Capitolo 10

"Signori la piccola Viktoria sta crescendo alla perfezione!" mi frulla nella testa. Siamo appena usciti dal controllo dalla pediatra. Vicky ha due mesi e mezzo e devo ammettere che è una specie di bambola, non solo nel senso estetico, ma anche perché è come neanche averla: di notte dorme sempre come un ghiro e non strilla se la lasci nella culla anziché prenderla in braccio.
"Cucu" le dico togliendo le mani dagli occhi, mentre Arya la sistema sul sedile. Vicky accenna una risatina. Mi ricopro gli occhi con le mani. "Bubu setteteee" pronuncio la seconda volta in cui mi scopro gli occhi. Devo essere sincero, il sorriso di nostra figlia è contagioso. Sfoggia sempre un bellissimo sorriso e la sua risatina mi mette il buon umore.
Mi metto alla guida. Vicky si addormenta e... Arya pure, sebbene la strada da qui a casa sia corta. C' è da specificare che dall' ultimo trimestre di gravidanza in poi, la mia dolce metà si addormenta ovunque con estrema facilità. Devo ammettere che quando dorme ha proprio un viso da bimba dolcissimo e Vicky me la ricorda tantissimo.
Arrivati a casa per appoggiare la macchina e recarci verso il mare, Arya si sveglia, ma ha un aspetto molto strano. La aiuto a scendere dalla macchina, ma sembra che abbia problemi di equilibrio. Mi occupo di staccare l' ovetto in cui Vicky sta dormendo e con una mano trasporto quello e con l' altra cerco di sorreggere Arya fino a quando non entriamo nel nostro appartamento. Cerco di farla stendere anche con le gambe e mi reco a prendere la macchinetta per misurare la pressione. In effetti è un bel po' bassa. "Arya non è che per caso sei incinta di nuovo?" le domando, sapendo che entrambi siamo d' accordo sul fatto che ci piacerebbe avere tanti piccolini scorrazzanti per casa. "No amore, non penso sia possibile... ho partorito da pochissimo e il mio medico si è raccomandato che aspetti almeno dodici mesi prima di iniziare a cercare un altro bimbo" risponde lei molto affaticata. "Intanto ti preparo un crostino con le acciughe che ti rimette in sesto, visto che hai anche mangiato poco oggi" ribatto fornendole una calda coperta ricamata a mano. Dopo qualche minuto, torno in salotto con due splendide bruschettine con un tocco di burrata e le sopracitate acciughe, accompagnate da due foglie di basilico fresco. Arya mi fissa spalancando gli occhi. "Lennart... da quando ti cimenti in cucina? Sono commossa dal vedere queste due bruschette... non mi fido, non le hai fatte tu" ma io continuo a confermare che è tutta farina del mio sacco. Arya addenta il primo boccone. Mi siedo di fianco a lei, tanto Vicky dorme ancora. "Ma sai che è davvero buona questa merenda?!" esclama Arya con la bocca piena. Non appena finisce di masticare, le do un leggero bacino sulle labbra, facendole notare che sono un ragazzo dai molteplici talenti. Nel mentre, Vicky si sveglia e inizia a piangere. Io la prendo in braccio ed inizio a cullarla, ma non sembrano esserci risultati: la mamma è la mamma!
Dopo una serata tranquilla e una bella dormita, la mattina dopo accompagno Arya in bagno per effettuare il test di gravidanza. Nei fatidici 5 minuti, Arya mi stringe la mano con una forza tale da indolenzirmela. Comunque falso allarme, il test è negativo. In ogni caso, Arya sta meglio oggi ed è la prova che ieri aveva avuto solo un brutto calo di pressione e zuccheri forse anche.
Ci spostiamo in cucina e mentre Arya allatta, io le apparecchio la tavola e preparo i suoi pancake proteici... o meglio ci provo perché li spappolo!
Arya ride e sostiene che io non ci sappia proprio fare in cucina: i miei crostini di ieri sono stati una vera e propria eccezione.
Ci sediamo a tavola e riprendiamo il discorso di ieri. "Sai Arya, mi piacerebbe tanto avere una famiglia numerosa con te" e lei sembra concordare. Mi fissa e sorride. Rimette Viktoria nell' ovetto e inizia a chiedermi se io sapessi quale fosse uno dei suoi sogni nel cassetto. La guardo molto stranito. "Amore io ho sempre sognato di crescere un bimbo diversamente abile, non so perché, ma più volte mi sono immaginata di adottare un bimbo cieco o sordo" e da quelle frasi, io capisco che la profondità del suo cuore è davvero infinita. Io sono un po' più rigido all' idea, ma forse è perché ho paura di non saper approcciare correttamente a dei piccoli umani un po' speciali. Lei sembra rimanerci un po' male di fronte alla mia perplessità, ma comunque a mio parere ci possiamo pensare. D' altronde sarebbe un bel gesto d' amore, visto che molti bambini restano in orfanotrofio per anni prima di trovare una sistemazione che li avvolga in una sensazione di calore.
Verso le dieci, mi reco a Pegli per l' allenamento odierno. Siamo in sala pesi e mi sto continuando a chiedere perché Arya desidera così tanto un figlio non sano. Non è la questione principale la salute delle persone a noi care? Intanto il mio compagno di squadra Filippo mi fa prendere uno spavento assurdo. Per fortuna non avevo a che fare con manubri o con il bilanciere. "Brudi come stanno le tue ragazze?" mi domanda. "Mah Vicky è un angioletto mentre per Arya sono un po' preoccupato perché ultimamente ha un' eccessiva sonnolenza e a volte a cali di pressione. Ieri stava quasi svenendo" e lui mi dà una pacca sulla spalla, invitandomi a rilassarmi di più e che magari il corpo di Arya deve ancora ristabilire l' equilibrio ormonale e non solo post gravidanza. Ma a me la sua spiegazione non convince e non riesco a stare tranquillo. Il mister mi richiama all' ordine. "Lennart!" sento urlare. Questa volta me la sto facendo sotto. Sembra proprio arrabbiato. Ma ho imparato a respirare prima di parlare o agire. Devo dire che questa è una delle poche volte in cui il mio sesto senso ha visto un pericolo inesistente: il mister vuole solo congratularsi con me per il mio cambiamento nello stile di vita e accertarsi che io stia bene.
Finito l' allenamento, Arya mi scrive e mi supplica di trovarci sotto l' albero magico, ossia un albero del porto antico, che altro non è che il posto in cui ci siamo baciati per la prima volta.
Non appena giungo a destinazione, Arya pone la carrozzina di Vicky di fianco a se e mi abbraccia intensamente. "Lennart ti devo parlare. Non sono stata onesta su tutto con te" e a quelle parole, mi vengono in mente i pensieri peggiori. "Io ho una cardiopatia congenita. Lo so che entrambi vorremmo avere una famiglia numerosa, ma ogni gravidanza, così come ogni esperienza estrema, potrebbero essere un rischio concreto per me. Ogni tanto ho i cali di pressione come quello di ieri principalmente per questo..." esterna con le lacrime agli occhi. "Ho il cuore fragile!" esclama scoppiando a piangere definitivamente. Io la stringo a me...

E niente, mi fermo qua a raccontare quest' avventura dal mio mondo parallelo perché mi sono svegliato con le lacrime agli occhi e sono solo le tre e mezza di notte. Finalmente ho una risposta del perché lei non sia la mia promessa sposa e, di conseguenza, del perché sono rimasto vedovo ancora prima di sposarmi. E soprattutto... finalmente ho una risposta del perché lei avesse stilato una serie di sogni ed obiettivi da realizzare prima di morire e mi avesse scritto una lettera.
Scusate davvero, vorrei riprendere a raccontare, ma sono troppo giù di morale per continuare e un senso di angoscia si è impossessato di me.
Vi voglio bene ma ho bisogno di stare solo per ora. Ci sentiamo nel prossimo capitolo...
A presto...
Il vostro Lennart

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