Prologo.
Vivi l'ultimo giorno dell'anno come se fosse l'ultimo della tua vita. Non si dice forse così?
Peccato che ora mi sembri seriamente di vivere l'ultimo giorno della mia vita. La verità è che ci ho creduto troppo. Ho creduto alle fandonie che ripeteva costantemente sull'amore eterno e sul non lasciarci mai. O forse ero io a dirlo. Non ricordo, così come non ricordo da quanto tempo mi trovo qui seduta a vomitare pure l'anima. Non ricordo neanche come sia finita qui, o perchè proprio qui, nel suo bagno. Io ce l'ho un mio bagno, o no? Ma cosa sto dicendo. Sei diventata pazza, mia cara. Peró...
Però una cosa la ricordo. La ricordo benissimo. 18:16. L'ora del Messaggio. Nella mia testa questa parola è scritta con la lettera maiuscola, come a significarne la sacrilità... Sacrilità si fa per dire, siccome non ho fatto altro che maledirlo. Non pensavo potesse mai accadere, non così presto almeno, non a me. Son sempre stata un'inguaribile romantica, quel tipo di donna che, anche a quasi 30 anni, legge ancora storie di principesse, desiderando essere come loro, e riguarda le fiabe Disney con gli stessi occhi sorpresi di una bambina. Quel tipo di donna che si commuove davanti un fiore donato col cuore o, nel mio caso, davanti a un fan che canta con lei le proprie canzoni. Ma a quanto pare questo non conta: se una persona desidera spezzarti il cuore, lo fa e basta. Senza se e senza ma. Anche se è l'unica persona di cui ti fidi. Anche se è l'ultimo dell'anno. Anche se sa che tu sei Katy Perry.
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