28. Vincoli del sangue
I giorni scorrevano lenti e regolari, dai primi suoni dell'alba, fino all'aroma diffuso dai fiori sul calar della sera. Una mattina di inizio luglio mi svegliai molto presto. Era appena l'alba e Kriss e Annie stavano ancora dormendo, ma io avevo una sfrenata voglia di uscire e di respirare l'aria salubre del lago. Attraversai a piedi nudi un ruscello e mi arrampicai sugli alberi. Feci la Tarzan tra un ramo e un altro e mi divertii moltissimo. Mi sentii completamente libera. Ad un tratto vidi due figure fuori dal castello dei Granchester. Oh mio dio. La donna che stava dietro il cancello era Eleanor Baker e stava parlando con Terence. Mi avvicinai per sentire meglio.
«Ti prego, apri il cancello. Fammi entrare un momento, Terence.» lo scongiuró.
«Vattene via. Ti avevo già detto una volta che non volevo più vederti. L'hai forse dimenticato?» affermò freddo.
«Lascia che ti abbracci ancora una volta...» lo implorò.
«Non parlare a voce alta. Potrebbe venire qualcuno e non voglio che ti vedano. Sarebbe imbarazzante per un'attrice importante come te ammettere di avere un figlio del mio stampo» ribatté Terence gelido.
«Terence, ascolta. Lascio la Scozia questa sera. Tornerò negli Stati Uniti. Ti prego, non puoi negarmi un abbraccio» lo supplicò.
Lo sguardo di Terence aveva qualcosa di terribile e allo stesso tempo di malinconico.
Lo stesso sguardo che aveva quando l'avevo incontrato sulla nave.
«Non ho niente da dirti.» affermò e si diresse verso l'ingresso.
«Per favore Terence, aspetta.» lo pregò la madre, ma lui sbatté pesantemente la porta alla proprie spalle lasciandola che piangeva con le mani strette al cancello e la testa china.
Sentii il suono delle campane della scuola. La colazione doveva già essere iniziata. Mi affrettai a tornare il prima possibile per non far preoccupare la professoressa White, quando inciampai in un libro. Era piccolo e spesso, di pelle scamosciata rosa. Sulla copertina c'era scritto "Romeo e Giulietta". Sul retro del libro c'era la scritta E. B. Doveva appartenere a Eleanor Baker.
✩✩✩
Nel primo pomeriggio presi una carrozza e mi recai all'Hotel Blue Lake, il più famoso del villaggio, per riportare il libro alla madre di Terence. Sicuramente Eleanor Baker alloggiava lì. Entrai nella hall e vidi i gemelli.
«Ciao Des!» mi vennero incontro.
«Ciao.»
«Come mai sei venuta qui?» mi chiese Patrick.
«Veramente io...» nascosi il libro dietro la schiena «E voi che cosa siete venuti a fare qui?»
«Avanti diglielo tu...» disse Peter guardando Patrick.
«Noi siamo venuti per avere un autografo» annunciò.
«E di chi?» domandai.
«Della nostra attrice preferita, Eleanor Baker» si intromise Peter «Abbiamo saputo che lei alloggia qui.»
«Siete riusciti a farvi dare l'autografo?» domandai curiosa.
«No, purtroppo l'abbiamo vista solo di sfuggita. Era in partenza per gli Stati Uniti.» mi riferì Patrick afflitto.
«Cosa? È partita per gli Stati Uniti?» esclamai. Non ero arrivata in tempo.
«Tu, piuttosto, non ci hai detto ancora perché sei venuta qui.» volle sapere Peter.
«Così, tanto per fare un giro.» mentii.
I gemelli mi guardarono perplessi e mi accompagnarono a scuola, da dove mi diressi sulla spiaggia. Ero distesa sul prato dietro il castello dei Granchester, a leggere la famosa tragedia di Shakespeare. Ammiravo l'immensa distesa verde con vista sul mare. Ero immersa talmente tanto nella storia che quasi la vivevo in prima persona. All'improvviso pensai a Mark e sua madre. Mi faceva piacere vedere madre e figlio così in sintonia. Anche Terence e sua madre sarebbero potuti essere così felici.
«Terence è stato molto cattivo. Non doveva trattare sua madre in quel modo.» mormorai tra me e me interrompendo la lettura.
Udii dei passi avvicinarsi e Terence fece capolino da dietro l'albero. «Stai parlando di me?»
«Terence!» esclamai, girandomi di scatto.
«Stavi pensando ad alta voce e hai detto il mio nome» continuò. Sembrava più tranquillo rispetto al mattino. Forse aveva parlato con sua madre. «Certo, questo è un bel posto per venire a pensare...» venne a sedersi accanto a me «e tu mi pensi molto spesso.»
«Sta' a sentire, io...» mi alzai di scatto.
«Calma, calma. Stavo solo scherzando.» mi disse divertito «Cosa stai leggendo?» domandò.
Strinsi il libro al petto. «Vediamo se riesci a indovinare.»
«Ehm non saprei. Una storia d'amore?» domandò.
«Tieni.» glielo mostrai.
«Ma questo libro è mio.» affermò.
«Eh? Tuo?» esclamai incredula «Trovo sconcertante che ti interessano queste storie e tantomeno le storie d'amore» gli confessai.
«Oh, Des. Resterai sempre la stessa, anche quando avrai i capelli bianchi.» commentò.
«Che cosa vuoi dire?»
«E io sarò lo stesso, anche quando sarò un vecchio signore.»
«Dubito che diventerai mai un signore.» scherzai.
«Anche se gli anni passano noi non saremmo mai un'altra persona.» prese in mano il libro «Immaginiamo di prendere parte ad un dramma. Potrei scegliere di essere un altro: essere un re o magari un povero. Mi batterei con il cattivo e lo vincerei facilmente. E alla fine vivrei felice con la mia amata principessa.»
«Terence!»
«Sto scherzando, se dovessi recitare sceglierei una compagna più carina di te.»
«Sei il solito maleducato.»
Fissò il lago per qualche secondo e poi aggiunse improvvisamente serio «Il palcoscenico rappresenta un piccolo mondo a sé, un piccolo meraviglioso mondo fatto tutto di sogni. Io sento di amare molto il teatro.»
Il suo viso era molto intenso e profondo. Mai prima d'ora avevo visto Terence con un'espressione così viva. Mi ricordava qualcuno che avevo già incontrato. Aveva la stessa espressione di Anthony mentre guardava le sue rose. Il mio caro Anthony.
«Eh? Hai detto qualcosa, Des?» mi chiese.
«No, niente.»
«Vuoi venire a bere una tazza di tè?» mi chiese.
«Si, accetto molto volentieri.» risposi e ci incamminammo verso il castello. Sorrise, ma dopo un attimo il suo sorriso si spezzò.
Eleanor Baker era in piedi davanti al cancello e ci dava le spalle.
«Terence...» mormorai.
Terence corse verso di lei «Perché sei tornata? Ti ripeto che non voglio vederti.» disse.
«Non potevo partire verso gli Stati Uniti senza averti parlato. Entriamo in casa un momento.» sua madre lo implorò guardandolo negli occhi così simili ai suoi. Aveva un neo al lato della bocca, profondi occhi castani con insenature più dorate e indossava un cappello da sole sopra i lunghi capelli biondi.
«Vattene via. Non ho voglia di stare ad ascoltarti.» Terence girò la testa dall'altra parte.
«Terence...» tentai di convincerlo, dopo un attimo aggiunsi guardando la strada «Sta arrivando qualcuno. Bisogna far presto, apri il cancello.»
«Cosa?» a malincuore Terence fece entrare la madre in casa.
Terence era appoggiato al caminetto nel soggiorno e le dava le spalle.
«Non puoi trattarmi così. Devi darmi la possibilità di spiegarmi. Ascolta, ti prego» gli disse Eleanor.
«Sta' zitta. Non voglio sentire una parola. Non sei mia madre, sei solo un'estranea per me.» affermò impassibile.
«Perché non vuoi capirmi? Terence, io non ho potuto fare niente quel giorno.» aveva la voce rotta dal pianto.
Terence capì subito a che giorno si riferisse «Non lo dimenticherò mai quel giorno. Era inverno e venivo dall'Inghilterra. Avevo fatto un lungo viaggio e tu non mi hai neanche voluto vedere. Sei stata fredda, fredda come quella terribile notte. Non mi hai voluto vedere...» rammentò.
«Mi dispiace. Vorrei non averlo mai fatto...» mormorò con la voce rotta dal pianto.
«Non dovevo venire a trovarti in America. Sono stato un pazzo.» confessò.
«Io ti sono subito corsa dietro, ma non ti ho più visto.» aggiunse.
«Non le voglio sentire le tue scuse. Ritorna pure in America» replicò Terence.
«Basta. Basta Terence!» apparii sulla soglia della stanza con in mano un vassoio con delle tazze da tè. «Perché non riesci ad essere più gentile con lei?» gli domandai.
«Non posso, non ci riesco» ammise.
«Basta che tu faccia parlare il tuo cuore per accorgerti che ami tua madre più di ogni altra cosa.» continuò.
«Mia madre, ma non farmi ridere, per favore» ribatté.
«Guardi questo libro, signora.» sistemai il vassoio sul tavolo e presi in mano "Romeo e Giulietta". Mi avvicinai a sua madre e le porsi il volume.
«Ma è quello che io...» iniziò.
«Si, Terence l'ha letto con attenzione.» continuai.
«Metti via quel libro, Des» mi disse Terence.
«Terence ha sottolineato le frasi più belle e commoventi di questo dramma d'amore che lei ha rappresentato a teatro molte volte. Le vuole bene, signora» proseguii.
«Ora basta Des.» si innervosì Terence.
«No, devo dire ancora una cosa» mi diressi alla finestra «Io non ho mai conosciuto né mia madre, né mio padre e non avrò mai la possibilità di conoscerli...»
«Tu non li hai e io faccio finta di non averli.» ribatté freddo.
«Però non sono mai stata sola.» lo ignorai «Ho avuto molte persone amiche che mi sono state vicine, ma quando sono venuta qui in Scozia e ho conosciuto Mark e sua mamma» aprii la finestra che dava sul giardino dove la cuoca era seduta sull'erba con Mark «li ho visti così felici e uniti e per la prima volta in vita mia provato tanta invidia, e ho capito una cosa. Avere una mamma è molto più importante di avere molti buoni amici. Io vorrei avere una mamma...» incominciai a piangere «...e se l'avessi le vorrei bene, chiunque lei fosse.» uscii dal soggiorno correndo.
«Des aspetta...» mi fermò Terence, ma io ero corsa già via. «Avevo qualche anno in meno di Mark, ma io me lo ricordo come se fosse ieri.» disse Terence, ala madre «Ero sulla nave che mi portava in Inghilterra con mio padre. Correvi sul molo gridando il mio nome. Gli chiedevo spiegazioni, ma lui non mi rispose e mi portò in cabina. Ho saputo solo più tardi che eri tu, che eri tu mamma.» le disse Terence guardandola negli occhi.
«Terence...» sussurrò dolcemente e lo abbracciò.
✩✩✩
Quella sera, pensai a cosa stessero facendo Terence e sua madre. Sperai si fossero riappacificati.
«Stai bene?» mi chiese Annie mentre ero affacciata sul balcone.
«Senti Des, da un po' di tempo non stai più con noi. Cosa ti succede? Per caso abbiamo fatto qualcosa che ti ha offeso?» mi domandò preoccupata Kriss.
«Ma no, che dici? Domani sarò molto felice di stare insieme a voi.» le rassicurai.
«Menomale, abbiamo sentito molto la tua mancanza.» mi disse sollevata Annie «Domani faremo un'altra gita in barca.»
«Con tutte queste gite ti stai abbronzando Annie.»
Il pomeriggio seguente, andai con Kriss e Annie al lago.
«Dimmi Annie, tu sai remare?» le chiesi lungo il tragitto.
«Come no, chiedilo a Kriss» scherzò Annie.
All'improvviso sentimmo un fischio e ci voltammo contemporaneamente. Terence era appoggiato ad un albero e mi stava aspettando.
«Come camminate decise, ragazze» disse Terence ironico «Che cosa volete fare? Volete conquistare la Scozia?»
«Ho paura...» Annie si strinse a me.
«Des, vorrei parlare un attimo con te» esordì deciso.
«Kriss, Annie, andate avanti. Io vi raggiungo» dissi loro.
«Ti fidi a restare sola con lui?» mormorò piano Kriss.
«So badare a me stessa.» le tranquillizzai.
«Sbaglio o le tue amiche hanno paura di me?» mi chiese Terence quando rimanemmo soli.
«È naturale. Sei il ragazzo più impertinente della scuola.» scherzai «Sono contenta che tu e tua madre vi siete riappacificati» commentai dopo che mi raccontò cosa era successo il pomeriggio precedente.
«Se questo è successo, Des il merito è tutto tuo.» si distese sull'erba. «Ero prevenuto nei confronti di mia madre, ma soprattutto non la capivo.»
«Bene, ora sei felice, non è vero?» gli chiesi.
«Certamente e adesso tocca a te.»
«Che cosa?» domandai stupita.
«Ora ti aiuterò a risolvere il tuo problema. Vieni, andiamo.» spiegó e mi tese la mano.
«Ma dove mi porti? Voglio sapere subito dove stiamo andando.»
«Ecco, siamo arrivati.» disse, quando ci avvicinammo al suo cavallo bianco.
«No, a me non piacciono i cavalli.»
«Perché? Ti ricordano Anthony?» mi chiese.
«No, tu non capisci. Ero con lui quando è successo. Non voglio.» ribattei preoccupata.
«Vieni, saliamo su quel cavallo.»
«No, ti prego. Non voglio.» protestai, ma Terence mi fece salire in groppa.
«Ci siamo.»
«Lasciami scendere, ti prego.»
«Tieniti forte.» fece partire il cavallo al galoppo. Sentii il rumore degli zoccoli come quel giorno.
«Ferma il cavallo.» le lacrime mi scendevano e chiusi gli occhi.
«Piangi, piangi pure. Ti farà bene, Des.»
Terence stringeva forte le redini e guardava davanti a sé. Aggrappata al suo petto, ne sentivo il calore e percepivo il suo battito.
«Anthony è morto. È morto, capisci e non potrà più tornare a vivere. Devi dimenticarlo, devi dimenticarlo Des.» dopo un po', Terence aggiunse con voce più dolce «Des, apri gli occhi e guardati attorno. È estate, tutta la natura attorno a noi vive. Non vivere di ricordi. Devi affrontare la realtà, anche se è amara. Non puoi vivere pensando sempre al passato, ma devi guardare avanti al tuo futuro.»
Aprii gli occhi. La natura intorno a noi esplodeva con tutto il suo splendore. L'erba era verde, gli alberi rigogliosi e i fiori sbocciavano. Lentamente, i battiti del mio cuore si fecero più regolari.
«Purtroppo Anthony non c'è più, devi rassegnarti, ma noi siamo qui e dobbiamo continuare a vivere. Malgrado tutto dobbiamo andare avanti, dobbiamo guardare con fiducia davanti a noi e dimenticare al più presto le angoscie del passato» disse infine.
Ascoltando le sue parole, ebbi la sensazione che il dolore dei ricordi svanisse lentamente. Terence aveva ragione. Per contrastare il dolore e chiudere i conti con il mio passato una volta per tutte, era necessario affrontarlo. Eravamo vivi, io e Terence. Quella consapevolezza mi trafisse. Chi era morto non poteva più tornare. Lui mi obbligò a prendere atto di ciò che che cercavo di evitare. Non riuscivo a capire se dovevo ringraziarlo oppure odiarlo, ma in quel momento fui consapevole di non temere più i cavalli, e nemmeno i ricordi.
Ciao a tutti🤩✨,
Des fa comprendere a Terence il valore del rapporto filiale e lui si riconcilia con la madre.
In cambio, decide di aiutarla a risolvere il suo problema. Des pensa spesso a Anthony e al momento della sua morte e Terence vuole aiutarla a dimenticare. Terence fa salire Des sul suo cavallo, ma lei ha paura e il rumore degli zoccoli le riporta vivido il ricordo del cavallo di Anthony. Disperata, chiede di scendere, ma lui fa di tutto per costringerla a sfogare il suo dolore riducendola in lacrime. Alla fine Des cerca di rassegnarsi alla realtà e di dimenticare il passato, per poter guardare al presente e anche al futuro.
Fatemi sapere cosa ne pensate,
Carla💗
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