Capitolo 22
Siamo al centro sportivo e Arya si sta facendo massaggiare la caviglia infortunata dal nostro fisioterapista. Diciamo che dopo aver recuperato il polpaccio ho passato le sedute a lei, non appena le è stata diagnosticata la storta. Io, invece, sono esattamente fuori a bordo del campo e sto giocando seduto sul prato con i nostri bambini. "Mia mia mia la palla!" esclama Nani, volendo tenersela tutta per se. "Dai Nani, fai il bravo, giochiamo" ribatte Vicky scatenando però un attacco di pianto al fratellino. Vicky tenta di abbracciarlo, ma Nani scappa e si siede da solo con le braccia conserte. Non appena arrivo vicino a lui, mi si aggrappa con le sue braccia e lascia la palla scorrere verso centrocampo. "No Vicky, no fratellino, no sorellina" sussurra arrabbiato verso di me. Mi siedo con lui e lo pongo sulle mie gambe. Vicky si avvicina. "Scusa Vicky" dice Nani timidamente con la mano davanti alla bocca e abbassando gli occhi. In quel momento, Arya sopraggiunge perché ha terminato la sua seduta di riabilitazione alla caviglia. Mi tira fuori l' ecografia di questa mattina. Purtroppo non ho potuto accompagnarla alla visita perché avevo un allenamento importante. Mi stringe la mano. "Oggi avrei voluto ci fossi. È stato doppiamente emozionante sai? Si sono sentiti due battiti e quei due puntini che vedi sulla foto sono due cuoricini" annuncia lei con il sorriso più bello che sa sfoggiare. Abbraccio di famiglia è istintivo. La mia dolce Arya, nonostante le sue fragilità cardiache, è riuscita ad accogliere ben due bambini che arricchiranno le nostre giornate tra qualche mese. Nel mentre, arriva anche il mister verso di noi. Cosa curiosa: Nani si alza e gli corre incontro. "Ciao" esclama lui alzando le manine e simboleggiando il voler essere preso in braccio. Io e Arya siamo positivamente sconvolti. "Ciao piccolino, come ti chiami?" gli sorride il mister tentando di prenderlo in braccio. "Io sono Nani" si presenta lui. Noi ci alziamo e andiamo dal mister. Arya è commossa. "Che bello nostro figlio si è aperto con te. Vuol dire che si fida" esclamo io felice. Mia moglie si presenta al mister. "Lennart mi ha parlato tanto di te" risponde lui, dopo aver ricambiato la presentazione. Io arrossisco. È proprio vero: io ho parlato tanto della mia ancora di salvezza. La mia luce, il mio sorriso. Però, il clima pacifico ben presto svanisce. "Lennart posso parlarti?" mi chiede il mister, facendo cenno di volerlo fare in privato. Mette giù Nani sul prato e ci spostiamo un po' dal resto della mia famiglia. "Lo dico a te prima che sei il capitano: io ho le ultime due settimane qui con voi, dopodiché, non sarò più il vostro allenatore. Le condizioni di salute di mia moglie sono precipitate di colpo e vorrei starle accanto." Mi viene istintivo porgli una mano sulla spalla per confortarlo. "Però c' è un problema non da poco: la società mi ha detto chi potrebbe essere il mio sostituto, però io ho parlato con lui e le premesse non sono buone: farà di tutto per metterti sul mercato a gennaio." continua lui cercando di mantenere un tono delicato. Io sono sconvolto e chiedo spiegazioni. "Praticamente non ha empatia e ha già detto che non vuole ragazzi con fragilità di alcun tipo soprattutto mentale. Ha anche detto, e io mi sono molto arrabbiato, di mandare via il biondino depresso" mi dice. Io scoppio a piangere di nervoso. Il mister mi abbraccia e mi assicura che farà di tutto affinché io possa restare capitano. In quel momento arriva Nani verso di noi. "Allora anche i papini piangono?" domanda lui molto incuriosito. Mi stacco dall' abbraccio e mi chino verso mio figlio. Ho voglia di stringermelo tutto. "Vieni anche tu nel mio mondo con me e papino?" domanda al mister. Lui si siede sul prato con noi. "Sai piccolino, il tuo papino mi ha parlato tanto di te e del tuo bellissimo mondo. Sono proprio felice di averti conosciuto e un giorno verremo tutti insieme nel tuo mondo. Ne sono certo e so che si sta bene." risponde stringendogli la manina. Io sono davvero ammirato: che abbia capito che anche il mister ha un figlio nello spettro autistico e quindi sente che non gli farà mai del male? Probabile, visto che normalmente non si fida di nessuno. Poco dopo, io e il mister ci salutiamo, prendo Nani per mano e ci dirigiamo verso Vicky ed Arya. Non so come dire a mia moglie che c' è il rischio che i nostri gemellini non nascano a Genova. Ormai ci siamo affezionati a questa città ed è il luogo in cui è nata la nostra famiglia. Con un insensibile del genere come posso parlare dei miei problemi passati e del fatto che ho un figlio autistico? Mi viene la gastrite solo al sentire la mia voce interiore e prima di salire in auto... vomito quasi sulle scarpe di mia moglie. "Papi stai bene?" mi domanda Vicky preoccupata. Rispondo che sarà stato qualcosa che ho mangiato perché al momento non riesco ad elaborare la verità che mi ha portato al malessere che sto affrontando. Arya mi mette la mano e si offre di guidare fino a casa. L' unico mio dubbio è che non possa mettersi al volante con la caviglia infortunata, ma lei sostiene non ci siano problemi visto che la distorsione è a sinistra, dove ci dovrebbe essere la frizione, la quale però non è presente per via del cambio automatico della vettura. Arrivati a casa, Vicky nota che c' è un avviso sulla porta. "Guarda papi!" esclama indicando il foglio. A quanto pare, per un guasto saranno costretti a disattivare la corrente fino a domani sera. "Direi che stasera si può fare una bella cena di famiglia al ristorante" ma nemmeno il tempo di finire la frase, che ricevo una telefonata da un compagno di squadra a me molto caro, che, dal momento che abitiamo nello stesso plesso, mi chiede se uniamo le famiglie per andare a mangiare la pizza insieme. Ci vestiamo al volo e andiamo verso il porto antico. I miei bambini si mettono a correre verso il parco giochi poiché attratti dallo scivolo gigante. "Ragazzi si va a cena" urla Arya per richiamarli. Loro sembrano dispiaciuti, ma una bella pizza calda e filante cancella i loro pensieri giocosi. E anche i miei pensieri riguardo al nuovo mister. Solo che se non mi apro con mia moglie con chi mi apro? Mi prendo la notte per dormirci su e sperare di svegliarmi a mente più fredda. Io voglio essere capitano di questa squadra. Mi sento genoano e genovese. Caro mister, non mi fai paura sai? Parola del capitano di questa squadra. Il primo capitano che ha saputo abbattere il tabù della sensibilità estrema nel mondo del calcio. E sapete a chi va il mio grazie più grande? Alla mia famiglia e alla società... ma la menzione d' onore va a mio figlio Nani: lui ha saputo legare con me fin da neonato, quando la "depressione post parto paterna" mi creava una barriera da lui. La sua neuro diversità ha aiutato a conoscermi meglio e a sbocciare definitivamente perché ho compreso davvero che anche io ho dei lati diversi. Nadiem Michael Czyborra, un grazie immenso non basterà mai. E per Arya e Vicky che posso dire? Beh... mia moglie mi aiuta ogni giorno a voler bene a me stesso almeno un po' e l'allegria e positività che porta mia figlia non le ha nessuno. Sì, figlia mia... nemmeno quando giochi con i miei sacri piedini. Grazie davvero, ora mi sento un po' di più me stesso.
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