4.1

"Faremo così tutte le sere, fatta eccezione per gli imprevisti, o per quando dovrai mettere in atto la tua copertura. In ogni caso ti contatterò il prima possibile, per darti modo di prepararti" guarda fisso il cielo in un punto lontano, mentre passeggia con le mani in tasca. Ha uno sguardo pensieroso. Vorrei chiedergli di più, capire dove viaggia la sua mente.

Mi fermo a contemplarlo mentre mi passa davanti. Se ne accorge quasi immediatamente, si gira con tutto il corpo, con un'espressione curiosa. "Wilhelm, non capisco a cosa pensi" sorride, mi guarda divertito.

"Se potessi sapere tutto ciò che penso, rimarresti senza parole" dice, ma incontra subito il mio sguardo serio, ma innocente. "Vuoi sapere a cosa sto pensando?" annuisco.

"Si"

Si avvicina a me mentre parla, le mani scivolano dalle tasche, per posizionarsi tra i capelli e dietro la nuca. "Penso a tante cose, ma più di tutto a questo. Voglio che l'accordo venga rispettato, ma non so come relazionarmi con te" 

"Che vuoi dire?" gli chiedo.

Sospira. "Sento che aiutarti a superare questo esame è la cosa più giusta da fare. Un dovere morale, per ricambiare l'opportunità che mi è stata data dopo il mio incidente, e non voglio fare passi falsi. Per il bene del nostro accordo, credo che dovremmo mantenere un atteggiamento distaccato nei confronti dell'altro" Si ferma, alza lo sguardo al cielo. Lo faccio anch'io.

"E' molto nobile da parte tua. Sebbene tu non lo faccia per me in primis, capisco il tuo pensiero e non voglio intralciare il tuo obiettivo" Tiro una profonda boccata d'aria, assaporando le stelle e il loro luccichio.

"Ti ringrazio, significa molto per me" dice, curvandosi verso di me. Gli sorrido.

"Però.."

"Però..?"

"Non darmi ordini Wilhelm. Sono dalla tua parte. Non so se per te sia difficile, ma voglio che tu capisca che non agirei in modo diverso solamente perché sei Wilhelm Yamaguchi, quinto classificato ATP. Quindi ti prego, sii anche tu meno formale" rispondo, tirando un calcio ad un sassolino. Sento la sua mano scendere verso la mia spalla. Il suo tocco mi riscalda.

"D'accordo, hai la mia parola" si lascia scappare un sottile sorriso. "Devi promettermi che ti impegnerai fino in fondo, o non potrò mai perdonartelo"

Lo guardo ora divertita, mostrandogli il mignolo. "Promesso." Sorride per intero, prima di stringere il mio dito con il suo. 

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