Capitolo 17
Sono in ospedale con mia figlia in braccio che piange e strilla "Nani" da almeno un' ora. Il piccolo Nadiem deve essere operato al cervello alla fine a causa di una lesione dovuta al parto prematuro. Vi dirò di più, sono in lacrime anche io e non posso vedere Arya perché non mi fanno entrare da lei. Passa un' infermiera e mi porge una mano sulla spalla. Senza chiedere nulla, capisce che non stiamo affatto bene. Forza Lennart! Il tuo piccolino è un guerriero! Anche se si tratta di un intervento delicatissimo lui ce la farà!
Dopo un paio di ore, un medico esce e mi dice che il piccolo è vivo e che la lesione è stata curata a dovere. Ma che non sanno ancora quali effetti dello sviluppo possa causare l' accaduto. Sanno solo che i primi esami audiometrici hanno dato esiti nulli, ma sono da ripetere di sicuro dopo l' intervento. Oddio. Non posso pensare di avere un bambino che non sentirà mai la mia voce. Che non sentirà mai a pieno il calore della sua mamma perché lei gli parlerà ma a lui non arriverà nulla. Mi sento già un padre di merda. Finalmente posso vederlo. "Ciao Nadiem, sono il tuo papi!" sussurro con la sensazione di nodo in gola e pugno nello stomaco. Ripeto: mi sento una merda! Questo bimbo lo sento molto distante, quasi come se non ci potesse essere modo di comunicare con lui. Ho un calo di zuccheri perché sono due giorni che non mangio quasi nulla. Mi siedo sulla poltrona vicina al letto di Arya. Vicky è qui in braccio e si sta iniziando a calmarsi ora. "Sai Vicky, quando la tua mamma e il tuo fratellino saranno a casa, staremo meglio tutti e questo accadrà molto presto" cerco di consolarla guardandola negli occhi. Ma i suoi occhioni blu sembrano perdere energia e vitalità. Una settimana dopo, gli esami audiometrici del piccolino riscontrano un ipoacusia severa, il che significa che con l' intervento ha recuperato qualche decibel di udito, ma la coclea è sottosviluppata e sarà necessario installare gli impianti cocleari. Oddio santo! Ho un figlio sordo. Ora la notizia è confermata. Come faccio a dargli un istruzione, a far si che si goda le sue prime volte? So che Arya ha sempre voluto accogliere un bimbo speciale, ma io non sono pronto.
Oggi dopo l' allenamento mi aspetta il primo incontro del corso di linguaggio dei segni, mi sto impegnando per sperimentare sia la comunicazione verbale che quella non verbale con il mio bimbo, ma ancora lo stomaco non mi si apre e sto mangiando pochissimo. Persino il mister mi sta facendo fare un differenziato da qualche giorno: precisamente da quando sono svenuto ad allenamento per un calo glicemico. In queste ultime due settimane ho perso quasi quattro chili e sicuramente buona parte è massa muscolare. Non bene. Per niente. Un paio di settimane dopo, Arya e Nadiem tornano definitamente a casa dopo quasi un mese di calvario, ma il piccolino dovrà essere costantemente monitorato. La buona notizia è... anzi sono due: il diabete gestazionale di Arya è rientrato completamente, grazie anche alla dieta fantastica prescritta per eliminare i chili di troppo, e Nadiem ha superato il punto critico della sua crescita in incubatrice ed ha una buonissima percentuale di sopravvivenza anche nel lungo termine.
In questo momento, siamo seduti su una panchina in Corso Italia: io ho Vicky seduta sulle mie gambe che continua a dire "Papá piedini" che sarebbe il suo modo per comunicare il suo desiderio di correre. Arya, invece, sta allattando Nadiem e vedeste come lo avvolge di amore e affetto. Io confesso di non aver ancora avuto il coraggio di prenderlo in braccio. È troppo vulnerabile. Che esista la depressione post parto dei papà? A giudicare da come mi sento, direi di sì. A quel punto, Viktoria salta giù e si fionda di fronte alla sua mamma. "Ciao Nani, Vicky tua lella" esclama con la sua risatina inconfondibile. Poi viene da me e... mi inizia a massaggiare i piedi!!! "Dai Vicky non si fa!" esclama Arya che ha appena finito di allattare il piccolo. Ma niente: i miei piedi devono essere fantastici fino a quando lei non esclama: "Piedini puzza!" lasciandoci stupiti. Come sarebbe a dire "piedini puzza"??? Io mi faccio la doccia tutti i giorni!!! Ma fino a quando non riprendiamo a camminare, questa piccola dispettosa continua ad accarezzare i miei piedi sfilandoli pure dalle mie ciabatte in gomma. E allora capisco che quella piccoletta è della filosofia "a mali estremi, estremi rimedi": doveva assolutamente correre per il lungomare e farmi stancare fino allo sfinimento. Infatti, inizia a scappare con le braccia alzate e tenerla ferma è un incubo. "Vicky! mamma non ti riesce a seguire con la carrozzina" grida Arya. Non appena si calma, riesco a prenderla in braccio ed è possibile continuare la camminata a ritmi sostenibili per tutti noi.
Il giorno seguente, mi viene l' idea geniale di portare la mia bambina al centro sportivo, visto che si tratta dell' ultimo allenamento della stagione. Stranamente, la piccola Vicky mostra un' insolita timidezza iniziale: sembra piacerle solo Filippo, ma perché lo conosce già, con gli altri fa un timido ciao con la manina. "Piedini papà puzza!" esclama poco dopo. I miei compagni ridono, io mi metto le mani nei capelli. Persino il mister mi dice di farmi una risata, ma io rispondo confessando che non so come farla smettere con questa abitudine. Inizia l'allenamento e devo ammettere che mia figlia ha più voglia di me di fare gli esercizi. No ok, ritiro tutto! Dopo un' oretta si addormenta come suo solito e, per di più, sul mio tappetino: questa bimba ha una capacità di dormire che nessuno comprenderebbe mai a pieno. Io a stento mangio e lei dorme sul mio tappetino un po' sudato. Arriva l' ora di pranzo e mi tocca svegliarla. Non riesco, così la prendo in braccio e continua a dormire. Però mi sorgono dei dubbi perché sembra impassibile e mi sale il panico. "Vicky! Vicky! Stai bene Vicky?" urlo. Niente. Sto per chiamare Arya e l' ambulanza preoccupato, quando lei si sveglia e mi spara un sonorissimo rutto in faccia. Non vi dico che sollievo!
Tornati a casa, corro in bagno a riempirle la vasca perché è ora di farle un bel bagnetto, visto che ha corso e si è rotolata per i campi di allenamento. Prima, però, faccio pipì e nel mentre, arriva Arya che mi comunica che Nadiem sta dormendo nella culla in camera nostra. Nonostante quello che ha passato, non mostra segni di angoscia neonatale e il suo respiro sembra regolare. Pian piano so che si sistemerà tutto e per la prima volta sento di poter godere di un minimo di rapporto con lui. Dopotutto è mio figlio!!
Finita la sessione di pipì, bacio Arya sulle labbra e la lascio continuare a fare pulizie. Entro in vasca con la mia bambina e ci mettiamo a giocare con le paperelle, le formine di gomma e tanta buona schiuma regalata dal sapone. Che ricordi meravigliosi: io e mio fratello da piccoli lo facevamo sempre. E in quel momento, sento un po' di pace interiore e mi ricordo di quanto sia meraviglioso essere papà. Ma dura poco perché ho sempre il pensiero fisso di non essere all' altezza per Nadiem e di non riuscire ad affrontare le difficoltà del suo percorso insieme a lui. Anche se sono sicuro che basterà la corretta comunicazione con lui, sono molto spaventato.
E ancora una volta, io capisco di quanto Arya sia tenace, forte... una vera leonessa
Mi manchi tanto amore mio, spero che tu stia bene lassù e che tu abbia parlato di me alla bambina che portavi in grembo quando te ne sei andata...
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