Maggio parte prima
Mancava una settimana alla partenza. Avevo preparato quasi tutto. Il bagaglio da mettere in stiva era pieno di quaderni penne e peluche.
Nel bagaglio a mano avevo messo tutti i miei vestiti.
Quando finì di leggere l'e-mail di Nora, presi la foto di Mark tra le mani, e l'abbracciai, anche se i mesi passavano sentivo costantemente la sua mancanza. Non avevo più aperto il suo armadio. E senti il bisogno di farlo. Appena le ante furono aperte, il suo profumo mi pervase. Sapevano ancora di lui. Mi misi una delle ultime t-shirt che aveva indossato, e mi distesi sul letto.
Il sogno di poter partire insieme, era stata un'altra cosa che ci accomunava, eravamo membri importanti di quelle che erano le attività della chiesa, prima che Mark morisse. Avevamo sempre aiutato padre Patrick. E adesso questo viaggio lo avrei dovuto far da sola.
La nostra canzone faceva di sottofondo, e piano piano i miei occhi si abbandonarono al suono di quelle dolci note.
Durante la notte, mi svegliai sudata, forse avevo avuto un incubo. Lo vidi seduto ai piedi del letto.
-Mark???-
-shh amore mio, sono qui per dirti una cosa, amore e ora che fai un po' di spazio nell'armadio. Quindi, metti tutti i miei vestiti negli scatoloni e spedisci a Patrick, li ne avranno bisogno, a me non servono più, e neanche a te. Ti permetto di tenere solo uno dei miei indumenti. Ok amore? Dimmi che hai capito.-
Feci un leggero cenno con la testa.
-E ora rimettiti a dormire.-
-ti amo Mark.-
-anche io. Con te per sempre.-
I miei occhi a malapena aperti si chiusero nel giro di un minuto, io mi riaddormentai.
Il giorno dopo iniziai a mettere tutti i suoi vestiti nelle scatole, anche se non volevo ammetterlo mi faceva male, la casa ormai vuota senza la sua presenza, e adesso anche i suoi vestiti sarebbero andati via. Avevo chiuso tutti quei cartoni, e sentivo che avrei dovuto affrontare questo distacco. Erano cose materiali è vero, ma averle con me mi faceva pensare che un giorno lui sarebbe ritornato. Anche se la realtà era un'altra.
Il mio capo, mi consegno la scatola che avevamo messo per raccogliere i soldi, li contammo erano millecinquecento euro.
-sono tantissimi-
mi resi conto, che in questo mondo la solidarietà esisteva ancora.
-Lena anche noi, io come tuo capo e i tuoi colleghi volevamo partecipare a questa raccolta fondi, e abbiamo raccolto altri duemila euro-.
-grazie siete stati gentilissimi. Serviranno davvero tanto.-
Abbracciai il mio capo.
-stai attenta Lena mi raccomando.-
-ci vediamo al mio ritorno.-
La mattina della partenza mi svegliai prestissimo il mio aereo partiva alle cinque. Controllai di nuovi orari, documenti valigie.
Ok era tutto apposto chiamai il taxi.
Indossavo l'unico indumento di Mark, che mi ero tenuta, una salopette di jeans che lui aveva messo un paio di volte, ovviamente mi stava enorme, ma sarei stata comoda tutto il viaggio.
Arrivai all'aeroporto, feci il check-in e andai ad accomodarmi al mio fate in attesa della partenza. Guardai i biglietti. Londra-Bangalore India. Mi aspettavano dieci ore e mezzo di volo. Avrei passato gran parte di esse a dormire. Sicuramente visto che non avevo dormito niente.
Proprio davanti a me si sedettero una coppia di giovani sposi, l'avevo capito dal loro chiacchiericcio. Un po' dentro di me ero gelosa, io è l'uomo che amavo non avremmo mai affrontato quella giornata, non avremmo mai fatto un viaggio di nozze, non saremmo entrati nel tunnel della monotonia di coppia che succede a tutti, e soprattutto non saremmo più invecchiati insieme. Al pensiero di quello mi venne da piangere. Mi guardai attorno, per cercare una toilette vicina. La vidi alla mia destra, e iniziai a correre prima che qualcuno potesse vedermi piangere. Ma nel farlo andai a sbattere contro un un uomo, sulla trentina, aveva uno stupido cappello di paglia in testa, è una t-shirt bianca con scritto "vuoi volare con me?", credo che quella maglietta aveva sicuramente un doppio senso, è un pantalone di jeans.
Mentre stavo per scusarmi, lui
-signora, ma può anche guardare avanti, mi ha investito.-
Io lo guardai stupita e non so perché in quel suo tono di acidità gli risposi
-ma vada al diavolo.-
girai le spalle e me ne andai.
Entrata in bagno mi accorsi che, il senso di angoscia precedente si era trasformato in rabbia,
- a me signora, e poi con quel tono da cretino.-
Senti la chiamata, bisognava imbarcarsi, mi misi in fila. Avevo lo speedy-boarding sarei stata una dei primi a salire, guardandomi dietro per vedere quante persone avrebbero preso quell'aereo, quattro persone dietro di me c'era quel tipo. Lui mi guardò in cagnesco come per dire che vuoi. Mi girai subito. Provavo un antipatia profonda.
Mi accomodai al mio posto, i posti erano da due, io ero al lato dal finestrino, mentre allacciavo la cintura, in piedi sul corridoio quel tipo strano mi stava fissando lo vidi tornare indietro alla porta dove c'erano le hostess e chiedere di poter essere spostato. Questo mi stava facendo davvero infuriare. Questo viaggio stava partendo proprio male. Senti la hostess dire che non era possibile perché i posti erano assegnati. Lui torno furioso e si sedette di fianco a me.
Io misi le cuffie con la canzone mia di Mark, mi misi gli occhiali da sole e chiusi gli occhi.Non si meritava neanche una mia parola.
Lo stavo facendo stavo partendo sul serio. Non avrei mai pensato di fare un viaggio del genere da sola. L'aereo decollò.
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