17. Londra

«Così hai deciso di rimanere alla casa di Pony.» comprese il signor Cartwright dopo che gli annunciai la mia decisione.
«Si, mi dispiace signor Cartwright.» mormorai.
«Ma così Des potrà vivere vicino a lei. Potrà rivederla quando vuole.» lo consolò Jimmy raggiante.
«Si, hai ragione Jimmy, però mi dispiace di non poterti adottare.» continuò lui.
«Dispiace anche a me, signor Cartwright.» dissi sinceramente amareggiata. Era sempre stato così buono con me.

Quando tornammo dalla casa del signor Cartwright, la macchina degli Andrew era parcheggiata di fronte al cortile. Immaginai che Peter e Patrick dovevano ancora partire per l'Inghilterra. Mi fiondai nell'ufficio di Miss Pony. Al posto dei gemelli, però c'era il signor George che parlava con Miss Pony e Kimberly.
«Signor George...» mormorai delusa.
«Sono venuto per riportarla a casa, Destiny.» annunciò.
«Io non ho nessuna intenzione di tornare dalla famiglia Andrew.» replicai decisa. «Mi dispiace, ma ho deciso di lasciare gli Andrew. Non voglio più essere la loro figlia adottiva.»
«Sono dolente di contraddirla, ma non è come pensa lei. Legalmente, fa ancora parte della famiglia Andrew.» continuò pacato il signor George.
«Io non voglio tornare a Lakewood. Quei luoghi mi ricorderebbero troppo Anthony.» spiegai ferma.
«Adesso non ci abita più nessuno a Lakewood. La signora Andrew è tornata a Chicago da qualche settimana.» mi informò.
«Che cosa?» domandai sorpresa.
«Si, e il signor Andrew ha mandato disposizioni affinché lei sia mandata a studiare a Londra.» dichiarò.
«A Londra?» ripetei sconcertata. Sarei stata con Peter e Patrick, ma era dall'altra parte dell'oceano.
«Des, prepara la tua roba e parti col signor George.» mi disse seria Kimberly. «Dovresti considerarti fortunata ad avere la possibilità di andare a studiare a Londra.»
«Ma io voglio restare qui.» insistetti.
«Kimberly ha perfettamente ragione, Des.» si intromise Miss Pony.
«Non la consideri una punizione del signor Andrew. Se ha deciso così l'ha fatto soltanto per il suo bene. Qui è in gioco il suo futuro.» proseguì il signor George.
«Che futuro pensi di avere restando qui alla casa di Pony?» mi domandò Kimberly.
«Posso occuparmi dei bambini.» risposi.
«Des, aver cura dei bambini è un lavoro di grande responsabilità che richiede una preparazione adeguata.» replicò Miss Pony.
«Quindi se ho ben capito lei non crede che io sia in grado di farlo?» ribattei delusa.
«No, volevo dire che bisogna studiare molto prima di poterlo fare.»
«Lei mi vuole solo convincere a partire.» replicai dura.
«No, non si possono perdere certe occasioni.» affermò Miss Pony.
«Des, te ne vai?» Jimmy comparse da dietro la porta. Aveva ascoltato tutto. «Rimani con me.» si fiondò tra le mie braccia. In quel momento mi resi conto che non potevo lasciarlo.

Scappai via seguita da Jimmy e ci dirigemmo nel bosco oltre la collina.
«Ero convinta che Miss Pony e Kimberly si sarebbero opposte alla mia partenza.» gli dissi.
«Mi dispiace dirlo, ma si sono comportate molto male, ma io resterò sempre con te.» mi consolò Jimmy.
«Grazie Jimmy, sei un vero amico.»
Continuammo a camminare sotto il temporale. La pioggia si faceva sempre più insistente.
«Io ho tanto freddo, sto addirittura tremando.» mi sussurrò Jimmy.
«Ancora pochi passi, Jimmy. C'è un albero cavo da queste parti.»
Quando arrivammo all'albero, ci ripararammo dalla pioggia.
«Ho molto freddo.» ripeté Jimmy.
«Miss Pony e Kimberly saranno molto in pensiero per noi.» appurai.
«Lascia che stiano in pensiero. Lo sapevano benissimo che tu non avevi nessuna intenzione di partire.»
Mi voltai verso di lui. Stava tremando e aveva i brividi.
«Stai bene, Jimmy?» gli chiesi preoccupata. Gli tastai la fronte con le mani «Jimmy, ma stai scottando.»
«Com'è possibile se ho freddo?»
Ero certa che Jimmy avesse la febbre molto alta. «Tu stai male, devo riportarti subito alla casa di Pony.» replicai.
«Non puoi, se torni indietro ti faranno partire.» protestò.

«Des! Jimmy!» in quel momento sentii le voci di Miss Pony, Kimberly e del signor George che ci stavano cercando. Qualche minuto dopo corsero affannati verso di noi.
«Signor George, per favore lei prenda in braccio Jimmy.» gli disse Miss Pony quando vide Jimmy.
«Come hai potuto uscire con Jimmy sotto la pioggia? Una che dice di essersi in grado di occuparsi dei bambini, non fa di queste sciocchezze.» mi rimproverò Kimberly.
Per tutta la sera vegliai Jimmy.
«È tutta colpa mia, Jimmy.» gli dissi mentre dormiva.
«Domattina starà meglio, ci occuperemo noi di lui.» mi disse a un certo punto Kimberly. «Tu vai pure a riposarti.»

Il giorno dopo, la temperatura corporea di Jimmy si era abbassata e stava un po' meglio.
Io avevo detto di essere capace di occuparmi dei bambini, eppure non avevo saputo fare niente quando Jimmy si era sentito male. Dovevo imparare ancora molte cose prima di diventare come Miss Pony e Kimberly. Avevo preso la mia decisione e andai a comunicarla a Miss Pony e Kimberly.

«Dici davvero? Hai deciso di partire per Londra?» domandò entusiasta Kimberly.
«Bene, siamo contente di questa tua decisione e ti lasciamo partire con gioia, anche se ci mancherai molto.» disse Miss Pony.
«Bugiarda! Mi avevi prometto che non te ne saresti mai andata.» Jimmy entrò nella stanza. Indossava ancora il pigiama e non si era rimesso del tutto.
«Jimmy...» iniziai.
«Non sei più il mio capo!» urlò e corse via.

Preparai le mie valigie, indossai un cappotto che avevo preso dall'armadio della mia camera nella villa degli Andrew e mi diressi in cortile dove mi aspettava la macchina del signor George.
Miss Pony, Kimberly e tutti i bambini si erano riuniti per salutarmi. Tutti tranne Jimmy.
«Non ti devi preoccupare per Jimmy, gli parlerò io e sono sicura che capirà le tue ragioni.» mi rassicurò Kimberly.
«La casa di Pony sarà sempre la tua casa.» mi disse Miss Pony.
«Arrivederci, grazie di tutto.» dissi con la voce rotta dall'emozione.
«Ciao Des, scrivici appena puoi.» mi salutò John. «Buona fortuna!»

Salii in macchina. Mente ci allontanavamo, sentii una voce chiamarmi.
«Per favore, signor George, fermi la macchina.» affermai e uscii in strada.
«Capo, capo!» Jimmy era in sella al cavallo del signor Cartwright sulla stessa altura su cui io e Annie avevamo salutato Tom quando se n'era andato via col signor Johnson.
«Ciao Jimmy! Tornerò presto!» gli urlai sperando che mi sentisse. Le lacrime mi stavano iniziando a scendere. Volevo molto bene a Jimmy, anche se lo conoscevo solo da pochi mesi. Rimasi qualche minuti a fissare Jimmy e la collinetta, poi ripresi il viaggio verso il porto con il signor George. Ero partita talmente in fretta che non avevo fatto in tempo a salutare il signor Cartwright e Tom. Non avrei visto la collina di Pony per un bel po' di tempo.

Io e il signor George arrivammo al porto e ci imbarcammo sul Mauritania, il piroscafo che ci avrebbe portato in Inghilterra. Era molto lussuoso e avevo una cabina tutta per me.
«La ringrazio molto, signor George. Lei è stato molto gentile a far fare un giro in macchina ai bambini. È stata la prima volta che sono saliti su un'automobile.» gli dissi quando eravamo ancora attraccati al porto.
«Sono tutti simpatici.» mi sorrise.

Durante quel lungo viaggio in mare, parlai molto col signor George. Era alto e snello, con i capelli neri corti e dei baffi alla francese ed era molto carino e cortese. L'ultima sera del viaggio, si era tenuto un ricevimento per l'ultimo viaggio del comandante. Durante i festeggiamenti, avevo bevuto troppo champagne. Uscii dalla sala ristorante e mi diressi verso la prua della nave, a quell'ora deserta. Fissai il mare per qualche secondo. In quell'acqua limpida rividi tutti i ricordi che non avrei più potuto vivere e la nostalgia mi assalì. Non vedevo l'ora di rivedere Peter e Patrick, però non ero molto entusiasta di andare a studiare alla Saint Paul School di Londra. Quella sera di febbraio faceva piuttosto freddo e c'era tanta nebbia. Pensavo di essere sola sul pontile della nave, finché vidi un ragazzo girato di spalle, aggrappato al parapetto che fissava le acque.

«Anthony...» mormorai.
Per un attimo ebbi la sensazione di vedere Anthony. No, non poteva essere lui. Non era possibile, anche se gli assomigliava tanto visto di spalle. Trattenni il respiro. Non era biondo ed era più alto di Anthony. Feci qualche passo in avanti e notai che stava piangendo. Rimasi a fissarlo per qualche secondo, finché si girò e il suo sguardo incontrò il mio.

Feci pene andarmene, quando mi fermò «Aspetta non te ne andare...»
Capii di essere sembrata patetica, così mi affrettai a scusarmi, ma sentii un nodo in gola e cominciai a balbettare «Sai, io mi ero avvicinata per parlarti, ma poi non ti ho detto niente perché mi sono accorta che eri triste.»
«Che cosa? Io triste? Ti devi essere proprio sbagliata, io non sono mai triste» ribatté lui iniziando a ridere. La sua risata era talmente fragorosa che mi venne il dubbio, ma non mi ero sbagliata. Io l'avevo davvero visto piangere. All'inizio mi guardava come se non si spiegasse la mia esistenza, poi il suo sguardo si fece curioso. Sapevo che non era il momento adatto per mettermi a decifrare le espressioni del viso di un perfetto sconosciuto, ma in tutta sincerità, non riuscii a evitarlo.
«Avrai sognato a occhi aperti "ragazza con le lentiggini"» disse lui.
«Io non ho le lentiggini» mi lamentai.
«Non puoi negare che un po' di lentiggini ce le hai, mi dispiace per te ma è così» replicò spavaldo.
«È inutile che fai tanto lo spiritoso, devi sapere che io sono molto affezionata alle mie lentiggini» mentii per non dargliela vinta.
«Ah ah, sei una collezionista di lentiggini» rise.
«Si esatto, e adesso sto proprio pensando dove posso trovarne altre» ribadii con una punta orgogliosa. Quel ragazzo sembrava provare piacere a discutere con me.
«Buona caccia, allora» aveva superato davvero il limite, mi dava sui nervi. Rideva e mi prendeva in giro, mentre un attimo prima stava piangendo.
«Ho capito, sei geloso perché non hai le lentiggini.»
«Signorina Andrew, eccola qui, ero in pensiero per lei» ci interruppe il signor George raggiungendomi.
«Ciao ragazza con le lentiggini» mi salutò il ragazzo e con un cenno della mano scomparve nella nebbia del pontile.
«Ciao grande antipatico!» esclamai.

«Destiny, non resti qui, potrebbe prendersi un malanno» mi consigliò il signor George.
«Mi scusi signor George, lei conosce quel ragazzo?» gli chiesi poi.
«Certo, il signor Granchester. Appartiene a una delle più nobili famiglie inglesi» mi spiegó.
«Che cosa? Non si direbbe proprio.» sbuffai contrariata.
«Perché? Che cosa le ha fatto?» mi chiese George.
«Niente, vedendolo di spalle ho pensato che assomigliasse al mio caro Anthony» risposi.
«Ad Anthony?» ripeté perplesso George.
«Si, proprio a lui signor George. Però Anthony era molto più gentile di quel ragazzo. Anthony era eccezionale.»
«Signorina, andiamo nelle nostre cabine.»
«Io preferisco restare qui un altro po'. Si sta bene qui fuori.» gli dissi.
Avevo bisogno di riflettere un attimo su quello a cui andavo incontro e tutto quello che mi lasciavo alle spalle. Stavo per affrontare una nuova vita.

Ciao ragazzi🤩,
Anche per Des è stato deciso il trasferimento a Londra. Miss Pony e Kimberly concordano subito che questa è decisamente la scelta migliore per lei.

Jimmy, che si è profondamente affezionato alla ragazza, fugge via sconvolto sotto un fortissimo temporale, il che gli fa venire la febbre alta. Des capisce che non è facile occuparsi dei bambini, così sfruttando l'opportunità che le è stata data dalla famiglia Andrew, decide di andare all'estero dove potrà studiare e ampliare i propri orizzonti.

Des quindi parte per Londra accompagnata da George, a bordo di un lussuoso piroscafo, il Mauritania🌊. L'ultima sera del viaggio transatlantico, sul pontile della nave incontra un ragazzo. All'inizio le ricorda Anthony, ma poi lui si mette a ridere e la prende in giro per le sue lentiggini. Infine, il ragazzo se ne va, senza dirle nemmeno il suo nome. Che dite, lo rivedremo ancora?🔥

Spero che vi sia piaciuto,
un abbraccio,
Carla❤️

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