Capitolo 7
Mors omnia vicit. Mors omnia solvit.
(Giustiniano)
Kirsten's POV
Sono passati due giorni dal mio epico ritiro, e tutta quella mandria di esseri sovrannaturali sembra essere sparita nel nulla, così come succede agli incubi quando finalmente si aprono gli occhi. Kyle non si fa sentire da un pò di tempo , esattamente da quando ho messo in dubbio il nostro rapporto. Spero davvero che non gli sia successo nulla di grave. Le lezioni all'università sono noiose, come al solito. Almeno questo non è cambiato, e un pò mi fa piacere.
"Kirsty." Sento sussurrare il mio nome e mi volto verso destra, dove Michelle sta scarabocchiando qualcosa su un foglio. Lo fa scivolare dalla mia parte, e quello che leggo mi fa sorridere come un'idiota.
HO CONOSCIUTO QUALCUNO
Giro il foglio e le chiedo di dirmi il nome, mentre la lezione sulla meiosi delle cellule è passata in un buon secondo piano. L'ultimo ragazzo di Michelle risale all'anno scorso, e mi piace l'idea che almeno lei possa avere una vita tranquilla. Quando glielo porgo lei fa girare il dito indice in aria per farmi capire che mi parlerà dopo.
Il dopo arriva in fretta, fortunatamente, ed io mi ritrovo seduta nella vecchia caffetteria dell'università, ad ordinare un rustico da portar via. Mangio un messaggio a Liz per chiedere di Alex, e lei mi risponde con una faccina che indica che va tutto bene. Da quando ho scoperto che era una strega invece che una satanista ho deciso di riprenderla con me, a patto che però non facesse strani esperimenti con mio figlio e mi avvisasse di tutte le magie che gli applicherà da oggi in poi. Sono veramente tante. Riduzione della fame. Preponderanza della parte umana. Arresto della crescita fisica e mentale. Diminuzione dei poteri. Schermo protettivo. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Prendo il mio rustico dalle mani del ragazzo che me lo porge e raggiungo Michelle all'uscita. La trovo intenta a passarsi il lucidalabbra, usando uno specchietto delle bambole.
"Chi è questo fortunello?" chiedo, abbassandole il braccio. Lei si volta, facendo un mezzo sorriso e battendo le mani.
"Non so il suo nome. Fa il meccanico in un'officina qui vicino. Ieri la macchina non si decideva a partire, così l'ho fatta portare dal meccanico..." Fa una pausa ad effetto, mordendosi il labbro mentre sorride. "Mi aspettavo di trovare quel vecchiaccio che c'é di solito, invece c'era questo dio greco con gli occhi azzurri. Era perfetto, Kirsten. Capisci? A Kyle fa un baffo, senza offesa."
"Ne dubito, ma adesso mi hai incuriosito." Nessuno supera il mio Kyle. Okay, forse Alexander lo raggiunge, ma rimane sempre un gradino più in basso grazie al fattore bastardo assassino figlio di...
"Devo andare a controllare come procedono i lavori. Vuoi venire con me?" chiede, chinandosi per allacciare gli anfibi che portava sotto i jeans e interrompendo il mio sproloquio mentale.
"Dovrei tornare a casa da Alex..." mormoro, spostandomi una ciocca dietro l'orecchio. Michelle si rialza, muovendo il dito indice davanti a me con fare esperto.
"Lo sai che uno dei meccanici somigliava tantissimo a tuo figlio? Davvero inquietante, se vuoi la mia opinione." No. Non ci posso credere. Non può essere vero.
"Michelle..." la chiamo, cercando di mantenere un tono calmo. "Quanti erano questi meccanici?" Lei ci pensa un pò su, facendo un paio di conti.
"Direi cinque. Già. Si vede che l'Universo ha deciso di girare a mio favore." Già, l'Universo... o forse Flinn.
"Sai, ho cambiato idea." dico, aggiustandomi la borsa sulla spalla. Prendo il telefono e mando un messaggio veloce a Liz, dicendole che avrei fatto tardi per un emergenza, e di non preoccuparsi.
"Come mai?" chiede, mettendosi al mio fianco e portandomi verso il primo taxi disponibile. Faccio spallucce, cercando di essere il più indifferente possibile.
"Sono davvero curiosa di vedere questi cinque semidei."
Alexander's POV
"ALEXANDER!" Lascio perdere lo straccio sporco di grasso, chiedendomi perché un essere ultracentenario dovrebbe ridursi ad aggiustare il motore di una Cadillac. Derek arriva verso di me, brandendo nella mano destra una chiave inglese. Me la vorrà tirare in testa? "L'ho aggiustato! Sapevo di potercela fare. Sì!"
"Perché mi sembra una scena di Billie Elliot versione meccanico?"
"Perché probabilmente ho appena finito di vedere quel film." Sospiro, togliendogli la chiave inglese dalle mani e poggiandola sul bancone disordinato. I meccanici. Perché Caleb ha sempre le idee più stupide? Avremo potuto fare i cuochi come suggeriva Josh, se non ci fossimo ricordati che non avremo potuto assaggiare nessuno dei nostri piatti. Richard aveva proposto di diventare una boy band, ma l'ho liquidato subito. Non se ne parla nemmeno. Ho deciso di rimanere qui nelle vicinanze per un pò, fin quando non riusciremo a capire cosa vogliano i due Deimonios e perchè la loro bussola indicasse me. Non sono stati molto collaborativi a riguardo, ma per fortuna sono tornati a New York per aggiornamenti, e non li rivedremo per un pò.
"Hai notizie dei Mystic?" chiedo, girandomi per guardarlo. E' davvero ridotto male, completamente sporco di grasso e olio per auto. Quando siamo andati in gerra faceva meno pena di adesso. Lui sospira, esasperato, e annuisce.
"Le solite. Guido e Laurance sono tornati per avvisare gli altri del ritorno di Stefano. A proposito di lui..."
"STEFANO! MOLLA IL MIO CANE! ORA!" Ci voltiamo entrambi verso la porta dell'officina, che conduce agli appartamenti sovrastanti. Le urla di Joshua si sentono da qui sotto, e non c'è bisogno che Derek finisca la frase. Mi precipito su per le scale, arrivando nella casa in pochi secondi e spalancando la porta. La scena che mi ritrovo davanti è surreale: Josh tiene un braccio intorno al collo di Stefano, che cerca di avventarsi su un cane che, con la coda tra le gambe, cerca di rifugiarsi nell'armadio. Faccio schioccare le dita della mano, iniziando ad incazzarmi veramente. Non ce la faccio più. Si comportano come dei bambini.
"Ha rosicchiato la mia maglietta! DEVE MORIRE!" No. Mio figlio sarà sicuramente più maturo. Faccio due veloci colpi di tosse per far avvertire la mia presenza, e loro si voltano verso di me, sorridendo come due ebeti.
"Potrei sapere, di grazia, cosa state facendo?" chiedo, mantenendo un tono calmo e disteso. Il cane si infila tra le mie gambe e raggiunge velocemente l'officina, creandomi un moto di fastidio. Odio gli animali, ma quello era dell'ex padrone dell'officina, e dopo averlo ucciso a Josh sembrava una barbarie abbandonarlo per strada. Questo ragazzo è privo di coerenza.
"Ha cominciato lui." si difende, puntando Accogli che, dal basso della sua posizione da sottomesso sadomaso, gli morde il braccio e rotola su un fianco.
"Soltanto perché non sono più un vampiro, questo non significa che tu possa spezzarmi il collo quando ti pare, Mullingar!"
"Invece significa proprio questo."
"Smettetela voi due." dico, mettendomi in mezzo a loro due e dividendoli come si fa con le coppiette in crisi. Mi volto verso Josh, puntandogli addosso il mio sguardo più severo.
"Scendi e aiuta Rick a sistemare gli oggetti nel magazzino. A Tania serve spazio per le sue cose da strega." Joshua alza gli occhi al cielo ed esegue, borbottando qualcosa sulle ex-streghe e sui loro oggetti inutili. Passo a Stefano, che intanto guarda affranto i resti sbrindellati della sua maglietta. "Senti, non so come ci si senta ad essere tornati umani, o fantasmi, o qualsiasi cazzata antropologica tu sia in realtà..." Lui mi guarda male, sedendosi sul letto. "... ma ti conviene restare buono fino all'arrivo dei tuoi compagni. Non sappiamo chi sia quest'Incantatore, né perché abbia portato in vita te o chi altri possa girare per queste strade. Adesso non puoi più difenderti da solo, Stefano."
"Alex, ora basta. So già che non dovrei essere qui. Non c'è bisogno che tu me lo ripeta." mormora, buttando a terra la maglietta. Lo guardo con passività, chiedendomi se lui voglia davvero che l'Incantatore venga trovato. Se io fossi al suo posto, probabilmente l'idea di dover ritornare in una tomba non mi piacerebbe un granché.
"Muovi il culo e scendi anche tu. C'è un furgone da riparare." dico infine, dandogli le spalle e tornando di sotto. Arrivato alla fine della rampa di scale però mi accorgo subito che c'è qualcosa di diverso, e non soltanto perché vedo la maglietta di Derek sporca e buttata per terra. C'è un odore diverso nell'aria. Prendo una buona boccata d'aria, cercando di capire cosa sia. Un profumo scadente alla vaniglia, sudore, fragola. Deve esserci un A positivo nei paraggi. Annuso ancora, e quasi mi strozzo per la sorpresa. Questo è odore di ciliegia.
"Kirsten!" la chiamo, facendo la mia comparsa. Mi blocco solo quando vedo Derek a petto nudo che chiacchera amabilmente con una ragazza bionda. Riconosco la stessa ragazza che è entrata ieri per l'auto in panne. Andiamo... l'Universo non può odiarmi a tal punto da far apparire la mia ex proprio di fronte a me. Giusto?
"Lo sapevo!" Ma vaffanculo! Kirsten esce da dietro una macchina con il cofano aperto, indicandomi con una mano. "Sapevo che eravate voi. Meccanici? Cos'è? Avete perso una scommessa?" chiede a voce bassa, in modo che la ragazza bionda non ci senta. Credo sia troppo impegnata a guardare il petto sudato del mio amico per accorgersi di qualcosa, ma anche lui sembra abbastanza preso.
"Vieni di là." le dico, portandomi le mani in tasca e indicandole quello che doveva essere l'ufficio del vecchio proprietario. La faccio entrare e mi chiudo la porta alle spalle, girando la chiave nella toppa.
"Allora? Gradirei delle spiegazioni." dice, senza guardarmi. Non abbiamo ancora svuotato la stanza, e i ninnoli del vecchio meccanico sono ancora sparsi in giro. Qualche foto, un paio di trofei di calcio, vecchie scartoffie per il mutuo del locale. In un giorno dovremo riuscire a togliere tutto.
"Quei tizi in pigiama mi hanno quasi ucciso e io voglio sapere il perché. Hanno detto di avermi scambiato per l'Incantatore, e non ho idea del perché o di chi sia. In più è meglio non far muovere Stefano da questo quartiere. Non sappiamo cosa potrebbe succedergli fuori. Poi c'è Alex. Non crederai mica che lasci il mio unico erede nelle mani di un'umana."
"Quindi avete intenzione di trasferirvi a Londra." dice, continuando a guardare una foto in particolare posta su uno scaffale.
"Per il momento sì." Prendo un sospiro profondo, abbassando le spalle. "C'è anche un'altra cosa che voglio provare a capire." mormoro, facendo qualche passo verso di lei. Finalmente si decide a guardarmi, lasciando trasparire un pò di curiosità. "Devo sapere chi ha giocato con la mia mente, e anche con la tua." La vedo aggrottare le sopracciglia, arretrando di un passo.
"Spiegati meglio." dice, incupendo il tono di voce.
Kirsten's POV
"Il giorno in cui ti ho fatto perdere la memoria non ero in me. Me ne sono accorto molto tempo dopo, anche se i ragazzi credono che non lo sappia." Stringo la presa su una vecchia biro lasciata aperta sul mucchio di carte della scrivania.
"Scommetto che credi che sia lo stesso che ha mandato Cory e ha interrotto il flusso dei miei ricordi." Lo vedo annuire con la coda dell'occhio, e caccio tutta l'aria che avevo nei polmoni.
"Potrei anche sbagliarmi, ma se ripenso a quel giorno non vedo nessuno che avrebbe potuto trarre beneficio dalla nostra separazion..."
"Perché non mi hai cercata?" chiedo a bruciapelo, lasciando andare la penna. E' da un pò che questa domanda mi frulla nel cervello, e questa potrebbe essere una delle poche situazioni in cui ho la possibilità di farla senza essere interrotta. Alexander sembra un attimo perplesso, poi scuote la testa.
"A questo punto è inutile mentire. I tuoi genitori mi odiavano, Kirsten. Da morti mi hanno perseguitato per intere settimane per fare in modo che tu ti allontanassi da me, ma ho resistito quel che bastava per farli andare via." Spalanco la bocca, ripensando a quello che ha appena detto.
"I m-miei genitori? Potrebbero essere stati loro?"
"Ci avevo pensato, ma da fantasmi non possono interagire fino a quel punto con altri esseri viventi. Comunque non ti ho cercata per il semplice fatto che avevo... paura che i tuoi facessero del male anche a te, oltre che ai miei amici e a me."
"E io sapevo queste cose?" chiedo, sedendomi. Sono sconvolta. Non posso credere che i miei si siano infiltrati nella mia vita sentimentale. Forse loro sapevano ciò che era meglio per me. Avevano capito che questa vita sarebbe stata meglio dell'altra, ma non avevano calcolato la cocciutaggine di Alexander.
"No. Non ti ho mai detto niente. Ti saresti solo preoccupata." Si siede sulla scrivania, mettendosi proprio davanti a me. Ci metto qualche secondo a metabolizzare il tutto, e quando ci riesco l'unica cosa che riesco a dire è: "Ti ho mai detto che ti amavo?" Lo sussurro quasi, abbassando la testa. Lui gonfia le guance, e così sembra quasi più piccolo. Un vero ventiduenne, o dovrei dire diciannovenne. Non lo so. Non so più neanche questo.
"Sì, anche se ho dovuto fare io il primo passo." Sorride, tirandomi un calcetto alla gamba.
"Una signora non deve mai essere la prima." dico con fare civettuolo, restituendogli il colpo. Alexander alza un sopracciglio, guardandomi di traverso.
"Una signora non rutta sui tetti delle case." Sbarro gli occhi, pensandoci un pò su. In effetti è proprio da me.
"Io non rutto!" Negare fino alla morte. Questo è il mio motto.
"Fidati. Ti ha sentita metà Canton, ma tranquilla: non ho detto nulla agli altri."
"Oh, ma che gran signore." lo prendo in giro, alzandomi e mettendo le mani sui fianchi.
"Ehi! Ero il legittimo erede di una contea, stronzetta."
"Per fortuna l'Inghilterra non ti ha conosciuto come padrone di niente." Mi fa il verso e scoppiamo a ridere, mentre io inizio a rendermi conto che forse sì, c'è in fondo una piccola possibilità che io mi sia innamorata veramente di Alexander. Lui si alza e viene verso di me, inchiodandomi alla sedia con un braccio e avvicinando il suo naso al mio.
"Sei ancora più sfrontata di due anni fa."
"Tu invece rimani sempre uguale." sussurro, cercando di concentrarmi su qualcosa che non sia il suo fiato freddo sul collo. Vorrei baciarlo. Lo so. Dio, sto per impazzire. E' qui. Davanti a me, e mi accorgo che in realtà Alexander è esattamente uguale a Kyle, anzi, forse migliore. Già, Kyle. Non riesco a pensare a lui in questo momento. "Che stai fac..."
"Zitta." Prima che possa controbattere lo sento premere contro le mie labbra. Mi torna in mente la scena con Kyle, davanti a casa mia. Questa volta non c'è quella sensazione di sbaglio. Quella che preme alla bocca dello stomaco, dandomi l'impressione di dover rimettere. Questa volta va tutto bene. Alexander è mio. Alexander è sempre stato mio, e questa ne è la prova. Gli passo una mano tra i capelli e lui cerca di sistemarsi in mezzo alle mie gambe, rimanendo ancora in piedi. Scuoto la testa, ricordandomi che fuori c'è Michelle che mi aspetta.
"Aspetta."
"No." E come biasimarlo? Neanche io sembro molto sincera. Sento le cose poste sulla scrivania che cadino a terra, e mi sento sollevare, senza mai staccare il viso dal suo. Il mio corpo aderisce perfettamente alle forme dell'altro, e questa sensazione mi sembra vagamente familiare. Qualcosa interrompe questo momento idilliaco. Una vibrazione dalla mia tasca. "Non rispondere." lo sento dire, e c'è un tono di supplica nella sua voce. Scuoto la testa e mi sollevo lievemente, mettendo il telefono tra le nostre bocche. Lui mi guarda contrariato, ma lo ignoro, rispondendo subito. E' Tania.
"Non è il momento." dico, mentre sento Alexander giocare con il bottone dei miei jeans. Mio Dio, non è veramente il momento!
"Ciao, cherie." Sbarro gli occhi quando sento una voce maschile dall'altro capo del telefono.
"Cory." balbetto, e lui si rimette seduto, facendomi scendere. Mi indica di mettere il vivavoce ed io lo faccio, sentendo un groppo salire in gola.
"Esatto. Dovresti dire alla tua streghetta di essere più gentile con gli ospiti. Non mi è piaciuto dovermi sporcare la camicia nuova, sai?" Liz. Mi porto una mano alla bocca, cercando di mantenere una voce ferma.
"Come fai ad avere il telefono di Tania?" Alexander balza in piedi, mettendosi affianco a me, ma senza toccarmi.
"E' solo un modo per farti capire quanto io sia diventato forte. So che non ricorderai il vecchio me, ma visto che Alex è accanto a te potresti dedurre la gravità della situazione dalla sua faccia preocupata." Sbarro gli occhi. Come fa a sapere di Alexander? "Non sono lì, se te lo stai chiedendo, ma il mio signore ha occhi e orecchie ovunque."
"Mason! Giuro che ti strapperò le palle a morsi se continui a fare il vago!" Guardo Flinn con sufficienza, per poi tornare sul telefono.
"Davvero. Non riesco a capire come abbia fatto a conquistarti." In effetti me lo chiedo anch'io, visto che non ne ho memoria, ma non è il momento di fare certi pensieri.
"Che hai fatto a Tania?" chiedo, mantenendo un tono duro. Lui scoppia a ridere, e sento il rumore di un clacson in sottofondo.
"Diciamo che adesso Caleb si ricorderà per sempre di me, ora. E se non sbaglio per esseri come loro per sempre è un periodo abbastanza lungo." Un'altra risata, sinceramente divertita. Il Cory che conoscevo io non era così. Cosa è successo nel buco che ho al posto dei miei ricordi? "La troverete a Lower Street. Seguite l'odore del sangue."
"Cory, aspetta..."
"Ciao, ciao." La chiamata viene interrotta, e Alexander mi guarda con la rabbia negli occhi.
"Lo ucciderò. Questa volta me ne occuperò personalmente." ringhia, mentre i suoi occhi si tingono di rosso. Esce dalla stanza, correndo a chiamare Caleb. Lo sento mandare via Michelle frettolosamente, chiudendole la porta del garage alle spalle. Li raggiungo giusto in tempo per vedere il vampiro più giovane afferrare di peso un motore da un cofano e scaraventarlo a pochi metri da me.
"Voglio la sua testa!" grida, tirando un pugno alla porta del garage e incrinandola notevolmente. Stefano prova ad avvicinarsi, ma Caleb lo afferra per il collo, e noto che gli oggetti intorno a lui hanno iniziato a tremare.
"Amico, calmati." dice Alexander, mentre lui molla Stefano, che cade a terra tossendo ripetutamente. Adesso può respirare, a quanto pare. Si guarda intorno come un animale in gabbia, per poi precipitarsi fuori.
"Meglio seguirlo." dice Richard, inseguendolo velocemente. Osservo Alexander, che scuote la testa prima di dare a Stefano il compito di riportarmi a casa.
"Potrebbe aver fatto del male anche ad Alex. Rimani con loro finché non ti manderò un messaggio." Stefan annuisce, caricandomi scalciante sulla schiena e portandomi via. L'unica cosa che riesco a vedere nitidamente è lo sguardo di Alexander, completamente inumano.
Alexander's POV
"Cal! Fermo!" La voce di Derek attraversa le strade affollate, ma Caleb è troppo lontano da noi. Riesco a vedere a malapena la sua schiena farsi strada a spintoni tra la marea di persone con gli ombrelli colorati che sciama per Londra. Siamo costretti a correre come umani per non dare nell'occhio, ma anche così non è un granché. Cerco di non perderlo di vista, andando addosso ad una vecchietta leggermente gobba.
"Sta attento, ragazzino." dice, prima di allontanarsi con passo malfermo. Alzo un sopracciglio, senza fermarmi. In realtà sono più vecchio di lei, ma guadandola non credo sia una buona risposta, e comunque non ho il tempo di pensarci visto che Josh mi sta trascinando via.
"Perché non sento odore di sangue?" mi sussurra all'orecchio, ed io cerco una traccia nell'aria, rimanendo deluso.
"Non lo so. Questa cosa mi puzza, ma il telefono era quello di Tania, e Derek ha detto che non riesce a contattarla mentalmente. Deve esserle successo qualcosa."
"Prima, in officina, hai detto che forse Cory potrebbe aver fatto male a tuo figlio." Guardo Josh, che invece imbocca una delle stradine secondarie, sicuramente meno affollate del centro. Siamo vicini a Lower Street.
"E allora?" chiedo, continuando a fissare il terreno. Dove vuole andare a parare?
"Ti sei preoccupato. Ammettilo." ridacchia, dandomi una gomitata. Come fa a pensare a cose del genere in un momento simile? Sbuffo, facendo per rispondere, quando una folata di sangue caldo mi fa quasi cadere a terra. Sbatto contro la schiena di Derek, e Josh finisce sopra di me, ma non cadiamo.
"Cosa vi prend..." Caleb cade in ginocchio, e finalmente posso vedere il motivo di tanto stupore. Sbarro gli occhi, portandomi una mano alla bocca per fermare un conato di vomito, mentre Richard non fa altrettanto, nascondendosi dietro un angolo e iniziando a vomitare. Sul muro davanti a noi c'è una scritta, ed ora capisco da dove proviene l'odore del sangue. Non credo che quella sia pittura rossa.
"Mors omnia solvit. Il nostro Lican si è dato al latino." dice Derek, avvicinandosi. "Qualcuno mi dice cosa vuol dire? Dov'è Rick?"
"Sono qui." Lui esce dall'angolo dove era andato a vomitare, pulendosi la bocca con un fazzoletto e poi rimettendoselo in tasca. Si avvicina alla scritta, mentre Josh si china su Caleb, cercando di farlo riprendere dallo stato catatonico. "Sono un pò arrugginito, ma credo voglia dire, ed è solo una traduzione approssimativa: la morte risolve ogni cosa."
"E' il sangue di Tania." dice il mio amico, e il mio sguardo cade su qualcosa che luccica sulla strada. E' un bracciale d'oro bianco, accanto allo smartphone di Tania. Ma lei dov'è? Mi avvicino e le prendo, portandole verso Caleb. Mi chino davanti a lui, allungando le mani senza dire nulla. Gli altri ci guardano dall'alto. Lui guarda quegli oggetti come se non li riconoscesse, poi sbatte le palpebre, tornando a guardare a terra. Accendo lo schermo, ritrovandomi davanti la richiesta di una password e la schermata di blocco. Tania e Caleb che strabuzzano gli occhi davanti alla telecamera, con Derek che fa gli le corda sullo sfondo.
"C'è un messaggio." dico, notando l'icona a forma di busta. Caleb non sembra neanche più vivo. Gli occhi che guardano a terra e i pantaloni che si sporcano sull'asfalto.
"La password è catfish." mormora, senza che nessuno glielo abbia chiesto. Sbuffo, trattenendomi dall'alzare gli occhi al cielo. Tania è fissata con quel programma, oppure era. Non posso dirlo, adesso. Inserisco la password e lo schermo cambia ancora. Questa volta è un semplice selfie. Apro il messaggio, e mi trattengo dallo stritolare il telefono con la mano.
"Cosa dice?" Rick si sporge sulla mia spalla per leggere, e lo vedo ingoiare a fatica un magone di saliva.
"Uno eliminato. Chi sarà il prossimo?"
"MASON!" Caleb tira un pugno sull'asfalto, che si crepa, incavandosi verso il centro.
"Non è lui che si firma." dice Rick, togliendomi il telefono di mano e mostrandolo agli altri il nome del mittente.
Incantatore.
Kirsten's POV
"Non credi che tenere una ragazza sulla tua spalla come un sacco di patate possa attirare l'attenzione?" Poggio la guancia sul palmo della mano, sbuffando all'ultima persona che mi guarda in maniera strana. Stefano da chiari segni di stanchezza, ma non molla, continuando a camminare verso casa mia.
"Sì, ma se ti lascio andare proverai a scappare, e Flinn mi strapperà il cuore. Sarebbe brutto se succedesse ancora."
"Ancora?" E' già successo? Ed io me lo sono perso? Sarà un'altra di quelle cose che non riesco a ricordare. E pensare che ho dato anche il suo nome a mio figlio!
"Già. E' così che mi hai ucciso. Ricordi? Te l'ho già detto." Sbarro gli occhi, guardandogli la nuca.
"Ah già." Ancora fatico a credergli. Non posso essere stata io. Non avrei mai fatto una cosa del genere. Oddio, magari avevo anche la manicure appena fatta. Tutto quel lavoro per nulla!
"Non proprio tu, in effetti. Vedi, a quanto pare tu e Cory eravate i contenitori dei Portatori di Luce, demoni assassini che avrebbero sterminato la mia razza. Quindi possiamo dire che in realtà sia stato un demone ad uccidermi. Sì, così suona meglio." Stefano sorride, estasiato dalla sua risposta, mentre io rimango immobile, osservando la strada che lui si sta lasciando dietro. Ripenso agli sguardi di Guido, e alla faccia che ha fatto lui quando mi ha rivisto. Su di noi cala un silenzio imbarazzante, che dura fino all'arrivo a casa mia. Lo guardo, aspettandomi una qualche reazione da vampiro, prima di ricordarmi che lui non lo è più. Siamo due umani, e lì dentro potrebbe esserci qualsiasi cosa. Ma è con mio figlio, quindi avrà vita breve. Avanzo sicura verso la grossa porta scura, infilando le chiavi nella toppa e aprendo la porta di scatto. Il corridoio è immerso in un silenzio infernale. Quei silenzi che ti si appiccicano addosso e cominciano a strisciare.
"Liz. Alex." grido, aspettandomi un rumore. Un lamento. Qualsiasi cosa. Stefano mi mette una mano sulla schiena, spingendomi ad andare avanti. Chiudo la porta dietro di me, poggiando le chiavi nel solito piattino. In quell'immobilità sembra quasi che abbia sganciato una bomba.
"Kirsten..." Mi volto verso Stefano, che sta puntando qualcosa davanti a me. Guardo il corridoio stretto, e noto qualcosa di diverso. Un basso ringhio si diffonde nell'aria, mentre un grosso lupo marrone ci fissa dall'altra parte della casa, con gli occhi piccoli e le orecchie alzate. Noto il sangue sul dorso e il pavimento ridotto ad un quadro astratto. Vorrei urlare, ma non ne ho il tempo. Il lupo balza su di noi con un gesto veloce, e Stefano fa appena in tempo a spostarmi, mentre vedo con la coda dell'occhio il corpo robusto dell'animale piombargli addosso. Il lupo lo guarda negli occhi, ringhiandogli a pochi centimetri dal naso, poi però si allontana, abbassando le orecchie.
"Stefano?" Fissiamo entrambi il lupo, che inizia piano a raddrizzarsi. Il pelo si ritira all'interno della pelle, che torna legermente abbronzata. La chioma castana spunta tra le orecchie lunghe, che piano si restringono, mentre gli occhi riprendono il loro solito colore. Caccio un sospiro di sollievo quando Kyle si volta a guardarmi. "Oddio. Kirsten, mi dispiace. Io..." Corro ad abbraciarlo, buttandogli le braccia al collo e lasciando che lui faccia lo stesso.
"Fa niente. Tranquillo."
"Certo. Tanto ero io quello in pericolo, mica tu." si lamenta Stefano, spolverandosi la maglietta. "Guarda qua. Il sangue non va via facilmente." dice, indicando la macchia sulla maglietta bianca. E' grossa e rossa, a forma di zampa. Sento qualcosa di caldo sfiorarmi il braccio destro, e vedo Kyle piegarsi su se stesso, mettendosi a carponi sul pavimento.
"Kyle!" No.
"Il tuo amico mi ha fatto male." sorride lui, ed io capisco da dove doveva venire tutto quel sangue. "Voleva prendere Alex, ma io e Liz siamo riusciti a mandarlo via. Sapessi che fatica." Tossisce un pò, e vedo Stefan portarsi le mani tra i capelli, prima di sparire tra i corridoi. Torna poco dopo, con Alex tra le braccia, che guarda la scena senza una particolare espressione. Spero che non rimanga traumatizzato.
"Dov'è Liz?" chiedo, cercando di far alzare Kyle. Mi metto un suo braccio intorno al collo e faccio perno sulle gambe per alzarlo. Lui caccia un mugolio breve, cercando di fare un passo. Stefano scuote la testa, aiutandomi a portare Kyle e lasciando Alex a terra, che ci segue camminando goffamente. Lo faccio stendere sul divano, ma la mia attenzione viene attirata da una scritta sul muro. I quadri sono stati tolti apposta, ed ora giacciono appoggiati sul pavimento. Di Liz non c'è traccia, ma Kyle alza un dito, puntandolo in direzione della cucina. Faccio un cenno a Stefano, che capisce subito e corre via. "Come va?" Kyle fa una mezza risata, ma è inutile dire che gli provoca dolore.
"Sono stato meglio." Guarda Alexander, che intanto si è piazzato accanto a me e giocherella con un cavallo di pezza. "Gliel'abbiamo fatta vedere, vero Alex?" Lui alza gli occhi dal gioco e annuisce, mentre io sento che sto per piangere. No. Controllati.
"Ora Liz ti guarirà. Andrà tutto bene, okay?" dico, accarezzandogli i capelli. Lui annuisce e chiude gli occhi, mentre il mio divano è ormai da buttare. Stefano torna in salotto, tenendo qualcosa tra le mani. Riconosco una massa di capelli biondo scuro che menzolano dalle sue braccia. "Dimmi che non è vero." sussurro, senza alzarmi da terra. Lui si limita a chinare la testa, poggiando il corpo senza vita di Liz sul tappeto, tra i pezzi di vetro che una volta erano il mio tavolino da caffè. Alex si avvicina piano, e prova a toccarla, ma io lo trattengo, mettendolo sulle mie gambe. Ha il petto sfondato, perfetto per una lezione di anatomia. Gli occhi sbarrati. Vuoti. E' tutto vuoto.
"Non sta bene neanche lei?" dice Kyle, cercando di sporgersi. Inizio a piangere. Non singhiozzo. Basta qualche lacrima a sfiorarmi le guance e cadere sulla testa di mio figlio, che sembra non capire cosa stia succedendo.
"Chiamo gli altri." dice Stefano, prendendo il telefono. Vorrei avvicinarmi a Liz, ma non posso lasciare Kyle. "Alexander. Dovete venire subito. E' un'emergenza. No, lei sta bene. Anche lui. E' un casino, okay? Liz è morta. Il licantropo è lì per seguirla. C'è un'inquietante scritta sul muro e... cosa dice? E' latino." Non ci posso credere. Si sta concentrando sulla scritta? Sul serio? "Mors omn..."
"Mors omnia solvit." Sbarro gli occhi, voltandomi verso Liz. E' stata lei. Ha parlato lei. La vedo mettersi seduta, con la schiena dritta e gli occhi persi nel vuoto. I polmoni immobili e messi in bella vista.
"Mors omnia solvit." Tolgo la mano dalla testa di Kyle che, anche lui con gli occhi sbarrati, continua a ripetere quella frase. Poi è come se qualcuno spezzasse un filo, e Liz torna morta a terra, mentre Kyle sbatte per un attimo le palpebre, disorientato. Stefano mi guarda con il terrore degli occhi.
"Flinn, credo che dobbiate dare un'occhiata."
"Hai fatto in modo che ricevessero il messaggio?" L'Incantatore guarda Cory, che annuisce soddisfatto, togliendosi la maglietta sporca di sangue.
"Credo di essermi lasciato prendere la mano." ammette, facendo un mezzo sorriso. L'Incantatore sbuffa, passandosi una mano tra i capelli scuri.
"Spiegati, ma fai in fretta. Ho mal di testa." dice, versandosi un bicchiere di scotch e bevendolo tutto d'un fiato.
"Ho ucciso la streghetta, e credo di aver ridotto in fin di vita l'amico dei Deimonions. Purtroppo Kirsten non era con loro. Doveva essere con Flinn, ma ho fatto in modo che il tuo messaggio arrivasse a destinazione, tranquillo." Il bicchiere nella mano del vampiro si crepa, prima di rompersi nel palmo. Il vetro cade a terra con il liquore e piccole gocce rosse.
"Non ti avevo chiesto morti." dice, guardandolo di sbieco. Cory sente qualcosa accarezzargli la schiena nuda. Un brivido di paura che cerca di reprimere.
"Volevi che il messaggio arrivasse? Quale modo migliore se non scriverlo con il sangue dei loro amici. Oh, già. Ho quello che volevi."
Chissà cosa gli frega di quella stupida strega e del cane. E chi lo capisce?
"Finalmente una buona notizia. Anche io ho una sorpresa per te." Cory lo sente a malapena, dirigendosi sulle scale e guardandosi intorno.
Dove si è cacciata?
Annusa l'aria, cercando un qualche indizio nella polvere. Eccola. Scende una rampa di scale, trovando un corpo legato che cerca di scappare. Una macchia nera le sporca metà del viso, e Cory si affretta ad afferrarla per i capelli. Lei urla e si ribella, ma lui non fa altro che prendere dalla tasca dei pantaloni un ramoscello di verbena e ficcarglielo nella gola. La vampira urla, sputando sangue a fiumi. Cory la trascina su senza troppe cerimonie, buttandola ai piedi dell'Incantatore, che la guarda estasiato.
"Eccola. L'ultima erede dei Covach."
"Fantastico." Il ragazzo si avvicina a Tania quel tanto che basta per sentire il profumo del sangue invadergli le narici. "Tu non ti ricordi di me, giusto?" le chiede, accarezzandole una guancia. Lei scuote la testa, evidentemente spaventata. Nota il tatuaggio sul braccio dell'Incantatore e si fa piccola, mentre la paura la invade.
Un vampiro marchiato dal Concilio. Un criminale, pensa, ma non ne è sicura.
"E come potresti? Non mi conosci ancora." Sospira, continaundo a guardarla. Quella voce, così dolce, così triste... "Mi dispiace per la streghetta, ma se fai la brava tu potresti anche non fare la sua stessa fine." Alza lo sguardo e punta Cory, dicendogli di andare a farsi un giro nei pressi del Big Ben.
Lì troverà la sua sorpresa. Rimasti soli, il ragazzo si abbassa verso Tania, che continua a rimanere rannicchiata sul pavimento, con le lacrime agli occhi. "Conosci i Creed, Tania?" chiede dolcemente, chinandosi per toglierle il bavaglio.
"Cosa vuoi da me?" dice, una volta libera.
"Che tu risponda." Non cambia tono. E' come una cassetta pre-impostata. Tania annuisce, senza emettere suoni.
"Perché ti interessa Alexander?" Per tutta risposta il ragazzo guarda la caraffa a pochi centimetri dalla testa della ragazza, che si frantuma in mille pezzi.
"Preferisco essere io a fare le domande, se non ti dispiace." dice, pacato. "Allora, dove eravamo?" Ci pensa un pò su, poi schiocca le dita. "Oh, già. Tu conosci l'incantesimo di rivelazione delle anime?" Tania annuisce ancora, guardando a terra. "Sai anche il modo che hanno le streghe per portare le anime rivelate al loro volere."
"Serve una formula specifica."
"Esatto. Non sei poi così arrugginita." Batte le mani, evidentemente contento. "Sarà molto più semplice così."
"Cosa intendi?" L'Incantatore si volta, ma non è arrabbiato. Al contrario...
"Ho in mente un grande piano, Tania. Voglio uccidere Alexander Flinn, è ovvio, ma non mi basta." Si affaccia alla finestra, mentre Londra e i suoi abitanti si riflettono nelle iridi color cioccolato. "Il mio obiettivo è quello di sterminare i Creed e il Concilio dei Vampiri." dice, e nel farlo la sua voce cambia, diventando più dura. "E ho bisogno del tuo aiuto."
"Non ti aiuterò a far del male a Caleb." L'Incantatore la guarda per un attimo, come se si fosse dimenticato di quel dettaglio minuscolo, quasi insignificante.
"Allora non mi sentirò in colpa per quello che sto per fare." Prima che Tania possa parlare, il ragazzo le infila una mano nel petto. Si sente il rumore di ossa rotte, e qualcosa che viene stretto tra le dita. Il cuore le esplode nel petto, e Tania sbarra gli occhi, cadendo a terra. L'Incantatore estrae la mano dal corpo in fiamme, pulendosela sui pantaloni. Poi si siede sulla poltrona e aspetta.
Aspetta.
Aspetta.
Un lampo di luce illumina la stanza, scaraventando l'arredo sui muri. Solo la poltrona rimane ferma, e il ragazzo su di lei, a guardare la scena. Davanti ai suoi occhi soddisfatti, l'anima di Tania gli cade davanti, in lacrime e nuda. Lui si affretta a lanciarle una coperta che lei si avvolge intorno al corpo, poi le scosta piano una ciocca di capelli, sorridendo soddisfatto. Il simbolo dello Yin e dello Yang è tornato. Tania continua a singhiozzare, scostandosi da quel tocco malevolo. L'ha uccisa. E poi è stata richiamata. L'incantesimo di rivelazione è attivo, e forse è proprio questo che ha riportato Stefano tra loro. "Non piangere, piccola streghetta." dice lui, alzandole il mento.
"Perché lo hai fatto?" sussurra lei, continuando a piangere. E' morta. Questo vuol dire che non è più una vampira, mentre Caleb sì. Caleb sarebbe vissuto per sempre, mentre alla fine dell'incantesimo lei sparirà in una nuvola di fumo. L'incantatore si siede davanti a lei, alzandole in mento gocciolante. "Entra." urla, e nella stanza fa il suo ingresso un'altra figura, bionda e con gli occhi da gatto. Elisa.
"Mi servivano due streghe potenti, ma nessuna di voi avrebbe collaborato senza un piccolo aiutino da parte mia." Tania osserva la sua amica rimanere ferma davanti alla porta, con le braccia abbandonate sui fianchi, e gli occhi di vetro fissi sulla fiamma del camino. "E' stato necessario, ma non preoccuparti per Caleb. Anche lui verrà guarito dai suoi peccati." Lei sbarra gli occhi, e i capelli neri le cadono davanti, sfiorandole le ciglia. Le lacrime scendono silenziose, mentre lei scuote la testa. "Perché sai come si dice?" chiede lui, prendendole il viso con le mani e sorridendole.
"Non farlo. Ti prego." lo supplica, guardandolo negli occhi. "Per favore." Sta per dirla. La formula. Diventerà come Liz. Un'anima burattino. E non riconoscerà più nessuno. Non riconoscerà più Caleb. "NO!" Lui le stringe le guance, e questa volta il sorriso ha la cattiveria nascosta tra i denti.
"Mors omnia solvit, Tania." La strega spalanca gli occhi, e l'ultimo lasso di lucidità scompare, lasciando posto al più totale asservimento. L'Incantatore sorride, rialzandosi e aiutando lei a fare lo stesso. Lui guarda prima Liz, poi Tania, evidentemente soddisfatto. "Oh, Alexander." dice sospirando. "Chissà come ti sentirai nell'essere ucciso dai tuoi stessi amici."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top