Capitolo 8
Nella foto: Joshua Mullingar
"So let mercy come and wash away what I've done."
(Linkin Park, What I've done?)
Alexander's POV
C'è un momento, nella vita di una persona, in cui si sbatte contro qualcosa. Può essere un palo. Una porta. Una spalla. Io mi sono ritrovato a sbattere contro la disgustosa immagine di una Kirsten in lacrime che abbracciava il corpo in fin di vita di un licantropo. La vedo lì, a terra, quasi in lacrime accanto al fianco sporco di sangue di Kyle. Mi ha chiesto di guarirlo. Voleva che salvassi la vita a quello che potrebbe esser considerato il mio peggior nemico, ed io l'ho fatto. Perchè? Vedo la ferita rimarginarsi sulla pelle scoperta. L'odore del sangue farsi meno pungente, e mi ritrovo a fissare quella pelle vulnerabile. Cos'ha più di me? Sono io quello pù forte. Io quello più maturo. Più intelligente. Sono più bello, e sicuramente più dotato. Allora perché Kirsten si ostina a rimanere con lui?
"Papà." Oh, ci mancava solo questo qui. Abbasso lo sguardo verso la mia scarpa,dove il mio micro-me continua a fissarmi ostinatamente.
"Che vuoi?" chiedo, desideroso di togliermelo di torno. Forse è questo che Kyle ha più di me. E' bravo con i bambini.
"La mamma è triste." Wow. Parla bene per avere solo due anni. Guardo Kirsten mentre abbraccia Kyle, senza neanche guardarmi. Come se prima non fosse successo nulla. Mi sento usato. Ora capisco cosa provano le prostitute, con l'unica differenza che loro alla fine vengono pagate, mentre io mi ritrovo a fare il baby-sitter. Spero che Josh non se ne esca con quella storia della Friendzone. Mi sentirei umiliato.
"Io non sono tuo padre, marmocchio." sputo, desideroso di andarmene. Non sopporto più questa situazione. Do un'ultima occhiata a Kirsten, che ora è intenta a guardarmi con un misto di rimprovero e... non saprei definire la seconda. Forse senso di colpa. Che ne so. Non mi interessa.
"Papà!" Ma che palle!
"Mi lasci in pace, sì o no?" sbotto, facendo girare tutti. Derek mi guarda con muto disappunto, avvicinandosi a me e chinandosi per prendere Alex in braccio.
"Vieni, ometto. Mentre mamma e papà litigano noi andiamo a farci un whisky."
"Derek!" lo riprende Kirsten, e lui ridacchia leggermente.
"Sto scherzando." Guarda gli altri ragazzi, e in particolare Caleb, sull'orlo di una crisi. Deve aver visto la frase sul muro. D'altronde, come non vederla? "Venite anche voi? Voglio allontanarmi da questo schifo." dice, indicando il disordine intorno a lui. Loro annuiscono, e Joshua va verso Kyle, caricandolo su una spalla.
"Vieni anche tu, cagnolino. Hai bisogno di altro sangue." Kyle protesta leggermente, ma non ha ancora la forza di parlare. Quei traditori mi passano davanti come in una sfilata all'Inferno, dirigendosi verso la cucina e lasciandomi solo con lei. Kirsten si alza in piedi, iniziando a togliere la fodera dal divano per poi metterla da lavare. Mi porto le dita sulla radice del naso, sospirando.
"Tania è scomparsa." dico, guardando a terra. Kirsten si ferma un attimo, continuando a guardare l'enorme macchia di sangue, per poi passare alla scritta sul muro. Stefano ha portato il cadavere di Liz sul retro, e tra poco abbiamo intenzione di seppellirla. Sappiamo che non avrebbe voluto passare la sua eternità vicino a Crystal, nonostante fosse sua madre, quindi abbiamo pensato ad un bel posto nelle campagne inglesi. Avremmo voluto portarla in Italia, ma non abbiamo molto tempo. "Abbiamo trovato questo sul posto, insieme a quella scritta. Era su Lower Street." Le lancio il telefono e lei lo prende tra le mani, digitando la password e guardando il messaggio. Non le chiedo come faccia a saperla. Non mi interessa.
"L'Incantatore, eh? Avete qualche idea?" chiede, entrando nel bagno e tornando con una spugna e una bacinella piena d'acqua e detersivo al limone. Inizia a strofinare energicamente il muro con la spugna bagnata, dandomi le spalle.
"Potrebbe essere tuo zio."
"Vuoi dire quello che ho ucciso?" chiede, con un lieve sorriso. Confermo, sedendomi sul divano spoglio e guardandola mentre cerca di togliere quelle macchie dal muro. E' riuscita a cancellare la M.
"Anche lui ha tentato di uccidere noi. E' stato un meccanismo di difesa."
"Non parlarmi di meccanismi di difesa." borbotta, togliendo l'intera prima parola. "Non dirlo mai più." Alzo gli occhi al cielo, sbuffando.
"Sì,ho capito. Non capisco cosa abbia tu contro le parole meccanis..."
"Intendo quello che hai detto ad Alex. Tu sei suo padre. Discorso chiuso. Non dirgli mai più che non è vero." Allora mi ha sentito. Abbasso lo sguardo, vergognandomi improvvisamente del mio comportamento. Ho sgridato un marmocchio che non ha fatto nulla di male. Fantastico.
"E tu non illudermi mai più come hai fatto al magazzino per poi buttarti tra le braccia di qualcun altro." Kirsten si blocca, buttando la spugna nella bacinella con talmente tanta forza da far schizzare un pò d'acqua per terra.
"Se sei arrabbiato con me, non prendertela con Alex. Hai capito? Lui non c'entra niente in tutta questa storia!" mi urla in faccia, diventando dello stesso colore dei suoi capelli. Sbarro gli occhi, rimanendo sbalordito. Come siamo arrivatia questa situazione? Ero io quello arrabbiato! "Cristo santo, Flinn. E' solo un bambino. Il mio bambino. E non tollero che venga tirato in queste situazioni." Indica con un dito la scritta restante sul muro. "Scritte col sangue. Vampiri. La baby-sitter che muore davanti ai suoi occhi e la mia migliore amica che scompare. Kyle che viene quasi ucciso e tu che..." si blocca, respirando affannosamente.
"Cosa?" sibilo, venendole vicino. "Io cosa?" La sfido a continuare, sentendo che la frase incompleta serpeggia ancora tra di noi. Kirsten apre la bocca per rispondere, per poi abbassare le spalle e calmarsi di colpo. Sbarra gli occhi, guardando un punto alle mie spalle. "Kirsten?" la chiamo, scuotendola per le spalle. La sua espressione cambia sempre di più. Diventa spaventata. Quasi terrorizzata. Poi urla. L'urlo peggiore che le abbia mai sentito fare. Mi allontano di botto, vedendo le lacrime rigarle improvvisamente le guance e la mano coprirle la bocca.
"TANIA!" grida, cadendo in ginocchio e coprendosi le orecchie con le mani. E' successo tutto in un momento. E' scoppiata a piangere come una bambina terrorizzata. Mi chino su di lei e cerco di toccarla, ma lei si rannicchia di più contro il pavimento, portando il corpo in posizione fetale. "Non è vero. Non è vero." piagnucola, facendo avanti e dietro con il busto.
"Kirsten! Ehi, guardami." Le stringo le braccia, facendole male. Lei prova a sciogliersi dalla presa, ma è ovvio che non ce la farà. "Guardami, cazzo!" Gli altri sbucano dalla cucina, e vedo Caleb davanti a loro, con una mano poggiata allo stipite della porta.
"Cosa le hai fatto?" dice Kyle, ancora piegato su se stesso. Debole. Cane. Scuoto la testa, cercando di rimanere lucido. Di concentrarmi su Kirsten.
"Niente. Stavamo parlando e poi ha iniziato a gridare." All'improvviso il pianto cessa come è iniziato. Kirsten alza piano la testa, guardandomi con quella che definirei... tristezza. Sì, è triste. La vedo voltarsi verso Caleb che, ancora impalato davanti alla porta, le restituisce uno sguardo sbalordito. "Mi dispiace." dice, stringendosi di più le gambe al petto.
"Cosa vuoi dire?" chiede lui, indietreggiando di un passo. Kirsten continua a guardarlo, svuotata da ogni emozione.
"E' morta. Lui l'ha uccisa." sibila, come se stesse raccontando un segreto inconfessabile. Aggrotto le sopracciglia, prima di capire di cosa stesse parlando. Eppure lo aveva gridato. Mi aveva dato subito la risposta. Tania è morta. E' morta davvero, questa volta. Caleb sbatte un attimo le palpebre, senza accennare a muoversi di un passo.
"Lui chi, scusa? Di cosa parli?" Fa un mezzo sorriso, avvicinandosi lentamente. Mi alzo, andando verso di lui e mettendogli una mano sulla spalla. "Che stai facendo, Alex?" chiede, ancora ignaro. So che una parte di lui ci è già arrivata, ma Caleb è un vampiro. Decide lui cosa sentire cosa no, e ha deciso di zittire quella vocina interiore che gli urla nelle orecchie. Non dico nulla. Mi limito a mostrargli Kirsten con una mano, che intanto si è alzata, e adesso rimane in piedi davanti a noi. In un attimo si lancia su Caleb e lo abbraccia. Lo abbraccia stretto, tenendogli la maglietta nei pugni chiusi.
"Andrà tutto bene, Caleb. Tutto bene." sussurra, ed come se avesse preso il posto di quella vocina petulante. Lui sbarra gli occhi, allontanandola con una spinta.
"Smettila di prendermi per il culo, Donovan."
"Non sta scherzando, amico." Derek avanza verso di noi, abbandonando il fianco di Stefano e poggiandosi alla porta con una spalla. "Riesco a vederlo. E' nella sua testa." Indica Kirsten con un gesto del mento. "L'Incantatore deve averci fatto questo bel regalo. Una visione in diretta." La volta in cui credevamo che Tania fosse morta, Caleb ha dato di matto. Tutte le emozioni amplificate che si era tenuto dentro erano uscite fuori talmente velocemente da farci quasi paura. Invece adesso rimane immobile, con le mani in tasca, la fronte leggermente aggrottata. Ci guarda tutti con sguardo vacuo, come se non ci vedesse veramente.
"Tania è morta." Mi guarda mentre lo dice, ma la sua voce non ha colori. Cazzo.
"Cal, riaccendi subito le emozioni." dico, facendo un passo verso di lui. "So che sei stordito, ma è illegale. Se il Concilio dovesse scoprirti allora..."
"Disse quello con il figlio ibrido. Secondo te la tua copia è a norma?" Non posso obbiettare a questa logica.
"Amico, lo affronteremo insieme. Devi solo lasciarti andare."
"Insieme?" Si blocca un attimo, come se stesse riflettendo su quella parola. "Io non voglio più aver a che fare con nessuno di voi." Rimango di sasso,e così anche gli altri ragazzi. Stefano e Kyle si allontanano, prendendo Kirsten e portandola in cucina. Queste sono faccende private, ed è un bene che lo abbiano capito in fretta.
"Stai scherzando?" Joshua esce dal suo mutismo, piazzandosi davanti a lui.
"No. Voi non troverete l'Incantatore. Voi rimarrete nascosti, come sempre. Siete vampiri, non ve ne faccio una colpa, ma io voglio vendetta. Sono sicuro che, se lasciassi andare le mie emozioni, adesso riuscirei solo a gridare. Ho bisogno di essere lucido se voglio ucciderlo."
"Non puoi farcela da solo, e lo sai."
"So cosa, Rick? Io so solo che Tania è morta. Me l'ha portata via, e non la rivedrò mai più. Era la donna che amavo. Era la mia donna, e adesso che non c'è non ha più senso continuare a provare altre banali emozioni. Però voglio fare qualcosa prima di morire. Voglio uccidere l'Incantatore." Ha detto tutto ciò con talmente tanta calma da farmi gelare il sangue, se solo non lo fosse già.
"Caleb..."
"Sta zitto, Alexander." dice, senza neanche guardarmi. "Mi hai aiutato quando non lo avrebbe fatto nessuno. Sei stato un grande, e ti sono debitore. Lo sarò finché vivrò, così come tutti, ma non posso più rimanere con voi, ragazzi." Richard si passa una mano tra i capelli, afferrandolo per un braccio.
"Non puoi andartene così. Siamo fratelli." lo implora, e LCaleb mette una mano sulla sua, facendogli mollare delicatamente la presa.
"Io non ho fratelli." Lo guarda attentamente, e capisco cosa sta per fare. Prima che possa avvertire i ragazzi Caleb dà il suo comando. "Fermi finché non me ne andrò." Sento i muscoli irrigidirsi, e così anche gli altri. E' come essere legati con una corda. Non riesco neanche a parlare. Guardo impotente un pezzo del mio clan andare perso. Caleb che imbocca la porta, che ci saluta con la mano. Non sorride neanche. Più di un secolo di convivenza e lui se ne va così. Come se non ci conoscesse. La porta si chiude alle sue spalle, e noi cadiamo a terra, quando finalmente la presa si scioglie.
"Non può averlo fatto." dice Josh, guardando a terra. "Alex, dobbiamo fermarlo."
"No." dico, mettendomi seduto e guardandomi le mani. "Ha fatto la sua scelta."
"Stai scherzando? E' Caleb. E' nostro fratello." dice Richard, balzando in piedi.
"Non lo hai sentito? Lui non ha più fratelli. Quello non è più Caleb, ragazzi. Accettatelo." Li vedo guardarsi, con un misto di confusione e rabbia, per poi abbassare lo sguardo. Sono sempre il capo.
"Ragazzi." Stefano appare dalla porta, battendo due colpi sullo stipite per attirare l'attenzione. "Abbiamo un problema."
"Oh, strano. Stava andando tutto così bene." dice Derek, alzando gli occhi al cielo.
"Cosa succede, Stefano?" chiedo stancamente, passandomi le mani sul viso.
"Credo che dovreste venire a vedere." Giuro che non ce la faccio più. E' troppo. Sarei dovuto rimanere a Canton. Si stava così bene in mezzo al nulla. Ci alziamo a fatica, seguendo Stefano. Non va in cucina. Si dirige verso la stanza di Alex. Kirsten si è ripresa, e sta guardando nella culla con orrore.
Bel modo di infondere autosima al tuo bambino, donna!
Quando mi affaccio, però, capisco anch'io. Il bambino nella culla non ha certo due anni. I vestiti che fino a cinque minuti fa gli stavano alla perfezione, adesso gli arrivano al ginocchio e ai gomiti, facendolo sembrare un bambolotto vestito male. I piedi urtano contro la culla, e si vede che il corpo ci sta stretto.
"Ma questo è..."
"Sì, è Alex. " E' identico a me. E' identico a me... quando avevo sei anni. Kirsten lascia perdere una ciocca dei suoi capelli, sospirando.
"Oh, merda. E adesso chi gli rifà di nuovo tutto il guardaroba?"
Kirsten POV
Alzo una mano e l'allungo verso la guancia di mio figlio, accarezzandola con un dito freddo. Lui fa una piccola smorfia, stroppicciandosi un occhio e tornando a dormire pesantemente. E' ancora nella culla, ma ormai ci entra a malapena. Le piante dei piedi cozzano contro le pareti in legno, ed è costretto a stare piegato per dormire. Non si è svegliato per tutto il giorno, e mi chiedo se stia bene. Come sarà quando si sveglierà? Cosa dirà? Saprà parlare? Nessuno qui sembra riuscire a darmi qualche risposta. La porta viene socchiusa, interrompendo il buio che mi ero creata intorno. Non mi volto nemmeno. Non voglio staccare gli occhi da Alex, spaventata dal pensiero di perdermi ancora anni di vita che sembrano scivolargli addosso come l'acqua in una doccia.
"Richard ha preparato il caffè. Te ne ho portato un po'." Sospiro prendendo la tazza calda dalle mani di Flinn.
"Grazie." mormoro, bevendone un sorso e poi facendo una smorfia di disgusto. "E' la cosa più amara che abbia mai provato." dico, sputacchiando caffè intorno a me. Il vampiro ridacchia, guardando la sua tazza.
"Dai, non può essere così male. " Beve anche lui, e poco dopo è lì che mi imita, pulendosi la lingua con il palmo della mano. "Dove ho sbagliato con lui?" si lamenta, mentre io poggio la tazza vicino alla gamba della mia sedia.
"Prima di tutto: lo hai trasformato. Farti i fatti tuoi no, eh?" Alexander alza gli occhi al cielo, prendendo una sedia per bambini e portandola dall'altra parte della culla, in modo da trovarsi perfettamente davanti a me, con il solo ostacolo del lettino tra noi. Prova a sedersi, ma la sedia che ha scelto è bassa e piccola, il che rende le cose difficili. Cerco di non ridere mentre lo vedo armeggiare per far entrare il suo sedere nello spazio angusto. "C'è un'altra sedia, se vuoi." dico, indicando quella vicino al muro, sommersa di vestiti. Mi ero messa a spulciare tra i vestiti di Alexander in modo da controllare quelli che avrei dovuto buttare, ma alla fine ci ho rinunciato. Li darò in beneficienza.
"No. Ce la faccio." Mette forza nell'ultima parola, e alla fine riesce a sedersi, sospirando. "Finalmente." mormora, stendendo le gambe in avanti. Il silenzio aleggia sopra le nostre teste, minacciando di calare inesorabilmente su di noi, ma Alexander è più veloce. Lui riesce ad essere anche più veloce del silenzio che ho in testa. Non parla, però. Semplicemente allunga una mano e la poggia sulle sbarre in legno verde, esattamente come adesso sto io. Lo guardo attenta, ma lui è impegnato a fissare il bambino nella culla. "Ero fissato con il nome Theodore quando ero giovane." dice ad un certo punto, per poi ridere tra sé e sé. "Non so perché. Forse mi piace l'acronimo. Theo."
"Perché Theodore? Adesso sembri mio nonno." scherzo, e lui piega la testa verso il basso, scuotendola.
"Era il nome del protagonista di una favola che mia madre aveva inventato. La raccontava a me e Rose prima di dormire." Aggrotto le sopracciglia, confusa. Non mi sarei mai aspettata una motivazione simile. Forse perché non ho mai pensato ad Alexander come un essere piccolo, fragile, che aveva bisogno di una voce per chiudere gli occhi. Oppure l'ho fatto, ma non lo ricordo. Ma. Questa congiunzione mi tormenta! "Era bella. Parla di questo bambino che va a prendere l'acqua al pozzo e un giorno incontra una donna che gli concede tre desideri. Lui potrebbe avere quello che vuole, ma alla fine chiede soltanto una canna da pesca, un fermaglio per capelli e dice alla vecchina di tenere il terzo desiderio per sé, poi torna a casa." Si blocca, scoppiando a ridere sommessamente. "Scusa, mi sono lasciato trasportare." dice, staccando la mano e facendo per alzarsi.
"Aspetta." Lui sbarra gli occhi, sorpreso. Io sorrido, guardandolo con dolcezza. "Voglio sapere come va a finire." Alexander si risiede, sospirando.
"Beh, il bambino torna a casa e regala la canna da pesca al padre e il fermaglio alla madre. Loro gli chiedono dove abbia preso quelle cose, e lui racconta della vecchina e dei desideri. Ovviamente non viene creduto, ed è accusato di aver rubato, ma poi alla porta ad un certo punto bussa qualcuno. E' una signora bellissima, con un bel vestito azzurro e lunghi capelli biondi. Dice di essere la vecchia di prima. Che grazie al desiderio che il bambino le aveva regalato aveva potuto rompere la maledizione che le era stata lanciata e tornare la fata che era un tempo. Per ringraziare Theodore gli donò il potere della magia, e lui divenne il più grande mago del mondo."
"E' una bella storia." dico, facendo un mezzo sorriso. Alexander si rilassa sullo schienale minuscolo, chiudendo gli occhi.
"Oddio. Dopo quattrocento anni ho capito che mia madre me la raccontava solo perché dessi a Rose qualcuno dei miei giochi. Questo è un trauma." piagnucola, mettendosi le mani sul viso. Rido per la sua espressione sconsolata, ma quel nome adesso mi ronza in testa come un insetto fastidioso. Theodore. Non sarebbe male come secondo nome.
"Sai, dobbiamo andare all'anagrafe per cambiare la sua data di nascita..." inizio a parlare, catturando la sua attenzione. Non posso credere a quello che sto dicendo. "... e quindi, visto che dovete già usare la convulsione per una cosa, potresti anche mettere Theodore come suo secondo nome. Sempre se ti va."
"Sei seria?" chiede, forse spaventato dall'idea che possa prenderlo in giro. Guardo Alexander e scuoto la testa.
"E' tuo figlio, anche se non lo vuoi. Questo potrebbe essere l'unico ricordo che gli rimarrà di suo padre." dico con voce piatta. Non so se Alexander se ne andrà, né se rimarrà. Lui è un'incognita. Una via a due uscite. Qualsiasi cosa lo riguarda ha, appunto, un ma. Non lo sento emettere un fiato. Forse sta cercando una risposta, o sta pensando (questa sarebbe una novità).
"Io..." Un rumore lascia a metà la frase, e forse è meglio così. Sono già abbastanza frastornata per oggi, ma i suoni che provengono dal piano inferiore sono davvero inquietanti.
"Cosa è..."
"Zitta." Alex tende le orecchie, ed io mi mordo la lingua. Detesto essere redarguita da lui! "C'è qualcuno al piano inferiore." mormora, alzandosi. "Non è un vampiro."
"Forse è Kyle." dico, pensando che sia tornato dalla sua ispezione. E' andato a cercare Cory, nonostante gli abbia detto di restare a casa, e ho convinto Rick e Derek ad andare con lui. Stefan e Joshua, invece, sono fuori per trovare Caleb.
"Fidati, se fosse quel coglione sarei più tranquillo." Sbuffo, lasciando perdere la bassa opinione che ha del mio attuale ragazzo. Ha rischiato la vita per difendere suo figlio. Dovrebbe almeno ringraziarlo. "Rimani qui." sussurra, ma ovviamente sa che non gli darò retta. Non gli rispondo neanche. Mi limito a seguirlo, chiudendo la porta con Alex a chiave. Scendiamo le scale in silenzio, l'una dietro l'altro, mentre un rumore di passi riempie il vuoto. Da quando è diventato così semplice entrare in casa mia? L'ombra si allunga sul pavimento, e Alexander non perde tempo. In un battito di ciglia si fionda sull'intruso, ma sento un grido femminile, e poco dopo il suo corpo finisce contro il muro. Un momento. Conosco quel grido. Svolto l'angolo, e la mia mascella diventa immediatamente di piombo.
"Michelle?" dico, e lei alza una mano, mentre con l'altra si martoria una ciocca di capelli.
"Oh, ciao Kirsty. Ero passata a salutare. Ieri sei sparita di colpo ed io ho..."
"Come. Hai. Fatto?" chiedo impassibile, indicando un Alexander acciaccato che sta cercando di rialzarsi. La ferita che ha sul labbro sta già guarendo, ma non mi preoccupo che Michelle si spaventi, nonostante il suo sguardo non tradisca certo un grande coraggio. Lei alza le spalle.
"Mi ha fatto spaventare e ho reagito di iniziativa. Faccio un corso di karate, lo sai anche tu." Alexander sputa a terra un grumo di sangue, guardandola con disgusto.
"Sei una fottuta bugiarda, strega." No. Non ci posso credere.
Tu quoque, Universo?
Michelle sbianca, ma poi si lascia andare ad una crisi di nervi.
"Dannazione! Dovevi sbucare proprio in quel modo, stupido succhiasangue? Cosa credevi che fossi? Un licantropo?"
"Oh, adesso sarebbe colpa mia?" Alexander è interdetto, e rimane in piedi accanto a me, che intanto mi godo la scena dalla mia postazione sicura.
"Certo. Di chi dovrebbe essere, altrimenti?" Lui apre la bocca, mostrandole i canini sporgenti e soffiandole contro. Lei arretra di un passo, ma non si scompone, socchiudendo gli occhi. Alexander sbatte le palpebre un paio di volte, ma cade quasi subito in ginocchio, tenendosi la testa tra le mani e cacciando un suono gutturale di puro dolore. Il sangue inizia a fuoriuscire dalle sue orecchie, e la scena mi è familiare, ma non indago oltre, mettendomi tra Michelle e lui e interrompendo il contatto visivo. "Kirsten. Togliti subito. Non hai idea di quanto sia pericoloso quel tipo!" grida, ma scuoto la testa, dandole uno spintone per allontanarla.
"Invece sì. Michelle, ti presento Alexander Flinn, vampiro da trecentottantadue anni, coglione da quattrocendo due." Lui mi fulmina con lo sguardo, rimanendo steso a terra, ma non ci bado, sollevata che non si tratti di nessun intruso pericoloso.
"Tu sai che..."
"Sì, ma è una lunga storia." Mi massaggio le tempie con una mano, sentendomi la testa scoppiare. "Comunque come vedi sto bene, quindi puoi stare tranquilla. Conosco Flinn da un po' di tempo."
"Ero il suo ragazzo." Avvampo fino alla punta dei capelli, e guardo di sopppiatto Michelle, che intanto sembra sul punto di svenire.
"Potresti rifare quella cosa di prima?" dico, riferendomi a quando gli ha praticamente provocato un'emorragia cerebrale con la sola forza del pensiero. Mi sposto, e Alexander riprende a dimenarsi per il dolore. Se lo è meritato. "Okay, ora basta." mormoro, riprendendo il mio posto di prima. Lo fulmino con lo sguardo, indicandolo con un dito. "Stai zitto, altrimenti glielo faccio rifare." Lui ringhia per il disappunto, ma fa come gli dico, andandosi a sedere su un gradino e osservandomi con rabbia repressa. Ed ecco che l'Universo riacquista il suo equilibrio. Michelle si siede sul divano, accettando un bicchiere d'acqua. Alex continua a fissarla in malo modo dalla sua postazione di guardia, ma io cerco di attirare l'attenzione della strega verso di me. "Allora, a quale famiglia appartieni?" Lei prende un sorso dal bicchiere, ma vedo l'acqua tremare tra le sue dita.
"Deve proprio rimanere qui?" chiede, puntando il vampiro.
"Tu ignoralo. Vedilo come il meccanico dell'officina." dico, ricevendo in cambio un'altra soffiata da parte di Alexander. La sua capacità di relazionarsi è pari a zero, esattamente come la mia. Questo mi spaventa.
"Sono una Turner. Non ho mai cambiato il mio vero nome."
"Sei imparentata con i Tower, quindi." dice lui, da lontano. Lei non lo calcola minimamente, e sono costretta a rifarle la domanda.
"Sì, ma alla lontana. Attraverso un vecchio zio o che ne so. Mi pare che ne siano rimasti in vita solo due componenti. Elisa ed Elia Tower. I gemelli italiani." L'acqua per poco non mi va di traverso.
"Elisa è morta due giorni fa." dico tra i colpi di tosse. Anche Alex è sbalordito. Elisa non aveva mai accennato ad un fratello.
"Impossibile." dice Michelle, continuando a bere. "Sento ancora la sua energia. Non può essere morta."
"Allora credo che il tuo radar sia difettoso, stronzetta." Mi volto lentamente verso Alexander, socchiudendo gli occhi e riducendoli a due fessure indistinte.
"Mi è sembrato di sentire Alex che si svegliava. Andresti a controllare?" chiedo, con finta gentilezza malcelata.
"Non ti lascio da sola con quella pazza." dice, indicando Michelle che, dal canto suo, continua a sorseggiare il suo bicchiere d'acqua.
"Me la caverò, tranquillo. Ora vai." Il mio tono non accetta repliche, e lui sbuffa prima di alzarsi e scomparire sulle scale. Concentro di nuovo l'attenzione su Michelle, facendole un breve sorriso. "Scusalo. Quattrocento anni, nessuna figura femminile stabile. Sai com'è..." Lei annuisce, continuando a fissare la stanza in cui Alexander è entrato.
"Dove sono gli altri?" chiede, guardandosi intorno. So che il moro altamente instabile al piano di sopra non vorrebbe che dicessi i suoi segreti alla prima strega che capita, ma sono convinta che lei sia più interessata a Derek che ai restanti membri. Il bussare di qualcuno interrompe la constatazione che sto per fare. Non dico niente. Aspetto che la porta si apra e che Richard, Derek e Kyle entrino, con una faccia che dimostra il loro fallimento. Incrocio le braccia quando tutti e tre arrivano da me a testa bassa.
"Allora?" dico, storcendo la bocca. Loro si guardano a vicenda, sospirando. "Chi aveva ragione?" Michelle trattiene una risata, nascondendosi dietro al bicchiere, e vedo i tre fissarla con la coda dell'occhio.
"Tu." mormorano controvoglia.
"Voce. In galleria non si sente." grido, allungando un orecchio. Kyle alza lo sguardo, che splende di più a causa del rossore che gli ha preso le guance. Lo preferisco al pallore cadaverico di poco prima.
"Tu, tesoro mio." dice, cercando di addolcirmi. Povero illuso.
"Adesso spero che mi ascolterete di più. Derek, Richard." I due presi in considerazione tornano a guardarmi. Indico Michelle con un dito, e lei sobbalza. "Ecco la vostra nuova strega. Era una parente di Liz." I due mi fissano, tramortiti proprio come la mia amica.
"Sei una strega?" grida Derek, evidentemente demoralizzato. Lei abbassa lo sguardo, annuendo piano. Kyle fissa la scena senza capirci un granché, poi si porta una mano dietro alla nuca, grattandosela.
"Ehm, sono un po' confuso." mormora, sedendosi sul bracciolo della mia poltrona e portandomi un braccio sulla spalla. Rimango impassibile a quel contatto, ricordandomi che Alexander è al piano di sopra. Ma cosa mi importa? Lui non è il mio ragazzo. Non ricordo neanche i momenti in cui lo è stato.
"Legge numero ventiquattro del Concilio dei Vampiri, in collaborazione con i Tribuni della Magia: a nessun vampiro sarà concesso di intraprendere una relazione interspecie con un mago e/o una strega. Pena: reclusione nelle segrete con digiuno forzato per il vampiro in questione e morte dell'essere magico preso in esame." Richard la recita a memoria, omettendo il fatto che questa regola è stata varata proprio a causa sua, e della sua avventura finita male con Tania. Un nodo mi blocca la gola, e cerco di ricacciare indietro le lacrime, scuotendo la testa. Lei mi manca. Tanto, ma non posso guardare al passato. Devo pensare a mio figlio. A farlo vivere in un mondo normale, come un essere normale.
"Merda!" Derek si prende i capelli tra le mani, guardandola male. "Avresti potuto dirmelo!"
"Non credevo che tu fossi un succhiasangue!" ribatte lei, alzandosi e cominciando a sbraitare come un'ossessa. I capelli biondi le circondano il viso leggermente scuro, rendendolo più fino di quel che è in realtà. Poi entrambi si guardano, puntando la loro rabbia verso il capro espiatorio della situazione.
"RICHARD!"
Alexander's POV
Stupida Kirsten con le sue stupide amiche streghe e i suoi stupidi capelli rossi maledettamente belli e seducenti. Mi chiudo la porta alle spalle, andandomi a sedere dove prima c'era lei. "Cazzo!" sbotto, e vedo Alex nella culla, che mi guarda con in mano un coniglio di pezza. Si è svegliato. Dovrei avvertire Kirsten, invece rimango a guardare i miei stessi occhi. I miei stessi capelli. Sono più lunghi di come li aveva questa mattina. Ora gli arrivano alle spalle. Per fortuna lui non può fare la stessa stupidaggine che feci io più di cento anni fa. Adesso esistono i parrucchieri. "Non guardarmi in quel modo. So che non devo dire parolacce davanti a te." ringhio, strofinandomi gli occhi con i palmi delle mani. Che situazione. "Perché cazzo non può trovare delle persone normali con cui relazionarsi? Non bastava il lupo mannaro. Adesso anche la strega! Ti rendi conto?" Oddio, sto parlando con un moccioso di sei anni dei miei problemi sentimentali con sua madre.
"Kyle non è male. Non dovresti giudicarlo solo per problemi razziali." Sbarro gli occhi, alzando lentamente la testa verso l'alto. Alex continua a guardarmi con occhi spalancati, e le mani che stringono il peluche. La sua voce, però, nonostante sia da bambino ha una sfumatura bizzarra. E' come la mia. Nasconde un'età diversa dall'apparenza.
"Alex? Hai... parlato?" E hai usato una parola come razziali? Neanche io la conoscevo.
"E mi piace il nome Theodore. E' bello. Anche a mamma piace." Barcollo sulla sedia, cadendo all'indietro e finendo con le gambe in aria. Lui inizia a ridere, portandosi le mani alla bocca. "Sei caduto."
"Che genio." dico, cercando di rialzarmi. "C'è altro che sai fare?" chiedo, avvicinandomi cautamente a lui. Mi sembra di avere a che fare con un animale in gabbia. Un animale estremamente raro. Lui mi guarda, squadrandomi con gli occhi di cioccolata, ma poi alza le spalle, incerto.
"Non lo so."
"Come fai a parlare?" Nessuno glielo ha ancora insegnato. Questa mattina si esprimeva a gesti.
"Boh." Sorride, mostrandomi tutti i denti. Ne ha ventotto, come ogni bambino. "Ho fame." dice poi, con espressione sofferente. Mi riprendo di scatto, cercando di rimanere lucido. Devo darmi un contegno.
"Ehm... okay. Vuoi del latte?" Wow, che domanda idiota. Certo che non lo vuole. E' un vampiro, credo.
"Cos'è un vampiro?" Okay. Questo è troppo. Lo afferro per le ascelle, facendolo uscire dalla culla e piazzandolo in piedi davanti a me. Lui si porta alla bocca il coniglietto, iniziando a succhiarne una zampa.
"Alex, adesso ho bisogno che tu mi ascolti bene." inizio, aggiustandogli la maglietta del pigiama con le mani. Profuma di bambino.
L'odore dei bambini. Non è la cosa più bella che abbiate mai sentito?
Rabbrividisco, ma rimango stoico davanti a quel marmocchio prodigio che adesso continua a mordere il proprio peluche.
Riesci a sentirmi?
Trattengo il respiro, attendendo con impazienza che lui parli. Alexander mi osserva per qualche secondo, che a me sembrano ere.
"Certo." risponde poi, e credo di stare per svenire. "Stai bene?" mi chiede, togliendosi l'animale dalle mani e buttandolo a terra.
"No." dico, poggiando le mani sulle sue spalle. Mi volto verso la porta, ma non riesco a far uscire la voce. "Kirsten." sussurro, quando invece vorrei urlare. Dannazione, devo riuscire a muovermi. "K-Kirsten..."
"Alexander, vuoi che chiami la mamma?" mi dice, rimanendo in piedi sulle gambe corte. Sbatto un paio di volte le palpebre e mi fermo, ripensando a quello che ha appena detto.
"Come mi hai chiamato, scusa?" chiedo, leggermente sorpreso. Mi ha chiamato Alexander.
"Non è il tuo nome?" E' confuso, ma non mi interessa. Adesso sono io quello sull'orlo di una crisi di nervi. Che giornataccia. Tania e Liz che muoiono, Liam che scompare, Kirsten con Kyle e adesso anche lui!
"Sì, ma fino ad ora mi chiamavi papà." Lui inclina leggermente la testa, e guadandolo negli occhi riesco a vedere quell'età celata sotto il corpo da bambino. Sembra già adulto. Devo fermare la crescita prima che muoia di vecchiaia, sempre che sia possibile.
"Hai detto di non essere il mio papà." Continuo a tenerlo per le spalle, sentendo le ossa sotto le mie dita. "Se non sei tu, chi è il mio papà?" Oh, perfetto. Adesso arrivano anche i sensi di colpa. Sbuffo e lo sollevo per i fianchi, sedendomi sulla sedia e facendolo poggiare sulle mie gambe.
"Stammi a sentire, ragazzino..." dico, cercando di tenere a freno l'ansia che mi sta inondando le vie respiratorie "... non volevo essere cattivo, questa mattina, ma ero nervoso. Tua madre piangeva. Tuo zio Caleb è... beh... diciamo che non è più molto in sé." Lui continua ad osservarmi. Gli occhi sbarrati e pronti all'ascolto. Le pupille estremamente dilatate per vedere al buio. Come quelle di un gatto. Come quelle di un vampiro. "Ma io sono tuo padre, stranamente. E sono un padre particolare, perché tu sei un bambino speciale. Lo sai questo, vero?" Lui annuisce, sorridendo. "Bene. Tu non vuoi che la mamma si arrabbi, giusto?" Questa volta scuote la testa, e sembra essere tornato un bambino normale. "Allora devi chiamarmi papà. Lascia perdere i momenti in cui ti dirò che non lo sono. Io sono il tuo papà, e tu sei mio figlio. Sei un Flinn. Tutto chiaro?"
"Sì." dice, accennando un sorriso. Butto la testa all'indietro, per poi guardarlo con la coda dell'occhio.
"Sei veramente un impiastro." mormoro, sfinito da questa stupida valanga di emozioni. Sono padre. Va bene. Lo accetto.
"RICHARD!" Sobbalzo nel buio, e Alexander scoppia a ridere, battendo le mani. Perché tutte a me? Mugolo un pò, prima di prenderlo in braccio e uscire dalla stanza. La luce del lampadario mi ferisce gli occhi, ma il fastidio dura poco, e posso felicemente constatare che Derek e Rick sono tornati sani e salvi. Purtroppo Kyle non è ancora morto. Va beh. Ci sarà tempo anche per quello.
"Perché gli zii dicono parolacce?" chiede Alex, guardandomi. Ridacchio, poggiandolo a terra e coprendogli le orecchie con le mani. Scendo lentamente le scale, tenendolo sempre davanti a me. La strega di prima e Derek stanno per staccare la testa di Richard a furia di prenderla a pugni, e Kirsten e Kyle si godono tranquillamente la scena.
"Siete tutti impazziti?" grido, facendo calare il silenzio. Richard ha il naso rotto, e le nocche di Derek sono sporche di sangue. Ha un pugno alzato a mezz'aria, mentre Michelle lo tiene inchiodato a terra, probabilmente attraverso un incantesimo. Provano a spiegarsi, ma io metto Alex dietro le mie gambe, alzando un braccio. "No. Non voglio sapere. Francamente non mi interessa, perché non c'è nessuna buona ragione che potrebbe spingermi a giustificare il vostro comportamento! Uno di noi potrebbe scomparire da un momento all'altro, e voi vi azzuffate come degli idioti?" Com'è bello scaricarsi. Non importa se tutta la rabbia che sto indirizzando su di loro non è meritata. "Derek. Rick." Loro due si rialzano, tenendosi il primo il polso evidentemente lussato, mentre l'altro il naso che cerca di riaggiustarsi. "Siete vampiri. Figli del diavolo. Avete più di cento anni, e vi comportate come mocciosi. Ora basta! Pretendo più serietà da voi due!" Loro abbassano lo sguardo, puntandolo sulle scarpe. Mi volto verso Michelle, che adesso è seduta accanto a Kirsten e Kyle. "E voi tre..." ringhio, stringendo il pugno. "Inutile dire che mi abbiate stancato."
"Non provare a parlarmi così, Flinn." ringhia Kyle. Ora lo uccido! Faccio un passo in avanti per picchiarlo, ma sento qualcosa che mi tiene per i jeans. Quando mi volto Alex mi sta abbracciando la gamba come un koala. Kirsten lo nota e si alza, correndo verso di lui e prendendolo in braccio.
"Ti sei svegliato. Grazie a Dio." dice, abbracciandolo forte. Si è messa tra me e Kyle, e adesso mi concentro a guardare quella scena, lasciando perdere l'alone di stupidità che mi sta intorno. E' una bella scena. Davvero. Mi ci potrei anche abituare, a vederla tutti i giorni. Scuoto la testa, sbattendo le palpebre per riprendermi. Non sono più il ragazzo di Kirsten, e lei non è un vampiro. Devo ricordarmi di rimanere dietro alla linea di sicurezza.
"Sa parlare, e può leggermi nel pensiero." dico, riprendendo la calma. I ragazzi sbarrano gli occhi, guardando il bambino come se fosse un alieno. E forse lo è davvero.
"Sa fare altro?" chiede Kirsten, mentre lo poggia sulla poltrona. Alex stende le gambe sulla gommapiuma rossa, poggiando le mani sui braccioli e muovendo i piedi.
"Non lo sa. Non credo si accorga neanche di quello che riesce a fare adesso."
"Potrei provare a percepire la sua aura. Potrebbe dirci qualcosa." propone Derek, e quasi mi dimentico della sua scenata di poco prima. Non gli ho neanche chiesto il motivo. Lo farò più tardi.
"Provaci. Cosa abbiamo da perdere?" dico, incrociando le braccia. Lui si inginocchia davanti a lui, facendogli un sorriso.
"Va bene, Alexander. Adesso potresti sentire un pò di solletico." Kirsten si allarma, ma prima che possa fare qualcosa Derek poggia le mani sulla testa di Alex, guardandolo intensamente. Il bambino inizia a ridacchiare, agitandosi sulla poltrona. Il mio amico è fortemente concentrato. Vedo il sudore sul suo collo scendere nella maglietta. Sento la mia mano diventare improvvisamente più calda, e quando mi volto vedo Kirsten che me la stringeva, senza guardarmi. Forse non se ne era neanche accorta, ma ricambiai lo stesso la presa, sperando che Kyle stesse guardando.
"C'è qualcosa di strano." borbotta Derek, continuando la scansione. "E' come se il suo cervello stesse maturando in questo momento."
"Che vuoi dire?" Kirsten è agitata, e anche io sento un leggero formicolio ai piedi.
"Sta creando i suoi stessi ricordi, come se stesse viaggiando nel tempo. La sua aura continua a crescere in maniera esponenziale." All'improvviso stacca le mani, cacciando un urlo e cadendo seduto sul pavimento. Si guarda le mani. I palmi ustionati che si risanano velocemente. "Cazzo!" ringhia, muovendo le dita. "Mi ha bruciato. Non era mai successo, prima." Ricordo la prima volta che avevo parlato con mio figlio. Mi aveva indicato la porta, e poco dopo qualcuno ci aveva bussato.
"Non ci capisco niente." mormora Kirsten, lasciandomi andare e tornando da Alex, che intanto sta guardando la scena senza capirci nulla. Tutti si riuniscono intorno a Derek, per chiedergli cosa abbia visto. Solo io mi siedo accanto ad Alex, mettendo una mano sulla sua.
"Mi sai dire cosa succederà adesso?" chiedo, sorridendo. Lui annuisce, guardando la porta con occhi vacui.
"Tre... due... uno..." Il campanello suona, lasciandomi di stucco. Rick si gira verso di me, con la paura negli occhi verdi.
"Devono essere i ragazzi. Speriamo abbiano trovato Liam." dico, alzandomi.
"Alexander, aspetta." Il riccio si alza, cercando di fermarmi, ma non lo ascolto. Sono ancora troppo stordito da quello che è appena successo. Forse Josh può aiutarmi a capire se la situazione è pericolosa, oppure se mio figlio ha solo un culo incredibile. Non si è mai sentito di un vampiro che potesse viaggiare nel tempo, o vedere il futuro. "Alex! Non sono..." Apro la porta, con sguardo annoiato. Rimango con la mano sulla maniglia, mentre la paura parte dai piedi e prende ogni nervo del mio corpo. Guardo le Hogan ai suoi piedi, i pantaloni e la camicia Armani a maniche corte, i capelli biondi tagliati in maniera improbabile e gli occhi azzurri. Non è possibile. Questo è solo un fottutissimo scherzo!
"Ehi. Hai cambiato taglio di capelli?" mi chiede, sorridendo. L'odore di Roma gli è rimasto ancora addosso. Devo incanalare tutta la mia forza di volontà per spiccicare due parole.
"Ciao, Vladimir."
Josh e Stefano camminano per le strade illuminate di Londra, cercando di captare la presenza di Caleb.
"Non può essere sparito." borbotta il biondo, continuando a guardarsi intorno. Stefano si avvicina ad una cioccolateria, guardandoci dentro.
"Adesso che non sono più un vampiro potrei riprendere a mangiare cioccolata. Non hai idea di quanto voglia assaggiare un muffin." Sorride, poggiando una mano sulla vetrina e guardando gli omini di cioccolata che formano una mini-scenografia. Josh alza gli occhi al cielo, prendendolo per il colletto e facendolo rigare dritto.
"Non abbiamo tempo, adesso. Caleb potrebbe essere in pericolo."
"Per me ha esagerato. Okay, la sua ragazza è morta, ma abbandonarvi in quel modo è stato veramente da stronzi." L'altro annuisce, distratto.
"Forse ho trovato una traccia. Vieni." Girano a destra sulla Fifth Avenue, immergendosi nel lieve traffico notturno londinese. L'odore di smog è troppo forte per le loro narici, ma meglio di quello del giorno prima. Il sangue di Tania infesta ancora l'aria di Lower Street. "Ma certo!" dice Josh, prendendo Stefano per le braccia e sollevandolo.
"Che ti prende?"
"Dobbiamo sbrigarci." Si carica il fantasma sulla spalla, correndo il più veloce possibile. In un minuto sono su Lower Street, dove Josh è sicuro di poter trovare Caleb. Pensandoci attentamente ha capito che, se anche lui fosse stato in cerca di vendetta, sarebbe andato a trovare la grinta per affrontare un nemico così potente.
"Cal!" Iniziano a chiamarlo, mettendo le mani a coppa sopra la bocca.
"Mi sa che hai fatto un buco nell'acqua." borbotta Stefano, poggiandosi al muro. La stradina è poco illuminata, e per niente trafficata. A Josh mette i brividi. Tira un calcio ad una pietra, che va a conficcarsi nel muro, crepandolo.
"Eppure ero sicuro." mormora tra sé, sedendosi a terra e lasciandosi andare allo sconforto. Forse Derek sarebbe più adatto per questo compito. Lui può avvertire la presenza di qualcuno a chilometri di distanza. Stefano si mette accanto a lui, portandogli una mano sulla schiena e sorridendo.
"Vedrai che lo troveremo. Quanto può essere grande Londra?" Lui annuisce, poco convinto. All'improvviso il silenzio viene sostituito da altro. Un ronzio, simile a quello delle api.
"Lo senti anche tu?" chiede Josh, voltandosi verso Stefano che, invece, tiene lo sguardo fisso davanti a sé. Gli occhi sbarrati e le mani poggiate sui fianchi. Il ronzio si fa più insistente, e sembra quasi di riconoscere delle parole. Mors omnia solvit. Mors omnia solvit. "Stefano. Dobbiamo andare via." dice, alzandosi e tirandolo per un braccio. "Stefano." Il suo potere si attiva. Il pericolo è vicino. Troppo. Così vicino che fa anche rumore. Due ombre scure appaiono all'ingresso del vicolo, e Joshua si volta. Le ombre si allungano sulla stradina, arrivandogli ai piedi. La litania viene da loro. "Chi siete?" urla, stringendo i pugni. Le ombre camminano verso di lui, continuando a parlare. La luce del lampione illumina i loro volti, rendendoli finalmente riconoscibili.
Non può essere.
Riesce a vedere le due ragazze davanti a lui. Una bionda e una mora. Occhi chiari e occhi scuri. "Liz. Tania." dice, a bocca aperta. Loro continuano a ripetere quelle parole, come se non lo vedessero neanche.
"Salve, Joshua." Il sangue gli si gela nelle vene, e si volta piano, sembrando di riconoscere la voce. Cory Mason è dietro di lui, esattamente a venti passi, ma la voce non è la sua. Proviene dalla figura incappucciata accanto al Lican. Il mantello nero gli copre il viso.
"Sei tu l'Incantatore?" dice Josh, arretrando di un passo e tentando di far muovere anche Stefano. Lui però rimane seduto, come ipnotizzato dalla litania parlata dalle due streghe.
"Già." La figura incappucciata si avvicina a lui, scandendo i passi con assoluta lentezza. Diminuendo la distanza. Joshua lascia perdere Stefano, pensando ad un modo per uscire da quella situazione senza far del male a nessuno. Cercare di uccidere Cory sarebbe improbabile. Potrebbe essere morso. Non può far del male a Liz e Tania, anche se non sembrano più neanche loro. Forse saltare sui tetti è l'unica opportunità. E' un grosso rischio, ma potrebbe funzionare. "Ti senti in gabbia, Joshua?" chiede l'incappucciato. Adesso e proprio davanti a lui, ma continua a rimanere con lo sguardo abbassato. All'improvviso un dolore sordo gli prende il petto, e il sangue inizia a sgorgare copiosamente. Abbassa lo sguardo e lo vede. Un paletto di legno piantato ad un soffio dal suo cuore, con una precisione millimetrica. Può sentirlo sfiorare le pareti rosse e morte. "Sta calmo. Non ti ucciderò." mormora l'Incantatore, e lui vede che la mano che lo ha colpito è ancora la sua. "Volevo solo metterti un po' di paura." Gira il paletto, facendolo mettere in ginocchio, poi estrae una piccola ampolla dalla tasca della mantella, stappandola con un dito e facendogliela bere. L'estratto di verbena gli brucia la gola, ma Mason è veloce e gli mette una mano davanti alla bocca, in modo che non possa sputare. La verbena raggiunge lo stomaco. Si propaga per il suo corpo, scambiata per sangue dalle cellule. Il bruciore aumenta e la vista si annebbia.
"Sogni d'oro, Josh." gli mormora all'orecchio, prima che il biondo perda il contatto con la realtà. L'Incantatore si toglie il cappuccio, sistemandosi i capelli con una mano.
"Era necessaria quella battuta?" chiede, e Cory alza le spalle.
"Ehi, ad ognuno il suo stile. Credo di avertelo già detto." Lui non ha tempo di ribattere. Le streghe continuano a ripetere quella litania incessante, e lui fa alzare Stefano, guardandolo negli occhi.
"Guardalo." dice a Cory, ammirando lo sguardo vacuo del fantasma. "E' al mio servizio, esattamente come tutti i fantasmi di Londra." Stefano è una gemma preziosa. Una spia inconsapevole nel clan dei Mystic. Farsi ritrovare da quelle teste vuote è stata la cosa migliore che potesse fare. "Stefano, adesso farai tutto ciò che ti dirò." dice il ragazzo, e il fantasma annuisce, continuando a guardare un punto imprecisato davanti a lui. L'Incantatore sorride, mostrando uno dei due canini eccessivamente sviluppati. Gli mette qualcosa in mano. Una boccetta simile alla prima, ma con un liquido violaceo all'interno. "Fai bere questa a Kirsten. Bastano poche gocce. Devi farlo quando Vladimir arriverà in città, ma lui non deve esserci nella stanza quando lo berrà. Tutto chiaro?" Stefano annuisce ancora, e l'Incantatore sorride, soddisfatto. "Bene. Adesso stenditi qui e dimentica tutto quello che ti ho detto. Quando sentirai il mio comando farai quello che ti ho detto." Il fantasma si inginocchia accanto a Joshua, cadendo addormentato.
"A cosa servirà quell'intruglio schifoso?" chiede Cory, mentre le due streghe hanno finalmente smesso di parlare. L'incantatore fa un cenno verso di loro, e queste si dissolvono nel nulla, lasciandoli soli.
"Alexander non ha lasciato andare Kirsten di sua spontanea volontà. E' stato manipolato attraverso una sostanza simile a quella. Kirsten però ha visto tutto, ma Vladimir e suo fratello sono riusciti a farla dimenticare. Quell'intruglio, così come lo chiami tu, le ridarà la memoria di quel momento."
"In questo modo Flinn perderà la fiducia nel suo trasformatore e sarà a pezzi. Astuto. Veramente astuto." conclude Cory, ammirato. L'Incantatore fruga nelle tasche di Josh, trovando il telefono e componendo un messaggio, per poi bloccarlo e rimetterlo a posto.
"Lo so, ma è solo la prima parte del piano. Quando avrò finito di lui non resterà altro che un involucro vuoto." Cory ancora si chiede cosa Alexander possa aver fatto per far incazzare in questo modo un vampiro così potente, ma non ha il coraggio di domandare, anche perché potrebbe ricevere una risposta come quella dell'altra volta. "Prima però ho bisogno di una cosa." dice l'Incantatore, alzando un dito e sorridendo.
"Cosa?" chiede Cory, alzando un sopracciglio. Lui si porta le mani dietro la schiena, dandogli le spalle e iniziando a camminare.
"Prima di pensare a chissà cosa, rispondi a questa domanda." dice, voltandosi verso di lui e lasciandosi illuminare dalla luce aranciata. "Cosa succederebbe se il Concilio scoprisse dell'esistenza del piccolo Alex?
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