Why is it always in a damn Bar...

Gli sguardi di poco prima erano svaniti in un lampo, tutte le parole dolci appena dette avevano cessato di uscir fuori, i piccoli gesti come scompigliare i capelli, tenere la mano o un solo semplice sorriso erano spariti, sovrastati da un sentimento più grande dell'amicizia coltivata in quei pochi mesi di conoscenza.
Rimaneva solo il suono imponente del battito del cuore, che non poteva andarsene: aveva il compito di rendere quella situazione apparentemente surreale in una invece sussistente.
Le fronti congiunte dei due ormai uomini adulti erano imperlate di sudore che gocciolava dai capelli, le gocce scendevano lente sulle guance degli innamorati. E mentre le labbra per la prima volta si toccavano, la mente di costoro vagava su quanto fosse stata assurda quella storia, quella situazione che stavano vivendo e soprattutto quanto stupido poteva essere il contesto nel quale si erano visti la prima volta, e sembrava anche per loro impossibile aver creato una relazione da così poco, con qualcuno a cui inizialmente non avevano dato il minimo peso, considerandolo solamente una persona qualunque, partecipe della propria vita come comparsa, che faceva la sua scena e poi usciva per sempre dalla loro vita.
Ma così non fu, e Izuku pensò che quel primo incontro, al bar, non lo avrebbe mai scordato.
Così strano e amichevole, non come tutto era iniziato con Shouto.
Con Shouto era stato amore a prima vista, colpo di fulmine, - come si suol dire - in quel Gay Bar dove il ragazzo si era fatto avanti, - evidentemente interessato - e dopo averlo conosciuto meglio, convinto della propria decisione, aveva chiesto lui di instaurare un rapporto più profondo.
Non c'è neanche da dire che fosse stata una scelta sbagliata quella di Izuku di accettare, cotto com'era. La relazione durò ben tre anni, tre anni di abbracci e di dolci baci, interrotti da un brusco cambiamento: un Sabato di festa il suo caro Shouto dichiarò al fidanzato di essersi infatti innamorato di un'altra persona, lasciando il povero Izuku spiazzato e solo, in quella caotica discoteca in cui lui neanche voleva andare.
Si sentiva a pezzi, incompleto, solo, a disagio e non poteva credere a cosa aveva appena udito dall'altro ragazzo. Tentò infatti di convincere se stesso di aver sentito male a causa della musica o che Shouto gli avesse fatto uno scherzo. Tuttavia, vedendo il suo - ormai ex - ragazzo prendere la mano e uscire da quel posto con un altro, senza degnarlo di uno sguardo, gli ruppe il cuore.
Ma non versò neanche una lacrima, Izuku, troppo sconcertato.
Era successo tutto troppo in fretta, ma tuttavia sapeva che prima o poi sarebbe accaduto. Infondo, la relazione con Shouto non era mai stata fondata su una base solida, per quanto Izuku provasse ad instaurarla.
Ma nonostante fosse distrutto dall'evento, non poté che ringraziare il buon vecchio Shouto per averlo costretto ad andare in quella discoteca, quel giorno, e di averlo piantato in asso velocemente, permettendogli così di conoscere Katsuki:

Distrutto e col cuore strappato, Izuku si diresse fuori da quella maledetta discoteca. Voleva uscirne il prima possibile, non voleva starci un minuto di più.
Quando però, allungato il passo, vide un piccolo Bar - forse di quelli mobili - che sembrava improvvisato fuori dalla discoteca ma comunque all'interno della struttura, pensò che forse l'alcool gli sarebbe servito di più della dormita a casa che probabilmente non sarebbe riuscito a fare.
Decise quindi di fermarsi e ordinare qualche cocktail, non badando a spese dato il suo umore.
Si buttò su una delle sedie al banco e ordinò, cercando di ricordare alcuni dei cocktail più alcolici che piacevano a Shouto:
《Un Black Russian e un Margarita, grazie.》
Il Barman, che dati i movimenti doveva essere un Bartender, acconsentì velocemente alle due richieste, porgendogli poi i drink.
Izuku non aveva neanche fatto caso a lui, - la testa bassa e mogio com'era - almeno finché non proferì parola:
《T'ha mollato la ragazza, eh?》
Izuku si stupì dell'affermazione, per la quale alzò lo sguardo verso il Barista.
《Heh,》si sforzò di ridere,《la sai lunga te, dietro al bancone》affermò sorridendo amaramente.
《Diciamo che vengono molte facce come la tua, qui》
Affermò sorridente il ragazzo dall'altro lato del bancone.
《Ma bere non è la soluzione. Allora, come ti chiami?》

《Izuku Midoriya. E la mia ragazza si chiamava Shouto.》rispose beffardo, Izuku.

I ricordi di quel giorno erano riaffiorati alla mente di entrambi: avevano ricordato di come quel dialogo breve e insignificante si era presto trasformato in un qualcosa di amichevole, e di come due persone tanto diverse avessero potuto instaurare un'amicizia semplicemente da quelle poche parole come base.
E adesso, avevano finito per trasformare di nuovo il tutto in una relazione, una storia, un qualcosa che finalmente Izuku poteva definire serio.
Perché anche se con Shouto c'erano stati tre anni di fidanzamento, quella non era una relazione basata su qualcosa di sentimentale, al contrario; forse - anzi, molto probabilmente - i due si conoscevano poco anche dopo quei tre anni. Invece con Katsuki gli era capitato l'opposto, e sentiva di conoscerlo da sempre, anche se l'amicizia - ormai diventata qualcosa di più - era solo di pochi mesi.
E mentre continuavano a toccarsi, accarezzarsi, baciarsi... possiamo dire a dar sfogo al loro amore finora nascosto, Izuku non poteva fare a meno di domandarsi:

Perchè succede sempre in un maledetto Bar?

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