Capitolo 3

"All the roads you took came back to me."

(Maps, Maroon 5)


Kirsten's POV

"Un vampiro." Dico, in tono lievemente ironico. Alexander lascia perdere il bicchiere di rum che gli ho dato e annuisce, appoggiandosi allo schienale del tavolo. "Fammi capire." Mormoro, cercando di trattenere le risate. "Mi stai dicendo che io sono una spietata cacciatrice di vampiri? E che tu..." lo indico con un dito "sei uno di loro?" Lui gonfia le guance, cacciando tutta l'aria che aveva incanalato nella bocca.

"Sì." Sbarro gli occhi, prima di scoppiare a ridere come una pazza.

"Davvero divertente. In effetti anche io avrei scelto l'umorismo in situazioni del genere." Mormoro, tra le risate. Mi asciugo teatralmente una lacrima con il dito, ma Alexander non ride, anzi, sembra quasi ferito dalla mia risata.

"Non è uno scherzo. Ti sto dicendo la verità."

"E allora come mai non ti credo?" chiedo, continuando a mantenere un tono da presa in giro. Comincio ad agitarmi un po'. Se questo tizio crede di essere un vampiro, allora ha dei problemi seri. Spero che mio figlio non abbia ereditato geni difettosi.

"Perché io ti ho detto di non farlo, due anni fa." Il suo tono di voce è pacato, ma lo vedo muoversi sulla sedia e mordersi l'interno della guancia. E' veramente agitato, il che non appura la sua teoria. I vampiri non dovrebbero essere freddi e calcolatori? Riuscire a nascondere le loro emozioni amplificate dietro una tenda di normalità? Alexander mi sembra tutto tranne che normale, in questo momento.

"Senti, ora basta. Voglio essere seria visto che..."

"Adori i film suo mostri e sui vampiri, ma non credi nella loro esistenza. Per te sono tutte favolette per bambini." Dice, ed io mi blocco un attimo, battendo le palpebre. Queste parole... hanno un qualcosa di familiare, proprio come lui del resto. Sono solo una macchia scura in fondo alla mia mente, ma è come se lui avesse appena recitato una poesia che io ho già sentito tempo fa. Scuoto la testa, sbuffando.

"Queste cose posso benissimo avertele dette io, a Canton." E' l'unica spiegazione logica. "Sei un vampiro? Fuori i canini!" dico, piegandomi verso di lui. Alexander non si scompone, aprendo la bocca e mostrandomi una fila di denti perfettamente bianchi. "Non vedo niente di strano." Dico, infastidita. Lui sbarra gli occhi, richiudendo subito la bocca e toccandosi le gengive.

"Ma cosa...? Sei diventata miope?" chiede, specchiandosi nell'I-Phone. Okay, ora mi sta spaventando. Alzo gli occhi al cielo, rimettendomi in piedi e portando le mani sui fianchi.

"Stammi a sentire, Flinn. Adesso smettila. Io voglio parlare di Alex, e tutte queste storie cominiano veramente a stancarmi."

"Non ti sei mai chiesta come mai non ricordi nulla? Eh? Come mai sei tornata da una vacanza che ricordi appena con il pancione? Sono stato io. Ti ho cancellato la memoria e l'ho sostituita con quello che volevo. Questo..." Indica tutta me con due mani "è solo l'ombra delle mie parole. Non sei tu."

"Se sei morto allora come fa Alex ad esistere?" grido, in preda ad una crisi di nervi. Lui guarda in direzione del salotto, dove ho lasciato mio... nostro figlio.

"Non ne ho idea." Dice, riprendendo il controllo e raddrizzando la schiena. "Come non so come mai tu non veda i miei denti." Si guarda intorno, e lo vedo annusare l'aria come un animale. "Lo sapevo." Dice tra sé e sé.

"Smettila." Sibilo, e all'improvviso sento Alex che piange. Un momento! Piange? Non lo sentivo piangere da... beh... la sua nascita. Mi dirigo verso il salotto, seguita da Alexander, che sbuffa ad ogni mossa. "Non so che problemi tu abbia, ma ti conviene smetterla con questa storia degli..." Mi blocco sul posto, mentre il mio sguardo spazia verso il corpo maschile che tiene in braccio mio figlio, che piange disperato. "Esseri sovrannaturali." Mormoro, completando la frase di prima. Il biondo accarezza la testa di Alex, voltandosi poi verso di me.

"Oh, ciao cherie. Ti ricordi di me?" Cherie. L'unica persona che mi chiamava così è morta qualche tempo fa, anche se non ricordo come. Vedo Alexander dietro di me che si irrigidisce, mostrando un ghigno sprezzante.

"Sapevo che eri qui. La puzza di cane bagnato si avverte dalla cucina." Strano. Avrei giurato che profumasse di acqua di colonia. Mi porto una mano sulla fronte, sentendola scoppiare. Non può essere lui. Quello in piedi lì davanti non può essere Cory!

"E tu che ci fai qui?" chiede il biondo, senza lasciare andare Alex.

"E' quello che dovrei chiedere a te, Mason."

"Sorpreso di vedermi, eh? Credevi di poterti liberare di me così facilmente?" Faccio un passo in avanti, e poi un altro ancora, finché non mi trovo proprio davanti al ragazzo con il cappello grigio che mi sta guardando, con un enorme sorriso.

"Cory. Ma... ma tu sei..."

"Morto? Allora ti ricordi tutto." Ricordare cosa?

"No. Non ho fatto ancora nulla." Mormora Alexander, e in un battito di ciglia è dietro di me, facendomi sobbalzare. Come ha fatto ad essere così veloce? No. Non ci voglio credere. Ma Cory era morto. Ne sono sicura, e quindi come mai ora è davanti a me e tiene mio figlio in braccio?

"Vedi, Kirsten" mormora, passando il naso sul maglioncino di mio figlio "Flinn sta dicendo la verità. Lui è un vampiro, e anche questo bel bambino qui." Fa oscillare Alex che, tra le sue braccia, continua a piangere, anche se più sommessamente. E' tutto un sogno. Un bruttissimo sogno. Ora mi sveglierò e andrà tutto bene. "L'odore dei bambini." Aggiunge lui, accarezzando i capelli di Alex con una mano. "Non è la cosa migliore che abbiate mai sentito?"

"Come fai ad essere ancora vivo?" ringhia Alexander, spostandomi dietro di lui con un braccio. Io ci vado senza dire nulla, iniziando a spaventarmi. Quello è un fantasma, e ha in braccio il mio bambino. Se gli torce solo un capello lo faccio fuori... di nuovo. Cory fa un sorriso sprezzante, muovendo un po' su e giù il braccio con il quale tiene Alex, che intanto si è calmato.

"Ho fatto credere a tutti che Haori mi avesse decapitato. Non è stato semplice, ma Adrek sapeva come fare. Dopodiché abbiamo ucciso il consigliere."

"Sapevo che Haori non poteva essere così sprovveduto da uccidere un Lican senza sapere le conseguenze. Ora la domanda è: perché sei qui?" Flinn ha le braccia incrociate al petto, e guarda il biondo con sguardo omicida. Cory continua a sorridere, scuotendo la testa e schioccando la lingua un paio di volte.

"Non posso dirtelo, sanguisuga. In realtà tu non mi avresti dovuto vedere, ma ormai è fatta." Lo vedo spostare il collo verso la mia direzione, facendomi l'occhiolino. "Mentre tu, Kirsten, sei proprio quello che cerco." In un lampo lascia andare Alex, mettendo una mano dietro la schiena ed estraendo qualcosa di strano. Un paletto di legno. Oddio, anche lui è fissato con questa storia? In un lampo scatta in avanti e vedo con orrore l'arma scomparire proprio nel petto di Alexander, che si piega, trattenendo un gemito di dolore. Cory avvicina il viso al suo orecchio, mormorando qualcosa che non capisco, prima che Flinn lo afferri per i capelli e lo scaraventi dall'altro lato della stanza, cadendo in ginocchio ed estraendo l'arma dal torace, producendo un rumore che mi fa rabbrividire. "Vedo che fai ancora la guardia del corpo alla mia ex, Alexander." Cory si rialza, guardandomi e facendomi l'occhiolino. L'iride azzurra scompare dietro la palpebra, mentre l'altra si piega in una posizione divertita. L'altro lo guarda fisso, lo sguardo nero reso ancora più scuro da un sentimento che mi sembra riconducibile all'odio. Si conoscono? Come possono conoscersi?

"Cosa vuoi?" gli urla in faccia, ma Cory non sembra intenzionato a rispondere. Semplicemente mi guarda e sorride, sorride in modo quasi sincero.

"Ci vediamo, cherie." dice, poi lo vedo mettersi a quattro zampe. La sua forma cambia, diventando più muscolosa. Si piega in avanti, poggiando i palmi a terra e facendo fare alle braccia un movimento strano. Nell'aria rimbomba il rumore delle sue ossa che si spezzano e si saldano in posizione diversa. Il bel viso si allunga, diventando un muso ringhiante. Dovrei essere terrorizzata, eppure c'è una parte di me che rimane calma, abbandonata in una leggera sensazione di déjà-vu. Cory era mio amico. Lo ricordo nitidamente. E' stata la mia prima volta, ma è come se avessi già visto quell'animale. So che non mi farebbe del male, e neanche ad Alex. Lui fa un balzo ed esce dalla finestra, perdendosi nelle strade di Londra e lasciandosi dietro solo un mucchio di pezzi di vetro sparpagliati sul pavimento ingombro del salotto. Alex continua a piangere nel suo box e Flinn è inginocchiato a terra, con una mano sul petto. Mi accovaccio vicino a lui, mettendogli una mano sulla spalla. Si volta verso di me, facendo un mezzo sorriso e mettendomi due mani sulle spalle.

"Uff, per fortuna stai bene." mormora, ed il mio sguardo cade sul buco nella sua maglietta. Non c'è nessuna ferita, eppure è macchiato di sangue. Sangue nero. Anormale. Non può essere. È veramente un vampiro. Sento il respiro farsi affannoso, e la lingua diventare di carta vetrata, che mi graffia il palato. Non riesco neanche a gridare mentre Alexander mi fa sedere sul divano. Aspetto di avere un buon sostegno per chiudere gli occhi e abbandonarmi allo svenimento.


Alexander's POV

Cory Mason. Di tutti i resuscitati dell'intero emisfero occidentale doveva tornare in vita proprio quel coglione di Cory Mason? Cos'è? Una Candid Camera? Ci sono una decina di telecamere sparse per la stanza? Anche il bambino deve essere uno scherzo. Uno stupido scherzo fastidioso. Faccio stendere Kirsten sul divano, mettendole la testa sul bracciolo color crema e guardando per un attimo il contrasto che i capelli hanno con il chiaro del mobile.

"Mamma." Scuoto la testa e mi volto verso il box, dove il bambino mi sta guardando, con gli occhi spalancati e le dita che si aggrappano alla rete nera che delimita lo spazio in cui è messo.

"Che cazzo guardi?" dico, incavandomi nelle spalle. Assurdo. E' solo un bambino. Nonostante il mio tono gentile lui continua ad osservarmi in silenzio, muovendo un po' la rete. Sbuffo sonoramente e alzo gli occhi al cielo, avvicinandomi a lui e guardandolo dall'alto. "Da dove sei sbucato?" domando pensieroso, anche se conosco benissimo la risposta. Il marmocchio mi fissa e basta, ed io inizio a sentirmi particolarmente a disagio.

"Mamma. Mamma."

"La mamma sta dormendo, adesso." Borbotto, tornando a guardare la ragazza svenuta. Questo... coso era nella sua pancia. Non voglio neanche pensarci. Grazie al cielo ai miei tempi le mamme non si mettevano a fare il discorso delle api e dei fiori. Rabbrividisco al solo pensiero, e stringo gli occhi riducendoli a due fessure. "Non ti farò mai quel discorso. Neanche sotto tortura." Dico, puntandogli un dito contro. Padre a quattrocento anni. Sono ancora troppo giovane.

"Porta." Alex inizia a saltellare, indicando l'entrata visibile dalla sua postazione. Beh, almeno Kirsten lo fa giocare al Sapientino. Afferro una lampada e la indico, allungandomi un po' verso di lui.

"Bravo. E questa cos'è?" chiedo, come se parlassi ad un ritardato. Alex scuote la testa e continua a ripetere sempre la stessa parola.

"Porta. Porta." Oh, fantastico. Me lo hanno dato rotto.

"No, lam-pa-d..." Nell'aria si espandono i suoni di qualcuno che bussa, ed io sbarro gli occhi, girandomi di scatto e facendomi male al collo. Apro la bocca, guardando Alex di sottecchi. "Ma come hai fatto?" chiedo, attonito. Lui non mi ascolta, continuando a ripetere la parola porta come se conoscesse solo quella.

E tu che ne sai? Potrebbe essere così. In fondo non lo conosci neanche.

Scuoto la testa e vado ad aprire la porta, ricevendo uno schiaffo in piena faccia.

"Tania!" grido, massaggiandomi la guancia. La mora emette un basso ringhio, dandomi una spallata ed entrando in casa. Dietro di lei appare Caleb, che mi guarda mortificato.

"Scusa, non sono riuscito a tenerla ferma."

"Fa niente. Ormai me ne da uno al giorno. Dovrei esserci abituato."

E poi sono troppo rintronato per sentire qualcosa.

Gli altri entrano senza che io me ne accorga, superandomi e facendo qualche commento sullo scempio in cui versa la casa. Per ultima entra Liz, come se nulla fosse, dandomi una rapida occhiata prima di tornare in salotto. Dovrei muovermi da qui, ma non posso smettere di stringere convulsamente la maniglia, finché non la sento piegarsi e prendere la forma della mia mano. Non posso tornare di là. Forse se rimango qui avrò ancora una minuscola possibilità di ritrovarmi catapultato in un sogno. Un orribile sogno nel quale ho rovinato la vita alla mia ex ragazza e l'ho mandata via contro la sua volontà senza neanche ricordarne il motivo. Ho mandato via Kirsten mentre era incinta. Avrei dovuto capirlo. Avrei dovuto fare qualcosa. Forse ora non mi ritroverei qui. Guardo le strade buie davanti a me, dove le macchine continuano a passare senza degnarmi di uno sguardo. Beh, infondo è il mio compito quello di sgusciare invisibile tra le vite umani, magari prendendone qualcuna ogni tanto. Adesso potrei fare la stessa cosa. Scappare via. Lontano. Magari in Francia, o in Oriente. Potrei andare dappertutto, e lasciarmi dietro Cory e il bambino.

"Alexander." Sobbalzo quando una mano mi si posa sulla spalla. Richard.

"Che c'è?"

"Kirsten si è svegliata. Ha chiesto di te. È un po' scossa, ma possiamo capirla. Tania le ha quasi spezzato la spina dorsale per abbracciarla." Ridacchia, ma è nervoso. Ovvio. Mi ha letto nel pensiero. Sospiro in un gesto teatrale, gettando un ultimo sguardo sulle vie ancora bagnate dalla pioggia precedente.

"Sì, arrivo." Lascio andare la maniglia, guardando la strada che viene preclusa alla mia vista. Quando mi volto per entrare in salotto, sento la mia vocina interiore gridare e picchiare contro la mia scatola cranica. Lo sai che indietro non si torna, vero? Scuoto la testa, emettendo un gemito inudibile. Sì. Lo so.

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