Capitolo 17
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti
e il vento del nord le porta via
nella fredda notte dell'oblio.
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi.
(Les Feuilles Mortes)
Kirsten's POV
Stiamo camminando da un lasso di tempo significativamente lungo. Il sole si è alzato da un po' ma il fitto intrico di alberi sopra le nostre teste impedisce alla luce del sole di filtrare interamente, riducendosi a chiazze di luce sul terreno umido e fresco che gli altri devono solo evitare cautamente. Alexander li ha privati degli anelli per sopravvivere alla luce del sole. Una mossa ingegnosa che non permette loro di avvicinarsi agli umani per nutrirsi del necessario. Rimango dietro al gruppo, in modo da non avere brutte sorprese. Non si sa mai che la fame abbia il sopravvento su di loro. Alexander è in testa: pugni chiusi, sguardo basso, passo strascicato. Si sente in colpa per ciò che ha detto prima ed è debole, troppo. Un po' come tutti. Vladimir è quello messo peggio: non sopporta il peso della fasciatura sulla carne bruciata che non riesce a rimarginare completamente, un po' a causa della magia e un po' per la mancanza di nutrimento. Fa fatica ad ogni passo, il braccio fasciato con pezzi della maglietta di Richard pende verde da un lato e non ha un bell'aspetto. Non che mi importi, ma è l'unico qui che potrebbe darci una mano con Petrescu, sempre che non ci stia portando dritti in una trappola. Oramai non so più cosa aspettarmi da chi mi accompagna. Elia è cupo e mogio da quando ha realizzato la morte della sorella e non sembra dar segni di voler parlare con noi. Richard è, paradossalmente, il più arzillo. I capelli biondi e ricci con cui si è presentato a casa mia sono solo un ricordo, ormai. Hanno assunto una colorazione marrone e gli pendono sul viso, anche se ciò non intacca il suo bell'aspetto. Noto solo ora che ha un tatuaggio che gli occupa l'intera schiena: è una scritta in non so quale lingua che gli percorre la spina dorsale.
"Cosa dice?" chiedo, interrompendo il rumore dei nostri passi sul fogliame. Richard si volta verso di me, senza capire, e io per tutta risposta indico la sua schiena. "Il tatuaggio. E' da un po' che lo guardo." Lui sorride, mostrando di aver apprezzato la domanda (o forse il fatto che io lo stessi guardando, non saprei.)
"E' francese: je suis libre. Sono libero." Lo pronuncia con un accento perfetto. A volte dimentico che sia francese. Un francese che si chiama Richard. "In realtà mi chiamo Richer. Richard è la traduzione inglese che ho assunto quando mi sono trasferito in Inghilterra." Dimentico anche che possa leggermi nel pensiero.
"La smetti di frugare nella mia testa? E' violazione della privacy."
"Forse se tu non ti ponessi domande così stupide eviteresti il disagio." Il commento di Vladimir non manca mai. Aggrotto la fronte, andandogli vicino con passo sostenuto. Anche io inizio a sentire i morsi della fame. Non mangio qualcosa di commestibile da ore ormai.
"Perché non fai un favore a tutti e muori una volta per tutte, oh mio principe?" mormoro, mimando un finto inchino. Tutta questa situazione è colpa sua e ha anche il coraggio di far passare me per stupida. Si è messo contro la persona sbagliata. Lui fa un mezzo sorriso, mettendo in bella mostra il canino destro, bianco come una perla tra le labbra rosse.
"Perché sono curioso di vedere il modo in cui morirai tu."
"Credo che dovrai aspettare parecchio, allora." dice Alexander, senza voltarsi. Spero che abbia ragione, ma quella risposta basta per beccarmi un ghigno crudele da parte di Vlad. Improvvisamente perde il sorriso, inciampa sui suoi stessi piedi e in poco tempo è a carponi davanti a me, che vomita sangue. Faccio un passo indietro, spaventata, mentre Alex si volta e sgrana lo sguardo, non osando però avvicinarsi. Il sangue di un vampiro agisce come veleno sui loro simili. Potrebbe bruciarsi e non è abbastanza forte da rigenerarsi.
"Credo che ti accontenterò presto, Cacciatrice." mormora, per poi tornare a vomitare. Vedere quella schiena talmente bianca da risplendere convulsa da spasmi da' la nausea anche a me. Richard mi scosta con una mano, chinandosi verso Vlad e mettendosi un suo braccio sulla spalla. Vedo che il vampiro più anziano è alquanto perplesso. "Cosa diamine stai facendo?"
"Ti sto dando una mano. Dai, uno sforzo." Lo aiuta a rimettersi in piedi, ma Vladimir è troppo debole per reggersi e crolla di nuovo a terra. Alexander fa per avvicinarsi e reggerlo dall'altra parte, ma Richard fa un segno impercettibile per dirgli di rimanere dov'è. "Non puoi ferirti più di quanto già lo sei." dice, poi si mette davanti a Vladimir. "Andiamo, vostra maestà. Oggi mi tocca farle da carrozza."
"Cosa stai facen..." Con un colpo di reni Rick se lo carica sulle spalle, stringendo i denti quando qualche goccia di sangue gli ferisce la spalla. Fa due passi per misurare la sua stabilità, poi riprende a camminare. Vladimir ha un'espressione attonita che fotograferei volentieri. "Rimettimi giù."
"Così puoi rallentarci? No, grazie." Vedo Richard voltarsi verso di lui e fargli l'occhiolino. "Mettiti comodo e goditi la corsa, Vlad." Dietro di loro io non posso fare a meno di ridacchiare, mentre Alexander è talmente sconvolto dalla scena che ha davanti da non riuscire neanche a muoversi. Nonostante la rabbia mi avvicino a lui, superandolo mentre canticchio Oh love dei Green Day, giusto per far aumentare il suo sbigottimento.
"No." lo sento mormorare, poi si ferma a pensarci su. "No, no, no. Non può essere. No." Devo ammetterlo, la situazione mi diverte parecchio, ma cerco di non darlo a vedere. Non siamo stati attaccati ancora da qualsiasi cosa mio figlio ci abbia mandato contro, il che non mi fa presagire nulla di buono. E' tutto troppo facile. Alexander deve avere la mia stessa impressione, perché non smette di guardarsi intorno. "Non senti niente?" chiede, ed io scuoto la testa. "Strano. E' pieno pomeriggio. Dovrebbe esserci almeno qualche lepre."
"Magari sentono voi e scappano. Siete dei predatori."
"Forse." Non è sicuro, sta muovendo le dita chiuse sul palmo della mano.
"Cosa sospetti?" Lui si apre in una risatina sardonica.
"Non lo so. Magari si sta divertendo ad affamarci." Ammetto che il pensiero mi sia passato per la testa, ma mi sembra improbabile: anche se volesse far soffrire Alexander, Alex non farebbe mai questo a me. Il pensiero mi rassicura, anche se non mi convince del tutto, e sono costretta a concentrarmi su altro per distogliere il pensiero da mio figlio che tenta di uccidermi con una delle più atroci tra le torture. Vladimir ha smesso di scalciare -probabilmente in mancanza di forze – e ha accettato di buon grado 'aiuto di Rick poggiando un orecchio sulla sua schiena.
"Non sono adorabili?" dico allora, dando una pacca ad Alexander che, dal canto suo, scuote la testa con fare disgustato.
"La vuoi smettere? Vladimir non farebbe mai una cosa del genere. Lui è il mio mentore, mi ha insegnato lui ad andare a donne, dannazione."
"Ha quasi cinquecento anni. Anche tu sei stato con qualche ragazzo, da quel che so."
"Sì, ma non fa per me. E neanche per lui. Ne sono sicuro. Non avrei niente in contrario, certo, ma ne sono sicuro." Neanche questo mi convince per nulla e Alex, se potesse, suderebbe freddo. Chissà perché l'idea lo terrorizza tanto. Forse perché Vlad è uno sporco traditore senza scrupoli.
"E per Rick? Vale lo stesso discorso?" Alex si inchioda in mezzo alla via, guardandomi attonito. Bene, lo prendo per un no. "Non ci credo!" esclamo, forse a voce troppo alta perché i due interessati si voltano verso di noi, squadrandoci con aria di superiorità.
"Sapete che sentiamo ogni cosa, vero?" dice Rick, ma io sono immersa nell'ammirazione della scena di insieme per ascoltarlo. E' bello che, nonostante la situazione tragica, riesca comunque a concentrarmi su cose frivole come punzecchiare Alexander o ipotizzare storie d'amore. Penso che avrei potuto fare queste cose ogni giorno se solo non mi fossi impantanata in questa situazione. Li lascio battibeccare tra loro, portandomi le mani in tasca e rimanendo a debita distanza. Ora come ora vorrei solo un panino. Sopra il parlare concitato dei ragazzi l'unica cosa che riesco a sentire è lo stridio di un'aquila. Ci sono aquile in Romania? Magari è un falco. Alexander sarà lieto di tornare a sentire gli animali, anche se non riesco a vederli a causa della coltre di rami sulla mia testa. I rumori sono sempre più forti, tanto da far allarmare gli altri.
"Probabilmente saranno a caccia." dice Rick, facendo spallucce per quanto gli è possibile. Vladimir scuote la testa.
"I falchi non fanno questo rumore quando cacciano." I sensi di tutti si attivano. I versi si fanno sempre più vicini ed insistenti. "Questa storia non mi piace."
"Dobbiamo muoverci." dice Alex, concitato. "Kirsten, vieni qui." Annuisco e corro verso di loro, ma prima che li possa raggiungere vengo travolta da una valanga di rami secchi e foglie, poi sento qualcosa artigliarmi il bacino e i miei piedi che perdono il contatto con il terreno. I ragazzi si allontanano sempre di più, rimanendo ai margini del cerchio di luce che si è formato quando l'enorme uccello che mi ha agguantato ha perforato il tetto di rami. Solo Elia si è mosso, correndo per cercare di afferrarmi.
"KIRSTEN!" Sento urlare, ma il fracasso del vento mosso dalle ali di quel coso mi destabilizza. Guardo verso l'alto: l'animale è nero, sembra fatto di fumo dal modo in cui le estremità del suo corpo lasciano sottili filamenti nell'aria. Vedo un solo occhio, rosso, ed è dotato di una sola zampa. Ce ne sono altri quattro come lui. Uno per ciascuno di noi. Li vedo catapultarsi anche essi verso il basso, aprendo ampi varchi nella vegetazione. Intanto io provo a far mollare la presa al bestione, ma con scarso successo. Non sta aspettando i suoi compagni, volando già verso il castello che sto vedendo in lontananza. L'ultima cosa che vedo è lo sguardo perso di Alexander che mi guarda volare via, prima che un colpo di ali mi copra la vista.
Alexander's POV
"A DESTRA!" urlo ad Elia, e lo stregone si volta appena in tempo per scansare il colpo di becco di quell'enorme uccellaccio nero. Il ragazzo è l'unico che può stare al sole e sembra che il pericolo lo abbia rianimato, perché spara incantesimi in ogni dove, tentando di scacciare quei cosi.
"Cosa sono?" chiede Rick. Ha ancora Vlad sulle spalle e cerca di evitare alla meglio gli attacchi, ma non so per quanto possa resistere. Un incantesimo di Elia colpisce un albero, il quale si anima e afferra per il collo uno dei corvi, smezzandoglielo. L'animale svanisce in una nuvola di fumo.
"Meno uno." esulta, per poi rispondere alla domanda. "Incantesimo di prelevamento. Dai a questi cosi un obiettivo e stai pur certo che lo troveranno. Richiedono un gran dispendio di magia."
"Uno di loro ha preso Kirsten!" grido puntando alla figura verso il cielo che si sta allontanando inesorabilmente. Elia però non accenna a fare nulla.
"Dobbiamo proteggere te, non lei. Non le farà del male."
"Non posso lasciare che la porti via." Lui alza un sopracciglio, alzando il braccio.
"Prego. Io non ti fermerò." Stronzo. Sa benissimo che non posso fare nulla, ma dobbiamo allontanarci da qui, andare dove gli alberi sono più intricati. Ma non posso lasciare che la portino via.
"Alex, no." Richard sta già scappando nel folto del bosco. "Elia ha ragione, non le farà del male, ma se prende te ucciderà gli altri."
"Ma io..."
"Ehi." stringe gli occhi, che risaltano ancora di più con il loro verde nel viso sudicio di terra e sangue. "Salveremo tutti, te lo prometto, ma ora dobbiamo andare." Rimango immobile, diviso. Elia ne ha fatto fuori un altro ma gli viene sempre più difficile tenere testa agli altri due.
"Prima di domani!" grida, incitandomi a prendere una decisione. Stringo i denti e decido di seguirli nella loro corsa, sentendo che non mi perdonerò mai, ma non vi è altra soluzione. Corriamo leggermente più veloce degli umani, siamo troppo deboli per la super-velocità e io non posso usare la trasmigrazione, anche se non mi servirebbe a molto. Gli uccelli sono rallentati dagli alberi, che attraversano come farebbe una nuvola di fumo, dividendosi e riformandosi ogni volta. Sono secondi preziosi che ci fanno guadagnare terreno. Elia ogni tanto si volta per colpirli, o per animare gli alberi, ma sono solo soluzioni temporanee. Ogni tanto urla un: "Odio questo posto!" e io non potrei trovarmi più d'accordo. "In Italia non ci sono queste cose. In Italia abbiamo la pizza, il mare, il Colosseo."
"Non è il momento di rimpiangere la patria. Uccidi quei cosi!" Improvvisamente Elia pianta i piedi a terra, voltandosi con i pugni stretti e le vene del braccio in rilievo. Muove le braccia in tre veloci gesti concentrici prima di di alzarle al cielo come se volesse afferrare qualcosa sulla sua testa. Gli uccelli gli sono quasi addosso, ma lui non accenna a muoversi. Non possiamo permetterci di perdere lo stregone, o saremo spacciati totalmente. Elia però non sembra affatto preoccupato, anche se si nota un forte sforzo nella contrattura del suo viso. Gli incantesimi ormai sono vicini, ma improvvisamente si bloccano, iniziando ad artigliare l'aria a pochi centimetri dal naso di Elia, il quale torna a guardarci con il fiatone. Ha il naso che sanguina dallo sforzo.
"Non so per quanto durerà." mormora, tornando da noi. Vladimir sembra sorpreso.
"Una barriera magica di tutto rispetto,Tower." Lui sputa a terra un grumo misto a saliva e sangue. Niente mi è mai sembrato più appetitoso prima d'ora.
"Per così poco."
Camminiamo fino a quando non è notte inoltrata e i piedi mi dolgono da morire. Ho un braccio di Elia intorno alla spalla, credo stia continuando a mantenere l'incantesimo, ma sta esaurendo le energie. In compenso l'odore di cannella del suo sangue mi sta mandando al manicomio.
"Richard, non sei stanco?" gli chiedo, ma il mio amico scuote la testa. Sta portando Vlad sulle spalle da tutto il giorno, ma quest'ultimo sembra essersi assopito.
"No. Dorme come un angioletto." Vladimir gli sferra uno schiaffo dietro la testa, costringendolo a piegarsi.
"A chi hai dato dell'angioletto, Sauniere?" Elia ride della scena, appeso al mio collo.
"Voi vampiri siete così infantili." Rick alza gli occhi al cielo.
"Scusa se tentiamo di sdrammatizzare."
"Sdrammatizzare." ripete lui, con un sarcasmo che sa di disprezzo. "Siamo in un paese straniero, deboli, soli, in mezzo alla foresta, e stiamo andando da un gruppo di licantropi. C'è un pazzo psicopatico che ci sta cercando per uccidere suo padre del passato, una di noi è già stata presa e non sappiamo cosa fare dopo questa mossa. Quindi direi che sdrammatizzare non è proprio la cosa migliore da fare in questi casi."
"Hai dimenticato il particolare dei fantasmi marionette." lo ricordo, ma in fondo so che ha ragione.
"Potrebbe andare peggio." dice Rick, guardando Vlad. "Potrebbe piovere." Adesso mi aspetterei una pioggia scrosciante come in Frankenstein Jr., invece l'unica cosa che ottengo è un ringhio sommesso che viene dal fogliame alla nostra destra. Sono davvero esausto.
"Preferivo la pioggia." mormoro, mettendomi schiena contro schiena insieme agli altri. Vladimir è tornato con i piedi per terra, ed è l'unico tra noi che guarda le decine di paia di occhi luminosi che sbucano dal buio circostante con malcelato piacere. Uno di loro si fa avanti, ponendosi in un cerchio di luce lunare che filtra dai rami come un faro. Ha il pelo del bianco più candido che abbia mai visto, ma inizia presto a ritrarlo, ponendosi su due zampe e alzando la statura fino a diventare un uomo di almeno due metri, muscoloso e calvo, con una cicatrice che percorre il volto in diagonale. Gli occhi, azzurri ed umani, hanno ancora una parvenza di ferocia.
"Vampiri." ringhia, ed ha una voce davvero cavernosa. Credo che me la farei addosso, in un'altra occasione. Sposta lentamente lo sguardo su Elia. "Warlock." I lupi intorno a noi continuano a ringhiare insistentemente, come se si preparassero ad attaccare. La loro puzza è asfissiante. L'uomo sorride guardandoci, e noto che gli manca un dente. "Ucide-le."
"Cosa ha detto?" chiedo, quando vedo i lupi avanzare ancora. Vladimir non smette di sorridere.
"Niente di che. Ha ordinato di ucciderci."
"Cosa?!"
"Niente panico." Scosta me e Rick, uscendo dal cerchio con molta nonchalance e ponendosi davanti a quell'omone talmente grosso da sormontarlo come una montagna. Allarga le braccia prima che i lupi di saltino a dosso. "Andrei! Nu ne-am mai văzut demult. Non ci vediamo da un po'." Quello sbarra gli occhi, alzando una mano per fermare l'attacco.
"Vlad Tepei Dracul!" urla, e la sua voce suona come un tuono. "Amico mio!" Il suo inglese è stentato e con un forte accento, ma comprensibile. Si lancia sul mio mentore, stritolandolo in un abbraccio che lo solleva da terra. "Cosa ti porta nella mia terra?" Vlad gli da due pacche sulla spalla, stringendo i denti per il dolore alla spalla.
"E' una lunga storia, amico io." afferma, quando Andrei lo rimette giù. "Ma mi piacerebbe che tu dessi ospitalità a me e ai miei amici. Non daremo alcun fastidio, prometto."
"Ma certo!" urla quello, facendo un cenno al suo branco. "Oaspeţii!"Il branco inizia ad ululare e noi ci stringiamo ancora di più. Vlad lo nota, perché ci fa segno di stare tranquilli.
"Siamo ospiti. Non ci faranno nulla. I licantropi ci tengono a queste cose." Spero vivamente che sia vero. Richard non mi sembra così sicuro, così come Elia.
"Non posso tenerli a bada tutti." mi sussurra all'orecchio. Richard si passa una mano tra i capelli.
"Fidiamoci." Fidarsi. E' da un po' che non mi fido di qualcuno, in questa situazione.
"E va bene." dico, rassegnato, squadrando il gigante che ora ci sta osservando con malcelato interesse. "Fidiamoci."
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