Chapter one
«Allora Rebecca, di cosa vuoi parlarmi oggi?» mi chiede il dottore Niall, posizionando il taccuino di cuoio tra le sue gambe accavallate. Rigira più volte la penna tra le mani, scrutandomi attentamente, mentre attende una mia risposta.
Il colore dei suoi occhi mi ricorda il cielo dell'Irlanda. Ci sono stata un paio di volte da piccola, con i miei nonni, e me ne sono completamente innamorata. Soprattutto delle persone, sono sempre gentili e disponibili. E lui, con i capelli rossicci e la carnagione estremamente chiara, mi sembra proprio un classico irlandese. Chissà, forse lo è davvero.
«Ho paura di rivederlo» confesso, mettendo da parte i miei stupidi pensieri per focalizzarmi su uno dei problemi che mi hanno spinto a venire qui.
Sono tornata a Santa Monica una settimana fa, dopo aver trascorso sette giorni a casa di Sam. Sono dovuta tornare per forza, mi dovevano assegnare la stanza del dormitorio e tutto l'occorrente che mi servirà per questo nuovo anno accademico. Domani inizieranno i corsi e il fatto che ci sia un'alta probabilità che possa vederlo, mi manda in agitazione. Più volte ho pensato di richiedere un trasferimento, ma sia Sam che Jack mi hanno consigliato di intraprendere prima un percorso psicoterapeutico, per poi prendere una decisione definitiva. Ho faticato tanto per essere ammessa all'UCLA e buttare tutto all'aria per un ragazzo non so se ne valga la pena, soprattutto per uno come lui. O almeno questo è quello che mi ripetono da due settimane.
È così che ho conosciuto il mio medico, grazie alle accurate ricerche di mio fratello. All' inizio non ero molto entusiasta di quest'idea, anche se avevo deciso già da molto tempo prima di intraprendere questo percorso, ma dopo quello che era successo con Travis non ne avevo più tanta voglia.
Ho passato dei giorni interminabili. Non riuscivo a sentire nient'altro oltre al lacerante dolore che non aveva alcuna intenzione di abbandonarmi. Ne ero completamente sopraffatta, tanto che a volte mi riusciva difficile anche respirare. Improvvisamente sono diventata completamente apatica, rifiutando ogni tipo di relazione, interesse e situazione. Quel giorno, dopo essere stata ferita e ingannata per l'ennesima volta, è nata una nuova me.
Sono fredda, scorbutica, arrogante, menefreghista e tutto ciò che di negativo esiste in questo mondo. Inevitabilmente, qualcosa in me è cambiato e mi ha spinto ad alzare un'enorme muro, che difficilmente potrà essere abbattuto. Non commetterò più gli stessi errori, non permetterò mai più a me stessa di essere così debole e vulnerabile. Nessuno più avrà il privilegio di conoscere il mio cuore, le mie paure o le mie debolezze. L'unica persona che amerò, sarò io.
«Di cosa hai paura?» il mio terapista prova, come suo solito, ad andare a fondo della questione.
Devo ammettere che è una persona davvero fantastica, mi sono trovata bene dal primo istante. È un uomo sulla cinquantina, estremamente colto e di bella presenza. Non mi ha mai dato fretta, mi ha sempre lasciato il mio tempo ed è una cosa che ho apprezzato molto. È gentile, paziente e mi fa sentire a mio agio, nonostante ciò che gli racconto. Non ho segreti con lui, ormai sa ogni cosa di me.
«Di tutto» sussurro, spostando lo sguardo sulla parete beige del suo ufficio. «Di incrociare i suoi occhi. Di sentire la sua voce. Di ciò che potrei provare» sento formarsi un nodo allo stomaco al solo pensiero di ciò che potrebbe succedere.
Non ho più rivisto Travis da quel giorno. Sono scappata da quella casa nel cuore della notte, dopo che mio padre era andato via e lui aveva rinunciato ad aspettare che uscissi dalla mia camera. Non ho più avuto contatti con nessuno, se non con Jack. Mio padre aveva lasciato un bigliettino per me, dove aveva scritto il suo numero di telefono e mi aveva chiesto di chiamarlo non appena sarei stata pronta. Travis invece, a detta di mio fratello, aveva dato di matto non appena si era reso conto della mia assenza.
Ho bloccato il suo contatto sul mio cellulare, per evitare di cedere alla tentazione di rispondere a una sua chiamata o a un suo messaggio. Non è stato facile, però, sopportare l'assordante silenzio che c'è ancora tutt'ora tra di noi. Non ha mai saputo dove sono stata e grazie a Jack ha perso ogni mia traccia. Non so che rapporto ci sia ora tra i due, ma so che hanno litigato davvero tanto.
Ho chiesto a tutti i ragazzi del nostro gruppo, che inevitabilmente sono venuti a conoscenza di tutto, di evitare di parlare di lui in mia presenza. Non posso negare di provare ancora dei forti sentimenti nei suoi confronti, nonostante tutto ciò che è successo, e questa consapevolezza mi fa stare ancora più male. La mia ferita è ancora aperta, ma soprattutto sanguinante, e non so quanto tempo ci vorrà per riprendermi. Forse, non lo farò mai del tutto.
Jack ha raccontato a Sam della mia ricaduta è lei è stata molto attenta nel controllare che non mi facessi del male durante tutta la mia permanenza a casa sua. L'ho apprezzato molto, ma a tratti è stato davvero snervante. Era ciò di cui avevo bisogno per sentire meno dolore e il fatto che lei non me lo lasciasse fare, mi ha fatto più volte scattare nei suoi confronti. Sono arrivata a dirle delle così brutte e cattive che mi hanno poi fatto provare tantissimi sensi di colpa. Oggi, grazie al dottore Niall, riesco a gestire meglio i miei impulsi e da questo punto di vista va molto meglio. Quello che continua ad essere un'enorme problema, sono i sentimenti che provo per il bastardo che ha spezzato il mio cuore.
La mia famiglia non sa nulla di tutto ciò, sono riuscita a stare ad un passo da casa mia, senza farmi beccare neppure una volta. Non avrei avuto le forze di spigare loro quanto accaduto, così ho preferito agire da fantasma e per fortuna ha funzionato.
«Sei una ragazza molto forte e io sono sicuro che riuscirai a gestire al meglio qualsiasi situazione ti si presenterà» prova ad incoraggiarmi, rendendomi solo più ansiosa.
«E se non dovessi riuscirci?» ribatto, spostando i miei occhi da una parte all'altra della stanza, senza mai posarli sui suoi. Riuscirebbe a percepire tutta la mia paura e non è quello che voglio.
Mi soffermo a guardare gli attestati appesi in giro per l'ufficio. Ne ha davvero tanti e sono l'unico arredamento presente in questo piccolo studio composto da due poltrone di pelle e un tavolino ovale posizionato tra di esse. La finestra alla nostra sinistra lascia entrare qualche raggio di sole, rendendo l'ambiente molto intimo e confortevole. Amo questo posto, mi trasmette pace e tranquillità ed è quello di cui ho più bisogno in questo momento.
«Mi chiamerai e io ti ricorderò che sei più forte di quello che pensi» risponde con tono calmo e deciso.
Rabbrividisco nel sentire queste sue parole e provo a frenare le reazioni incontrollate del mio corpo, ma senza successo. Il cuore non ne vuole sapere di diminuire il suo ritmo, così come il respiro non ne vuole sapere di ritornare regolare. Un'eccessiva sudorazione inumidisce le mie mani e la mia mente viaggia in ricordi lontani che vorrei solo riuscire a dimenticare. Maledico me stessa per come sto reagendo ad una semplice affermazione, che mi risulta fin troppo familiare.
«Me lo diceva sempre anche lui» trattengo le lacrime che minacciano di uscire, mentre do voce a questa confessione.
«E tu ci credevi?» domanda, lasciandomi senza parole.
«Se era lui a dirmelo sì» affermo, trovando il coraggio di guardarlo negli occhi. «Mi faceva sentire come se fossi in grado di fare ogni cosa» un sorriso amaro prende forma sul mio viso. «Lui era riuscito a riportarmi a casa, ma ora non so neppure più che cosa significhi quella parola» ammetto tristemente.
Perché la verità è che senza di lui mi sento fottutamente persa. E lo odio, lo odio da morire, perché non ha mantenuto nessuna delle promesse fatte. Odio non riuscire a dimenticare le sensazioni che solo lui mi faceva provare. L'odore della sua pelle. Il suo tocco. I suoi baci affamati. Le sue braccia attorno al mio corpo. I suoi occhi. Il suo sorriso. Quei due stupidi tatuaggi. Vorrei poter dimenticare ogni cosa, ma per quanto io mi sforzi, non ci riesco. Travis è riuscito a lasciare un segno talmente profondo nella mia anima, che non so se riuscirò mai a mandarlo via.
«Ritroverai la strada di casa Rebecca, te lo prometto» mormora, sostenendo il mio sguardo.
«Lo spero dottore, lo spero davvero tanto» è tutto quello che riesco a dire.
Guardo l'orologio sulla parete di fronte a me e mi accorgo che purtroppo l'ora a mia disposizione è finita. Ci salutiamo, concordando il prossimo appuntamento.
«Vedrai che ce la farai» stringe forte la mia mano.
Ricambio la stretta, rivolgendogli un debole sorriso, prima di andar via.
Esco da quella stanza con la speranza di riuscire davvero ad essere forte nel momento in cui lo rivedrò. Di mettere da parte tutto l'amore che ancora provo per lui e far prevalere solo l'odio. So che prima o poi quel momento arriverà, ma spero con tutta me stessa che non sia proprio domani.
#Spazio autrice 🌹🖤
Ed ecco qui il primo capitolo di questa nuova storia, cosa ne pensate? Come avete visto, per Rebecca, la bugia di Travis è stata un duro colpo. Secondo voi riuscirà a reagire? E cosa succederà se dovessero incontrarsi proprio domani, il primo giorno di scuola? Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti! Vi abbraccio, a presto. :)
-Juls.
Profilo Instagram della storia: juls.stories
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