30. L'estate è finita
Io e Kriss eravamo sdraiate sull'erba intente a scrivere le pagine della nostra estate che stava quasi giungendo al termine.
«Non so proprio cosa scrivere.» tenevo la penna tra le labbra «Da che cosa comincio? Sono accaduti molti fatti in questi mesi.»
Kriss invece era insolitamente immersa nella scrittura. «Kriss, sembra che tu abbia molto da scrivere.» constatai.
«Si, è vero Des, ma riguardano un unico argomento.» rispose.
«Un unico argomento? Non ti è successo altro in tutta l'estate?» chiesi incuriosita.
«Si, ma il fatto più importante è stata un'amicizia.»
«Patrick!» esclamai, leggendo le prime righe.
«Oh no!» rise Kriss.
«Ti invidio Kriss, almeno tu hai qualcuno di cui scrivere sul diario.» osservai.
«Ma anche tu hai qualcuno, Des.» disse di rimando lei.
«Io?» ribattei sorpresa.
«Terence.» annuì decisa.
«Non mi piace. È un ragazzaccio.» le dissi.
«Dì la verità. Pensi veramente quello che dici?»
«Non è quello che dicevi sempre anche tu, Kriss?» le dissi divertita.
«Des! Des!» in quel momento Annie ci venne incontro ansimando.
«Che succede?» la guardammo preoccupate.
«Peter si sta battendo.» dichiarò.
«Con chi?» domandai anche se purtroppo conoscevo già la risposta.
«Con Terence. Si sono sfidati a duello.» annunciò. Terence ormai stava diventando un collezionista di risse.
«Annie, cercati di calmarti e spiegati meglio.» intervenne Kriss.
«Un duello vero, con le spade.» spiegò.
«Oddio» balzammo tutte e due in piedi contemporaneamente e seguimmo Annie.
«Per favore, fratello vuoi smetterla? Potreste farvi male sul serio. Basta, fermatevi.» Patrick supplicò Peter.
«Non sono affari che ti riguardano fratello, lasciami in pace. Devo dare una lezione a questo bell'imbusto una volta per tutte.» lo allontanò Peter.
«Non ti sembra di esagerare un po'?» ribatté malizioso Terence.
«Maledetto antipatico. Ti dimostrerà la mia spada se sono un ragazzo o no.» replicò Peter.
«Fermati Peter!» Annie impallidiva a ogni stoccata che Terence impartiva a Peter.
«Smettettela! Che senso ha fare un duello?» intervenni io.
«Andate via, ragazze! Non vi impicciate.» disse Peter.
«Pat, non c'è alcun modo per dividerli?» mormorai..
«Credi proprio di no, Des. Ho provato di tutto.» Patrick si mise un elmo sulla testa.
«Ma Pat, cos'è questo?» gli domandò Kriss.
«È la mia ultima invenzione. L'ho costruito per Peter perché si difendesse da eventuali colpi alla testa» rispose orgoglioso.
Annie diventava sempre più pallida «Des, cerca di fermarli, ti prego.» mi supplicó.
«Ei Des, senti...» Terence mi guardò e Peter approfittó di quell'attimo di distrazione per scagliarsi addosso a lui. Terence aveva i riflessi pronti e si giró difendendosi. Il fioretto di Peter si spezzò in due metà. Una si conficcò nel casco di Patrick che cadde a terra svenuto.
«Vuoi continuare lo stesso?» lo sfidó Terence.
Peter era appoggiato a un albero con la lama spezzata. Annie svenne tra le mie braccia.
«Per il momento finiamola qui, riprenderemo un'altra volta.» decretò Terence e se ne andò.
Peter era ancora scosso, ansimava e lasciò cadere la spada a terra.
«Annie, apri gli occhi.» la scongiurai.
«Pat, ti prego svegliati.» lo supplicó Kriss. «Pat, rispondi!»
Dopo qualche secondo Pat si alzò di scatto e si massaggiò la testa borbottando confuso «la mia testa!»
✩✩✩
«Se Terence avesse ferito seriamente Peter, io sarei morta dal dolore.» piagnucolava Annie in camera.
«Io non riesco a capire perché quei due ragazzi si battano sempre.» affermò Kriss.
«Des, non hai per caso un'idea che possa convincerli a smettere?» mi chiese Annie.
Scossi la testa. «C'è un solo problema. Tutti e due pensano di avere ragione così nessuno concede qualcosa all'altro. Quei due non andranno mai d'accordo.» risposi.
«E continueranno a battersi?» volle sapere Annie.
«Ho paura di sì.» annuii.
«Il fatto è che non sono qui, nella scuola e noi non possiamo controllarli.» rimuginai a braccia incrociate.
«Des, tu chiederesti un favore a Terence?» mi chiese Annie.
«Che favore?»
«Di non fare caso a quello che dice Peter.» mi spiegò lei.
«Mi sembra un'ottima idea. Gliene parlerò domani.» le promisi.
✩✩✩
«Terence, sono io, aprimi» bussai alla porta del castello dei Granchester.
«Non è in casa!» mi disse Mark «È nel suo hangar.»
«Nell'hangar? E dov'è?»
«Da quella parte.» mi indicò.
La luce di quel mattino di agosto inondava la buia rimessa. Nell'hangar c'era un areoplano.
«Ei!» qualcuno mi toccò la spalla. Sussultai.
«Perché sei venuta qui?» mi chiese Terence.
«Ah, sei tu.» esclamai «Mi hai fatto prendere un infarto. Di chi è questo aereo?» gli domandai.
«È una specie di areoplano che mi ha lasciato mio padre, ma purtroppo non vola più. È fuori uso» affermò, guardando triste l'elicottero.
«Terence, ti piacerebbe farlo riparare?» gli chiesi, come colta da un'illuminazione.
«Certamente, ma non conosco nessuno in grado di farlo...»
«Ma lo conosco io. A più tardi...» corsi fuori. Mi era venuta un'idea.
«Aspetta, Des» mi richiamó Terence, ma io ero già corsa fuori dall'hangar in direzione della spiaggia.
«Cos'hai detto? Un biplano? Io ho sempre sognato di volare su un biplano.» Patrick tremava dalla agitazione quando glielo raccontai. Si mosse sulla barca e cadde sopra a un Peter accigliato.
«Patrick, tu sei il solo che può riuscire a farlo volare.» gli dissi entusiasta.
«Puoi giurarci. Ce la metterò tutta. Portami là. Non vedo l'ora di cominciare.» mi rispose Patrick eccitato.
«Pat, ma hai veramente l'intenzione di farlo?» gli chiese il fratello.
«Lo sai che io ho sempre sognato di volare e ora ne ho l'occasione. Dai Peter, vieni anche tu.» cercò di convincerlo Patrick.
«No, questa storia non mi piace, non vengo.» ribadì risoluto Peter.
«Des, tu sei veramente convinta che potrebbe funzionare? Non è che se poi se si incontrano...» mi sussurró intimorita Annie.
«Sta' tranquilla, Annie. Non succederà niente e poi li terrò d'occhio tutti e due.» assicurai.
Peter era come un fratello maggiore per me, ma non potevo continuare a vedermi con Terence se loro due continuavano a prendersi a pugni. Avrebbero dovuto lavorare insieme per un po' per riaggiustare l'aeroplano. Forse avrebbero cominciato ad andare d'accordo.
«Dai Peter, avanti cammina!» Patrick incitava Peter lungo il sentiero che portava al castello dei Granchster.
«Come devo dirti che non metterò piede in quella casa?» urló furibondo il fratello.
«Ma si tratta di un areoplano vero! Ti rendi conto? Vale la pena andarci, non ti pare?»
«Io non capisco. Prima non ti era antipatico Terence?» chiese irremovibile Peter.
«Si, ma ora non ha importanza. Andiamo, Peter.»
«Ragazzi, siamo qui, fate presto!» li chiamai dall'altura.
«Arriviamo se Peter decide di muoversi.» mi fece sapere Patrick. «Non fare tante storie. Siamo quasi arrivati.»
«No, lasciami Pat.» Peter si liberó dalla stretta del fratello «Io non vengo.»
«Peter, non vorrai mica che Terence pensi che tu hai paura di lui?» lo punzecchió Patrick.
Patrick corse nell'hangar da Terence e gli diede delle forti pacche sulla schiena.
«Grazie amico. Sono veramente contento di essere qui.» Terence lo guardava attonito e mi guardò in cerca di spiegazioni.
Patrick restò impalato qualche secondo ad ammirare il biplano, mormorando «Ma è stupendo.»
«Ti piace Patrick?»
«È fantastico, è davvero un magnifico biplano.»
Patrick saltò addosso a Terence «Terence, come sono contento! Farò volare il tuo areoplano.» gli promise.
«Mi fa felice saperlo.»
«Mi metto subito al lavoro. Peter, vieni ad aiutarmi.» gli ordinò Patrick e il fratello entró svogliato nell'hangar.
Peter si guardò intorno disgustato «Che lurido posto.»
«Peter...» lo supplicò Annie.
«In America usate mettere i tappeti rossi negli hangar?» lo provocò Terence.
«Non nominare il mio paese.» Peter batté i denti e strinse i pugni.
«Terence, devi perdonarlo se è stato scortese. Vedi, è impulsivo mio fratello.» Patrick rise poi si rivolse al fratello «Sú, avanti. Vieni ad aiutarmi.»
«Des, vieni. Ti devo parlare.» mi sussurró Terence e lo seguii fuori dall'hangar.
«Che cosa devi dirmi?»
«Voglio sapere perché hai architettato tutto questo.» iniziò.
«Non ti capisco. Cosa vuoi dire?» gli chiesi fingendo di non capire.
«Non intrometterti tra me e Peter.» la sua espressione si fece dura.
«Allora hai capito...»
«Certamente. E adesso sta' pure a vedere quello che succederà.» continuò.
«Terence ti scongiuro, diventate amici...» lo implorai.
✩✩✩
«Peter, siamo ancora molto indietro, dobbiamo assolutamente metterlo a punto per dopodomani» decretó Patrick quella sera, pulendosi con una salvietta gli occhiali appannati.
«Così dobbiamo fare un'altra nottata.» sospiró esausto il fratello.
«Si può perdere qualche notte per un amico» dichiarò Patrick, rimettendosi al lavoro.
«Io non lo considero affatto un mio amico e tu stai facendo troppo per lui.» sbottò Peter.
«Lo pensi veramente?» indagò.
«Sicuro. Ti stai comportando come uno stupido.» ribattei.
«Io non sono d'accordo con te questa volta. Dovresti ringraziarlo invece.» lo contraddì Patrick.
«Cosa? Vorresti ringraziare quell'antipatico ?» esclamò stupito.
In quel momento Terence entrò nell'hangar «Un vero gentiluomo non parlerebbe mai male degli assenti.»
Peter balzò giù dall'aeroplano «E un gentiluomo non dovrebbe mai spiare.»
«Aspetta Peter» cercò di fermarlo Patrick «Terence, ti prego perdonalo. Te l'ho detto, è un impulsivo.»
«Sta' zitto, Patrick. Ho sopportato abbastanza, non ce la faccio più.» Peter si scaglió con violenza contro Terence e gli assestó un pugno sulla mandibola scaraventandolo addosso al biplano. Cadde all'indietro e si rialzò a fatica asciugandosi con la mano il sangue che colava dalla bocca.
«Fermatevi!» urló Patrick mettendosi in mezzo tra loro due che si scannavano senza sosta.
Terence ansimò «Sei più forte di quanto pensassi.»
«Pensavo la stessa cosa di te.» riconobbe Peter.
«Fate attenzione all'areoplano!» li implorò Patrick.
A quel punto Patrick era più in pena per il biplano che per il fratello che, con una capriola all'indietro scampó al pugno di Terence facendo alzare un sacco di polvere. I meccanismi dell'hangar del soffitto tremarono e si staccarono.
«Attento, Peter!» gridó Patrick.
In quel decimo di secondo, Terence lo raggiunse spostandolo qualche metro più in là dai meccanismi, che si sfracellarono al suolo.
«Terence...» Peter guardò stupito il suo salvatore.
«Mi sarebbe dispiaciuto non avere più un compagno come te per battersi.» spiegò Terence stremato. Si rialzò a fatica e uscì dall'hangar lasciando i fratelli sconvolti.
✩✩✩
«Come sapete, manca solo una settimana di vacanza, dopodiché partiremo per Londra e riprenderemo il nostro anno scolastico.» eravamo sedute nel cortile della scuola il mattino dopo a sentire, o meglio fare finta di ascoltare il sermone della professoressa White.
«Tu cosa ne pensi, Des? Terence e Peter staranno litigando?» mi chiese Annie quando la professoressa ebbe finito.
«Non preoccuparti, Annie. C'è Pat con loro.» la rassicurai.
«Spero che non sia successo niente.» mormorò Annie.
«Ho visto un attimo Patrick e mi ha detto che hanno lavorato insieme tutta la notte. Scommetto che lo faranno volare prima di ripartire per Londra.» ci fece sapere Kriss.
«Dobbiamo mettere in atto il nostro piano questa notte.» annunciai.
«Sta notte? E se dovessero scoprirci?» domandò preoccupata Annie.
«Ragazze, state tranquille. Non ci possono punire. Non partiamo forse dopodomani per l'Inghilterra?» le rassicurai.
«È vero.»
Quella sera uscimmo di nascosto e ci dirigemmo verso il castello di Terence.
«Guarda la luna com'è bella.» ammirò Annie.
«Questa sarà una notte molto emozionante. Credo che non la dimenticherò mai.» disse Kriss.
✩✩✩
«Patrick, non possiamo farcela.» ammise a malincuore Peter quella notte.
«Lo so. Siamo tutti stanchi ma dobbiamo provare.» lo spronò il fratello.
All'improvviso Terence entrò nel capannone.
Patrick lo guardò rassegnato «Niente combattimenti, oggi. Peter è veramente sfinito. Non dorme più da tre notti.»
«Sono venuto per darvi una mano, ragazzi.» disse invece Terence cordiale.
«Davvero vuoi aiutarci?» chiese Patrick incredulo.
«Siamo tutti ansiosi di vedere se questo aereoplano è in grado di volare.» enunciò Terence.
«Bene, cominciamo Peter.» esordì Patrick.
«Io sono pronto» rispose Peter.
«Solleviamo. Uno... due... tre...» iniziarono quando videro me, Annie e Kriss sulla soglia dell'hangar.
«Cosa ci fate qui?» domandó Terence.
«Volevamo vedere volare l'aereoplano.» risposi.
Patrick si mise al posto del pilota entusiasta e Peter fece partire il motore.
«Guardate! È l'alba!» indicai.
«È il momento di provare il nostro aeroplano» annunciò Patrick. Il chiarore dell'alba accarezzava dolcemente alberi, campi, boschi e vallate facendoli riaffiorare dall'oscura luce della notte. Assistemmo al lento risveglio della natura che si scrollava di dosso le scure ombre della notte in un susseguirsi di ombre e luci che davano origine a un nuovo giorno, trasformando il paesaggio in un'immensa tavolozza di colori. Non mi era mai capitato di aspettarla, di viverne attimo per attimo ogni istante che precedeva il sorgere del sole.
I ragazzi ed io portammo l'areoplano fuori dalla rimessa e li incitai «Più veloci! Avanti, su, forza!»
«Des, cosa diavolo stai facendo?» mi chiese Terence.
«Vi sto incitando» risposi.
«Invece di incitare, prova a trascinare questo areoplano!» scherzó lui.
«Si, potrei provare. Perché no?» replicai divertita e una fragorosa risata contagió tutto il gruppo.
«Pat, vuoi proprio provare?» domandò Kriss preoccupata.
«Certo!» rispose lui senza esitare.
«Che aspetti?» lo punzecchiai.
«Si, sono pronto» Patrick indossò gli occhiali protettivi.
«Patrick, mi raccomando, cerca di fare molta attenzione!» lo implorò Kriss.
«Non preoccupatevi.» ci rassicurò. Il biplano cominciò a muoversi e a staccarsi da terra.
«Ce l'ha fatta.» appuró Peter.
«Impossibile, sta volando.» ammisi.
«È un vero genio» disse sorprendentemente Terence ammirato. Peter lo guardò sconcertato, e lui aggiunse «Non pensavo che quell'aereo fosse capace di volare di nuovo.»
«Ciao ragazzi!» urlò Patrick dall'infinito delle nuvole «Questo aereo è una cannonata»
Patrick si distrasse un attimo a salutarci dall'altro e il biplano cominciò a perdere quota e atterró bruscamente sul prato poco lontano.
Kriss gli corse incontro «Pat! Pat!»
Per un attimo, Patrick non rispose. Rimanemmo in silenzio, ansiosi.
«Sono qui. Sto bene.» sentimmo Patrick mormorare. Sospirammo di sollievo.
«Hai visto come volavo?» le chiese lui.
«Si, ti ho visto. Sei formidabile.» ammise lei.
✩✩✩
Quella mattina rimanemmo tutti a casa di Terence e fui contenta nel constatare che Terence e Peter, avevano risolto, almeno in parte. Quel pomeriggio, dopo che i ragazzi se ne andarono, Terence mi disse che mi voleva portare in un posto.
«Quell'aereo non volava più da tanto tempo. Mio padre lo usava spesso» mi disse Terence mentre ci inestricavamo in sentieri remoti.
«Era un aviatore?» gli domandai.
Terence abbassò il capo «No, ma gli piaceva volare. Fu in quel periodo che conobbe mia madre. Si amarono e nacqui io. Poi decise di non volare più e nello stesso tempo decise di lasciare mia madre.»
«Per quale motivo l'ha lasciata?» chiesi il più delicatamente possibile.
«Perché nelle vene di mio padre scorre sangue blu, mentre lei era solo un'attrice americana.
Io non ho mai approvato il suo comportamento.» mi raccontò.
"Lo so, l'ho sempre saputo". Socchiusi le labbra, ma le parole che volevo pronunciare rimasero a ballarmi nella mente.
«Mi dici dove mi stai portando?» volli sapere io. Avevamo camminato per centinaia di metri dopo il castello dei Granchester.
«Siamo quasi arrivati.» mi informò.
Continuammo ancora per un po', fino a quando Terence si voltò raggiante e capii che dovevamo essere finalmente arrivati. Davanti a noi ci aspettava un panorama che mi lasciò senza fiato. Da una rupe vicina scrosciava imponente una cascata limpidissima davanti a noi. La cascata era un gioiello incastonato nelle montagne, non sempre di facile accesso, come il ricordo che lasciò a Terence, quando ancora era bambino. Camminammo in un terreno quasi lunare, ascoltando lo scroscio potente. Era uno spettacolo mozzafiato. Avevo la sensazione di essere stata catapultata nel quadro affisso nella mia stanza a Londra. Un'aria pungente e pura mi travolse. Cominciava a fare freddo.
«Ti va di fare una pazzia?» mi domandò con un sorriso smagliante e uno sguardo malizioso.
«Ci passiamo sotto»
«Stai scherzando?» esclamai incredula.
Sentii Terence ridere e dopo un attimo mi spinse sotto la scroscio formato dal dislivello dell'acqua. Fu un'emozione indescrivibile. In pochi secondi mi ritrovai bagnata fradicia. Superata la sorpresa, mi voltai. I capelli bagnati gli ricadevano in ciocche attorno agli occhi. Ero completamente e infinitamente estasiata. Quando fummo fuori dalla portata della cascata rideva ancora. Quella volta però riuscii a trattenere il desiderio di guardarlo, concentrandomi solo su quello che stavo facendo. Ma qualcosa andò storto. Il mio piede seguì una direzione tutta sua e persi l'equilibrio.
Terence mi sorresse «Ti sei fatta male?»
«La caviglia...» riuscii a mormorare con voce sommessa.
«Probabilmente ti si è slogata. Riesci a camminare?» mi chiese.
Annuii, nascondendo il dolore.
«È meglio trovare un riparo però. Qui vicino c'è un casolare»
Una volta arrivati ci godemmo quella casa rustica come ci eravamo goduti ogni altra cosa di quel pomeriggio vagabondo e spensierato. Mi sedetti su una sedia attorno a un tavolo di legno, mi tolsi la scarpa e distesi la gamba in alto. La caviglia si era gonfiata. Mentre Terence cercava una benda per fasciarmela, mi feci coraggio e gli feci una domanda che mi tormentava da molto tempo.
«Cosa farai quando finirai la scuola?»
Il nuovo anno scolastico era imminente e per Terence e i gemelli, dato che avevano un anno più di me, sarebbe stato anche l'ultimo. Quando parlavamo, per lo più si trattava del nostro passato, mai del futuro. Non avevamo mai parlato seriamente del nostro futuro. Terence si girò verso di me, lo guardai negli occhi e vi lessi tanta dolcezza. Rimasi a fissarlo così per qualche secondo. Quegli stessi occhi color nocciola mi avevano aiutato a respirare, quegli stessi occhi color nocciola mi avevano restituito la pace durante le più violenti tempeste...
«Non lo so. Credo di andare in America. Lontano da qui, da mio padre, da tutti.
Fino a qualche tempo fa, sapevo già la persona che dovevo diventare, uguale a mio padre, ma poi... » rispose.
«Terence, non conta chi è tuo padre, conta chi sei tu.» gli dissi.
Non avevo mai avuto modo di conoscere il padre di Terence. Alla festa di maggio non aveva invitato nessuno della sua famiglia, ma in ogni caso mi ero fatta un'idea su che genere di uomo potesse essere. Austero, intransigente e freddo.
«Mia madre mi ha proposto di partire con lei per andare a studiare recitazione in America.» mi rivelò.
«Ah.» cercai di nascondere la mia sorpresa.
«È il mio sogno. L'attore, intendo.»
«Se andare in America è davvero quello che vuoi fare, non capisco cosa ti trattiene qui...» riuscii solo a mormorare con la voce flebile. Ebbi come la sensazione che la temperatura fosse aumentata di dieci gradi.
Dopo un attimo che mi sembrò interminabile, rispose debolmente «Solo una cosa»
I nostri occhi si incrociarono un attimo, un attimo di troppo che parve un'eternità. Non riuscimmo più a togliere gli occhi l'uno dall'altro. Se si fosse avvicinato un centimetro, ci saremmo baciati. Smise di colpo di fasciarmi e uscì fuori dal riparo.
Lo raggiunsi fuori dal rifugio zoppicando e un'ondata pura mi travolse. Lo guardai, guardai i suoi capelli bagnati, guardai la camicia bianca ormai fradicia dall'acqua della cascata.
«Sai una cosa? Hai ragione, sei proprio come tuo pad...» gli dissi, ma mi accorsi di non riuscire a finire la frase perché Terence mi venne incontro e mi baciò. Durò solo un lampo di secondo, e non so neanche come, risposi a quel bacio, senza esitazioni, come se l'avessimo fatto altre milioni di volte. Le sue mani affondavano nei miei capelli bagnati e io tremavo, ma non aveva niente a che fare con il freddo. Il suo profumo che sapeva di menta, che sapeva di lui, mi inebriava tutti i sensi e lo inspirai per farlo più mio. Il viso di Terence era bagnato, gli posai le dita sulla mascella e sulle guance, tirandolo a me, sentendo il mio cuore che batteva contro il suo, certa che nonostante tutto, sarei potuta tranquillamente rimanere così per sempre. Ma io non potevo. Non dopo Anthony. Avevo già perso una parte di me. Non potevo fidarmi di rischiare quel poco che mi era rimasto. Mi era impossibile pensare di potermi legare a qualcun altro perché la sola idea di poterlo veder svanire era un qualcosa che non riuscivo a sostenere. E lui lo sapeva. Lo sapeva benissimo. Di colpo, mi fermai.
«Oddio» mormorai sottovoce. Non avevo la minima idea di come continuare. Gli avevo aperto il mio cuore parlandogli di Anthony e lui...
Lo colpii e lui mi lasciò fare, mandandomi ancora di più su tutte le furie. Volevo che si difendesse.
«Ha ragione Peter. Sei un vigliacco.» affermai.
«Ah si? Cosa te lo fa credere?» disse con la voce malcelata dalla rabbia, toccandosi la guancia.
«Avrei preferito non averti mai incontrato» affermai. «Sei impulsivo, sconsiderato...» mormorai con la voce strozzata.
«...e follemente innamorato di te.»
Ero talmente sconvolta che non riuscivo a emettere un suono.
«Ti ho amato sin da quando ti ho vista su quel piroscafo, sulla collina, mentre ridevi, mentre mi insultavi» continuò.
Terence mi amava. Fissavo il vuoto. Guardarlo in faccia era impossibile.
«Il solo fatto di non esservi riuscita in passato non significa che non puoi esserlo nel presente e nel futuro» proseguì.
Stava solo sprecando il suo tempo a parlarmi d'amore, perché non credevo più nell'amore. Era tutto ridicolo, il concetto stesso era assurdo. Ero scossa e turbata e attraverso le lacrime riuscivo solo a distinguere i capelli di Terence che si muovevano al dolce vento di fine estate.
«Ti sei preso gioco di me. Ti odio, ti odio più di quanto immagini.» sputai con la voce strozzata.
Nel profondo del mio cuore sapevo di non odiarlo. Era una cosa più forte di me. Non ci riuscivo. L'opposto dell'amore non era l'odio, ma l'indifferenza. E io, anche se mi impegnavo non riuscivo a essergli indifferente. Alzai gli occhi accecati dalle lacrime che rispecchiavano il mio cuore. Mi girai e scappai via. La caviglia mi pulsava e avevo il fiato corto, eppure continuai a correre. Terence era una delle persone più veloci che conoscessi. A un passo dallo svenimento mi voltai, e vidi che Terence non mi aveva seguito. Una piccola, piccolissima parte del mio cuore si aspettava che lo avrebbe fatto.
Cari lettori🤩,
per indurre Peter e Terence a rappacificarsi, Des organizza un incontro da Terence per riparare il biplano del padre. Patrick con la sua ingegnosità riesce nell'intento e per festeggiare Terence invita Des ad una passeggiata fino a una cascata. Infine, di sua iniziativa, le dà un bacio, che lei dimostra di non gradire affatto💋.
Finalmente dopo un'eternità, c'è stato questo benedetto bacio. La verità è che volevo che fosse magico🥰.
Cosa ne pensate di Terence e Peter? Io penso che Peter, è geloso e non sopporta che Des abbia preferito Terence a lui. Nonostante questo però, Terence non ha esitato a salvargli la vita🩵.
Fatemi sapere se vi è piaciuto, ci tengo davvero tanto alla vostra opinione.
Un abbraccio, Carla💞
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