31. Il tranello di Amanda

A inizio settembre tornammo alla Saint Paul school. Londra non mi apparve magnifica come una volta e anche rivedere la scuola non mi dette nessuna emozione.
«Ha fatto una cosa che non doveva fare, non voglio rivedere Terence mai più e poi neanche mi piace.» parlavo tra me e me affacciata alla finestra della mia stanza nella scuola.
«Des!» qualcuno mi chiamó.
«Oh, mamma» sobbalzai.
«Ciao Des, siamo noi.» Annie e Kriss fecero capolino nella mia stanza.
«Quando siete entrate?» chiesi.
«Abbiamo bussato, però tu non hai risposto, così abbiamo aperto...» spiegò Annie.
«Ero alla finestra e non ho sentito.» mi giustificai.
«Tutto bene? C'è qualcosa che ti preoccupa?» mi chiese Kriss preoccupata.
«No, niente, perché ti viene questa idea?» dissi, fingendo che fosse tutto a posto.
«Non sei più la solita Des da quando siamo tornate dalla Scozia. Non è vero, Annie?» notò ancora Kriss e Annie annuì.
«Sono solo un po' stanca, ragazze. Stavo scrivendo una lettera poco prima che voi entraste. Ve la faccio vedere.» cambiai discorso.

Non avevo detto a Kriss e Annie del bacio fra me e Terence, non che non volessi, ma volevo tenerlo per me almeno fino a quando non avrei sistemato le cose con lui.
«Una lettera?» domandó stupita Kriss.
«Si, al signor Andrew.» risposi e Annie e Kriss mi guardarono incerte.
«Dunque, grazie per avermi fatto trascorrere una splendida vacanza. Peter e Patrick hanno una magnifica abbronzatura, ma anche io sono parecchio abbronzata, forse anche un pochino troppo. E adesso cos'altro gli posso scrivere? Ah, si. Gli dirò che ho fatto una magnifica corsa a cavallo e delle gite in barca...»

                   ✩✩✩

«Per darvi l'opportunità di riunirvi dopo le gioie delle vacanze, la funzione di oggi durerà più a lungo.» decretò la direttrice.
Oh, Gesù. Un brusio di disapprovazione contagió gli studenti riuniti in chiesa.
«Fate silenzio.» intimó Miss Collins.
Mi girai verso le panche dove erano seduti i ragazzi. Terence non c'era. Forse era ancora in Scozia.
«Signorina Andrew, non è così che si sta in chiesa. Cosa sta guardando?» mi domandó la preside interrompendo il suo sermone.
«Niente...» mormorai imbarazzata.

Forse perché il sole in Scozia era tanto caldo, la scuola mi sembrò terribilmente fredda. Al termine della messa, svoltai l'angolo del cortile, quando mi venne addosso un uomo dall'aspetto intransigente e distinto.
«Sono veramente mortificato, signorina.
Si è fatta male?» mi domandó educato.
Anche se la distorsione alla caviglia era lieve, la caviglia mi pulsò dolorante. Mi rialzai «Non mi sono fatta niente. Non si preoccupi.»
Amanda vide il signore accanto a me e gli domandò «Salve, scusi la mia interferenza, posso farle una domanda?»
«Si, dica pure.» rispose lui.
«Volevo chiederle soltanto questo. Lei è il padre di Terence, vero?» chiese.
«Si, è così.» annuii.
Oh, il padre di Terence.
«È un vero piacere conoscerla, signor Duca. Io sono Amanda, una delle migliori amiche di Terence...» disse Amanda con voce melliflua.
«Ah bene, mi fa molto piacere. Io sono venuto qui per parlare con la direttrice.» le spiegò.
«Oh, allora se vuole posso accompagnarla da lei. La prego, venga.» continuò Amanda.
«Lei è molto gentile» il padre di Terence la ringraziò e poi rivolto a me mi disse «Arrivederci» e si diresse insieme ad Amanda nell'ufficio di Miss Collins.
Non riuscii a trattenere la mia curiosità nel sapere per quale motivo fosse venuto per parlare con la direttrice.

            ✩✩✩

«Oh, duca di Granchester. È un vero piacere averla qui. Voglia gradire il mio più cordiale benvenuto.» la direttrice accolse il padre di Terence nel suo studio.
Lui mise una busta sigillata sopra la scrivania «Per la scuola.»
«La sua generosità verso di noi è veramente encomiabile.» lo ringraziò Miss Collins.
«Mi dica, come si comporta mio figlio?» le chiese lui concreto.
«Ah, molto bene. Devo dire che in questi ultimi tempi non mi ha più dato preoccupazioni.» gli riferì lei compiaciuta.
«Sono venuto anche per parlare con lui da solo.» le spiegò Richard Granchester.
«Bene, lo faccio chiamare subito.» si propose la preside.
«Non si disturbi, vado io da lui.» salutò la direttrice e si diresse verso il dormitorio maschile.

«Terence, ti devo parlare.» il duca entrò nella camera del figlio. Terence era in piedi accanto alla finestra e non disse niente.
«Ho ricevuto una lettera dall'America da parte di Eleanor» fece una pausa e respiró profondamente «Mi ha fatto sapere che vuole vivere insieme a te.»
Terence si voltò sorpreso.
«Figliolo, non sapevo che tu avessi rivisto ancora quella donna.» proseguì suo padre cercando di mantenere un tono normale.
«Quella donna?» sbottò disgustato «Stai parlando di mia madre. E poi anche tu l'hai amata una volta.»
«È tutto finito, Terence! Non dimenticare che tu appartieni ai Granchester. Ed è tuo dovere tenere pulito il nome della famiglia.»
«La cosa riguarda soltanto te. L'hai lasciata te per non infangare il nome dei Granchester. Anche se tu la disprezzi, io le voglio molto bene.» ribatté Terence.
«Ti ordino di non vedere più quella donna. Se lo farai, verrai diseredato.» sbottò furioso e uscì.

                                  ✩✩✩

Quella sera la professoressa White consegnò le lettere. «Destiny Andrew, è arrivata una lettera per te.»
«Una lettera?» domandai sorpresa.
«Viene dall'Egitto. Accidenti che viaggio.» mi informò la professoressa quando me la porse.
«Dall'Egitto?» esclamai curiosa. Io non conoscevo nessuno che viveva in Egitto.
«Ma è di Albert!» urlai dopo aver letto il retro della busta.
«Vado a leggerla in camera» riferii a Kriss e Annie.
«Dopo raccontaci cosa ti ha scritto» vollero sapere.
«Certo» assicurai loro e mi fiondai in camera.
Mi distesi sul letto eccitata e impaziente di sapere cosa mi aveva voluto dire Albert.

Cara Des,
già immagino la tua faccia quando riceverai questa lettera. Come hai capito sono in Egitto, in Africa. Avrei voluto salutarti prima di lasciare Londra, ma tu eri in Scozia, per le vacanze estive. Spero che tu ti sia divertita. Sai, ci sono stato in Scozia qualche anno fa. È un paese stupendo: spiagge selvagge, sperduti villaggi, panorami ineguagliabili e i suoi abitanti che suonano le cornamuse. Adesso lavoro in una condotta medica e mi prendo cura degli animali. Qui ce ne sono molti che vivono allo stato libero in mezzo alla natura.
Sotto questo punto di vista, tu sei fortunata. Anche tu vivi liberamente. Ti prego di salutarmi Terence. Mi aveva detto che sarebbe andato anche lui a Coldingham per l'estate.
All'interno della busta ti ho lasciato un po' di denaro. Ti serviranno. È una parte di tutto quello che sono riuscito a guadagnare allo zoo di Londra.
Scrivimi ogni tanto,
Albert

Ero molto sfortunata con Albert. Ora che c'eravamo ritrovati, lui se n'era andato via di nuovo. All'interno della busta c'erano delle banconote. Ero sorpresa, non pensavo che Albert guadagnasse cosi tanto.

Il pomeriggio seguente decisi di far leggere la lettera di Albert a Terence. Immaginai che fosse alla collina e infatti lo vidi disteso sull'erba a suonare l'armonica. All'improvviso mi catapultai in un'altra dimensione, ritornando con la testa a qualche sera prima, al nostro bacio. Mi sembrava ancora di sentire le sue labbra sulle mie, cercarmi come se fossi il suo ossigeno e ne avesse un disperato bisogno.

«Ciao!» mi salutó sorridendo quando mi avvicinai a lui. Non mi aspettavo di vederlo così, non dopo quello che era successo l'ultimo giorno in Scozia.
«Non fare il gentile con me. Io non ti ho ancora perdonato e non lo farò mai.» ribattei con le braccia incrociate.
«Non ti ho mica chiesto di perdonarmi.» disse sorridendo sotto i baffi.
«Chiariamo subito un punto. Non sono venuta qui perché avevo voglia di vederti.» affermai.
«Ah no?» domandò sorpreso.
«Sono venuta...» gli porsi la lettera «per questa.»
Lesse il mittente sulla facciata posteriore della busta. «Ma è di Albert.»
«Te l'ho portata perché ti manda i suoi saluti, ma ha sprecato solo una riga per te.» gli spiegai.
«È partito per l'Africa. Mi dispiace. Avrei voluto parlargli.» mormorò.
«Cosa volevi da lui? Che ti facesse da secondo in un duello?» domandai ironica.
«No... » sorrise tristemente «speravo che mi potesse aiutare quando sarei stato costretto ad andarmene da casa.»
«Quello che dici ha qualcosa a che fare con la visita di tuo padre?» gli chiesi più gentilmente.
«Si, hai ragione.» acconsentì.
«C'entra anche tua madre in questa faccenda?» domandai.
«Certo che hai un cervello che funziona» esclamò mettendosi a ridere.
«Questo non lo sopporto.» affermai dandogli una gomitata.
«Magnifico, sei tornata ad essere la Des di sempre» esclamò sorridente.
«No, sei tu che mi fai sempre perdere la pazienza» ribattei cercando di nascondere un sorriso.
«Adesso con il tuo permesso finisco la lettera» disse riprendendo in mano il foglio.
«Fa' pure» gli risposi e restai accanto a lui. Io non lo volevo ammettere, ma mi sentivo davvero bene vicino a Terence.

✩✩✩

Terence stava tornando nella sua stanza dalla collina, quando Amanda si piantó davanti a lui «Terence, ti devo parlare di una cosa estremamente importante»
«Un'altra volta» gli rispose.
«Tu la conosci bene, non è vero?» mi chiese con uno scintillio negli occhi.
«Chi?» sbottò.
«Destiny, naturalmente» affermò con un sorriso malizioso.
«E con questo?»
«Ora mi ascolti, eh. Des è abile a ingraziarsi gli altri. È stata molto brava a entrare nelle grazie del Signor Andrew e farsi adottare dalla famiglia Andrew...» gli raccontò.
«C'è qualcos'altro?»
«C'è un'altra cosa che non sai su di lei. Una volta ha picchiato pure mio fratello. E se tu continui a farti vedere insieme a quella poco di buono infangherai il nome dei Granchester.»
«La ringrazio dei consigli. Ah, e dato che siamo in argomento vada da Destiny e le parli male anche di me» ribadì con un sorriso falso.
«Eh?» esclamò Amanda incredula.
«Si, dille che Terence fuma, che beve fino a ubriacarsi, che non pensa due volte a fare a pugni, che calpesta le regole che tutti gli altri rispettano, insomma un vero delinquente che si trova in questa scuola solo perché il padre è benvoluto per le sue donazioni.» proclamó.
«Terence!» Amanda era adirata.
«Ah, e dille anche, che se continua a farsi vedere insieme a me, infangherà il nome degli Andrew»
«Aspetta, Terence!»
«Sai, Amanda, dovresti guardarti allo specchio mentre dici certe cose. Ti assicuro che hai la tipica faccia della persona che parla male degli altri» e con questo a passo spedito, se ne tornò nella sua stanza.

                                  ✩✩✩

Qualche giorno dopo, ero sulla scrivania con la testa china sui libri sull'Africa e su cartine geografiche. Mi immaginai Albert completamente a suo agio in quell'ambiente. Ad un certo punto, entrò Kriss agitata.
«È successo qualcosa di importante, Kriss?» le domandai preoccupata.
«Des, oggi pomeriggio quando sono tornata dalle lezioni ho trovato questa lettera sotto la mia porta» mi spiegò e la seguii in camera sua.
«È indirizzata a te» Kriss prese la busta da sopra la scrivania.
«A me?» esclamai sconcerta. Immediatamente le presi la lettera dalle mani «Ma è di Terence.»
Terence sapeva dov'era la mia stanza. C'era venuto per la prima volta quando si era ferito.
Pensai che visto che quella notte il corridoio era buio, magari si era confuso. La lessi.

Ti devo parlare di una cosa molto importante. Ti aspetto questa sera alle 23:30 alle scuderie. Appena hai finito di leggere questa lettera strappala,
Terence

«Sai che Patrick crede che Terence abbia una cotta per te?» mi riferì Kriss non appena ebbi finito di leggere il biglietto.
«Non é vero. Togliti quel sorrisetto» le dissi lanciandole il cuscino prima di correre nella mia stanza.

Dopo tutti i mesi in cui separavo quello che volevo e quello che speravo, mi resi conto nel momento che Terence aveva creato solo per noi due alla cascata, che era un'impresa impossibile. Non potevo fare altro che andare avanti e augurarmi che se ci fossimo allontanati, avremmo trovato il modo di ricongiungerci. E dovevamo farlo. Perché per quanto avessi impiegato tanto per accorgermene, quando accadde fu come un fulmine. Amavo Terence. Per la prima volta lo sapevo con certezza. Non tenevo a distanza quel sentimento aggrappandomi ad Anthony e a tutti gli altri "e se" che si accompagnavano a lui. Lasciavo semplicemente che accadesse. Lo amavo. Non avrei saputo definire che cosa mi rendesse così sicura, però in quell'istante ne fui consapevole, come conoscevo il mio nome o i nomi delle stelle. Qualcosa si era smosso dentro di me dopo la spiaggia e la cascata. Era rimasto al mio fianco quando mi serviva un amico, mi aveva fatto ridere, mi aveva fatto ballare e mi aveva detto che sarei tornata ad amare. Non riuscivo a immaginare cosa mi volesse dire di tanto urgente. Forse qualcosa di importante che riguardava sua madre. Quella sera arrivai alle scuderie col cuore a mille. Glielo avrei detto. Dovevo farmi coraggio e dirglielo.

«Terence?» lo chiamai.
La stalla era buia e mi faceva un po' paura. Dopo qualche secondo Terence accese una lanterna. Quando la luce gli illuminó il viso, fui inondata da un'ondata di sollievo.
«Di cosa mi devi parlare? Perché mi hai fatto venire qui a quest'ora?» gli domandai.
«Eh? Io credevo che eri tu che dovevi parlarmi» replicò.
«Io non riesco a capire» dissi allarmata. Qualcosa non andava.
«Oggi ho trovato un biglietto sotto la porta della mia stanza.» mi spiegó.
«Io ho ricevuto una lettera. Mi chiedevi di venire qui perché mi dovevi parlare» puntualizzai io.
«Fammi vedere questa lettera» mi disse.
«Io l'ho stracciata, come c'era scritto» risposi tremante.
«Ci hanno fatto uno scherzo» concluse Terence abbassando il capo.

La porta cigoló e il mio cuore sprofondò nel petto. Con scatto felino Terence mi spinse dietro di sé. In quel momento la direttrice entrò seguita da quattro professoresse.
«Il fatto che voi due siete qui soli a quest'ora è semplicemente vergognoso.» decretò la dirigente.
Mi sentii morire. «No, Miss Collins, ciò che pensa è...» iniziai quando vidi Amanda dietro un'insegnante «Amanda. Sei stata tu!» realizzai. Era il solito tranello di Amanda e io ci ero cascata come una stupida.
«Allora è vero quello che si dice in giro. Vi incontrate qui tutte le sere...» affermò falsa Amanda.
«Amanda, sei veramente perfida.» affermai.
«Quello che hai fatto è veramente ignobile. Fa capire chiaramente quello che sei» aggiunse Terence gelido.
«Sono venuta qui per capire se quello che si dice in giro fosse vero, a quanto vedo mi sembra di sì.» si limitó a dire Amanda stringendosi nelle spalle.
«Tu ci hai preparato una trappola.» replicai.
«Signorina Andrew, è espulsa da questa scuola con effetto immediato» decretò la direttrice interrompendo Amanda.
«Io espulsa?» esclamai sconvolta.
«E finché un membro della sua famiglia non verrà a prenderla resterà nella sua stanza»
«Aspetti un momento, lasci che le spieghi.» cercai di difendermi, ma ebbi solo il tempo di urlare il nome dell'unica persona che poteva davvero aiutarmi «Terence!»
«Des!» sentii urlare il mio nome ma le due professoresse mi stavano già portando verso la mia stanza. E fu allora che tutte le mie certezze si sgretolarono e il mondo mi crollò addosso.

Ciao a tutti🤩✨,
Le vacanze estive trascorse hanno lasciato ricordi molto vivi nella mente di Des e questi ricordi diventeranno sicuramente incancellabili a causa di Terence.

Des, Annie, Kriss, Peter, Patrick e Terence sono tornati a Londra. La vendetta di Amanda per le mancate attenzioni di Terence però non si fa attendere. A causa di un biglietto da lei scritto, Des e Terence si incontrano a tarda sera nelle scuderie della scuola, ma vengono sorpresi dalla direttrice che arriva sul posto.

Combinando un incontro notturno tra lui e Des, riesce a far credere ad una relazione clandestina tra i due e a far espellere la rivale dalla scuola😰,
cosa ne pensate?

Un abbraccio, Carla💕

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