Mangalore giorno uno sera

Rientrammo tutti in albergo. Dovevamo prepararci per la cena. La bionda ci mise tre quarti d'ora, prima di uscire dalla doccia, questo significava che io avevo tempo un'ora per prepararmi. Nessuno delle due parlava. Si respirava un'aria di tensione.

-lena, posso chiederti una cosa?-

Mi irrigidì.

-dimmi-
-ho come la sensazione, magari mi sbaglierò, che io ti stia antipatica.-

Quelle parole mi fecero gelare il sangue.

-no ma che dici. E poi non ti conosco, come potresti starmi antipatica così a priori.-
-perché sai lena, vedo che non cerchi di scambiare una parola con me, e quindi ho pensato potesse essere per quello.-
-facciamo così, ti va visto che siamo nella stessa stanza, di conoscerci meglio?-
-si lena ne sarei felice.-

Iniziammo a chiacchierare di cose futili, e devo dire che mi resi conto che era una persona molto intelligente e acculturata.

Non passarono neanche dieci minuti che qualcuno bussò alla porta.
La bionda andò ad aprire.
Era Lalita.

-ragazze mi aiutate a prepararmi.-
-certo-

Le avevo preso un vestito a pantalone.
La parte della pancia era scoperta. E il bustino era a cuore.

La bionda si mise un mini vestitino rosso con un intreccio sulla schiena.

Ed io indossai un top con una gonna che arrivava al ginocchio.

Lalita ci truccò era un artista nel make up. La bionda ci sistemo i capelli. Ci guardammo allo specchio. Sembravamo quelle ragazze che si vedono sulle copertine dei giornali.

Se mi avesse visto Mark sono sicura che mi avrebbe riempito di complimenti, lo aveva sempre fatto, era un uomo meraviglioso, sempre attento. Cacciai indietro le lacrime. Non era il momento per piangere.

I ragazzi che ormai da più di cinque minuti, bussavano e sbraitavano per farci uscire. Avevano perso le speranze.

E finalmente aprimmo la porta. La loro faccia da ebeti li aveva lasciati senza parole. Solo Akir dopo qualche minuto, ritrovo la voce.

-ragazze, stasera non vi permettete ad allontanarvi! Dovete prometterlo.-

Scoppiammo a ridere. La bionda gli andò vicino e si mise a braccetto insieme a lui.
Navid cinse in un abbraccio Lalita.

-sei meravigliosa stasera-

Li vedevo, rilassati e felici. Forse il fatto che tutti noi conoscessimo il loro segreto, e l'enorme distanza da casa, li faceva vivere serenamente.

Io e il dottore non ci degnammo neanche di uno sguardo, anzi camminammo in fila indiana verso l'ascensore.

Arrivati al ristorante ovviamente, mi sedetti dall'altra parte rispetto a lui. Così da non avere l'occasione neanche di parlare.

Finita la cena decidemmo di andarci a prendere qualcosa da bere, in uno di questi localini sulla spiaggia. Passata un oretta. Vidi arrivare Andrew.

-lena.-

Appena lo vidi, gli andai incontro. Questo ragazzo era uno splendore per gli occhi.
Ci abbracciamo.

-direi che ora ti tocca. Vieni con me, ti voglio offrire da bere. E non accetto un no, come risposta.-

Mi prese per mano. Non so perché, ma invece di scostarmi, intrecciai le mani alle sue. Mi girai verso gli altri, per accennare che mi stavo allontanando, e vidi Alan in piedi, con la testa bassa e le mani strette in un pugno. La bionda, gli accarezzava le braccia. E diceva qualcosa di incomprensibile. Forse avevano litigato, bo. Ma ancora non mi spiegavo se c'era qualcosa tra di loro, perché sembrava interessata ad Akir? Forse litigavano per quello? Erano fatti loro.

Mi allontanai con Andrew, ci dirigemmo subito al bar, presi un cocktail alcolico.

-ti va di andarci a stendere su quelle sdraio, vicino alla riva?
-molto volentieri-

Mi raccontò tantissimo di lui. Viveva a Philadelphia.Faceva l'insegnante di arti marziali. Ed era un appassionato di sport. Insegnava anche nei quartieri con più criminalità e due volte a settimana dava lezioni ai bambini che non se lo potevano permettere. Aveva due anni in più di me. Da più di tre anni, non era più legato sentimentalmente, e così appena aveva un buco di tempo libero viaggiava insieme ai suoi amici. Dopo più di un ora e mezza che parlava, ed io seguivo attentissima.

-lena mi piacerebbe sapere qualcosa di te. Sai ho parlato solo io.-
-sono una persona di poche parole-
-me ne sono accorto. Provaci lo stesso.-

Raccontai del mio lavoro, raccontai di Bangalore, di Nora e del piccolo Kilian, della decisione di volerlo adottare.
Ad un tratto però mi fece la domanda, che più non avrei voluto sentire.

-lena, come sei messa a vita sentimentale? Tu e il dottore avete un passato? Perché da come si comporta..-

Scoppiai a ridere

-no no assolutamente, se è per questo non abbiamo neanche un presente.-

Anche lui rise.

-e allora, non mi spiego, come può una bellissima persona come te non avere un legame? Cioè, sicuramente questo va a favore a me. Però non si spiega.-

Non so ero combattuta, nel volere raccontare la mia storia. Ma allo stesso tempo, non volevo che provasse compassione per me.
Feci un respiro profondo, e per la prima volta raccontai tutto. Non so perché ma il fatto che fosse un estraneo mi aiuto. Di come Mark era stato l'amore della mia vita, di come lui non ci fosse più e di come mi facesse sentire. A metà del racconto lui si mise sulla mia sdraio, e mi abbraccio forte. Finto il racconto, calò il silenzio.

Ad un certo punto, lui, giro il viso verso di me. E ci ritrovammo faccia a faccia, respiravamo i nostri respiri, il naso si sfiorava.

-mi dispiace, che tu abbia passato tutto questo, non ti dirò che passerà, perché sarebbe una frase banale, ma ti dirò di lottare, per lui ogni giorno, per quello che lui non potrà più fare. Fallo vivere dentro di te.-

A quelle parole, le lacrime iniziarono a sgorgare. Con le sue dita inizio, a raccoglierle dolcemente . I nostri occhi si incrociano, è di istinto, avvicinai il mio viso a lui, sentivo le nostre labbra sfiorarsi. Era arrivato il momento, stavo per baciare un'altro ragazzo, e per quanto io mi sentissi in colpa nei confronti di Mark. Un parte di me voleva quel bacio. Le nostre labbra erano un millimetro l'una dall'altra. Ma una voce ci interruppe.

-lena ce ne dobbiamo andare. Muoviti.-

Il dottore arrivava sempre nei momenti più giusti, pensai. Lo guardai. Era nervoso. E adirato. Forse lui è la bionda avevano litigato.

-l'accompagno io, amico.-

Andrew si era offerto.

-lena ti ho detto di muoverti.-

L'antipatico non l'aveva degnato neanche di una risposta.

-ti vuoi muovere lena.-

Da lì in poi le cose precipitarono.

-senti amico, ti ho detto che l'accompagno io, e poi tu chi sei il suo bodyguard?-

-senti togliti dai piedi mastrolindo, non sono affari che ti riguardano. Lei rientra con il suo gruppo e basta.-

-lena è abbastanza matura per rientrare sola, e per decidere con chi rientrare.-

Alla fine quei due andarono avanti per dieci minuti, e sbottai.

-ora basta. Dottore aspettami al tavolo. Tra cinque minuti arrivo.-

Andrew mi guardò da vincitore, ed il povero Alan, credo che ora era proprio nero.
Ma si allontanò.

Andrew mi prese le mani.

-ci vediamo domani, ti va?-

- mi farebbe piacere.-

Mi allungai per dargli un bacio sulla guancia, e lui si giro di scatto. Finimmo per darci un bacio a stampo sulle labbra. Le mie guance si fecero tutte rosse.

-sei bellissima dico davvero.-
-a domani Andrew-

Mi allontanai e raggiunsi gli altri. Ma non so perché avevo la sensazione che quella notte sarebbe stata molto lunga.

Note autore

Voglio davvero conoscere il vostro pensiero su questo capitolo.
E che ne pensate di Andrew?
Avete teorie sulla bionda? Sono curiosa di sapere se avete teorie.

Ringrazio davvero sempre tutti per la vostra gentilezza. Siete voi che mi incoraggiate ad andare avanti questa storia. Spero che non vi stia deludendo.

Vi adoro mie lettrici ❤️

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