Capitolo 24

È mattina presto. "Lennart! Lennart!" chiama Arya per svegliarmi, sapendo che avrei allenamento. Io ho una tachicardia assurda e mi manca l' aria. Ho uno scoppio d' ira e inizio a battere i pugni sul cuscino. Arya si siede sul bordo del letto e mi mette una mano sulla spalla. "Tesoro che hai?!" domanda preoccupata. "Vattene! Vattene lasciami da solo!" urlo io sbraitando e in lacrime. Nel mentre, arriva Nani che chiede: "Mammina ma papino sta male?" ma mia moglie fa cenno di stare dietro perché non sono lucido. Io da un lato vorrei abbracciare e stringere il mio piccolino, dall' altra so che lei ha ragione perché non voglio assolutamente fargli del male. "Io faccio schifo" singhiozzo soffocando la mia voce nel cuscino e coprendomi la faccia. "Amore non dire così, chi ti conosce bene sa che hai passato e tutte le tue qualità" ma le parole di Arya non sortiscono alcun effetto. Finalmente mi siedo e mi rifugio tra le braccia di Arya, stringendola in maniera forte e non curando dei due gemellini in grembo. Non riesco a smettere di piangere. Mi si chiude lo stomaco ed ho un groppo in gola. L' ultima partita neanche sono stato convocato, non ho la testa. Sono tornato nel mio vortice di fragilità. "Arya voglio delle meringhe" esclamo. Lei sa benissimo che questo è uno dei codici per dire che ho l' impulso di un' abbuffata riempitiva. In questi momenti non riesco a riempire il cuore, solo lo stomaco anche se lo sento chiuso come non mai. Spererei di non passarci nuovamente perché è stato davvero un periodo di merda. Quando il fantasmino nero ti viene a trovare non è mai una bella visita. Per nessuno. Finalmente trovo le forze per alzarmi da quel cazzo di letto. Non riesco a camminare dritto ed ho gli occhi talmente gonfi e rossi di lacrime che sembro fuggito da un centro di recupero. Il mio cuore batte a mille e fatico a respirare. Arya vuole chiamare il 118 ma io la blocco dicendo che non è nulla di grave. Arya sostiene sia un attacco di panico. Ho le vertigini e mi gira la testa. Dai sintomi sembrerebbe avere ragione. Mia moglie mi fa sedere e respirare lentamente. Nel mentre, Vicky e Nani vengono in mio soccorso. "Papino stai bene?" si preoccupa il piccolo Nani. Il peggio sembra passato e me li prendo in braccio. Il mio volto accenna un sorriso sommerso nel dolore. Io sto male e il mister mi attacca e offende ogni giorno di più. Ho provato svariate volte ad affrontarlo ma nulla. Sono emotivamente il più sensibile e me lo rinfaccia sempre. Per fortuna, il nostro ex mister ora sta meglio ed è in buone condizioni stabili. Suo figlio Giacomo, al momento, vive ancora con noi perché abbiamo scoperto che, se fosse successo qualcosa a lui o alla moglie, avrebbero voluto che ne facessimo noi le veci proprio per via della nostra sensibilità: forse lo avevate già capito nel capitolo precedente, ma Giacomo è nello spettro autistico proprio come Nadiem e i parenti stretti non se la sentirebbero di crescere un bimbo affetto da neuro diversità, soprattutto dopo che ha vissuto un trauma come quello della perdita della mamma. Sorprendentemente, Giacomo sembra essere meno sconvolto di quanto ci si potesse aspettare dalla situazione, però è struggente ogni volta che tenta di chiamare i suoi genitori. Con Nani, non a caso, ha legato molto. Vicky, al contrario, sta sviluppando una nuova gelosia morbosa nei suoi confronti perché teme che le possa portare via il suo fratellino da proteggere. Nei momenti peggiori, lei cerca ancora i miei piedi come simbolo di protezione e ricerca di coccole.
Mi reco ad allenamento o almeno mi sforzo. Tra il malessere psico fisico ed emotivo e la misteriosa allergia invernale, non so cosa mi faccia più delirare ultimamente. "Depressino vieni qua! Possibile che non fai mai un cazzo! Anzi fai danni, sei frutto del politically correct" mi urla il mister, ma un altro attacco sopraggiunge improvvisamente. Sentendo quelle frasi, capisco che l'allergia è niente in confronto ai danni psicologici causati da quell' individuo. Il vice capitano si accerta delle mie condizioni ed alza la voce al posto mio. "Si rende conto di ciò che ha causato?!" chiede al mister con tono alterato. "Porta rispetto perché caccio fuori rosa anche te, non sei uomo se difendi quello pseudo capitano che avete" e a quelle parole, lui richiama la squadra per una riunione in spogliatoio. "Quanti di voi si sentono trattati di merda da quell' essere?" domanda lui al gruppo. Tutti noi alziamo la mano. Sì, pure io che ho recuperato un minimo di lucidità. Mi chiedono da quanto ho ripreso a stare male. Dico solo che si tratta del secondo attacco di panico nel giro di quasi quattro ore. Che bello essere uniti: abbiamo deciso di affrontare tutto insieme e metterci contro di lui. Ne parliamo alla dirigenza e faremo in modo di perdere le partite fino a farlo cacciare. "Lenny hai già sofferto abbastanza, vogliamo che tu stia dove devi stare, nessuno deve affossarti di nuovo" esclama un altro dei miei compagni di squadra.
A fine allenamento, mi reco a casa con un accenno di sorriso sul volto. Però ben presto dura poco perché c' è un uomo in divisa a casa nostra e mi sorge spontaneo pensare che sia per l' affido temporaneo di Giacomo. Sospiro di sollievo, vuole farci solo domande per la questione delle ragazzine stalker che però davvero non ci riguardano. Vicky mi corre in contro. "Papi ma Giacomo vuole rubarmi Nani" e io mi metto a ridere. "Cucciola mia, Nani è e sarà sempre tuo fratello minore" ma lei non sembra essere convinta. La spingo a fare amicizia anche con Giacomo perché è un bambino carinissimo, ma Vicky non ne vuole sapere. Arya si avvicina a me e mi chiede se sto meglio. La risposta è affermativa, per fortuna. Ma solo in parte perché i nomignoli del mister mi frullano nel cervello. Nel mentre, Vicky insiste per togliermi le scarpe e massaggiarmi i piedi: in effetti è cosa gradita il massaggino e poi fa molto bene perché la loro pianta è una zona iper connessa con gli organi. La lascio fare perché so che è un'attività benefica pure per lei.
Arya ci chiama per il pranzo, ma ovviamente Nani non risponde e dobbiamo andare a prenderlo e trascinarlo. La cosa curiosa è che ha gli apparecchi accesi. Scopriamo che in realtà ci ha sentiti e voleva farci uno scherzetto. Ovviamente Arya lo rimprovera perché non è una cosa da fare, data l' importanza del capire se lui sente o meno i suoni.
Dopo pranzo, Nani si aggrappa a me e mi abbraccia fortissimo. Il motivo? Che così starò bene! Eh sì, il piccolo Nadiem ha un' empatia meravigliosa che purtroppo non tutti colgono. Però io mi devo slegare da lui perché devo andare a trovare il mio mister in ospedale e l' orario di visite non è molto ampio come arco di tempo. Il mister è sveglio e mi riconosce. "Mister come sta? Abbiamo bisogno di lei" ma mi interrompe pregandolo di dargli del tu. "Il nuovo mister che è arrivato insulta tutti e mi ha pure messo temporaneamente fuori rosa" e lui spalanca gli occhi come volesse dire "Ma che cazzo dì situazione c' è al Signorini?!" e mi stringe la mano. La prossima stagione spera di tornare, lo scopro adesso. Io gli dico che voglio che si riprenda e lo rassicuro dicendo che suo figlio sta bene.  "Sei un ragazzo d' oro. Hai lanciato il messaggio che si può avere una personalità sensibile per giocare a calcio ed essere un capitano affidabile. Sono fiero di te" e a quelle parole, io inizio a lacrimare di gioia. Capisco di non fare schifo e di avere anche io uno scopo in questo mondo di insensibili. Ma io mi chiedo quanto duri questo sentimento positivo.

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