Capitolo 18

"Lennart... Lennart!?" sta chiamando Arya chiaramente sentendomi piangere. Sì, ho anche appena vomitato per lo stress. Lei entra in bagno senza che io risponda, si inginocchia e mi allunga la mano sulla spalla. Sono ancora nei pressi del water perché ho ancora il senso di vomito. "In questo momento parlo da nutrizionista, non solo da tua moglie: credo che tu sia denutrito e disidratato... ti accompagno al pronto soccorso" mi allerta Arya. Io le faccio cenno di no e le dico che sto bene e che semplicemente ho poca fame. Mi alzo in piedi, ma mi aggrappo al lavandino perché non mi reggo. Mi guardo allo specchio e ho il viso persino più scavato. Arya mi stende sul letto e mi misura la pressione: bassissima. Poi mi controlla la glicemia ed è bassissima pure quella. Ultimamente soffro il freddo anche se estate. Non voglio, ma la mia amata mi porta in ospedale comunque. Per fortuna resto cosciente, ma mi mettono sotto flebo e mi ordinano di chiamare la mia psicologa. Io sono depresso. Di nuovo. Scusami Nadiem se hai un papà pessimo. La cosa bella è che io so che la depressione post parto paterna esiste, ma nessuno ne parla. Io ne sono affetto e nessuno sembra credermi. La mia psicologa, per fortuna, conferma la diagnosi che io stavo iniziando a credere che fosse scherzosa. Mi faccio schifo da solo: ho una repulsione verso mio figlio. Che ha bisogno di me, per di più. Soprattutto perché a breve subirà un secondo intervento che permetterà di installare gli impianti cocleari.
Al momento sono disteso in un letto situato in una stanza insignificante dell' ospedale di Genova. In questo momento, mi sento veramente molto triste. Mi mancano persino i miei chili di troppo. Ho bisogno di sicurezza, protezione. Ho bisogno di qualcuno che mi dica che io sono ancora lì. Arya scusami se non ti credo anche se tu mi sostieni.
In questo momento, sono più innamorato della mia compagna che mai: vederla giocare con le costruzioni con Vicky mentre allatta il piccolo Nani mi emoziona tantissimo.
Dopo qualche ora di flebo, mi sento un po' più in forze e per fortuna, perché mi aspetta la chiacchierata con la terapista.
Un paio di giorni dopo, mi dimettono e vado a casa. "Coff coff" sento mentre sono steso sul divano. Nadiem sta dormendo, quindi presumo che si tratti di qualcuno fuori. Peccato però che senta la voce di Arya dire "No piccola" e allora capisco che si tratta di Vicky. Mi alzo e vado nella sua cameretta. "Amore, Vicky ha molta tosse ed ha poca voce. Prova a metterle una mano sulla fronte." mi suggerisce. Per fortuna, la piccola è fresca come una rosa, ma questa brutta tosse preoccupa pure me. Soprattutto per il fatto che sembra anche un po' che Vicky abbia bisogno di schiarirsi la gola. Come da copione, Arya chiama la pediatra e ci dice che questi sono chiarissimi sintomi di una brutta laringite. Ci consiglia, inoltre, di evitare di creare situazioni in cui lei sforzi troppo la voce e di darle molta acqua non fredda da bere. Dal momento che non ha problemi respiratori, non reputa opportuno portarla al pronto soccorso e questa già è una notizia positiva. Ci ha consigliato di somministrarle un farmaco via aerosol che ora mi reco ad acquistare. Durante il tragitto, mi viene spontaneo toccarmi la parte alta dell' addome e io sento proprio le mie costole spigolose. Non sono mai stato così magro: all' Atalanta e il periodo subito dopo ero in perfetta forma magro, muscoloso e definito... ma per il resto della mia esistenza... ho sempre avuto un rapporto di amore e odio con la mia pancetta onnipresente. Quasi quasi mi tocca dire che mi manca: almeno avevo più energie di adesso che sto godendo di una magrezza non sana. Solo che se Arya mi sentisse, mi picchierebbe: non avete idea di quante volte mi abbia tartassato il cervello dicendomi che quel grasso è il più dannoso per la salute.
Cambiando discorso, uscendo dalla farmacia noto un panificio e mi viene voglia di focaccia con il pesto: un pezzettino di nascosto da Arya io direi che si può mangiare! Anzi, direi che la porto a casa e la condividiamo insieme. Lo considero un segnale positivo viste le ultime settimane. "Arya sono tornato" urlo dalla porta non appena salgo nel nostro appartamento. Lei mi viene in contro e sembra felicissima: è stata contattata perché vogliono iniziare presto i controlli su Nadiem al fine di mettergli gli impianti cocleari prima dell' anno di età, allo scopo di evitare un ritardo nel linguaggio. Mi viene spontaneo abbracciarla e stappare del buon vino, ma poi mi ricordo che Arya è musulmana e lei non beve alcun alcolico per principio. Nessun problema: la focaccia al pesto è ancora calda poiché ancora sfornata. È davvero squisita ed impreziosita dal pesto è davvero una bomba profumata di basilico. Dopo averla gustata, ci precipitiamo in camera dei piccoli perché hanno iniziato a piangere entrambi: Arya coccola Nadiem e gli dice che tra poco comincerà a sentire le nostre voci perché non vede l' ora di fargli sapere quanto gli vogliamo bene. A questo proposito, io sto procedendo bene con il corso sul linguaggio dei segni: questa settimana ho vinto il premio di migliori progressi. Non so come, visto che il cervello ha bisogno di energia e io non gliene sto dando tanta, ma una piccola soddisfazione mi ha tamponato la sofferenza di questo periodo. Io, in questo momento, sto portando Viktoria, che piange e tossisce, a fare l' aerosol. Ma sembra urlare e sbraitare. "Dai piccolina, è solo un brutto mal di gola... dopo questo starai meglio" cerco di convincerla anche tramite le coccole. "Ho male papi" cerca di dire, senza riuscire a parlare bene e mettendosi un dito all' altezza della gola. Prima di accenderle l' apparecchio dell' aerosol, la controllo in gola ed è effettivamente un pochino gonfia. Durante la somministrazione del farmaco, la piccola sembra mostrare chiari segni di iperattività e rifiuto, quasi come le desse fastidio. Posso capirla: anche io da bambino percepivo l' aerosol come una tortura perché volevo giocare. Però è anche vero che bisogna curarsi quando si sta male e non sempre si possono cercare strade alternative, nonostante i potenziali effetti collaterali riportati su ogni bugiardino.
"Sai piccolina, la gola e le corde vocali vanno protette... altrimenti poi come puoi prendermi in giro per i piedini?" le domando cercando di strapparle un sorriso. Ma lei, non sembra pensare ad altro che sbarazzarsi dell' aerosol il prima possibile. Non appena finisce la medicazione, Arya mi propone di fare il massaggino post bagnetto al piccolo Nadiem. Io accetto, perché non ho il coraggio di dirle che ho paura di approcciarmi a mio figlio. Arya sta con Vicky a giocare in salotto e io mi reco in bagno. Nadiem è nella sua vaschetta che emette una risatina. Inizio dal pancino facendo movimenti circolari. "Nani ciao!" esclamo con le lacrime agli occhi che già erano lucidi da qualche minuto prima e simulando il gesto con la mano sinistra. Nel mentre, mi tocca un dito della mano destra con la sua piccola manina. Mi sorride. "Nadiem non sei arrabbiato con papà?" e lui mi scorre la manina verso il mio palmo. So che non mi ha sentito con le sue orecchie, ma è come se lui avesse comunque capito il mio stato d' animo. Sorrido perché fa il solletico. Continuo il massaggino continuando a muovermi per tutto il suo corpicino minuto. Mi salta all' occhio la cicatrice del suo intervento al cervello. Capisco che abbiamo qualcosa in comune e guardo le mie sulla parte bassa del mio addome ormai scavato. Finito il trattamento rilassante, lo asciugo delicatamente e per la prima volta esco con lui in braccio. Arya ci vede e decide di immortalare il momento con la sua fotocamera in modo da poter sviluppare la foto. E poi... la mia compagna si avvicina a me e Vicky, con voce rauca e fioca, esclama: "Mamma, papà, Nani vi voglio bene" ed aggrappandosi con un braccio alla mia gamba, e con l'altro a quella di Arya, completa un bellissimo abbraccio di famiglia che mi fa capire che non si è mai soli con le persone giuste, anche se non sono presenti fisicamente in ogni momento della tua vita. E io ho una famiglia fantastica che mi fa sentire protetto e che spero di allargare con altre piccole pesti da crescere e a cui insegnare tutto ciò che imparerò con la mia esperienza. Vi amo famiglia mia...

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