Chiarimenti in vista

I due giorni in ospedale, furono lunghissimi, la compagnia di Alan, mi confortava, anche se mi imbarazzava dall'altro canto. Non avevamo ancora avuto modo di chiarirci per il discorso Andrew.
Nessuno dei due l'aveva tirato fuori. Ma, mi ero promessa, che appena sarei uscita, avrei affrontato l'argomento.

Il giorno del mio rilascio dall'ospedale, Alan arrivò prestissimo, quando mi svegliai, trovai la mia borsa con gli indumenti già pronta.
Lui era seduto sulla sedia, che leggeva un libro.

-buongiorno, che leggi?-
-buongiorno, come ti senti stamattina? Comunque cecità di Saramago.-
-abbastanza bene, davvero?-

Mi si illuminarono gli occhi.

-perché?-
-Alan, è uno dei miei libri preferiti. Me lo consigliò una mia cara amica, e me ne sono innamorata, un libro forte, ma un'intensità che non si può spiegare, se non lo leggi.-
-sono d'accordo con te, è il mio autore preferito. Hai mai letto altri suoi libri? Perché se vuoi te li posso prestare.-
-no, e mi farebbe davvero piacere, grazie.-

La nostra chiacchierata fu interrotta dal medico, che entrò per farmi l'ultima visita e lasciarmi le carte dell'ospedale.
Mi disse che sarei, comunque dovuta rimanere a riposo. E fare qualche passeggiata negli orari più freschi. Detto questo ci diede il via libera per andar via.

Alan, mi fece attendere finché non arrivò il taxi. Quando arrivò, con cautela mi fece salire in macchina, passare da un ambiente con aria condizionata, al caldo mi destabilizzò un pochino, ma lui da medico qual era aveva già pensato a tutto, e si era portato delle salviette rinfrescanti, che mi passo dietro al collo e sulla fronte.

-ti ringrazio Alan.-

Evitavo di guardalo negli occhi. L'avevo deluso. E non sapevo come sapevo, come sarebbero andate a finire le cose tra di noi, adesso che ero uscita dall'ospedale.

Arrivati in albergo, quando salimmo sull'ascensore, mi resi conto che non stavamo andando sul piano dove avevamo le stanze.

-Alan, ma non eravamo al terzo piano?-
-no lena, ci hanno spostato perché le camere erano prenotate. E quindi non c'erano molte disponibilità.-

Arrivati al dodicesimo piano, mi resi conto che era il piano delle suite. Mentre apriva la porta, Alan si girò verso di me.

-lena, dobbiamo dormire insieme, spero che non ci siano problemi, ma purtroppo c'era solo questa possibilità, sarà come al l'orfanotrofio.-
-no, e tutto ok, non preoccuparti.-

Quando aprii la porta, rimasi estasiata, era un appartamento praticamente.
C'era una cucina, con un'isola in mezzo per poter mangiare, un salottino con un maxi schermo. Il letto matrimoniale a baldacchino, in stile shabby. Entrai in bagno, che era grande quanto il mio salotto di casa, e aveva doccia e vasca da bagno con idromassagio. E dobbiamo parlare della terrazza? Con un aiacuzzi vista mare. Un gazebo con un tavolino e sedie. E un amaca da sogno.

-Alan, ma questa stanza costerà un occhio della testa, per favore dividiamo la spesa.-
-no se ne parla proprio, e poi ormai è tutto pagato.-

Mi sentivo a disagio, e volevo mettere la mia parte.

-ti offrirò da mangiare, va bene? Dimmi di sì, se no mi sentirò fuori luogo.-
-affare fatto.-

Andai a farmi la doccia, avevo proprio bisogno di lavarmi lo stress dell'ospedale da dosso. Mi infilai il pigiama ed uscii.
Appena aprii la porta, mi arrivò in faccia qualcosa.

-metti questa.-

Era la sua maglietta. Non dissi niente. Rientrai e la misi. Dopo tutto quello che aveva fatto per me, quello era il minimo che potevo fare. Comunque lasciai il pantaloncino del mio pigiama. Il suo profumo mi inondava le narici. E mi faceva ribollire il sangue.
Uscii di nuovo, e mi squadrò dall'alto verso l'alto. Senza dire una parola.

Mi accomodai sul divano, e accesi la televisione, facendo zapping per oltre dieci minuti, senza trovare niente di interessante da guardare.

-se vuoi possiamo guardare un film.-
-si, sceglilo pure tu Alan.-
-allora direi una commedia.-

Decidemmo per un film di adam sandler, insieme per forza, che già il titolo sembrava la nostra situazione.
A metà del film, il suo telefono squillò, e misi stop, per dargli la possibilità di poter rispondere. Con la coda dell'occhio, spiai, per capire chi lo chiamava, jen e per poco non mi venne un colpo vedendo una foto di loro due abbracciati come sfondo.

-ehi jen, mmm, ok ok, dammi cinque minuti.-

E chiuse la telefonata.
Prese il tablet che iniziò a squillare, che e si aprii una video chiamata. Quando guardai mi resi conto che c'erano tutti, chiamavano dall orfanotrofio. E Nora e Kilian erano in primo piano.

-mamma mamma.-

Sentii urlare. Il mio piccolo Kilian. Le lacrime iniziarono a sgorgare, come un rubinetto aperto. Anche Nora si scatenò con un pianto liberatorio, era stata in pensiero, e vedermi sana e salva la rendeva felice.

Dopo aver passato mezz'ora a rassicurarli sul mio stato di salute, ci salutammo e il piccolo Kilian mi ricordò del peluche.

-mamma, io blu, torni mamma?-
-si amore, tra qualche giorno torno e te lo porto, promesso.-

Tornammo a guardare in silenzio il film. Ma la vista di quella foto, mi poneva domande, che avevano bisogno di una risposta. Ma, non ero nella situazione per poter chiedere.

Il mio stomaco iniziò a farsi sentire. Gorgogliava dalla fame. E nel silenzio riecheggiò. Che figuraccia. Mi guardò perplesso. Io ormai paonazza, non sapevo dove nascondermi.

-hai fame?-
-ehm si-

Si alzò da divano, e si diresse verso la scrivania, e prese dei volantini. Me li porse.

-scegli, così ordiniamo.-

Optai per una bistecca ai ferri, è un contorno di verdure. Lui, del pesce al cartoccio, con un contorno di patate. Dopo aver mangiato ci accomodammo in terrazza. Presi coraggio, volevo sapere, era arrivata l'ora x. L'ora di chiarirsi.

-chi è per te jen?-

Rimase spiazzato.

-come chi è per me jen? Non lo sai?-
-cosa dovrei sapere?-
-allora facciamo così, rispondimi a questo, chi pensi chi sia per me jen?-
-mmm, io credo qualcosa di importante, vedo del sentimento, ma non riesco a capire sincera. -
-ah, del sentimento dici? Be credo che del sentimento ci sia, sarà perché stiamo insieme da quando è nata? Sentimento fraterno lo chiamerei.-
-come? In che senso?-
-ma davvero non lo sai?-
-in che senso? Cosa dovrei sapere?
-tutto questo tempo nessuno ti ha detto? Neanche jen? È mia sorella.-
-cosaaaaa?-

A quella rivelazione, ripensai a tutti gli atteggiamenti, che ovviamente, avevo mal interpretato. Ma si poteva essere più stupidi di così.

-eri gelosa? L'avevo capito, anche se so, che ti negherai.-
-ehm, io gelosa? Non hai capito niente dottore, ero solo curiosa.-

Lui si avvicinò a me, con fare malizioso, mi ritrassi. A quel comportamento lui, si allontanò subito da me, andando ad appoggiarsi sull'amaca.

Gli dovevo una spiegazione, per tutto quello che era successo. Andai dritta davanti a lui.

-posso stendermi affianco a te?-

Ebbe un attimo di esitazione.

-si lena, vieni qui.-

Quindi si spostò un po' di lato, e mi avvolse nel suo braccio. Stare in quella posizione, mi faceva sentire protetta.

-possiamo parlare di quello che è successo l'altra sera, ho bisogno di spiegarti la situazione con Andrew..-
-non c'è niente, da dire, anzi si, perché lena? Perché ci sei uscita? Perché l'hai baciato? Perché mi allontani? Perché mi hai voluto ferire?-

Sembrava, che tutto il suo dolore fosse esploso tutto d'un colpo.
Iniziai a tremare. Forse quel confronto, era troppo presto da fare.

-stai tremando? Scusami non volevo farti stressare.-

Passarono alcuni minuti, feci un sospiro profondo, e presi coraggio.

-credimi per me è stata dura uscire con Andrew, il mio inconscio ha lottato con se stesso per decidere, un po' per il mio passato, è un po' per te..-
-il tuo passato? Per me? Spiegati meglio.-
-del mio passato preferirei parlarne in un'altro momento, ma fammi solo dire che quella mattina scappai dalla stanza per quello. Comunque so, che era sbagliato uscire con Andrew, ma non volevo essere scortese..-
-dovevi esserlo, quel pallone gonfiato, se ci penso..-

Stringeva i pugni. Era nervoso, tutto il suo corpo lo diceva.

-comunque quel bacio non ha significato niente, è stato come baciare un amico di infanzia, non so come spiegarti..-

Scoppiò a ridere

-tieniti questa, pallone gonfiato, comunque sembra che siate molto vicino da come parli.-
-è un buon amico, ti basti sapere questo.-

Presa alla sprovvista, mi strinse più forte.
Mi piaceva, quella sensazione, ma non mi lasciavo andare.

-ed io cosa sono per te, lena?-
-sarò sincera con te, non lo so, ho passato una notte con te.. non diamo un nome a questa cosa, non me la sento ancora.-

L'amaca, mischiato al suono del mare ci cullavano in quei minuti di silenzio.

-lo rivedrai? Dico il pallone gonfiato.-
-non so, siamo amici e penso ci sentiremo.-
-ok-

Mi alzai, avevo sete. Mi fermò bloccando il braccio.

-dove vai?-
-a bere un po' di acqua. Ne vuoi?-
-ok-

Mi diede un bacio, a stampo, dolcissimo. Non arretrai. Ma ricambiai quel dolce gesto.
Quando gli portai il suo bicchiere d'acqua, lo vidi pensieroso. Troppo preso, non si accorse neanche che ero tornata.

-che pensi?-
-volevo farti una domanda in realtà, da un po' di tempo.-
-il tatuaggio che hai, cosa significa per te? E che tu sai sei l'unica ad avere quella scritta?-

La sue domande mi lasciarono impietrita. Cosa dovevo rispondere?

Note autore

Che ne pensate di questo chiarimento? Vi ho reso felice? Comunque ci saranno molti altri colpi di scena, ma non si può spoilerare 😂😂😂

Oggi vorrei chiedervi, come vi immaginate lena, sono curiosa di sapere ovviamente faitHES25 mi aveva già fatto il cast completo 😂 ma sono curiosa di tutti voi.

E come sempre grazieeee😘😘😘😘

❤️❤️❤️❤️

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