Mochi [K.NJ]

Mochi

L'aria fresca gli pungeva il viso.

In sella sull'amata bicicletta, Namjoon pedalava lungo la riva del fiume Han.

Era felice e non vedeva l'ora di tornare a casa per tuffarsi tra le braccia di Eve, la donna che gli stava stravolgendo sempre di più la vita.

Aveva trascorso l'intera giornata chiuso nello studio a lavorare sull'ultima traccia del suo album solista Indigo e non vedeva l'ora di leggere il testo insieme a lei.

«Che meraviglia», esclamò di fronte a un piccolo spiazzo deserto nascosto dalla fitta vegetazione.

Si accostò per un istante ad osservare le luci della città che si riflettevano sulle placide acque del fiume. Amava quello scorcio di Seoul così suggestivo ed era felice che quello era stato il luogo del loro primo appuntamento.

Lui, un idol di successo mondiale.

Lei, un'interprete poliglotta.

Si erano conosciuti per caso in una sera di fine marzo. Namjoon si era catapultato di fretta nell'ascensore condominiale ed era inciampato addosso a una donna straniera.

La sua Eve, l'unica persona che lo amava per quello che era e non per il suo ruolo di leader dei BTS.

Un incontro che giorno dopo giorno gli stava arricchendo l'esistenza.

Una lieve brezza gli scompigliò i capelli e lo riportò alla realtà: doveva tornare subito rientrare e non poteva assolutamente fare tardi.

----- ⟭🎐⟬----- 

Varcata la porta di casa, fu accolto dalle note di Clair di Lune.

Entrò di soppiatto in soggiorno e si fermò sull'uscio per ammirare quello che per lui era la visione più bella del mondo: Eve che stava eseguendo il brano di Debussy al pianoforte.

Era concentrata, i lunghi capelli ricci erano raccolti in uno chignon disordinato che le lasciavano scoperto il collo che lui amava ricoprire di baci e lievi morsi.

L'avrebbe ascoltata per ore, ma una nota stonata si librò in aria e vide la ragazza ferma con le mani ancora posate sui tasti.

«Non si saluta più?»

«Non volevo interromperti», Namjoon posò lo zainetto sulla coda del pianoforte bianco e prese un profondo respiro.

La sera precedente avevano litigato a causa di una fake news pubblicata su Dispatch Korea.

La testata giornalistica affermava che RM dei BTS sarebbe convolato a nozze con un'influencer coreana ed Eve non aveva reagito per niente bene.

Era sì una donna razionale e difficilmente influenzabile da notizie di gossip, ma stranamente aveva ceduto all'ennesima provocazione mediatica e si era chiusa in quei silenzi così assordanti che per Namjoon erano peggio di una tortura.

Si sedette vicino a Eve, le scostò un ricciolo per portaglielo dietro l'orecchio e le accarezzò una guancia cercando di attirare la sua attenzione.

«Sei ancora arrabbiata?»

Eve si voltò dall'altra parte in segno di chiusura e si alzò dalla panchetta. Prese lo spartito dell'opera Suite bergamasque e si diresse verso la libreria.

«Amore, dai! Ne abbiamo parlato già ieri, è una notizia inventata di sana pianta. Non la conosco e l'agenzia l'ha già querelata.»

«Non è solo per quello, Joon. Ci hai riso sopra.»

«Ci ho cosa? Non posso credere che te la sei presa per questa stupidata, non te ne è mai fregato nulla.»

Lo sguardo gelido che gli rivolse lo colpì in pieno petto, ma nonostante la situazione fosse tesa, Namjoon non riusciva ad essere arrabbiato con lei. Era gelosa e lui ne era più che galvanizzato.

Eve non era solita mostrare i propri sentimenti a parole, si nascondeva dietro gesti apparentemente stupidi, ma significativi: un post-it con la citazione di un libro, un quaderno con varie poesie tradotte in coreano solo per lui, l'acquisto di merendine Pokémon per aiutarlo nel collezionare carte.

E Namjoon amava ricevere quelle attenzioni così uniche.

Con il tempo aveva imparato a interpretare i silenzi, gli sguardi e ogni singola espressione di quel viso che adorava sempre di più.

Si era innamorato, provava per Eve un sentimento così profondo e intenso da non essere in grado di esprimerlo a parole, eppure, non sapeva mai come agire durante i loro litigi soprattutto se per futili motivi.

Si alzò dal pianoforte e si diresse verso la cucina per bere qualcosa di fresco. Non voleva riprendere a discutere su un argomento che per lui era più che insensato.

Aprì il frigorifero alla ricerca di una birra ghiacciata, ma un pacchettino colorato attirò la sua attenzione.

Era quadrato, adornato da un grazioso nastro di raso verde.

Incuriosito, lo aprì rivelandone il ghiotto contenuto: erano dei mochi bianchi, semplici e invitanti.

Ne accarezzò uno. Sembrava di velluto, delicato e morbido. Con i polpastrelli ne saggiò la consistenza soffice.

Lesse l'etichetta della pasticceria: era la sua preferita ed Eve li aveva comprati appositamente per lui.

Sorrise, le fossette comparvero sulle guance piene e si portò una mano sulla bocca per non farsi sentire da lei: quell'acquisto era il suo modo silenzioso e discreto per chiedergli scusa.

Chiuse il frigorifero, tornò in soggiorno e la prese dalla vita per abbracciarla a sé.

«Parlami», le sussurrò all'orecchio.

«Non ho niente da dire.»

Namjoon aumentò la stretta, la baciò sulla fronte e la fissò intensamente negli occhi «E invece sì. Sei esplosa per una sciocchezza. Cosa c'è che non va?»

«Ti ripeto che non ho niente da dirti.»

Namjoon rise e si morse il labbro «E allora perché hai comprato i mochi e soprattutto dalla mia pasticceria preferita? È molto lontana da casa nostra.»

Le guance di Eve si tinsero velocemente di un lieve porpora e gli occhi le si velarono di lacrime: sembrava essere sull'orlo di un pianto nervoso.

«Tesoro, mi stai nascondendo qualcosa?»

«Sono stanca di tutta questa situazione!», il tono concitato di lei lo colpì «Lo so che fa parte del tuo lavoro e non ne hai colpa, ma è quello che ti circonda che mi sta esaurendo. Hai idea di cosa significhi essere circondati da gente che quotidianamente fa sogni erotici su di te?»

«Li conosci i nostri colleghi, a volte esagerano e si divertono a punzecchiarti.»

«Non parlo delle ragazze del mio gruppo, ma tutto il resto. Quando sono in metropolitana e c'è un prodotto che sponsorizzi, le donne si perdono in apprezzamenti irripetibili, in agenzia molti colleghi non credono nella nostra relazione senza contare che tra i corridoi c'è la stronza della tua ex che non fa altro che seminare zizzania.»

Namjoon rimase in silenzio ad ascoltare quel fiume di parole: era basito.

Eve si morse il labbro per non cedere al pianto e alzò il capo per cacciare indietro le lacrime pronte a rigarle il viso «Non è l'articolo su Dispatch che mi ha fatto arrabbiare, è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono stanca di vedere il tuo nome accostato a qualsiasi celebrità femminile del momento, come se la tua vita sentimentale dovesse essere imposta dai fan. Non sei una pedina di un gioco da tavolo, sei un essere umano.»

D'istinto, Namjoon le strinse il mento tra le dita e la baciò sulle labbra.

Si sentiva in colpa per quella situazione e non si era reso conto della pressione che Eve, da mesi, sopportava in silenzio.

Lei lo aveva sempre rassicurato di non avere problemi in agenzia e aveva mostrato più volte di essere una donna forte, ma aveva raggiunto il limite.

Dischiuse le labbra per assaporare a fondo la dolcezza di quel bacio che, per la coppia, valeva più di mille parole.

«Ascoltami», sussurrò appena e la guardò negli occhi «So di essere costantemente oggetto di migliaia di sguardi ammalianti, ma è il tuo quello che voglio su di me e di nessun altro.»

Eve trattenne un singhiozzo e si lasciò cullare da lui.

«Non mi interessa nulla di loro né di quello che pensano, figuriamoci quanto peso possa dare a stupidi articoli di gossip infondati. Loro vedono solo la figura di RM, non sanno assolutamente nulla di Kim Namjoon», le baciò la punta del naso «Tu sei stata l'unica ad essere andata oltre, non ti è mai importato del mio lavoro. Per te ero solo il tuo vicino di casa impacciato che si auto invitava come un idiota perché desideroso di stare in tua compagnia.»

Allungò il braccio verso il pianoforte per recuperare lo zainetto. Lo aprì e tirò fuori un libro d'arte francese.

«L'ho visto stamattina in libreria e ho pensato a noi. Scusami se ti ho ferita ieri, non volevo», lo porse alla ragazza che, con mani tremanti, ne accarezzò la copertina che raffigurava la celebre tela Il sentiero nel giardino di Monet

«Mi ricorda il Parco della Calma mattutina...»

«Sì, il sentiero verso la chiesa circondata da tulipani», le accarezzò il volto asciugandole una lacrima «quando non ho avuto il coraggio di dichiararmi come uno stupido.»

«Siamo stati stupidi entrambi», Eve si sciolse in un sorriso imbarazzato e lo guardò con gli occhi pieni d'amore «avrei potuto farmi avanti anch'io, ma ho avuto paura.»

Scoppiarono entrambi a ridere come due ragazzini e Namjoon si beò del viso rilassato di lei.

Eve aprì il libro «Ti va di leggerlo insieme mentre mangiamo i mochi sul divano?»

«Dopo. C'è una cosa che vorrei fare prima», Namjoon la prese in braccio e si incamminò verso la camera da letto «Mangiare te.»

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Note Autrice

Finalmente apro le danze con la raccolta di OS legate alla storia Undisclosed Feelings.

Il primo capitolo non poteva non essere dedicato ai protagonisti. Ho colto l'occasione di un contest di scrittura di storie brevi per delineare questo capitolo, motivo per cui nel primo paragrafo ho riassunto il primo incontro tra Namjoon e Eve.

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.

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