37. Un'infermiera sbadatella
Dopo un'ora di treno, arrivai all'ospedale Saint Joseph. Non era molto grande, ma era l'unico del villaggio. Mi diressi all'entrata della scuola, adiacente all'ospedale.
«Signorina mi scusi, ma i pazienti non possono entrare da questa parte.» mi disse un'infermiera. Indossava gli occhiali e aveva lunghi capelli corvini raccolti in una coda.
«Ma io non devo essere ricoverata. Sono venuta qui per parlare con la direttrice.» la informai.
«Allora si rivolga all'ufficio informazioni, dalla parte opposta.» replicò.
«Non mi ero accorta che c'era un ufficio informazioni.» ammisi «Spero che diventeremo amiche. Sono felice di averti incontrata.»
Mi aveva accolto un po' freddamente, ma forse si doveva essere così quando si è di turno.
All'ufficio informazioni, mi accolse un'altra infermiera «Tu sei la signorina Destiny Andrew, vero?»
«Si.» risposi.
«La direttrice ti sta aspettando.» mi disse e la seguii fino allo studio della direttrice. Il momento era arrivato. Mi tremavano le gambe ed ero molto agitata.
«Grazie di avermi accompagnata.» la ringraziai e lei aprì la porta.
Miss Mary Jane era seduta nella cattedra. Aveva i capelli grigi raccolti in modo impeccabile in una crocchia «Sono qui in seguito alla domanda fatta da Miss Pony. Mi chiamo Destiny Andrew.»
«Bene Destiny, benvenuta nella mia scuola di infermiere. Questa professione richiede più sacrificio di quanto lei possa pensare. La dote più importante per un'infermiera è la generosità. Questa è una professione impegnativa.»
«Certo.» annuii.
«E non si può scherzare. Ha capito, signorina?»
«Ho capito.» le assicurai.
In quel momento, qualcuno bussò «Sono Diana. Le ho portato le cartelle cliniche che mi aveva chiesto.»
«Venga avanti.»
«Si, signora direttrice.» l'infermiera con gli occhiali che avevo incontrato all'inizio entrò nell'ufficio.
«Ma sei quella ragazza che...» realizzai.
«Vi conoscete voi due?» ci chiese Miss Mary Jane.
«No, signora.» rispose lei distaccata.
«Ma si, mi hai parlato quando sono arrivata.» replicai.
«Bene, vi presento io. Signorina Diana, questa è la signorina Destiny. Studierà qui con noi e ora le mostri la scuola per favore.»
«Certo, va bene.»
«Dunque, signorina Destiny, Diana è un'ottima allieva. Chieda a lei ogni informazione.» detto questo, io e Diana uscimmo dallo studio.
«Questa è la nostra classe.» mi disse Diana, quando aprii la porta di un'aula al primo piano. Era così diversa da quella della Saint Paul school.
«Laggiù c'è il laboratorio e questa la biblioteca.» continuò, fino a quando salì le scale ed arrivammo davanti ad una camera.
«Questa è la tua stanza ed è anche la mia.» mi informò.
«Ah bene, mi fa molto piacere stare con te. Sono contenta.» le dissi entusiasta, ma lei rimane impassibile.
«Ah, l'uniforme è nell'armadio vicino alla tua scrivania.» aggiunse.
«Grazie.»
«Ricorda che questa scuola è un po' diversa dalle altre. Qui si studia, ma nello stesso tempo si fa pratica nell'ospedale. Si ha un contatto diretto con pazienti di ogni tipo e bisogna sapere affrontare ogni situazione.»
«Diana...» mormorai.
«Si, cosa c'è?»
«Niente.»
«Non rivolgermi più la parola se non hai niente da dirmi. Visto che saremo compagne di stanza devi sapere che non amo le persone rumorose e chiacchierone. Ora devo andare, scusami ma ho il turno.» detto questo chiuse la porta e andò in corsia.
«Uh che caratterino!» esclamai. Ma ero sicura che non fosse così cattiva e che presto saremmo andate d'accordo.
Stavo iniziando un nuovo capitolo della mia vita. Mentre mi provavo l'uniforme bianca, mi sentivo finalmente realizzata con uno scopo preciso da raggiungere. Avrei cercato di dare del mio meglio. Avrei studiato serialmente per diventare una brava infermiera.
✩✩✩
«Destiny, svegliati. Ma ti vuoi alzare? È tardi.» il mattino seguente Diana mi svegliò.
Aprii gli occhi.
«Avanti vestiti. Non abbiamo molto tempo. Ci stanno aspettando.» mi rimproverò.
«Diana, come mai le lezioni cominciano così presto?» le chiesi, mentre indossavo l'uniforme alla velocità della luce.
«Non abbiamo lezione, dobbiamo andare al nostro reparto.»
Seguii Diana nella sala infermiere, dove cinque ragazze ci stavano aspettando.
«Buongiorno.»
«Siete in ritardo di un minuto.» ci dissero.
«Mi dispiace tanto.» si scusò amareggiata Diana.
«È stata colpa mia, scusi. Ho impiegato troppo tempo per vestirmi.» intervenni io.
«E tu chi sei?»
«Si chiama Destiny. È una nuova allieva. È arrivata ieri.» mi presentò Diana.
«Sono contenta di essere qui.»
«Lo sai, Destiny? I malati non possono aspettare neanche un minuto.»
«Certo, cercherò di essere puntuale.» promisi.
Quante cose dovevo imparare.
«Tieni. Occupati dei pazienti del lato sinistro.» mi disse Diana in corsia, consegnandomi i termometri. Diana misurò la febbre dei pazienti del lato destro della stanza, mentre io iniziai con quello sinistro.
Al primo paziente, glielo ficcai in gola «Mi scusi, le ho fatto male, vero?» gli domandai angosciata.
«C'è mancato poco che me lo facesse ingoiare.» replicò lui e tutti gli altri scoppiarono a ridere.
Ero un po' nervosa. Dovevo cercare di controllarmi.
«Vuole aprire la bocca?» chiesi educatamente ad un paziente, quando la direttrice comparse dietro di me.
«Signorina Destiny!» urlò.
«Signora direttrice!»
«Come va? Avanti, mi dica.»
«Bene, bene grazie.» risposi prontamente.
«Ne è davvero convinta? Allora mi spieghi una cosa. Perché ha messo il termometro nel naso del paziente?»
Mi girai di scatto verso il signore dietro di me. «Ho sbagliato ancora.» sospirai.
«Signorina, capisco che non lo fa apposta ad essere sbadata, lo è veramente.» continuò la direttrice mentre tutta la corsia si sbellicava dalla risate.
«Des, cerca di essere più tranquilla così non combinerai altri guai.» mi sussurrò Diana.
«Farò del mio meglio.»
Quel pomeriggio andai a lezione e nella pausa scrissi una lettera a Annie, Kriss e i gemelli.
Cari Peter, Patrick, Annie, Kriss,
io mi trovo in un'aula dell'ospedale Saint Joseph dove sto studiando per diventare una buona infermiera. Ho preso questa decisione perché ho capito che così darò uno scopo alla mia vita. Qui c'è tanto da fare. È un lavoro difficile e impegnativo, ma io ce la metterò tutta per riuscirci. Spero tanto di rivedervi un giorno.
Purtroppo non potevo scrivere a Terence ed Albert perché non conoscevo il loro indirizzo, ma li pensavo sempre. Forse un giorno ci saremmo rivisti e io sarei già diventata un'infermiera provetta.
Qualche giorno dopo, Diana mi incaricò di ritirare i termometri ai pazienti della corsia «Poi devi annotare le temperature in questa cartella. Mi raccomando, non fare errori.»
«No, so come si fa.» la rassicurai.
Mi sentivo proprio come una vera infermiera. Avevo un incarico da svolgere tutto da sola.
«Sono venuta a prendervi i termometri.» annunciai, quando entrai nella camerata «Allora vediamo lei ha 40... 40 di febbre!»
«E io signorina?» mi chiese il paziente del letto accanto.
«42! Oh no!» esclamai spaventata.
«Oddio, sto per morire.» gemette.
«Anch'io ho la febbre?»
«Anche lei ha 40, è terribile! Stanno malissimo!» corsi fuori e mi imbattei nella direttrice «Oh! Signora direttrice!»
«Il corridoio non è fatto per correre!» urlò.
«È successa una cosa terribile. I pazienti hanno la febbre altissima.» la informai.
«Cosa?» esclamò e venne nella corsia «Ha una temperatura normale. Anche questa è normale.»
«Ma io le assicuro che prima ho visto...» iniziai.
«Si sarà sbagliata nel leggere il termometro. Ecco guardi qua, 36.8.» mi spiegò, mostrandomi il termometro.
«Quando ha detto che avevo 42 ho creduto di essere peggiorato paurosamente.» comunicò un paziente.
«Si, anche a me ha detto che avevo 42 di febbre. Così un povero malato rischia di morire dalla paura.» si intromise l'altro.
«Ma prima avevano la febbre» protestai.
«Non fidarti mai solo del termometro. Prendi il polso e conta le pulsazioni.» mi consigliò la direttrice.
«Devono aver messo i termometri nell'acqua bollente. È così, Des. Ti hanno presa in giro.» mi spiegò Diana in sala infermiere. In quel momento capii.
«E perché lo hanno fatto?»
«Beh succede a tutte le nuove arrivate. Fai più attenzione in futuro» rispose.
«Diana, devi sbrigarti a prendere il carrello. I malati della vostra corsia stanno reclamando il pranzo.» ci disse Rachel.
«Si, grazie vado subito.»
«Mi dispiace Diana, è ancora colpa mia.» mi scusai.
«Ho fame! Perché non arriva da mangiare?» sentii urlare da un signore, quando io e Diana entrammo con il carrello del pranzo.
«Scusate il ritardo signori.»
«Finalmente!» esclamarono.
Dopo aver portato il pranzo alla corsia degli adulti, passai nella camera di Archie, un bambino di dodici anni ricoverato per una frattura alla gamba.
«Che cosa c'è? Non ti va?» gli domandai, quando non toccò nulla di quello che c'era nel vassoio.
«Il cibo che passa per questo ospedale è semplicemente disgustoso.» replicò.
«Non è vero, mangia e guarirai presto.» ribattei io.
«Non ho nessuna intenzione di avvelenarmi. Ho detto di no. Lo porti via!» ordinò.
Non dovevo assecondarlo, altrimenti non avrebbe mai mangiato. Gli strappai il libro che stava leggendo dalle mani.
«Ma come si permette? Me lo restituisca subito!» pretese.
«No, mi dispiace. Lo potrai avere quando avrai finito di mangiare.» obbiettai.
Il bambino mi fissò negli per qualche secondo, fino a quando iniziò a piangere e lanciò il vassoio con forza a terra.
«Ma che cosa ha combinato?» sbraitò la direttrice nel suo studio.
«Mi dispiace tanto, ma le giuro che non ho fatto niente.» mi difesi. Io volevo soltanto che mangiasse, non mi aspettavo una reazione del genere.
«Credo sia meglio per tutti che lei torni alla casa di Pony.» dichiarò Miss Mary Jane.
«Eh?» esclamai sconvolta.
«Ho commesso un errore nel giudicarla.» affermò seria.
«Crede che non sia adatta a fare l'infermiera?»
«Esatto, mi sono sbagliata.»
Uscii dallo studio e mi appoggiai alla porta. Iniziai a piangere. Non volevo andare via.
«Perché è ancora qui? E perché sta piangendo?» Miss Mary Jane uscì dall'ufficio «Ho deciso di darle un'ultima possibilità. Può restare.»
«Grazie.» mormorai.
Mi recai nella stanza di Archie con un altro vassoio «Sono venuta a scusarmi. Mi dispiace per quello che è accaduto. Non volevo contrariarti. Sono nuova di qui e devo ancora imparare. Perdonami per quello che ti ho detto, ma tu dovresti mangiare perché è il solo modo per tornare in salute al più presto, così potrai di nuovo correre e divertirti con i tuoi amici.» lui non diceva niente, e i miei occhi caddero sulla rivista che stava leggendo «Ma quelle sono foto di cowboy. Lo sai, io ho un caro amico che vive in una fattoria e fa il cowboy. È solo un ragazzo, ma è molto bravo nel lanciare il lazo. Diventerà un cow boy in gamba, ne sono sicura.» Pensai che lui e Jimmy sarebbero andati d'accordo «Hai mai provato a lanciare il lazo? Sono più brava di qualsiasi cowboy. Quando ti sarai rimesso, te lo insegnerò, d'accordo? Vedrai, sarà molto divertente. Che ne dici?»
«Esca dalla mia stanza!» urlò. Demoralizzata uscii. Lasciai la porta socchiusa e vidi che dopo qualche secondo, stava iniziando a mangiare la carne.
«Sono contenta!» esclamai.
«Voglio imparare a lanciare il lazo.» ammise.
«Signorina sbadatella!»
«Signora direttrice!» mi voltai di scatto.
«Molto bene, c'è riuscita.» mi disse orgogliosa Miss Mary Jane guardando Archie che stava mangiando.
«Signorina sbadatella!» mi chiamò la direttrice mentre stavo sparecchiando i piatti della cena nel ripiano del carrello.
Sobbalzai e sbattei la testa sotto il carrello.
«Che c'è? La prego, non mi chiami più così, potrebbe fare una cattiva impressione sui pazienti.» le sussurrai, mentre tutto i pazienti ridevano.
«Perché parla così piano, signorina? Piuttosto si aggiusti la divisa!» replicò la direttrice e si avvicinò al letto di un paziente che si stava sbellicando dal ridere «Invece di ridere, vada a fare una passeggiata. Le farà molto meglio. Invece lei se vuole guarire, deve riposarsi e dormire. Si ricordi di prendere la medicina dopo mangiato. Comincia a farle meno dolore il braccio? Bene, comunque non faccia sforzi quando sarà dimesso.»
La direttrice Mary Jane era una donna meravigliosa. Era sempre molto decisa, sincera e soprattutto si occupava di ogni paziente con attenzione e scrupolosità. Non solo svolgeva il suo lavoro nelle corsie, ma riusciva a seguire anche tutte le allieve della scuola. Non mi meravigliava che fosse amica di Miss Pony. A prima vista, sembravano molto diverse, ma in fondo si assimigliavano molto.
«Ehi, avete sentito? Dicono che il principe ereditario austriaco è stato assassinato mentre era in visita a Sarajevo.» sentii dire dal dottor Frank quando finii il turno.
«Spero che questo assassinio non provochi terribili conseguenze. La pace è in serio pericolo adesso.» aggiunse un altro medico.
Quella sera mi buttai suo letto esausta.
«Des, ma quando ti prepari per la lezione di domani?» mi domandò Diana, che stava studiando alla sua scrivania.
«Più tardi, prima vorrei riposare un po'.»
«A volte invidio il tuo carattere.» mi disse e ritornò a studiare.
«Diana, ma quello non è un libro di chirurgia?» mi avvicinai alla sua scrivania.
«Si certo.»
«Ma domani abbiamo lezione solo di medicina interna.»
«Lo so bene, ma io sto pensando al futuro.» replicò.
«Che cosa vuoi dire?»
«Quando scoppia una guerra occorrono moltissime infermiere per gli interventi chirurgici.» mi spiegò seria.
«Ma stai scherzando? Noi siamo in pace adesso.»
«Per il momento, ma non sappiamo quanto potrebbe durare.»
«E sai già dove potrebbe scoppiare queste guerra?»
«Dicono in Europa.»
«Anche in Inghilterra?» le chiesi angosciata.
«Si, anche lì.»
Oh mio dio. Laggiù c'era Annie con tutti i miei migliori amici. Ecco perché non mi avevano ancora risposto. L'ultima volta che avevo ricevuto una loro lettera era stato a maggio, quando mi avevano mandato una cartolina con gli auguri per il mio diciottesimo compleanno.
Un mattino, in sala infermiere la capo-infermiera si rivolse alla mia compagna di stanza «Diana, oggi ti occuperai del paziente della stanza 201.»
«Bene.» rispose.
«Come ti invidio Diana, tu devi badare ad un paziente soltanto, mentre noi...» le disse Nathalie.
«Certo, lei è la migliore delle allieve» mormorò Rachel.
«Visto che mi è stato affidato un nuovo incarico, chi si occuperà dei malati della mia corsia?» volle sapere Diana.
«Verrai sostituita da Destiny.»
«Cosa? Sostituirò Diana?» esclamai.
«Mi scusi se mi permetto, ma Des è arrivata da poco. Non credo che possa farcela da sola.» intervenne Diana.
«Ha ragione, Des è troppo sbadata.» intervenne Rachel.
«Vi assicuro che non dovete preoccuparvi, so quello che devo fare, perché l'ho imparato da Diana.» promisi loro e mi diressi in corsia.
«Signori, devo misurare la temperatura.» annunciai.
«Certo, signorina sbadatella.»
«Oh no, non mi chiamo signorina sbadatella. Il mio nome è Destiny andrew.» replicai. Oh no. Non dovevo usare il cognome degli Andrew.
«No, prima mi sono sbagliata. Il mio nome è soltanto Destiny.» mi corressi.
«A quanto pare non ricorda neanche più il suo nome, la signorina sbadatella haha» replicò il signore e tutti scoppiarono a ridere.
«Però vorrei che mi chiamaste solo Destiny.» ribadì.
«Io credo che il nome sbadatella le stia proprio bene.»
Si prendevano gioco di me, perché avevano sentito la direttrice chiamarmi con quel nome.
«Dov'è l'infermiera più fredda di un iceberg?» domandò un paziente.
Doveva parlare certo di Diana. Un'iceberg, le stava proprio bene come soprannome.
«Signorina sbadatella, quale altro guaio ha combinato oggi?»
«Avanti signorina sbadatella, non se la prenda. Ci faccia un bel sorriso e diventerà più carina.»
Anche Anthony e il principe della collina me lo dicevano sempre.
«Ecco! Ei ragazzi, siamo riusciti a farla sorridere.» esclamò un paziente, quando sorridi.
Non potevo prendermela ogni volta che mi chiamavano così e poi era anche carino come soprannome.
«D'accordo, se volete chiamatemi pure signorina sbadatella, ma in cambio vorrei un po' di cooperazione da parte vostra.» affermai.
«Lo faremo molto volentieri.»
«Certo, la aiuteremo signorina sbadatella.»
«Grazie signori.» iniziai a misurare loro la febbre e annotai le temperature sul taccuino
«Uh, con questo ho finito. Ringrazio tutti per la gentile collaborazione.»
«È sicura di aver scritto la temperatura di ognuno di noi?»
«Si, tutto bene. E ora se volete scusarmi ho altre cose da fare. Cercate di riposare.» li salutai.
«Signorina Des, buon lavoro.» mi augurarono.
Stavano cominciando a rispettarmi. Mi avevano chiamato Des! Corsi fuori felice.
«Signorina sbadatella! Miss Pony non le ha insegnato che nei corridoi non bisogna mai correre?» urlò la direttrice e mi frenai di colpo.
«È mai possibile che lei si dimentichi continuamente di trovarsi in un ospedale?»
«Mi dispiace non volevo.» mi scusai e all'improvviso sentii delle risatine provenienti dalla camerata. Alcuni pazienti avevano visto la scena.
«Molto bene, vedo che siete in ottima salute. Allora potete lasciare subito l'ospedale.» li rimproverò la direttrice «E lei signorina sbadatella cosa fa la impalata con tutto il lavoro che ha da fare?»
«Si ora vado»
La direttrice mi consegnò una lettera «Ah, è arrivata questa per lei.»
«Una lettera per me?»
«Si, viene da Londra.»
«Finalmente. Come sono contenta. È proprio la mia amica Annie.»
«Potrà leggerla dopo che avrà finito il suo turno.»
«Si grazie.»
«Fa piacere che i pazienti sono più allegri da quando è arrivata Des.» la sentii esclamare e sorrisi. Prima delle lezioni, lessi la lettera nel parco dell'ospedale. La prima era di Patrick.
Carissima Des,
non puoi immaginare quanto siamo felici quando riceviamo le tue lettere. Ci manchi molto, sai? Qualsiasi cosa facciamo, sembra meno bella di quando eri qui con noi. Devo confessarti che da quando ci hai lasciati non ho più inventato niente. Ho perso ogni interesse. E tu ricordi come Peter teneva alla sua persona? Ora si cambia i vestiti ogni 3 giorni. Cosa impensabile per un tipo fanatico come lui.
Patrick
Lessi quella di Peter.
Des, ci ha molto sorpreso la tua decisione di diventare infermiera, ma allo stesso tempo ne siamo stati orgogliosi. La Saint Paul school non è affatto cambiata sai? Le sue regole sono rimaste sempre rigide. La scuola sembra soltanto l'immagine di una cartolina dove tutto è freddo ed inanimato. Ogni tanto mi illudo che tu sia ancora qui con noi. Rimpiangiamo tutti moltissimo quei giorni trascorsi insieme. Comunque non vediamo l'ora di ammirarti nella tua bella uniforme bianca.
Ti bacia e ti abbraccia affettuosamente,
il tuo Peter
Ciao Des, mi manchi molto sai? Mi piacerebbe molto stare negli Stati Uniti con te adesso. La scorsa domenica, Patrick e io siamo andati a trovare la mia tartaruga. Te la ricordi vero? Un giorno verrò anch'io in America, per rincontrarti e per visitare quel grande paese.
La tua Kriss
Kriss mi sembrava molto felice. Mi faceva piacere leggere che stavano tutti bene. Nessuno però aveva accennato alla possibilità che scoppiasse una guerra. Diana si doveva essere sbagliata.
Cara Des,
Patrick, Peter e Kriss ti avranno scritto senz'altro lettere divertenti e simpatiche. Purtroppo io non riesco a fare altrettanto. Non posso tenerti nascosti i miei veri sentimenti. Peter mi tranquillizza dicendo che le guerre non scoppiano tanto facilmente, ma da quello che ho sentito, la Germania è decisa a scendere in campo. Purtroppo io sento che sta per accadere qualcosa di veramente terribile. La scorsa notte ho avuto paura. Ho sentito forti rumori che provenivano dall'esterno. Presa dal terrore mi sono messa a gridare e Kriss mi consolò dicendo che erano solo esercitazioni. Des, io ho tanta paura. Vorrei tanto venire negli Stati Uniti, per vederti Des.
Oh, Annie. Anch'io desideravo tanto rivederla.
Ciao a tutti🤩,
i primi giorni di scuola sono impegnativi, Des ha a che fare con persone molto diverse da lei e deve imparare velocemente. La direttrice Mary Jane, un'amica di vecchia data di Miss Pony, è una donna preparata, umana e dal carattere molto forte che sprona quotidianamente le sue allieve. Sa come trattare i malati, li cura con professionalità e Des la prende come esempio. Infatti vorrebbe diventare come lei. A causa di alcuni guai, le conierà il soprannome di "infermiera sbadatella".
La sua compagna di stanza, Diana Kerry, è l'infermiera più valida ed efficiente della scuola, ma irreprensibile e fredda, e per questa ragione Des non riesce a stringere amicizia.
Nonostante le prime difficoltà, Des riesce a farsi benvolere anche dai pazienti più irritanti ed esigenti e conquista la fiducia del personale medico.
Un bacio,
Carla💗
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