38. Una nuova stella di Broadway
Un pomeriggio di giugno, durante la pausa, uscii nel giardino dell'ospedale e mi arrampicai su un albero. Alcune infermiere chiacchieravano, altre accompagnavano le persone anziane in sedia a rotelle a prendere qualche sana boccata d'aria fresca e i bambini leggevano seduti sul prato. All'improvviso vidi entrare dei ragazzi che conoscevo.
«Peter! Patrick!» urlai.
«Des!» mi vennero incontro. Erano passati molti mesi da quando non li vedevo. Peter era diventato ancora più alto e affascinante, mentre Patrick era rimasto il solito impacciato.
Dietro di loro comparsero Kriss e Annie. Annie era stupenda, indossava un vestito color indaco. Kriss aveva i capelli mossi e indossava un vestitino estivo color giallo crema.
«Sono felicissima di rivederti. Non mi sembra vero» mi abbracciò Annie.
«Anch'io ho la stessa sensazione, Annie» le dissi con la voce rotta dall'emozione.
«È da tanto tempo che desideravo riabbracciarti» continuò.
«È la prima volta che siamo tutti insieme da quando hai lasciato Londra» affermò Peter «Quando le voci sul probabile scoppio della guerra sono diventate più preoccupanti, nonna Catherine ci ha rivoluto qui in America»
«E sono ritornati Amanda e Steve» aggiunse Patrick.
«Ah, fantastico.» esclamai.
«Puoi immaginare quanto sono stato contento di lasciare la Saint Paul School e tutte le sue regole» continuò Peter.
«Tu ci conosci Des, sai che non siamo tuoi a sottostare regolamenti o orari fissi» ribadì Pat.
«Sei così bella con questa uniforme bianca» aggiunse Peter.
«Hai ragione Peter, devo dire che quest'uniforme ti sta proprio bene» mi disse Annie, ammirando la mia uniforme bianca da infermiera.
«Vi ringrazio ragazzi, siete così cari» risposi.
«Immagino che avrai un sacco di ammiratori» disse Peter facendomi l'occhiolino.
«Già, fanno di tutto per ammalarsi» scherzò Patrick e mi misi a ridere.
«Ragazzi, perché non mi raccontate qualcosa di nuovo della Saint Paul school?» chiesi loro.
«Non c'è niente di nuovo. Tutto continua a procedere molto rigidamente sotto il severo controllo di Miss Collins» mi raccontò Kriss.
Miss Collins, la Saint Paul school, la collina che somiglia a quella di Pony, Londra,
una città bellissima. Ricordavo tutto con molta nostalgia, ma avevo anche l'impressione che fosse tutto così lontano. Alla Saint Paul school avevo passato giorni indimenticabili. Avevo conosciuto Terence e mi ero innamorata di lui.
✩✩✩
Un pomeriggio di fine giugno ero affacciata alla finestra della camera dei bambini ad ammirare il parco. Le foglie erano più verdi e sentivo i raggi del sole più caldi. Ora che cominciava a fare caldo, mi sarebbe piaciuto andare a nuotare al lago con Annie, Peter, Patrick e Kriss. Avrei voluto tanto che anche Terence fosse qui con noi.
«Ei Des, che cosa fai? Sei entrata e sei andata subito alla finestra.» mi disse Lily, una bambina di sette anni.
«Scusatemi tanto bambine. Dovete promettermi una cosa. Non ditelo alla direttrice Mary Jane.» scherzai.
«Des, vuoi comprarmi un bel libro con le illustrazioni? Io mi annoio qui.»
«Certo, se ora vi mettete a letto e state buone. Ve lo comprerò quando uscirò, dopo aver finito il mio turno.» promisi loro.
Nella mia ora libera tra il tirocinio mattutino e le lezioni pomeridiane approfittai per fare un giro tra le vie della città. Passai ad una bancarella che vendeva giornali. «Buongiorno, ha dei libri con le illustrazioni per bambini?» gli chiesi.
«Si certo, devo averne qualcuno. Cercalo pure.» rispose l'edicolante.
«Grazie.» mentre cercavo i libri, i miei occhi caddero sulla fotografia in prima pagina del giornale. Riconobbi subito quel volto. Quegli occhi castani. Li avrei riconosciuti ovunque.
«Oh mio dio. Ma questo è Terence. Si, è lui» mormorai e istintivamente presi il giornale. Lessi le prime righe dell'articolo «È nata una nuova stella a Broadway, Terence Granchester, nella sua grande interpretazione di una tragedia di Shakespeare. Sebbene gli vengano affidati ruoli di secondaria importanza, la sua recitazione ha una notevole impronta drammatica. È un volto nuovo che avrà senz'altro un grande futuro»
Comprai i libri e mi fermai su una panchina a finire di leggere l'articolo su Terence. Ero contenta che fosse riuscito a diventare un attore. Sembrava che stesse bene. Da quella foto sembrava anche più grande. Sapesse quanto avevo pensato a lui. Era andato a Broadway e lì aveva imparato a recitare come aveva sempre desiderato. Ricordavo l'estate precedente in Scozia dove mi parlava di commedie e di drammi. E così avevo passato ore ad ascoltarlo in riva al lago mentre mi recitava le battute più belle di quelle tragedie. Il teatro rappresentava tutto per lui. Non riusciva a vivere senza. Non potevo dimenticare quei giorni meravigliosi passati accanto a lui, come non riuscivo a dimenticare il dolore che avevo provato quando era partito per gli Stati Uniti. Ricordavo quel terribile giorno che partì. La carrozza correva veloce, ma io avevo il terrore di non arrivare in tempo. Infatti quando raggiunsi il porto, la nave era già salpata. La vedevo allontanarsi e diventare sempre più piccola. Mi rimaneva solo la speranza che un giorno ci saremmo rincontrati di nuovo e adesso che avevo due notizie quella speranza stava crescendo. Erano passati otto mesi da quando ci eravamo parlati per l'ultima volta e mi mancava ancora come i primi giorni. Non potevo fare a meno di chiedermi se gli mancavo anch'io. Avevamo preso due strade diverse: lui stava diventando un famoso attore e io stavo imparando a fare l'infermiera. In quel momento stava raccogliendo il successo a New York.
«Edizione straordinaria! L'Austria ha dichiarato guerra alla Serbia! Edizione straordinaria! La guerra è scoppiata in Europa!» la voce di un editorialista mi sveglió bruscamente dai miei pensieri. Un gruppo di persone si riunì attorno all'inviato per cercare di saperne di più su quella terribile notizia. Sulle facce delle persone era dipinta preoccupazione e paura.
«Presto, mi dia il giornale.»
«Temo che anche noi partiremo per l'Europa.»
«Hai ragione. Presto o tardi anche gli Stati Uniti ne resteranno coinvolti» sentii dire da un signore vicino a me. La pace mondiale era in pericolo. Era terribile. Quelle brutte notizie mi facevano stare male.
Pensavo che anche in ospedale fosse arrivata la notizia della guerra, invece i pazienti erano ancora all'oscuro e sembravano tutti molto tranquilli.
«Ah signorina Destiny.» incrociai il dottor Frank in corridoio «Dov'è stata fin'ora?»
«Avevo la mia ora libera. Che è successo?» gli chiesi.
«La direttrice Mary Jane é in riunione con tutte le altre infermiere» mi informò.
«Davvero dottore? Non posso mancare. Ci vado subito» iniziai a correre fino all'ufficio della direttrice.
«Presumo che ormai ognuna di voi sarà al corrente della grave e terribile notizia che è arrivata dall'Europa e vi ho riunite tutte qui per ordinarvi di non parlare mai della guerra in presenza dei vostri pazienti. Tutto ciò naturalmente perché i malati debbano vivere in un'atmosfera serena.» annunciò. «Per oggi è tutto. Vi convocherò al più presto, quando avrò notizie da darvi. Buon lavoro ad ognuna di voi e ricordate ciò che ho detto.»
«Grazie signora direttrice!» rispondemmo in coro.
«Molto bene, andate.»
«Se anche gli Stati Uniti entrano in guerra, cosa faremo noi infermiere?» mormorava preoccupata Sarah.
«Ma com'è possibile? Non dovete assolutamente parlare della guerra.» le rimproverò Diana. Diana era da ammirare. Aveva un carattere forte. Assomigliava molto alla direttrice.
Terence
Ero in teatro a provare, quando arrivò la notizia che l'Austria aveva dichiarato guerra alla Serbia. «Lo scoppio di questa guerra ci porterà nuovi problemi» enunciò il regista amareggiato.
«È vero, non saremo più liberi di recitare come adesso» concordò Tommy abbattuto «Il numero di rappresentazioni sarà minore»
«La guerra coinvolge l'Europa quindi fortunatamente non ci riguarda» si intromise Nicole più ottimista.
«Avete letto il giornale di oggi? C'è un articolo e una foto di Terence» disse James sventolando il giornale ed entrando nel palcoscenico mettendo fine ai discorsi sulla guerra.
«Dammi qua» Tommy prese il giornale dalle mani di James e lesse l'articolo a voce alta.
Feci per andarmene, quando Tommy mi chiamò «Ei Terence, aspetta, hai visto il giornale?»
«Si, l'ho visto, cosa c'è?» ribattei seccato.
«E non hai letto l'articolo che decanta le tue doti? C'è persino una tua foto» continuò elettrizzato.
Certo che l'avevo letto. Quell'articolo rappresentava una svolta per la mia carriera e sarei dovuto esserne orgoglioso, ma al momento non me ne importava.
«Accetta tutte le nostre congratulazioni, Terence» mi disse James entusiasta.
«Grazie, ora devo andare, scusatemi» li ringraziai sbrigativo.
«Sarà anche il nuovo volto del teatro ma ha un carattere...» sentii Tommy bisbigliare mentre uscivo dal teatro. Mi fermai in corridoio davanti a una finestra che dava sul giardino.
Quella guerra era scoppiata e nessuno ancora sapeva se anche l'Inghilterra ne sarebbe stata coinvolta. Forse non avrei mai dovuto lasciare sola Des. Avrei dovuto portarla con me in America. Ricordavo con tanta nostalgia quando eravamo alla Saint Paul School. Quei meravigliosi giorni passati insieme non sarebbero tornati mai più. Dopo aver lasciato l'Inghilterra, ero riuscito a entrare nella compagnia Stratford di New York, che mi aveva consigliato mia madre. Da quando ero negli Stati Uniti, l'avevo incontrata qualche volta e lei era molto orgogliosa della carriera che stavo intraprendendo, ma avevo rifiutato la sua proposta di andare a vivere con lei. A New York avevo trovato un appartamento in affitto. Non era molto grande, aveva a malapena una camera da letto, ma dovevo risparmiare per il futuro, magari un futuro con Des. Se solo Amanda non ci avesse fatto sorprendere quella notte nelle scuderie, forse...
«Terence, c'è un giornalista del settimanale New York che vorrebbe intervistarti» la voce soave di Nicole mi distolse dai miei pensieri.
«Arrivo fra un minuto» le dissi e Nicole tornò dentro.
Nicole era un'attrice della mia compagnia, aveva i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri. Era carina, ma non ero mai stato con nessuna ragazza dopo aver lasciato Londra. Non avevo neanche provato a conoscere nessun'altra ragazza. Des non potevo definirla la mia ragazza. Avevamo avuto solo un bacio, dopo il quale lei mi aveva anche dato uno schiaffo. Era questo che amavo di Des. Nicole non l'avrebbe mai fatto. Nessun'altra ragazza l'avrebbe fatto. Des era diversa dalle altre, non avevo mai conosciuto una ragazza così. Ormai avevo intrapreso quella carriera e non potevo più tornare indietro, ma avevo la certezza che un giorno ci saremo incontrati di nuovo e allora sarebbe stata una grande gioia per tutti e due.
Ciao a tutti🤩,
Peter, Patrick, Annie e Kriss tornano da Londra e vanno a trovare Des in ospedale.
Des legge che Terence ha deciso di inseguire il suo sogno ed è a Broadway, diventato una stella del teatro. Appena scopre dello scoppio della guerra in Europa, pensa subito a Des che crede si trovi ancora a Londra🥹.
Un bacio, Carla💗
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