46. La scomparsa di Albert

Cercai Albert prima in giardino, poi fuori in strada, ma non c'era nessuna traccia di lui. Doveva aver sicuramente lasciato l'ospedale. Era andato via da poco, non poteva essere lontano. Dovevo trovarlo al più presto. L'autunno era inoltrato e presto avrebbe fatto buio. Presi una carrozza e mi diressi alla villa degli Andrew per chiedere a Peter e Patrick di aiutarmi. Mentre la carrozza entrava nel cancello, un camper uscì a tutta velocità. Suonò il clacson, i cavalli si imbizzarrirono e il camper si schiantò su un albero.

«Idiota! Non è questo il modo di guidare» sentii Peter urlare.
«Oddio.» corsi fuori. Sperai che non si fossero fatti male.
«Che fai qui, Des?» mi chiese Patrick uscendo dal camper.
«Ecco vedi Pat...» non riuscii a finire la frase perche Steve urlò «Basta! La colpa non è tutta mia. La carrozza è sbucata all'improvviso, l'hai visto anche tu...»
«Steve, io non ti permetterò più di guidare il camper, sei un incapace» lo rimproverò Peter furioso.
«Questa è l'ultima volta che mi lascio convincere da te» lo sgridò Patrick.
«Non me ne importa niente del tuo camper, anzi ora la faccio a pezzi» replicò Steve. Diede un calcio alla portiera ma si fece male e tornò dentro.
«È davvero senza speranza» commentò Peter.
«Des, guarda che disastro ha combinato Steve, è proprio incorreggibile» mi disse Patrick, coinvolgendomi nella conversazione. La facciata posteriore era stata completamente distrutta nell'urto.
«Ma tu perché sei tornata Des? Hai dimenticato qualcosa?» volle sapere Peter.
«Albert è scappato dall'ospedale» annunciai.
«Cosa?» esclamò incredulo Patrick «Ti aiutiamo a cercarlo»

«Va bene che Albert soffre di amnesia, ma non mi sarei mai aspettato una cosa simile da lui» mi disse Peter in auto.
«La colpa è solo mia» confessai «Ho visto che stava leggermente meglio, così sono stata più imprudente del solito. Ho sbagliato io, non dovevo lasciarlo solo»
«Allora la responsabilità è anche nostra. Siamo stati noi a chiederti di venire a trovarci» mi disse Patrick.
«Frena Pat, fammi scendere. È meglio dividerci e cercarlo nei posti dove può essere andato» affermai.
«Hai ragione, così aumenteremo le possibilità di trovarlo» acconsentì.
«D'accordo, portami immediatamente alla stazione. Albert potrebbe lasciare la città prendendo un treno qualsiasi» si offrì Peter.
«Molto bene e io percorrerò tutte le strade principali con la mia macchina. Ci rivediamo tra due ore davanti all'ospedale ragazzi» ci salutò Patrick.

Scesi dalla macchina e camminai nelle stradine di Chicago. Quella era la prima volta che dovevo preoccuparmi per Albert. Di solito era lui che si preoccupava per me e poi sapevo quasi sempre dov'era. Ricordo ancora la sua casa nella foresta. Non avevo mai dovuto cercarlo, perché avevo sempre creduto di poterlo incontrare in qualsiasi momento, da qualsiasi parte, ma quella volta era un'altra cosa. Dovevo stargli vicino finché non avrebbe riacquistato la memoria. Mentre camminavo tra i vicoli, mi venne un'illuminazione. Se era lo stesso Albert non poteva essere andato che al parco. C'era tanto verde, la natura era rigogliosa e c'era anche un piccolo laghetto. Mentre correvo, speravo tanto che fosse lì. Era l'unico posto dove Albert sarebbe potuto andare a Chicago.

Albert

Dopo aver lasciato l'ospedale, andai al "Chicago Central Park". Quella sera la luna si rifletteva sull'acqua cristallina e limpida. Piccoli riflessi argentei si specchiavano con colori tenui. Avevo l'impressione che tempo fa avevo già visto un lago bello come quello. In quell'acqua rividi il volto di Des. Era un'infermiera straordinaria. Des era stata molto buona con me, ma io non potevo continuare a darle tanti fastidi. Dovevo cercare di ritrovare la memoria da solo. Avrei fatto un viaggio. Forse mi avrebbe aiutato a ritrovare me stesso. Io ero un uomo senza passato e senza speranza per il futuro. Perdere la memoria significa anche perdere se stessi. Che genere di vita avevo fatto fino a quel momento? Chi erano i miei amici? Chi ero io? Quelle domande mi tormentavano. Il presente di un uomo è un ponte che unisce il passato al futuro, ma io non sapevo niente del mio passato.

All'improvviso sentii le grida di Des «Albert, dove sei? Albert!»
Di scatto mi fermai. Des era lì e stava piangendo. Eppure per lei io ero solo uno sconosciuto. Non riuscivo a capire perché ci teneva così tanto ad un paziente conosciuto da poco. Non riuscii a muovermi, fino a quando si girò e mi vide dietro di lei.
«Ti ho trovato finalmente! Oh Albert!» urlò correndomi incontro.
«Des, io non...» mormorai. Non sapevo cosa dire.
«Perché sei andato via senza dirmi niente? Non vedi quanto sono preoccupata per te? Non mi dovevi fare questo» mi domandò tra le lacrime.
«Come hai fatto a trovarmi?» le chiesi «Des, ascolta, devi smetterla di preoccuparti per me. Non lo trovo giusto che tu te la prenda tanto per uno sconosciuto»
«Ma tu non sei uno sconosciuto per me» disse asciugandosi le lacrime «Se sono riuscita a trovarti, è solo perché ti conosco molto bene»
«Des, che dici?» le chiesi perplesso.
«Albert, tu sei uno che ama la natura e ti sono sempre piaciuti i posti come questo. Si, come la foresta di Lakewood, lo zoo di Londra, l'Africa» affermò «Io ti conosco molto bene, ti conosco da un sacco di tempo»

Ci sedemmo sull'erba fresca e continuò «Adesso ti racconto come ci siamo conosciuti. È stato alla cascata, io ero in pericolo. Albert tu mi hai salvato la vita quel giorno, possibile che non ricordi proprio niente? Qualunque cosa io faccia per te, la faccio con piacere, perché mi fa sentire più vicina ad un passato che non voglio dimenticare»
«Des, se questo Albert di cui mi parli, sono davvero io, non è che questi mi aiuti molto, capisci?» le dissi.
«Oh» mormorò sorpresa.
«Non sai nemmeno il mio cognome, dove abitavo, che lavoro facevo. Sai solo dirmi che andavo qua e là come un povero vagabondo. Io ti apparivo davanti all'improvviso e poi scomparivo. Potrei essere chiunque, anche un criminale» le dissi risoluto.
«No, Albert, sei una persona per bene. Io ti conosco, credimi» perseverò.
«Ma cosa sai di me, Des? Quasi niente. Mi hai visto nei boschi più impensati. Sono un vagabondo, non ho una famiglia» insistetti.
«Non ti mettere in testa idee sbagliate. Non sei nè un vagabondo nè un criminale, sei la persona più buona e più generosa del mondo e sei anche molto coraggioso.» continuò.
«Io non so niente di me, niente. Nella mia memoria c'è un vuoto senza fine» ribadii confuso.
«Non devi disperare. Sono sicura che un giorno la tua memoria tornerà. Devi solo avere pazienza e finché non riuscirai a ritrovare te stesso, mi prenderò cura di te» affermò premurosa.
«Non puoi e non devi. Tu adesso te ne torni in ospedale. Io mi sento bene, quindi non c'è ragione che ci torni» dissi deciso e mi alzai «Addio Des, in fondo non c'è niente che tu possa fare per me»
«Albert aspetta! Non te ne andare» mentre stavo uscendo dal parco, mi seguii.
«Devo risolvere il mio problema da solo. Tu hai già fatto molto per me. Grazie Des» ribadii fermo.
«No, non te ne andare, ti prego» mi supplicò.
«Sarai la prima persona alla quale tornerò quando avrò riacquistato la memoria» le promisi.
«Quella volta alla cascata tu mi hai salvato la vita e poi quando è morto Anthony, tu mi sei stato di conforto» mi abbracciò, impedendomi di andare via. «Ogni volta che ero nei guai, io desideravo vederti, parlare con te. Ora tocca a me aiutarti» mi abbracciò.
«Oh Des»
«Tu hai fatto tanto per me, lascia che anch'io faccia qualcosa per te. Ascolta, io ti ho detto che ho un fratello che si chiama Albert, ma a dire la verità io non ho nessuno dei miei genitori. È questo il motivo per cui io ti considero un vero fratello Albert. Tu sei un fratello per me. Ti giuro che io mi sento un'altra, mi sento meglio quando sto insieme a te»
Ero rimasto profondamente toccato dalle sue parole. «D'accordo resto. Resterò qui per te, Des» affermai.
«Grazie Albert. Ti giuro che farò di tutto per cercare di guarirti.»
Mi faceva bene stare con quella ragazza. Anche quando desideravo di morire, era sufficiente stare un attimo con lei e i brutti pensieri passavano.

Mentre io e Des stavamo tornando in ospedale, Peter e Patrick erano in piedi accanto alla loro auto ad aspettarci. «Sono passate quasi due ore da quando l'abbiamo lasciata» disse Patrick guardando l'orologio che teneva al polso.
«Eccola!» sentii Peter esclamare.
«E ha trovato anche Albert» constatò Patrick contento.
«È davvero eccezionale quella ragazza» mormorò Peter.
«Patrick! Peter!» Des corse incontro ai gemelli.
«Brava, sei riuscita a trovarlo vedo» mi disse Peter.
«Des, mi ha parlato molto di voi ragazzi. Mi dispiace avervi dato tanto disturbo» dissi io, porgendo loro la mano.
Peter me la strinse «Nessun disturbo, te l'assicuro»
«Vedi Albert, noi siamo pronti a fare qualunque cosa pur di vedere tornare a sorridere la nostra Des» mi spiegò Patrick.

Destiny

Entrammo in ospedale e ci dirigemmo alla stanza di Albert. La camera numero O era buia e tetra. Il letto era sfatto e la stanza era stata riempita da degli scatoloni e sedie impolverate.
«Ma è diventato un magazzino» mormorò Peter.
«Ho paura che stanotte sia di turno il dottor Leonard, il direttore dell'ospedale» realizzai «Ci penso io»
«Calmati, credo che sia colpa mia» intervenne Albert «Sono andato a salutare il dottor Leonard prima di lasciare l'ospedale e così deve aver pensato che non sarei più tornato»
«Va bene, ma perché hanno trasformato la camera in un magazzino? Dovevano informarmi» sbottai «La cosa riguarda anche me, sono l'infermiera»
«Des, che fai?» mi urlò Albert, ma io stavo già correndo verso l'ufficio del dottor Leonard.

«Ah, è lei» disse il direttore quando mi vide entrare tutta agitata «Penso che sappia già che il suo paziente ha lasciato l'ospedale.»
«Se l'avessi saputo, non l'avrei mai lasciato andare» affermai.
«Possibile che lei non ne sapesse niente? Non era forse di turno? Cosa stava facendo? Dormiva, per caso?» domandò ironico.
«Beh veramente era il mio giorno libero, così sono uscita...» mormorai. Non potevo dirgli che mi ero fermata a prendere le birre per Albert.
«D'accordo, lasciamo stare questo discorso, ma adesso mi ascolti attentamente. È già stato un miracolo che abbia pagato il conto ospedaliero. Noi non avevamo alcun motivo per permettere che quell'uomo restasse in ospedale» dichiarò serio.
«Perché? Non capisco...» chiesi perplessa.
«Senta, se un uomo sta bene non c'è ragione che resti ricoverato in ospedale» ribadì.
«Ma lui ha perduto la memoria» tentai di spiegargli.
«E noi cosa dovremmo fare? Aspettare che gli torni? Anzi, dovrebbe ringraziarci se gli abbiamo permesso di restare tanto a lungo. Se vuole saperlo, abbiamo avuto un occhio di riguardo per lui» replicò.
«Ma anche la direttrice Mary Jane aveva detto che la migliore cura è una vicinanza affettuosa, bisogna essere pazienti...» insistetti.
«Ascolti, se vuole continuare a essere paziente con lui, dovrà farlo fuori dall'ospedale, perché qui non ci torna, chiaro?» concluse inflessibile.

Tornai da Albert, Peter e Patrick che mi stavano aspettando fuori dallo studio.
«Allora Des?» volle sapere impaziente Peter.
«É andata male, vero?» intuì Patrick.
«Già, purtroppo non c'è stato niente da fare. È stato irremovibile» annunciai amareggiata.
«Grazie lo stesso Des, ho apprezzato i tuoi sforzi. Sei stata meravigliosa» mi ringraziò Albert.
«Ora che farai, Albert?» gli chiesi. Non aveva nessun posto dove poter stare.
«Non devi preoccuparti, dormirò da qualche parte. In fondo credo che ho vissuto così fino ad oggi» mi rassicurò.
«Ma Albert...» mormorai.
«Penso di aver trovato la soluzione» annunciò Patrick «Puoi dormire nel nostro camper stasera.»
«Ma si certo» ribadì Peter.

«Sono un po' stanco.» mi disse Albert quando lo accompagnai nel camper di Patrick.
«Una notte di sonno ti farà bene. Albert ti prego, devi promettermi che non scapperai più, d'accordo? Bene, a domani. Buonanotte Albert» gli dissi.
«Ciao, buonanotte Des.»
Uscii dal camper e raggiunsi Peter e Patrick sulla sponda del lago del parco.
«Si è messo a dormire?» mi chiesero.
«Si. È bello qui, non è vero?»
Rimanemmo lì, tutti e tre per un po', ad assaporare i profumi di una tipica serata autunnale di Chicago.

Ciao a tutti🤩✨,
Des riesce a trovarle Albert e convincerlo a restare in città e gli resterà vicino fino a quando non gli ritornerà la memoria🩵.

Ho una domanda, preferite Terence o Albert😉?
Fatemi sapere, la vostra opinione conta sempre molto per me,
un abbraccio,
Carla💗

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