24. Ricordo di una rosa
Quella notte rimasi in infermeria. Al mattino, le porte si aprirono e delle figure sfocate irruppero nella stanza. Riconobbi la capigliatura folta di Kriss e i capelli caramellati di Annie.
«Come stai?» Annie mi prese la mano e si posizionò attorno al letto.
«Cosa ci faccio qui?» domandai sconcertata.
«La professoressa White è venuta a chiamarci. Sei caduta dalle scale in cortile questa notte» spiegò Kriss e in quel momento cominciai a ricordare.
«Terence ti ha portato qui» disse infine Annie.
«Che cosa?» esclamai sconcertata.
Se Terence mi aveva portata in infermeria significava che era lui che avevo visto a cavallo e io l'avevo scambiato per Anthony. Io avevo creduto che fosse la mano di Anthony a toccare il mio viso, invece era quella di Terence. Avevo ancora addosso il tocco leggero delle sue dita sfiorarmi la pelle candida. La sua mano emanava calore. Avevo l'impressione che anche il mio cuore fosse diventato più caldo.
Miss Cooper mi rassicurò dicendomi che mi ero procurata solo qualche graffio e qualche leggero ematoma, così nel pomeriggio, potei tornai in camera mia. Avrei voluto ringraziare Terence, ma non riuscivo a trovarlo. Forse era alla collina, così mi diressi lì.
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«Mia sorella Amanda dice che Destiny viene qui tutti i giorni. Di sicuro nasconde qualcosa e noi dobbiamo scoprirlo.» dichiarò Steve ai suoi amici.
«Bene, mi piace fare l'investigatore.» convenne elettrizzato il grassone.
«Anche a me. Bene, sta arrivando. Nascondiamoci. Adesso non ci resta altro che seguirla.» Steve fece un passo in avanti, quando una voce urlò. «Ei Steve, dove vai?»
«Chi mi ha chiamato?» si fermò Steve, guardandosi intorno.
Terence comparse da dietro un albero e si mise davanti al trio.
«La cosa non ti riguarda Terence, lasciami passare.» protestò scocciato Steve.
«No, non ho intenzione di farlo.» replicò Terence.
«Avanti ragazzi.» il grassone si avvicinò a Terence, che gli sferrò un pugno e lo stesso facilmente a tappeto.
«Se volete continuare io sono qui.» affermò tranquillo Terence.
«Me la pagherai Terence.» lo minacció Steve e corsero via.
✩✩✩
Quella era la prima volta che vedevo la collina ricoperta da tanto verde. Eravamo in maggio e quella brezza soffiava anche laggiù, sulla mia cara collina di Pony. Le lettere che io e Annie avevamo scritto qualche settimana prima, dovevano essere già arrivate. Sorrisi al pensiero che Miss Pony e Kimberly erano sicuramente contente di sapere che Annie non doveva più nascondere che veniva dalla casa di Pony.
Ero distesa sull'erba, quando all'improvviso sentii una voce «Des! Des!» Kriss stava correndo verso di me.
«Avevo voglia di parlare con te» mi spiegò.
«Dimmi.»
«Ti invidio tanto. Tu sei sempre sicura e allegra in tutto quello che fai. Ti capita mai di sentirti sola?» iniziò, distendendosi sopra il prato.
«Certamente, ed è per questo motivo che vengo qui. Devi sapere che questo posto assomiglia molto alla collina di Pony. Anche là c'era un grande albero che io consideravo come mio padre.» le raccontai.
«Cosa? Come tuo padre?» domandò incredula Kriss.
«Proprio così, gli confidavo tutto proprio come ad un vero papà. Io amo tanto anche questo posto, questa seconda collina di Pony. Sai Kriss, io vengo sempre a parlare con questo albero quando mi sento sola.»
«Allora è questo il tuo segreto, vero? Sai Des, anch'io ho un piccolo segreto. Se tu riesci a dimenticare la tua solitudine soltanto quando sei qui, io allontano la tristezza soltanto quando ho il mio tesoro vicino.»
«Potrei sapere di cosa si tratta?» le chiesi curiosa.
«Te lo farò vedere questa sera. Tu sarai la prima persona a vederlo.» mi confidò.
Annuii curiosa, domandandomi che cosa potesse mai essere.
Appena la campanella suonò, io e Kriss ritornammo in classe.
«Buongiorno ragazze, lasciate pure i libri nello zaino. Questa mattina voglio parlarvi della prossima festa di maggio.» annunciò la professoressa Brooke e un brusio di eccitazione inondò l'aula. «Come sapete la scuola festeggia due giornate. Una a dicembre e una a maggio»
«Questa per te è la prima volta, vero Des?» mi chiese Kriss.
«Sì.» annuii.
«Così capirai perché questi giorni sono i due gironi più belli di tutto l'anno.»
«Ci saranno anche quest'anno le reginette de ballo?» chiese Louise.
«Questa volta tutte le ragazze nate in maggio saranno le reginette dei fiori. Sophie, Eleonor, Destiny...» dichiarò la professoressa.
Io ero nata in maggio, così aveva deciso Anthony.
«Hai sentito, Des? Anche tu sarai la reginetta dei fiori.» mi disse elettrizzata Kriss «Come sei fortunata. Tutte le reginette dei fiori indossano un vestito meraviglioso.»
Quel pomeriggio in biblioteca, finalmente Kriss mi raccontò di più sulla festa «Vedi, la festa di maggio è un evento importantissimo per noi. Ogni ragazza vorrebbe essere eletta la regina della festa e poter sfilare su un carro coperto di fiori bellissimi e scortata dai ragazzi. Poi c'è un emozionante ballo che si protrae fino a notte inoltrata. Questa è l'occasione per ballare con il proprio ragazzo oppure per conoscere nuove persone.» mi raccontò.
«Si può ballare con il proprio ragazzo?» esclamai.
«Si, Des, ed io ti invidio perché conosci due bellissimi ragazzi.» ammise.
«Cosa?» domandai sorpresa.
«Sicuro, parlo di Peter e Patrick, mentre io non ho nessuno.» ammise triste.
Peter aveva Annie, ma Patrick...
«Kriss, perché non chiedi a Patrick di essere il tuo cavaliere?» le suggerii.
«Cosa? E se non dovesse accettare, che cosa farò Des?»
«Questo non succederà perché lo convincerò io.» la rassicurai.
«Dici davvero? Ti ringrazio tanto, e tu con chi andrai?»
Terence? Ma che cosa mi saltava in mente? Avevo l'impressione che Terence avesse già una ragazza a cui accompagnare al ballo.
«Des, cosa ti prende?» Kriss mi risvegliò bruscamente dai miei pensieri.
«Nulla Kriss, troverò qualcuno che mi accompagni.»
«Ne sono certa, Des. I ragazzi non possono non invitarti, sei troppo carina. Dovrò ricordarmi di scrivere a nonna Martha per invitarla alla festa.»
«Si possono invitare altre persone?»
«Certamente. Ognuno di noi può invitare amici e parenti.» mi spiegò.
«Davvero?»
Avrei tanto voluto invitare Miss Pony, Kimberly, Jimmy e tutti gli altri, ma pensai che fosse poco opportuno.
«Ci vediamo dopo, Kriss.»
«Dove vai così all'improvviso?»
«Vado a preparare gli inviti.» le dissi. Non vedevo l'ora di scrivere ad Albert. Era sempre così buono e gentile con me, poi si trovava bene anche con Terence. Decidi che avrei invitato lui.
Stavo girando l'angolo per tornare in camera mia, quando vidi Amanda e Louise fuori ad aspettarmi.
«Che cosa vuoi Amanda?» le chiesi.
«Vorrei sapere in quale giorno e mese sei nata.» esigè.
«Non hai sentito? La professoressa Brooke ha detto che sono nata nel mese di maggio.» replicai fredda.
«Non ci credo.» replicò.
«Ma questa è la verità, ci devi credere.»
«Sarai stata trovata da Miss Pony in maggio, ma ciò non prova che sei nata in quel mese.»
«Devi dimostrare di essere nata in maggio, altrimenti non puoi essere la reginetta dei fiori.» le andò dietro Louise.
«Ma la prova ve l'ha data la professoressa Brooke. La data di nascita non se l'è inventata, l'avrà presa da qualche documento, no?» Amanda e Louise fecero due espressioni contrariate e aggiunsi «Ah ora capisco, siete così invidiose perchè quest'anno non potete essere le reginette. Potevate nascere in maggio.» e con questo tornai in camera, lasciandole infastidite e livide d'invidia.
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«Ei Steve, non ti sembra abbastanza profonda adesso?» chiese il grassone mentre continuava a scavare.
«Si, adesso va bene. Questa trappola servirà per dare a Terence la lezione di cui ha bisogno.» acconsentì Steve che se ne stava in piedi fuori dalla buca, mentre gli altri due ricoprivano la buca di foglie e terra.
Dovevo ancora ringraziare Terence per avermi aiutato l'altra notte. Quando avevo bisogno di lui non c'era mai, invece era sempre in mezzo quando meno me lo aspettavo. Forse l'avrei trovato sulla mia seconda collina di Pony. Arrivai alla sommità dell'altura, ma Terence non c'era. All'improvviso scorsi la sua giacca appesa sull'albero. Non doveva essere molto lontano. Ad un tratto vidi Amanda che mi seguiva. Dovevo fare attenzione. Chissà cosa avrebbe pensato se mi avesse visto parlare con Terence, ma non potevo andare via senza ringraziarlo.
«Grazie per avermi aiutata!» urlai e scesi dalla collina.
«Quella Destiny deve essere pazza. Per quale motivo ha urlato in quel modo?» quando me ne andai Amanda uscì fuori. «Devo scoprirlo.» sbuffò, ma cadde nella trappola che aveva costruito Steve.
«Aiuto!» urlò.
«Camminavi così impettita che non ti sei accorta della trappola.» urlò una voce.
«Smettila di dire sciocchezze e tirami fuori di qui.» gli ordinò Amanda.
Con un salto, Terence arrivò a terra. «Vedo che non ti hanno insegnato che prima di dire una cosa, bisogna chiedere per favore.»
«Tappati quella bocca e tirami fuori di qui.» replicò stizzita Amanda.
Terence le diede la mano per aiutarla a salire.
«Non ho intenzione di sporcarmi le mani con un tipo lurido come te.» ribatté lei.
«Bene, allora resterai qui tutta la notte. Ciao.» Terence fece per andarsene «Ah, dormi tranquilla, tanto non passa nessuno da queste parti.»
«Per favore, Terence, aiutami.» lo pregò con voce melliflua Amanda.
Terence tornò indietro e la aiutò a salire «Su, vieni, ancora uno sforzo. Non sei ferita, vero?»
«Sei stato tu a fare questa trappola, non è vero?» lo accusò.
«Se avessi saputo che era per te l'avrei fatta molto volentieri.» ribatté Terence.
«Allora chi è stato? Tu lo sai, vero?»
«Certo, è stato un vigliacco che si chiama Steve.» dichiarò Terence.
«Sei tu un vigliacco, non mio fratello.» Amanda se ne andò e Terence scoppió a ridere.
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A cena, tutte le ragazze parlavano della festa.
«Sapete ragazze che andrò al ballo con Terence?» non riuscii a fare a meno di sentire Amanda chiacchierare con Louise e Samantha.
«È stato un vero gentiluomo con me oggi pomeriggio.» si vantò.
Che cosa? Terence si era visto con Amanda? Cercai di nascondere la mia delusione.
«Non appartiene alla nobile famiglia dei Granchester?» le chiese Louise.
«Proprio così, è il figlio del duca di Granchester.»
Non volevo sentire ancora una parola, quindi mi rivolsi a Kriss vicino a me «Kriss, dimmi che cosa mi vuoi mostrare.»
«Aspetta, prima devi sapere che io sono figlia unica. I miei genitori sono sempre molto occupati e non parlano quasi mai con me. Da quando sono entrata in questa scuola, ho cominciato a sentire di più il peso della solitudine, ma per fortuna ho portato con le una cosa che ho tenuto sempre nascosta e che mi ha aiutato molto. Ed è proprio quello che voglio mostrarti adesso.»
«Che cosa aspetti di andare a prenderla? Io muoio dalla curiosità.»
Intanto che aspettavo Kriss dopo cena nella mia stanza, guardai verso le camera dei ragazzi. La stanza di Peter e Patrick era illuminata, ma anche quella di Terence. Come ci saremmo divertiti alla festa di maggio. Annie con Peter, Kriss con Patrick e io...
«Signorina Golden!» una voce tonante proveniente dal corridoio mi fece sobbalzare. Era la voce della direttrice. Corsi fuori. Le ragazze erano riunite in cerchio.
«Mi dispiace tanto.» Kriss era accovacciata sul pavimento e teneva tra le mani una tartaruga.
«Kriss!» esclamai sorpresa.
«Come ha potuto portarla nella scuola? Deve liberarsene immediatamente!» sbraitò Miss Collins.
«Oh Des, io ecco... ti volevo far vedere l'unica compagna che aveva alleviato la mia solitudine...» mi spiegò con la voce spezzata Kriss.
Oh, poverina. Doveva aver raccolto tutto il suo coraggio per violare le regole della scuola.
«Signorina Golden, le ordino di disfarsi di quell'animale, di restare per un giorno chiusa nella sua stanza a meditare su ciò che ha fatto. Dopodiche sarà perdonata.» affermò la preside.
«Non me la sento di abbandonarla. La supplico Miss Collins, non mi chieda una cosa come questa, è debole e sola proprio come me.» replicò Kriss.
«Non può restare qui!» dichiarò intransigente.
«Signorine, è tardi. Dovete ritirarvi nelle vostre stanze. Fra poco spegneremo le luci.» la preside congedò la piccola folla che si era riunita, ma io rimasi al fianco di Kriss che stava iniziando a piangere.
«È proprio vero che deve disfarsi della sua tartaruga?» domandai alla direttrice.
«Ma certamente. È severamente proibito tenere animali in questa nostra scuola.» continuò inflessibile.
«Per lei può essere semplicemente un animale, ma per Kriss è la cosa più speciale che abbia al mondo.»
«Des...» mormorò Kriss.
«Le chieda perché ha tenuto la tartaruga. In questa scuola abbondano le regole, ma non c'è un minimo calore umano.» proseguii io infervorata.
«Ha finito, signorina Andrew?» volle sapere la direttrice, a braccia conserte.
«Come si possono amare gli uomini, se non si amano gli animali?» continuai. »Dove vuole che abbandoni la tartaruga? In un posto che non abbia da mangiare? Non le importa niente se poi muore?»
«Le regole sono regole ed è mio dovere farle rispettare a tutti i ragazzi ospiti di questa scuola. Signorina Golden, se ne liberi!» dichiarò stoica.
«Lei ha una pietra al posto del cuore!» urlai.
«Signorina Andrew, le proibisco di partecipare alla festa di maggio e le ordinò di restare nella sua stanza a meditare su ciò che ha detto.» delibererò Miss Collins.
Oh mio dio. Non potevo partecipare alla festa. E avevo già mandato l'invito ad Albert.
«Presto Des, chiedi subito scusa.» mi consigliò Kriss a bassa voce.
E mi avrebbe perdonato se le avessi chiesto scusa? E perché avrei dovuto? Non avevo detto niente di male.
«Miss Collins, io...» iniziai mortificata.
«Non voglio neanche sentire le sue scuse.» ribatté lei.
«No, io non voglio scusarmi, solo che non avrei mai dovuto dire che ha una pietra al posto del cuore, bensì io lo pensi veramente...» quando capii quello che avevo detto esclamai «mio dio»
«Ora basta! Andate tutte due nelle vostre camere, subito!» sbraitò.
«È stata una vera imprudenza affrontare in quel modo Miss Collins, non avrebbe dovuto farlo, signorina Andrew.» mi disse la professoressa White quando la direttrice se ne andò.
«La colpa è soltanto mia. Des si trova nei guai perché ha tentato di difendermi.» si scusò Kriss.
«Prima di entrare, datemi la tartaruga per favore.»
«Professoressa White la supplico, mi lasci tenere la tartaruga. Me ne assumo tutta la responsabilità, non preoccuparsi, starò molto attenta. Nessuno si accorgerà che si trova ancora nella scuola.» la pregai.
«E va bene, potrà tenere quella tartaruga, ma mi raccomando non dovrà vederla nessuno.» acconsentì.
«Si, stia tranquilla. Kriss, lascia fare a me.»
Avrei chiesto ad Albert di occuparsi di lei. Quando Albert avrebbe saputo il motivo per cui mi era proibito di partecipare alla festa, si sarebbe messo a ridere.
Il giorno dopo, la professoressa White mi portò la colazione «Io ho provato a convincere Miss Collins a perdonarla, ma non ci sono riuscita.»
«Grazie lo stesso.» le dissi.
Quel pomeriggio tutti erano impegnati nei preparativi per la festa e le lezioni erano state sospese, perciò decisi che sarei andata a trovare Albert allo zoo. Lui amava molto gli animali ed ero sicura che sarebbe stata bene con lui. Non sarebbe arrivato nessuno fino alla sera, avevo abbastanza tempo per andare e tornare. Scavalcai le mura e presi una carrozza.
Molta gente veniva a visitare il parco faunistico: turisti, famiglie, gruppi di scolari in gita. Sarebbe stato bello che anche i bambini della casa di Pony sarebbero potuti venire. Era da quell'inverno che non li vedevo e mi mancavano terribilmente, soprattutto Jimmy e John. Arrivai allo zoo e mi diressi verso la casetta di Albert. Stavo per bussare quando sentii qualcuno ridere. Mi avvicinai allo stipite della porta e sbirciai. Non rideva solo Albert. C'era anche un'altra persona insieme a lui. Era Terence. Stava ridendo di tutto cuore. Era raro vederlo così. Era Albert che metteva tutti di buon umore.
«Ciao Albert, ciao Terence.» mi feci coraggio e entrai.
«Ciao Des.» mi salutò Albert.
«Io non credevo di trovarti qui, Terence.» esordii.
«Guarda guarda..."lupus si infabula"» disse Terence.
«È proprio vero, Des, stavamo giusto parlando di te quando sei arrivata.» intervenne Albert.
«Davvero? Spero stavate solo cose carine...» mormorai.
«Vedi, Terence mi stava spiegando perché ti ha dato il soprannome "Tarzan tutte lentiggini.» spiegò Albert facendo un gran sorriso.
«Ah, è per questo che ridevate così tanto prima, eh?» chiesi delusa.
«Ci spiavi?» intervenne Terence sorridente.
«Si, scusatemi. Ma io non voglio più essere chiamata in quel modo.» spiegai.
«Io lo trovo molto carino» ammise Albert scoccando uno sguardo complice a Terence
«Ma dimmi un po', perchè vai in giro con questa tartaruga?»
«Questa tartaruga è di una mia amica e vorrei che tu prendessi cura di lei.»
«D'accordo Des.»
«Grazie Albert.»
All'improvviso un signore brevilineo e piuttosto anziano bussò alla porta «Albert mi dispiace per te, ma devi riprendere il lavoro.» lo avvisò.
«Scusatemi, ma ho da fare. Sarò di nuovo libero fra qualche ora.»
«Il lavoro prima di tutto.» affermò Terence.
Dopo che Albert se ne andò a lavorare e la porta mi si richiuse alle spalle, io e Terence rimanemmo da soli in cucina. Pensavo di avere un milione di cose da dire a Terence quando l'avessi rincontrato, e in quel momento che mi capitava l'occasione non riuscivo a dire nemmeno una parola. Stava seduto su una sedia taciturno e picchierellava le dita sul tavolo. Non capivo perché ero così emozionata. Il mio cuore batteva così forte, tanto che credevo che Terence potesse sentirlo.
Terence aprí la porta e si rivolse a me «Des, hai voglia di uscire?»
«Certo.» risposi e iniziammo a girare per il parco.
«Des, qui ci sono degli animali che ti somigliano.» disse Terence indicando la gabbia delle scimmie.
«Cosa?» esclamai inorridita.
«Con la faccia che fai ora, assomigli a loro ancora di più.» rise a crepapelle.
«Io ti odio!» esclamai. Non so perché, ma non riuscivo ad odiarlo veramente.
Attraversammo la riserva naturale, quando passammo su un ponticello e Terence si appoggiò alla ringhiera del ponte. Lo guardai di sottecchi e, visto di profilo aveva una postura uguale a quella che teneva quando l'avevo visto per la prima volta sul piroscafo. Solo lo sguardo era diverso, più felice. Rimanemmo a fissare un punto indefinito davanti a noi.
«Come mai sei venuta qui oggi?» mi chiese.
«Sono in punizione e sono fuggita.» risposi.
«E perché sei finita in punizione?» volle sapere.
«Perché ho offeso Miss Collins.» gli raccontai quello che era successo la sera precedente.
«Hai il cuore di pietra! Molto bella!» esclamò divertito.
«Terence smettila di ridere così.»
«Lo sai, nessuno aveva mai osato tanto. Sei coraggiosa.» osservò.
«Già, ma mi è costato caro. Mi ha anche proibito di partecipare alla festa di maggio. Questa è la vera punizione.» ammisi sconfortata.
«È un peccato, mi dispiace.»
«Sarà una festa molto bella, vero? Ci sarà il barbecue, i fiori e soprattutto si potrà ballare.» affermai sognante «E io ho già invitato Albert. Adesso dovrò annullare l'invito.»
«Come hai conosciuto Albert?» mi chiese.
«L'ho incontrato la prima volta che ero ancora in America. Sai, prima di venire addottata dagli Andrew badavo ai cavalli per la famiglia di Amanda.» gli raccontai. «Dopo l'ennesimo scherzo di lei e del fratello, presi la decisione di andarmene e tornare alla casa di Pony. Salii su una barca, ma la corrente era molto forte e mi trascinò via. Se non fosse stato per Albert che era nelle vicinanze non sarei qui a raccontartelo. Gli devo la vita. Sembra una coincidenza, ma viene in mio aiuto ogni volta che ne ho bisogno.» gli raccontai.
Quando Anthony morì, furono le sue parole che mi aiutarono a superare il dolore.
«Prima di essere adottata, vivevo alla casa di Pony. Mi piaceva molto. Lì c'è una collina che assomiglia molto a quella della scuola, piena di fiori.» continuai «E io credo che in questo periodo dell'anno le rose di Anthony saranno in piena fioritura.» appena menzionai il nome di Anthony, Terence cambiò subito espressione.
«Si può sapere chi è questo Anthony?» domandò freddo.
Quando avevo incontrato Terence la prima volta sul Mauritania avevo avuto l'impressione che somigliasse a Anthony. Ma poi mi ero accorta di quanto fossero diversi.
«Sai, Anthony era un ragazzo buono che amava molto le rose e aveva un animo dolce e gentile...» iniziai.
«È un sollievo per me non assomigliargli a fatto. Un ragazzo che ama le rose? Non può essere che un debole.» sbuffò.
Era proprio quello che non avevo bisogno di sentire in quel momento.
«Come puoi dire questo? Anthony non era debole. Era forte ed era anche molto coraggioso. Era il miglior ragazzo che abbia mai conosciuto.» obiettai. Ero sul punto di mettermi a piangere.
«Ma davvero? E allora lui cos'ha fatto? Ha preferito le rose a te? Mi immagino la tua delusione quando l'hai capito. Il tuo amore starà coltivando le rose che pensare a te.» mi disse sarcastico.
Mi girai sconvolta. Non poteva dire sul serio.
Le lacrime iniziarono a scendere piano piano.
«Non ci posso credere. Anthony è morto!» esplosi. Non lo dissi per Terence, ma per me. Dovevo affrontare la realtà. Cadde il silenzio, il più imbarazzante in cui mi ero mai trovata con Terence fino a quel momento. Furono trenta secondi interminabili: lui stava zitto, forse con il terrore di dire qualcos'altro di inopportuno e io non avevo la forza di aggiungere nient'altro.
«È... caduto da cavallo» la mia voce tremava.
«Cosa, è caduto da cavallo?» sembrava scioccato da quello che aveva appena scoperto.
Cadde di nuovo il silenzio. Parve protrarsi all'infinito, fino a quando Terence buttò fuori un «Mi dispiace, non potevo immaginarlo. Per farmi perdonare dirò qualche preghiera per lui ogni tanto»
«Ora basta! Sei impossibile.» urlai guardandolo negli occhi. Quel giorno aveva davvero superato il limite. Era troppo insensibile.
«È inutile discuterne. Sai benissimo che non potrà più tornare a vivere» sparì via e gliene fui grata.
Non ero dell'umore giusto per resistere ancora a quella conversazione. Aveva detto che Anthony era un debole, e non avrei potuto mai perdonarlo. Però era anche colpa mia. Non avrei mai dovuto raccontargli di Anthony.
Incontrai Albert mentre stava vicino alla gabbia delle tigri.
«Dov'è Terence?» mi chiese.
«È insopportabile.»
«Dici? Io lo trovo molto simpatico. Quando l'ho conosciuto era ubriaco, ma ora ha smesso di bere completamente. Da allora è venuto spesso a trovarmi. Avete litigato, vero?» intuì.
«Ah Albert a proposito, hai già ricevuto la mia lettera d'invito?» gli chiesi, evitando la domanda.
«Ma certo Des, verrò molto volentieri alla festa di maggio. Ho già chiesto a un mio amico di sostituirmi. Verrò da te con il mio vestito più bello.»
«Mi dispiace Albert, ma io non potrò prendere parte alla festa.» gli confessai amareggiata.
«Non puoi? E perché mai?»
«Beh è stato per via della tartaruga. Mi dispiace tanto.»
«Oh beh, se non ci sarai tu, è inutile che venga.» rispose amareggiato.
Tornai a scuola. Ero riuscita a tornare nella mia camera senza che nessuno mi vedesse. Non credevo che Albert rimanesse così deluso per non poter partecipare alla festa di maggio.
Io non ero mai stata veramente sola come Kriss, perché avevo sempre avuto vicino Albert, Patrick e Peter. Non importava cosa dicessi o facessi, potevo sempre contare su di loro.
Ciao a tutti🤗,
scusate, questo capitolo è piuttosto lungo, ma sono stata presa dalla foga del momento.
A maggio la Saint Paul School tiene una festa. La preside, però scopre che Kriss tiene una tartaruga nella sua camera e questo è contro le regole della scuola. Le ordina di disfarsene e Des, che cerca invano di aiutare l'amica, offende la direttrice e ottiene invece una punizione assai dura. Ha preso le parti di Kriss, la sua amica indifesa e dovrà rinunciare alla tanto attesa e meravigliosa festa di maggio.
Des va a trovare Albert allo zoo per consegnargli la tartaruga e lì vede Terence, che va a trovare Albert frequentemente. Des gli racconta il suo passato con Anthony, ma Terence si comporta in modo poco educato e finiscono per litigare. Albert viene a sapere che Des non parteciperà alla festa e ne rimane molto deluso.
spero che vi sia piaciuto,
un bacio
Carla💗
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