01 Stranger Things Have Happened

Ciau a tutti

eccovi il primissimo capitolo

Sopra avete Frank diciassettenne

la canzone è ' Stranger Things Have Happened ' dei Foo Fighters

buona lettura

------------------------------------------------------------------------------------------------

(Il sorriso di Frankie)

1

Stranger Things Have Happened


Frank non sopportava i corridoi della sua ridicolosamente grande scuola.

Li sopportava ancora di meno durante i cambi dell' ora, quando tutti gli studenti si riversavano fuori dalle aule per andare ovunque dovessero andare.

Non sopportava come tutta quella fiumana di gente che si accalcava e si faceva strada spingendo avesse il potere di fargli perdere il buon umore, e ce ne voleva per far innervosire Frank Iero.

"Hey guarda dove vai!" qualcuno gli urlò contro. Frank si mise le cuffie e proseguì per la sua strada. Passò davanti ad una finestra e si accorse che fuori stava piovendo. Quanto gli sarebbe piaciuto trovarsi fuori da quel manicomio...

Ma purtroppo era confinato dalla parte sbagliata della finestra.

Quell' espressione gli ricordò qualcosa, un pomeriggio di pioggia di tanti anni fa. Anni in cui era ancora una creaturina dolce, pura e innocente.

Era passato tanto tempo da allora e ormai Frank Iero non era più come allora, sua madre si era assicurata personalmente che ciò non accadesse. Ma se Linda Pricolo aveva pensato di poter levare a suo figlio la bontà d' animo, allora aveva fallito miseramente.

Nonostante la vita in quella casa fosse per il ragazzo un inferno, nel profondo l' anima di Frank era rimasta esattamente com' era quel pomeriggio piovoso di dodici anni fa che ormai ricordava appena.

Una cosa che sua madre era riuscita a fare però era stata far conoscere al figlio l' amarezza della vita e i livelli di cattiveria e ignobiltà che gli uomini sono capaci di raggiungere.

Dal punto di vista di Frank però non era stata necessariamente una cosa negativa perché era stato così, cercando di sfuggire momentaneamente a quell' atmosfera deleteria, spenta e priva di tutti i buoni motivi che dovrebbero spingere una persona a voler vivere – e le pasticche, l' alcool o l' ennesima dose non ne facevano parte- , che Frank Iero aveva scoperto la musica. Aveva scoperto quanto fosse liberatorio passare le dita sulle corde della chitarra o come ascoltando le note provenienti dalle sue cuffie queste lo avvolgessero come in un abbraccio.

Strano paragone questo per un ragazzo come Frank, un ragazzo che aveva ricevuto pochi abbracci in vita sua e nessuno che ricordasse di aver ricevuto da sua madre. Ma alla fine, si diceva sempre, andava bene così. Gli bastava la sua musica e la speranza che un giorno sarebbe sicuramente uscito da quel buco nero che chiamava casa e avrebbe trovato la persona che sarebbe riuscita a cancellare tutto il resto, rimanendo l' unica vera cosa bella ed importante nella sua vita. Perché Frank aveva ancora fiducia nelle persone, amava ancora le persone e le credeva ancora capaci di cose straordinarie, nonostante sapesse benissimo quanto meschine e malvagie queste possano essere.

Ed era esattamente questa la purezza d' animo che sua madre non gli era riuscita a togliere e che gli invidiava ancora, era questa la forza di Frank ma era anche la sua condanna perché, da che mondo e mondo, più si ha fiducia e speranza più queste verranno messe alla prova e poi infrante e nonostante per ora Frank Iero avesse ancora molta fiducia negli uomini, non sapeva per quanto tempo ancora questa fiducia avrebbe alloggiato nel suo cuore.

Continuò a guardare fuori dalla finestra per un bel po'. Riusciva a vedere la sua immagine riflessa: grandi occhi di un castano chiarissimo lo guardavano- Frank non era mai riuscito a capire di che colore fossero esattamente ma a volte sembravano quasi color ambra- sopra di loro c' era un paio di sopracciglia fini e lunghe, nere come la zazzera di capelli che si ritrovava. Recentemente li aveva tagliati corti dietro e da un lato, in modo che solo una ciocca più lunga gli ricadesse davanti l' occhio destro.

"che fai ti rimiri?"

ci mancò poco che gli venisse un infarto.

"lo sai che sei sempre sexy, bonito" gli sussurrò sensuale la stessa fastidiosa voce.

Frank si girò e sorrise alzando gli occhi al cielo alla vista del bellissimo ragazzo che si trovava davanti e che gli stava rivolgendo il suo solito sorrisetto ammiccante. Se qualsiasi altra persona si fosse azzardata a fargli una cosa del genere Frank di sicuro non l' avrebbe accolto con un sorriso ma si trattava di Raphael, il suo migliore amico e una delle pochissime persone che davvero si erano sempre prese cura di lui fin da quando si erano conosciuti a sette anni, e da allora erano diventati inseparabili. Fin dai primi anni dell' adolescenza Raphael era sempre stato l' incarnazione del flirt e si era sempre divertito da matti a stuzzicare il suo migliore amico e a Frank non dispiaceva. Anni addietro c' era anche stato qualcosa tra di loro ma entrambi erano in uno stato di confusione riguardo la loro sessualità ed, essendo cresciuti insieme, era stato praticamente inevitabile che finissero per ' sperimentare ' insieme. Durò davvero poco e i due si accorsero subito che quella che c' era tra di loro non era altro che pura e profonda amicizia anche se entrambi avevano confessato di essersi divertiti.

"Hey Raf dov' eri? Ti ho cercato per mezza scuola e sai quanto odi i corridoi quando sono pieni di gente"

Il ragazzo alzò le spalle, il ghigno non aveva ancora lasciato la sua faccia

"lo so bonito, mi dispiace ma sono stato... come dire... distratto"

Frank alzò di nuovo gli occhi al cielo e mentre i due si incamminavano verso la prossima classe la curiosità ebbe la meglio e rivolse di nuovo l' attenzione a quel pazzo del suo amico

"sentiamo, chi era sta' volta?"

Il ghigno del suo migliore amico si trasformò in un sorrisone a trentadue denti, sarebbe bastato da solo per illuminare tutta quell' ala della scuola

"corso di biologia, secondo anno, roscio, un culo da paura"

'signore e signori, per voi Raphael Larrea, l' incarnazione del flirt' si ritrovò a pensare Frank scoppiando a ridere

"seriamente, secondo anno? Non ti pare un po' piccolo Raf?"

"perché? È solo due anni più piccolo, e poi ho visto come mi guardava...se sai cosa voglio dire"

"sei incredibile"

A quel punto il ragazzo gli fece l' occhiolino "me lo dicono spesso" e Frank non potè fare a meno che scoppiare a ridere. Non sapeva come avrebbe fatto senza Raphael.

Dovevano fare un po' di strada per arrivare nella classe e per tutto il tragitto Frank non potè fare a meno che notare quanta attenzione e quanti sguardi attirasse il suo migliore amico. Il perché era chiaro a tutti, quel ragazzo era bello come un dio greco e nessuno poteva negarlo. Di origini latino-americane aveva la pelle bronzea con un viso dai tratti delicati ma decisi, zigomi alti, capelli neri e ricci e degli occhi color miele pieni di vita che avrebbero affascinato chiunque. Inoltre sia ragazzi che ragazze avrebbero fatto pazzie per quel corpo alto e snello e quei muscoli asciutti che non si vedevano attraverso i vestiti ma si poteva intuire tranquillamente che fossero lì. Nonostante il suo costante flirtare con chiunque Frank sapeva che il suo migliore amico non era consapevole di essere mozzafiato nemmeno la metà di quanto era in realtà, secondo lui era semplicemente nella media. Questo faceva si che non avesse quell' antipatia tipica di chi è bello come il Sole e sa di esserlo e questa sua inconsapevolezza sommata al suo carattere scherzoso ed esuberante era una vera a propria calamita, sia per le ragazze che per i ragazzi.

C' era un lato però di Raphael che solo lui conosceva. Il lato serio e protettivo, il lato che costituiva quella parte di Raphael che si prendeva costantemente cura di lui e che avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, come aveva già fatto numerosissime volte quando sua madre e il suo fidanzato tornavano a casa sballati dalle pasticche e chissà cos' altro e lui era lì pronto a portarlo a casa sua e a fare in modo che non ci pensasse più.

"hey bonito, a cosa pensi? È successo qualcosa stamattina con tua madre?" eccolo, il lato del suo migliore amico che in pochi avevano il privilegio di conoscere.

Frank scosse la testa e Raphael annuì. Era bello come tra di loro a volte non servissero le parole.

Erano a pochi passi dall' entrata della classe quando il ragazzo latino fece quasi prendere un colpo a Frank , per la seconda volta, a causa di un "OH MIO DIO" inaspettato

"che c'è ?che succede?"

"è lui! CBCR!"

Il ragazzo dagli occhi d' ambra si stava davvero chiedendo se il suo migliore amica avesse tutte le rotelle apposto

"chi? Raphael che cazzo stai dicendo, e poi perché mi hai urlato nell' orecchio?!"

"shhh sta parlando con Mikey Way del nostro corso di spagnolo!"

"ma chi??"

"come chi, CBCR, Cresci Bene Che Ripasso, quello del secondo anno con un culo da paura!"

Frank non sapeva che scoppiare a ridere o mettersi a piangere

"tu stai male, mi chiedo seriamente perché sono tuo amico"

L' altro alzò le spalle "perché sono favoloso, mi pare ovvio"

                                                                                 ***********

Finita un' altra ora di infinita noia, tutti gli studenti si riversarono fuori dalle classi per la ricreazione. Frank aveva perso di vista Raphael ma qualcosa gli diceva che era andato a stalkerare quel ragazzino del secondo anno, così si infilò le cuffie e si diresse verso il solito albero sotto al quale si sedeva da quando aveva iniziato quella scuola tre anni e mezzo prima. Ormai aveva smesso di piovere ed il Sole di fine Marzo filtrava attraverso le fronde di quello che gli piaceva chiamare 'il suo albero' .

A Frank non dispiaceva starsene lì, con le cuffie nelle orecchie a
guardare gli altri ragazzi mangiare in gruppo, chiacchierare,
spettegolare...

fare tutto ciò che lui non faceva.

Lasciò che il suo sguardo vagasse per un altro po', scrutando quello che poteva essere considerato il giardino della Belleville High quando incontrò un paio d' occhi color nocciola che lo guardavano.

Non riuscendo a sostenere quello sguardo così intenso fece scorrere gli occhi sul viso e poi per il corpo del suo osservatore. Era un ragazzo, poco più grande di lui probabilmente. La prima cosa che Frank notò furono i capelli, di un rosso fuoco andavano a coprire con alcune ciocche quegli occhi che ancora lo stavano guardando, erano lisci e rovinati, di quella consistenza intrattabile tipica dei capelli che sono stati tinti troppe volte.

La seconda cosa che il ragazzo notò fu il viso, un bellissimo viso:
lineamenti delicati e occhi luminosi con lunghe ciglia accompagnavano una pelle che rasentava la porcellana e andavano a creare quel bellissimo volto, nel quale erano posti un naso magro che andava leggermente all' insù e due labbra fini. La delicatezza di quel volto sarebbe quasi potuta sembrare femminile ma c' era un qualcosa in quell' espressione e in quegli occhi che gli impediva di essere affemminato.
Poi gli occhi di Frank lasciarono quel viso così particolare per scrutare il corpo del ragazzo dai capelli rossi. Gli si bloccò il respiro in gola. Cazzo se quello non era uno dei corpi più sexy che
avesse mai visto!
Indossava un giacchetto di pelle, che se si guardava attentamente si poteva notare come fosse un po' consunto in alcuni punti e sotto di esso portava una maglietta sul grigio ma quello che davvero fece sì che il mento di Frank Iero per poco non raggiungesse il terreno erano quelle gambe. Lunghe e fasciate da un paio di jeans neri attillati che gli stavano quasi come una seconda pelle accompagnate da un paio di anfibi del medesimo colore dei pantaloni. Non si scorgeva un filo di muscoli e forse la maggior parte delle persone avrebbe pensato che avesse anche qualche chilo di troppo, ma in quel momento quel ragazzo dagli abiti scuri che facevano risaltare ancora di più il rosso dei
suoi capelli era la figura più sexy che Frank Iero avesse mai visto.

Gli occhi del ragazzo dai capelli neri fecero il percorso al contrario e rincontrarono lo sguardo dell' altro. Lo stava ancora guardando! Rimasero con gli occhi fissi l' uno sull' altro per un periodo di tempo che Frank non avrebbe saputo determinare e c' era una strana espressione negli occhi del ragazzo dai capelli rosso fuoco, un' espressione che Frank non era ancora riuscito ad individuare. Poi gli occhi del più piccolo si assottigliarono un pochino e gli sembrò di aver capito cosa fosse quell' espressione ma non fece in tempo a formulare il pensiero che il ragazzo girò i tacchi all' improvviso e, dandogli le spalle, si diresse all' interno dell' edificio. Come se avessero vita propria gli occhi di Frank andarono a posarsi sul lato B del ragazzo e quasi arrossì vedendo come quei jeans assurdamente attillati avviluppassero perfettamente il suo sedere. Perché se proprio doveva dirlo con le parole del suo migliore amico, il ragazzo aveva un culo da paura.

Eppure, prima che interrompessero improvvisamente il contatto visivo,
Frank pensava di aver individuato l' espressione dei suoi occhi,
sembrava quasi che quel ragazzo lo conoscesse...

                                                                              **************

(Gee)

Gerard Way odiava la pioggia.

Odiava il freddo che essa si portava dietro e odiava il fatto che dovesse piovere proprio a Marzo.

Ma più di tutti Gerard odiava il fatto che dovesse tenere la finestra della sua camera spalancata nonostante fuori piovesse e facesse freddo.

Era sdraiato sul suo letto sfatto con gli anfibi ancora ai piedi che erano appoggiati sul materasso. Guardava il soffitto mentre aspirava lunghe boccate di fumo e nicotina da una sigaretta. Un angolo delle labbra gli si curvò verso l' alto. Era ironico –pensò- che sua madre nonostante avesse iniziato a fumare molto prima di lui non gli permettesse di farlo nella sua camera e che andasse su tutte le furie se, entrando, vedesse o sentisse la minima traccia di fumo, motivo per cui Gerard doveva tenere per forza la finestra spalancata se voleva avvelenarsi i polmoni in santa pace.

Prese un' altra boccata mentre guardava la pioggia cadere fuori. Ora che ci pensava anche quel pomeriggio pioveva come in quel momento.

Il pomeriggio in cui aveva visto un angelo per la prima volta in vita sua.

Erano passati ormai quasi dodic' anni e Gerard non aveva ancora dimenticato quel pomeriggio piovoso nel palazzo in cui orami non vivevano più da tempo. Come avrebbe mai potuto farlo, quegli occhi e quel sorriso avevano fatto parte dei suoi sogni per troppo tempo ormai per essere dimenticati. Chissà se il suo angelo viveva ancora in quella palazzina decadente e chissà se quegli occhi erano rimasti gli stessi. Si chiese se quei denti bianchi che adornavano quel bellissimo sorriso fossero ancora del medesimo colore o se si stessero via via ingiallendo per colpa del fumo come i suoi.

Decise di non pensarci. Buttò fuori l' ultima nuvola di fumo e gettò la sigaretta nel posacenere. Fece per prendere il suo album da disegno quando sentì sua madre rientrare a casa. Bene, il fumo ormai era praticamente uscito del tutto. Chiuse la finestra e andò in cucina dove, come aveva previsto, sua madre stava sistemando la spesa

" Hey Ma vuoi una mano?"

"Non c' è bisogno di fare il lecchino, l' ho già comprata la Nutella" gli rispose la donna mentre continuava a tirare fuori ogni tipo di cose dalle buste del supermercato. Era in momenti come questi – si disse Gerard- che amava davvero sua madre.

"Lo sai che ti amo, vero?" lei gli rivolse un sorriso

"Certo tesoro ed è per questo che andrai a prendere tuo fratello a scuola e lo porterai dal dentista"

Ed era in momenti come questi che il ragazzo si chiedeva se l' amasse davvero così tanto. L' ultima cosa che avrebbe voluto fare era mettere di nuovo piede in un liceo dopo un anno di libertà, per di più per portare suo fratello dal dentista

"Ma dai, non puoi portarcelo tu?" a quel punto sua madre gli rivolse uno sguardo di ghiaccio e Gerard si rese conto di aver fatto un grosso sbaglio

"Ma certo! E poi che fai, sistemi tu casa ? La pulisci tu? Fai tu la cucina e prepari tu la cena? Eh?"

Per poco non alzò gli occhi al cielo mentre sua madre continuava a parlare. Non avrebbe mai dovuto chiedergli di andare al posto suo, quando attaccava con quel 'faccio sempre tutto io e voi non fate mai niente' tipo di discorso ci voleva l' apocalisse per farla smettere

" Non capirete mai quanto siete fortunati ad avere una madre come me e vi lamentate pure! Avete anche il coraggio di dire che non faccio mai niente. Credo proprio che dovrei iniziare davvero a non fare niente, poi voglio vedere come ve la cavate. Te e tuo fratello! Ormai siete grandi, ci sono ragazzi all' età vostra che fanno tutto, che mandano avanti una famiglia!"

"Va bene, va bene va-"

"Voglio proprio vedere come farei quando andrai a vivere da solo Gerard"

"Ho detto che-"

"E non mi parlare sopra non ho finito"

"Mamma ho detto che va bene! Vado a prenderlo e lo porto dal dentista, okay?"

"Perfetto tesoro" della furia precedente ormai non c' era più traccia sul volto e nel tono di voce di sua madre. A volte si chiedeva se quella donna fosse normale, ma non poteva farci niente le voleva troppo bene.

Sospirò "Quando de-"

La donna non lo fece finire di parlare e lo interruppe guardando l' orologio

"Devi uscire di qui esattamente tra cinque minuti. Vai."

Con un altro sospiro girò i tacchi e tornò di nuovo in camera sua per prendere chiavi di casa, portafogli, telefono, sigarette e chiavi della macchina.

Gerard trovò posto nel parcheggio della scuola che ormai, fortunatamente, aveva smesso di piovere e il tiepido Sole di Marzo aveva deciso di degnare i comuni mortali della sua presenza. Si girò verso l' auto per chiuderla e si ritrovò faccia a faccia con il suo riflesso del finestrino. Era uscito talmente di corsa di casa che non aveva neanche avuto il tempo di darsi una sistemata. Quei capelli ormai erano uno schifo e avevano il bisogno urgente di vedere un parrucchiere ma il ragazzo scrollò le spalle come a dire ' vabbè '. In ogni caso era un po' di tempo che pensava di cambiare colore, li avrebbe tinti neri o di un altro colore o forse avrebbe dovuto smettere di tingersi e avrebbe dovuto dare un attimo di respiro a quei poveri capelli ormai rovinatissimi. Non si sarebbe sorpreso poi più di tanto se si fosse svegliato quella stessa mattina con alcune ciocche mancanti ma a Gerard Way non importava più di tanto e con un' altra scrollata di spalle si accese una sigaretta e si diresse verso il cortile della scuola.

Sperava ardentemente che a quell' ora tutti si trovassero nelle rispettive aule in modo tale che lui non avrebbe dovuto socializzare più di tanto o semplicemente stare in mezzo ad un' orda di liceali ma, grazie alla sua solita fortuna- o completa assenza di essa- , la ricreazione era in pieno svolgimento. Si ritrovò a dover passare in mezzo a coppiette che si sbaciucchiavano, ragazze che spettegolavano e dovette anche sopportare alcune occhiatacce rivolte alla sigaretta che aveva in mano e dalla quale di tanto in tanto tirava una boccata di fumo.

Fece vagare lo sguardo cercando il tragitto meno ' trafficato' per raggiungere l' entrata della scuola e notò un ragazzo che se ne stava da solo sul prato, sotto l' ombra di un albero. Si guardava intorno ed osservava i suoi coetanei fare qualsiasi cosa stessero facendo. Il modo in cui lo faceva, tuttavia, era strano. Li guardava come se lui fosse un osservatore esterno, come se tutte quelle semplici attività come parlare con gli amici, sparlare dei professori e dei compagni di scuola gli fossero estranee. Gerard sapeva cosa stesse provando in quel momento. Quel viso gli sembrava stranamente familiare però. All' improvviso i loro sguardi si incrociarono e il respiro gli si bloccò in gola.

Quegli occhi...

Li avrebbe riconosciuti tra mille. Erano ancora grandissimi e dello stesso colore dell' ambra, esattamente come se li ricordava, sovrastati da un paio di sopracciglia scure e talmente perfette che Gerard si chiese se se le facesse. Il viso ormai non era più paffuto come dodic' anni fa ma aveva comunque mantenuto una certa rotondità nonostante i lineamenti ormai fossero definiti e il viso fosse molto più magro. La pelle era sempre chiara e perfetta ma ora sulla narice destra aveva un piercing argentato a cerchietto che faceva pan dan con un altro cerchietto che gli ornava il lato sinistro del labbro inferiore. Anche i capelli non erano più a caschetto con quella frangetta corta e para, ora erano rasati dietro e da un lato, in modo che un ciuffo con una ciocca più lunga gli ricadesse sulla parte destra del viso. Indossava dei jeans strappati alle ginocchia e sopra di essi portava una maglietta degli Smashing Pumpkins, ai piedi un paio di Converse nere che avevano visto decisamente tempi migliori. Era di una bellezza che toglieva il fiato. Era difficile da spiegare, non  si trattava della solita bellezza canonica tipica degli attori del cinema o dei modelli. Era un tipo di bellezza particolare, dolce, che scaldava il cuore. Poi il ragazzo che aveva fatto parte dei suoi sogni per tutti quegli anni, come se gli avesse letto nel pensiero e volesse smentirlo, si leccò inconsciamente il labbro inferiore e con quel solo gesto, in una manciata di secondi non irradiava più la bellezza dolce di prima, quel singolo gesto gli aveva conferito tutta in una volta un' aria incredibilmente sexy. Gerard sarebbe potuto rimanere a fissarlo per ore solo studiando i suoi lineamenti e cercando di individuare il colore preciso di quegli occhi mozzafiato. Si stavano ancora fissando e Gerard non sapeva se essere felice perché il ragazzo sembrava essere intrigato dalla sua presenza e dal suo sguardo quasi quanto lui, o essere incredibilmente triste perché non sembrava averlo riconosciuto minimamente. Ma infondo chi voleva prendere in giro, erano passati dodici anni, le probabilità che l' avrebbe riconosciuto erano minime, considerando anche quanto Gerard fosse cambiato da quel pomeriggio piovoso in cui si erano visto per la prima volta.

Ad un certo punto non ce la fece più a sostenere quello sguardo così limpido. Si voltò di scatto e si diresse verso l' entrata della scuola. Tanto si sarebbero visti ancora. Ora che l' aveva ritrovato non se lo sarebbe lasciato scappare.

Perché infondo, si disse mentre aspirava l'ultima boccata di fumo dalla sigaretta ormai finita, loro si appartenevano. Gli angeli esistevano davvero e lui aveva appena ritrovato il suo.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

che ne dite?

votate se vi è piaciuto e mi raccomando commentate per farmi sapere che ne pensate 

Peace, Love & Empathy

-Aliz

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top