Chapter four
Da qualche parte ho sentito dire che siamo il risultato delle nostre scelte e non c'è cosa più vera. Ho scelto di fidarmi della persona sbagliata, di innamorarmi della persona sbagliata e ora non posso far altro che accettarne le conseguenze. Ci sono stati numerosi campanelli d'allarme, ai quali non voluto prestare attenzione, e la colpa è solo mia. Avrei dovuto capire sin dall'inizio che era tutta una farsa e che il mio essere gentile, con una persona che non si è fatto il minimo scrupolo nello spezzare il mio cuore, non mi avrebbe portato a nulla di buono. Il mio sbaglio più grande è stato seguirlo sul tetto, quella maledetta sera. È lì che tutto ha avuto inizio.
Mi sono concessa a lui quando neppure lo conoscevo, comportandomi come una poco di buono, come una delle tante. Sapeva che mio fratello sarebbe stato fuori quella notte ed era palesemente tutto organizzato, ma io ho lasciato che i suoi modi di fare offuscassero i miei pensieri, tanto da non riuscire a ragionare lucidamente. Troppe volte mi è successo quando eravamo insieme e non sempre è stato un bene. Troppe cose ho sottovalutato. La sua improvvisa gelosia. Il suo volermi a tutti i costi allontanarmi da Louis. Il ripetermi continuamente che fossi sua. Erano tutte tattiche per far si che mi sentissi speciale per lui, così da tenermi sempre in pugno. E la cosa triste è che sono cascata nel suo tranello con una facilità che forse nemmeno si aspettava.
Senza rendermene conto arrivo al mio armadietto. Lo apro, prendendo tutto l'occorrente per la prima lezione, per poi richiuderlo con non troppa grazia.
«Ehi, cosa ti ha fatto per meritarsi un trattamento del genere?» sobbalzo, scacciando momentaneamente quei pensieri che da troppo tempo ormai torturano la mia mente.
«C-come?» balbetto, arrossendo all'istante.
La situazione non migliora, quando alzo lo sguardo verso colui che ha parlato. I suoi meravigliosi occhi azzurri mi scrutano attentamente, come se volesse cogliere ogni minimo dettaglio. Mi indica con il capo l'armadietto al mio fianco e sono contenta che che non si riferisse alla discussione avuta con Sally la stronza poco fa.
«Oh io... ero sovrappensiero» sussurro imbarazzata.
«Io sono Harry» allunga una mano verso di me, percependo il mio disagio.
«Rebecca, piacere» uno strano brivido corre lungo la mia schiena, quando le nostre mani entrano in contatto. «Scusami, ma devo andare in classe» affermo, quando sento il suono della campanella, liberandomi dalla sua presa decisa.
«Che aula?» domanda, iniziando a camminare al mio fianco.
Perché mi segue?
«B2» lo informo, dopo aver controllato sul foglio che mi è stato rilasciato qualche giorno fa dalla segreteria.
«Filosofia» risponde e mi sembra di averlo visto ammiccare, mentre si passa una mano tra quella folta chioma castana, tremendamente simile a qualcuno che conosco fin troppo bene.
«Si?» mi esce fuori come una domanda, non capendo dove voglia arrivare.
«Abbiamo un corso in comune» mi spiega.
«Ah ok» dico, scrollando le spalle.
«Ti dispiace?» chiede, quasi deluso.
«Ma no, figurati» gli rivolgo un timido sorriso, che sembra apprezzare.
Purtroppo nessuna delle mie amiche frequenta questo corso, quindi da un lato mi fa piacere conoscere almeno una delle tante persone che lo frequenteranno. Dall'altro lato, però, devo ammettere che questo ragazzo riesce a farmi agitare fin troppo ed è davvero snervante.
«Bene» annuisce. «Prima le donne» si sposta di lato, dandomi la precedenza, una volta arrivati fuori all'aula.
«Grazie» e, per la seconda volta, sento le mie guance andare a fuoco.
Il professore è intento a scrivere qualcosa alla lavagna, mentre tutti raggiungono la propria postazione. Noi, essendo arrivati in ritardo, troviamo posto solo agli ultimi banchi e mi rimprovero per non aver raggiunto l'aula in tempo. Non sono mai stata una ragazza da ultima fila, mi piace sedermi ai primi banchi per non avere alcun tipo di distrazione mentre seguo la lezione, ma a quanto pare oggi non andrà così. E ne ho la conferma nel preciso istante in cui lo vedo entrare in classe. Il mio corpo capta la sua presenza prima della mia mente. I muscoli mi si irrigidiscono, il cuore batte all'impazzata e non riesco a non ammirarlo in tutta la sua bellezza. Sento mormorare parole poco caste da alcune ragazze sedute più avanti e un pizzico di gelosia mi fa capire quanto lui sia ancora importante per me.
Ma perché è venuto proprio in quest'aula?
«Malone, cosa ci fa qui?» chiede il professore, con un tono che va dal disperato all'esasperato.
Ecco, appunto.
«Professor Green» lo saluta, con fare provocatorio. «Ho saputo che quest'anno ci sono tante belle ragazze al suo corso e ho deciso di venire a fare una ripassata di questa meravigliosa materia» continua sarcastico. «Le dispiace?» questa volta il suo sguardo brucia su di me e lo vedo rabbuiarsi quando lo sposta sul mio braccio, dove è posata la mano di Harry.
«Rebecca, mi hai sentito?» lo sento chiamarmi sottovoce.
«Cosa dicevi?» mi giro verso il moro al mio fianco, interrompendo il gioco di sguardi tra me e Travis.
«Ti ho chiesto cosa seguirai dopo, magari abbiamo qualche altro corso insieme» mi sorride e solo ora riesco a percepire il suo tocco sulla mia pelle. Vorrei dirgli che mi da fastidio, che non dovrebbe toccarmi se neppure ci conosciamo, ma forse non è un male che lo faccia proprio ora che c'è anche Travis.
Sto per rispondergli, ma vengo interrotta da un fastidiosissimo stridio di sedia che mi fa rabbrividire. Mi volto, ritrovandomelo seduto proprio accanto a me.
Che coincidenza!
«Malone, con lei ho perso ogni speranza» sbuffa il professore, prima di raccogliere dei fogli sparsi sulla sua cattedra.
«Anch'io» mi lascio sfuggire, roteando gli occhi al cielo.
«Come scusa?» la sua voce roca e profonda risveglia in me emozioni contrastanti, che mi rendono difficile perfino respirare.
Fingo di non averlo sentito, rispondendo alla domanda di Harry.
«Matematica» e devo esercitare un'enorme autocontrollo su me stessa, per mostrarmi indifferente alla sua vicinanza.
«Sei diventata sorda per caso?» esordisce infastidito, consapevole che la sua voce sia giunta al mio udito.
«Travis, che cosa vuoi?» ringhio, voltandomi verso di lui, con gli occhi chiusi in due fessure.
«C'è qualche problema?» interviene Harry, con tono duro.
«Sì, più di uno in realtà» ribatte lui, serrando la mascella. «Tieni le tue fottute mani al loro posto» scandisce bene ogni singola parola, come se volesse rivendicare qualcosa che gli appartiene. Ma quel qualcosa non sono io, non più almeno.
«Scusami?» una risata amara lascia le mie labbra senza che me ne renda conto.
«Rebecca questo tipo è il tuo ragazzo?» mi chiede Harry, senza allontanare la sua mano dal mio braccio.
«Assolutamente no!» esclamo, fingendomi disgustata. Perché la verità è che avrei voluto rispondere diversamente a questa domanda, e sembra quasi che ci sia rimasto male anche lui nel sentirmi dissentire, ma probabilmente è solo una mia impressione. Come potrebbe restarci male se in realtà non mi ha mai amata?
«Allora mi sa che le mie fottute mani sono proprio al posto giusto» lo sfida, sicuro di sé, alzando il mento nella sua direzione.
Travis si alza di scatto, scaraventando il banco per terra. Il professore urla qualcosa, ma nessuno sembra prestargli molta attenzione. Gli occhi di tutti sono rivolti ai due ragazzi che sono in piedi, l'uno di fronte all'altro, che si guardano in cagnesco.
«Ridillo se hai il coraggio» sputa Travis, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Harry sta per parlare e capisco che è arrivato il momento di intervenire se non voglio che questi due si prendano a pugni. Non faccio in tempo a dire qualcosa, che il professore caccia Travis dall'aula.
«Con piacere» risponde e senza interrompere il contatto visivo con il suo avversario mi afferra per un polso, trascinandomi dietro di sé.
«Travis, ma che stai facendo?» provo a liberarmi dalla sua presa, ma non ottengo alcun risultato.
Usciamo da quell'aula sotto gli sguardi increduli di tutti e le urla del povero professor Green che avrebbe solo voluto svolgere una lezione in santa pace.
Fatico a reggere il suo passo, mentre cammina come una furia in questo lungo corridoio ormai silenzioso e isolato. Gli chiedo di rallentare, ma questa volta è lui che finge di non sentirmi. Improvvisamente si ferma, facendomi sbattere contro la sua schiena e subito dopo vengo intrappolata con le spalle contro un armadietto e le sue braccia ai lati del mio viso.
«Te lo scopi?» sembra quasi infastidito e giuro che non ci sto capendo niente. Le sue reazioni non fanno altro che alimentare i miei già numerosi dubbi e lo detesto per questo.
«Come cazzo ti permetti?» urlo, tirandogli un ceffone sulla guancia. «Non osare paragonarmi a te!» continuo, facendo trasparire tutto ciò che provo in questo momento: rabbia, dolore, disprezzo, delusione.
Resta in silenzio, spostando in continuazione lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra. Se non lo conoscessi direi che è rimasto ferito delle mie parole, ma so bene che non è così. Non c'è nulla che possa provocargli dolore a meno che non sia lui a deciderlo. Ha sempre tutto sotto controllo. Le persone, le emozioni, i gesti e fino a poco tempo fa anche me, ma ora le cose sono cambiate. Io sono cambiata.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda» mi ricorda, come se nulla fosse, senza contraddire le mie parole.
Allora è vero, Sally aveva ragione, sono davvero andati a letto insieme.
«A volte mi chiedo come abbia fatto a provare qualcosa nei tuoi confronti» sussurro con voce spezzata, perdendomi in quei profondi occhi verdi che una volta li consideravo come l'unica strada che conoscevo per tornare a casa, ma mai mi sono sbagliata così tanto. «Non ti meriti niente Travis, niente» provo ad andar via, ma me lo impedisce.
«Dammi un'altra possibilità Becks» accarezza delicatamente la mia guancia con le sue nocche ruvide, ma mi scanso, interrompendo questo contatto che mi ha provocato una leggera tachicardia. «Lascia che ti spieghi come sono andate le cose, ti prego» i suoi occhi mi urlano qualcosa che non voglio comprendere, non più.
Prima va a letto con un'altra e poi mi chiede di dargli un'altra possibilità? Questo ragazzo è pazzo, e io vorrei davvero riempire di pugni quella faccia perfetta che si ritrova.
«Non c'è niente da spiegare Travis, è stato tutto uno sbaglio» e ancora una volta sento il mio cuore spezzarsi in tanti piccoli pezzi.
«Non è così» si avvicina di più a me, tanto da riuscire a percepire il suo respiro sul mio viso, e mi sento tremendamente vulnerabile. Vedere le sue labbra a pochi centimetri dalle mie e non poterle baciare è una tortura, ma so che se cedessi, poi sarebbe impossibile tornare indietro e non è quello che voglio.
«Ormai è troppo tardi Travis» pronuncio queste parole con un filo di voce, prima di allontanarlo e andar via, senza che lui opponga più resistenza. Ha capito che deve lasciarmi andare e gliene sono grata.
«Becks» mi richiama, dopo essermi allontanata di qualche passo.
Decido di voltarmi, consapevole che questo sia l'addio che non ci siamo mai dati.
Restiamo in silenzio, distanti con il cuore e con il corpo, senza smettere di guardarci neppure per un secondo. E come è sempre accaduto, i nostri occhi si dicono cose che nessuno dei due è in grado di dire ad alta voce, ma per questa volta va bene così.
#Spazio autrice 🌹🖤
Ci sarebbero troppe cose da dire su questo capitolo, quindi mi limito a farvi giusto qualche domanda. Cosa ne pensate di questa nuova conoscenza tra Harry e Becky? E della reazione di Travis? Questa parte finale è stata un po' pesante, Becky non ha voluto ascoltare alcuna spiegazione e Travis sembra essersi già arreso, ma vi ricordo che in questa storia nulla è come sembra e vi prometto che ne vedremo delle belle! Aspetto di leggere tutti i vostri commenti e vi ricordo che c'è un gruppo telegram dove possiamo parlare tra di noi, mandatemi un messaggio se volete farne parte. Vi voglio bene!
P.S.: Vi aspetto con il box domande su Instagram, susu!!
-Juls.
Profilo Instagram della storia: juls.stories
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