla riassumere e il dottor Leonard torna sulle sue decisioni.
Intanto Des salva Steve da tre teppisti e lui rimane molto colpito dal gesto dalla ragazza, dato i loro precedenti.
Non ve l'ho mai chiesto, ma cosa ne pensate del personaggio di Steve? Io devo dire che lo preferisco mille volte a sua sorella.
Intanto a New York, Nicole, collega di Terence, confessa il suo amore per lui. Il ragazzo non ricambia, ma rimane profondamente scosso😱.
A presto,
Carla💘
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