Capitolo 16

  I rasoi fanno male,
i fiumi sono freddi,
l'acido lascia tracce,
le droghe danno i crampi,
le pistole sono illegali,
i cappi cedono,
il gas è nauseabondo...
tanto vale vivere.
(Dorothy Parker)
 


Kirsten's POV

Elisa non ha mosso un muscolo da quando l'abbiamo notata, e neanche noi. Siamo rimasti in una situazione statica, con i vampiri in posizione di guardia e lo stregone con il sopracciglio alzato, confuso.

"Ci sei anche tu?" Volto lo sguardo verso Elia, capendo che Michelle non deve aver fatto in tempo ad avvertirlo della questione di sua sorella. Fa un passo verso di lei, ma io mi lancio in avanti, bloccandolo per un braccio.

"No." sussurro, cercarlo di tirarlo indietro, ma lui non sembra capirmi o forse mi ignora e basta, continuando a dialogare tranquillamente.

"Che ci fai qui? Non dirmi che è lei l'umana con il figlio bastardo." Mi indica con il pollice, ma dato che mi da le spalle non può vedere la mia espressione infuriata. Lo lascio andare, quasi per ripicca, ma poi penso che quel tipo è la nostra unica speranza di uscire da qui vivi. Non posso lasciare che il fantasma della sua sorellina lo faccia a pezzi, non adesso almeno. Vedendo che Elisa non fa una piega Elia inclina leggermente la testa, iniziando ad avvertire una punta di disagio. "Ehi, che succede? Stai bene?" Lei non risponde. L'unica cosa che fa è alzare un braccio e puntarlo verso di noi, facendo assumere alle dita la forma di una pistola. Con la bocca emette un rumore secco mentre guarda negli occhi il fratello, nessuna pietà sul suo viso.

"Boom." Un lampo verdastro parte dalle sue dita, ed Alex fa appena in tempo a lanciarsi sul ragazzo prima che lo colpisca. L'incantesimo becca una lampada, facendola esplodere sul momento.

"Non è lei." urla Vladimir, scansandosi quando parte un altro colpo che per poco non gli trancia di netto la testa. Cade a terra, rotolando e andando a finire vicino alla poltrona dove abbiamo adagiato Rick. "E' sotto l'effetto dell'incantesimo di rivelazione delle anime."

"Impossibile. Dovrebbe essere morta, stupida sanguisuga."

"Senti, ragazzino..."

"Non ora!" Alex li divide con un gesto secco delle braccia, continuando ad evitare i colpi che diventano sempre più insistenti.

"Boom. Boom. Boom." Noto che colpisce soltanto loro, evitando addirittura di guardarmi. Probabilmente Alex ha dato istruzioni affinché non mi venisse fatto nulla di male, e posso far girare la cosa a mio vantaggio. Stringo la lancia lorda di sangue in una mano, trovandola molto più scomoda di un paletto, ma probabilmente migliore per un tiro al giavellotto. Mi basterebbe solo prendere la mira. Come se Elisa avesse sentito i miei pensieri alza la mano sinistra, puntandola verso di me senza neanche guardarmi. Mi abbasso, sentendo l'incantesimo sfiorarmi e l'odore di capelli bruciati riempire l'aria. No. Non sono capelli. Questo è fumo vero! Mi volto e quello che vedo mi smorza il respiro: le tende stanno andando a fuoco con velocità e di questo passo l'aria diventerà irrespirabile entro pochi minuti. Per i ragazzi non è un problema, almeno non quanto il fuoco che rischia di ustionarli. L'unica uscita contemplabile è quella alle spalle della strega. Devo riflettere. Cosa fare? Cosa?

"Rick!" Alexander urla quel nome con più forza possibile quando uno degli incantesimi si dirige verso la poltrona dove il vampiro giace svenuto. Lui è dall'altra parte della stanza, vicino alle tende, mentre Elia sta contraccambiando i colpi, non riuscendo neanche a scalfire la sorella. Il colpo è troppo veloce per portare via il corpo in tempo. Chiudo gli occhi per non vedere Richard bruciare davanti a noi, e ben presto al fumo si unisce l'odore di carne bruciata.

Poi, per un attimo, è silenzio.

La scena si svolge come sotto effetto di un rallenty: un minuto prima Richard è sulla poltrona, ed un minuto dopo è scomparso, mentre il mobile è invaso dalle fiamme. Anche Alex sembra disorientato, sporco di fuliggine dalla testa ai piedi, ma mi basta girarmi leggermente per capire cosa è successo. Vladimir è dietro di me, un occhio accecato dal suo stesso sangue, nero e vischioso come pece, che doveva scorgare da una ferita già risanata. L'odore di bruciato viene dalla sua spalla, completamente ustionata dall'incantesimo di Elisa, mentre sull'altra regge qualcosa. Un ammasso di capelli ricci e sangue rappreso. Richard. Sbarro gli occhi, e Vlad fa un mezzo sorriso ad Alexander prima di cadere in ginocchio, sfinito e ferito malamente. Richard cade a terra, e lo vedo muoversi un po' prima di aprire a malapena gli occhi.

"Dracula?" chiede, e quello annuisce, per poi farmi segno di portarlo al riparo, per quanto riparo si possa trovare in una stanza in fiamme. Elia è ancora davanti a noi, ormai al limite della pazienza.

"Elisa, ora basta!" urla, con voce incrinata. "Ti prego, non costringermi a farti del male."

"Quella non è più tua sorella, idiota!" dico, mettendo Richard dietro ad un mobile. Lui non riesce quasi a stare sveglio, la testa gli pesa sulle spalle come un macigno.

"Cosa sta succedendo?"

"Niente di che, stiamo per morire." mormoro, per poi rialzarmi e andare verso Elia, nonostante Alexander continui ad urlarmi dietro di stare ferma dove sono. "Portaci via da qui!" Lui mi guarda, gli occhi umidi per la recente scoperta. Fantastico. Doveva capitarci lo stregone sentimentale. "Ora, se possibile!" Lo vedo annuire a stento, e a quel punto mi metto davanti a lui, incrociando gli occhi freddi di Elisa per una manciata di secondi. Carico l'arma e prendo una mira grossolana, sperando che funzioni. "Scusa, Liz." sussurro, consapevole che non possa sentirmi. La lancia traccia una traiettoria leggermente curva, per poi piantarsi dritta nel petto del fantasma mentre lei è impegnata a lanciare un altro incantesimo su Alexander. A quel punto Liz si ferma, guardando il corpo estraneo attraversarle il torace con fare investigativo. Scuoto Elia per una spalla, portandolo nel punto in cui gli altri si sono riuniti. "Sbrigati." Alex però non è d'accordo.

"Dobbiamo trovare gli altri."

"Se non ce ne andiamo ora ci dovranno raccogliere con un cucchiaino." Poggio la mano di Richard sulla spalla dello stregone e afferro il polso di Alexander a tradimento. Elia mormora poche parole e improvvisamente l'odore di fumo sparisce, sostituito da quello di pioggia appena caduta. Mi ritrovo in una pozza di terra bagnata che mi insudicia i vestiti, come se non fossi già sporca abbastanza. Chi di noi può respirare ha il fiatone e i polmoni bruciano da morire, ma il silenzio è una cosa che accolgo volentieri dopo tutto quel caos. Mi guardo intorno per un attimo, vedendo solo alti alberi scuri svettare su un cielo nero di notte, senza stelle. Gli altri sono sparpagliati intorno a me, e quando mi rimetto in piedi vado a tentoni verso Alex, ancora in ginocchio e con il viso sporco puntato verso le mie spalle, in direzione del castello di Vlad. Visto da qui è un edificio enorme sopra una collina a strapiombo. Non posso credere che siamo fuori, sembra irreale. "Alex?" lo chiamo, allungando una mano per toccarlo, ma lui si scosta come se stessi per picchiarlo. Nei suoi occhi c'è un misto di senso di colpa e furia.

"Mi hai costretto ad abbandonare i miei compagni in quel posto." mi urla contro, spingendomi talmente forte da farmi finire con la schiena nel fango. Quando mi rialzo lo guardo con talmente tanto odio da poter incenerire l'intera foresta.

"Bel salvataggio che avresti compiuto, quando Elisa ti avrebbe bruciato."

"Sai benissimo che non mi avrebbe ucciso." ringhia, puntandomi un dito contro. Poi, con più amarezza. "E' Alex a voler avere questo privilegio." A quel nome il mio cervello si blocca, costringendomi ad abbassare i toni.

"Lo hai visto?"

"Non ho visto solo lui."

"Come sta?"

"Come credi che stia?" Vladimir si sta togliendo il sangue dall'occhio, mentre il braccio ustionato non accenna a guarire. "Meglio di noi, di sicuro. Dannazione, quanto vorrei aver ucciso quel marmocchio quando era solo un inutile essere gattonante."

"Quello non è il nostro Alex." mormora Alexander, con aria stanca. "Viene dal futuro."

"Sei forse impazzito?" lo rimbecca il biondo, per poi emettere una lieve smorfia di dolore a causa del braccio. Alexander va verso Elia, ancora seduto in un angolo, e lo afferra per la maglietta, lanciandolo senza molta grazia verso Vladimir.

"Curalo." ordina, imperativo. "E' troppo debole per farlo da solo." L'italiano ci guarda con rabbia, sentendosi circondato. Anche lui è conciato male, ma non ha sangue addosso.

"Perché dovrei? Se muore finalmente entrerà nel cerchio della vita."

"Voi stregoni e le vostre fantasticherie hippy mi hanno veramente stancato. Curalo, se non vuoi che usi il tuo sangue per farlo tornare in forze."

"Provaci, sanguisuga maledetta. Potrei metterti in ginocchio anche ora, se volessi."

"Oh certo. Ho già potuto misurare i tuoi poteri dal modo in cui hai attaccato il fantasma della tua sorellina." dice, sarcastico, e vedo Elia stringere le palpebre, infuriato. Mi aspetto di vedere Alexander cadere giù da un momento all'altro a causa di un'emorragia cerebrale, invece lui inizia a guardarsi le mani, tremando da capo a piedi. "Che stai facendo?" chiede, ma Elia non accenna a rispondergli.

"Fiera tu es. Fiera tu es. Fiera tu es."

"Smettila, Houdini." Mi avvicino per tirargli un calcio, ma sento qualcuno che mi blocca un braccio. Richard è dietro di me, ancora mezzo nel fango, e scuote la testa con un sorrisetto divertito. Alexander apre la bocca per parlare ancora, ma quello che ne esce è solo un mugolio soffocato, come quello di un cane maltrattato.

Poi un abbaio.

Richard continua a ridacchiare mentre Alex si mette a quattro zampe, continuando ad abbaiare e ringhiare. Lo vedo diminuire la sua stazza e mutare i connotati. In pochi minuti al suo posto c'è un cane nero di media taglia che continua a sbraitare contro Elia. Il vampiro dietro di me scoppia a ridere del tutto, per poi fermarsi a causa di un giramento di testa. Anche lo stregone sembra soddisfatto.

"Ti diverti a ringhiare, eh idiota?" lo sfida, mentre io guardo la scena con lo stupore negli occhi. Non possono essere così stupidi. Non in una situazione simile. Sono l'unica che capisce che saremmo potuti crepare in quel posto?

"Tania mi ha fatto la stessa cosa quando l'ho scaricata, solo che lei mi ha reso una mosca e poi ha iniziato ad inseguirmi con una mazza." spiega il riccio, tentando malamente di rimettersi in piedi e avvicinandosi a Vladimir. "Dai, ti aiuto io." Poi si rivolge ad Elia, indicando il cane. "Divertente, ma fallo tornare normale prima che la rossa ti strappi le palle. Fidati, ne è capace."

Ci siamo accampati in una piccola radura in mezzo alla foresta. Il prossimo villaggio dista qualche chilometro, ma siamo troppo stanchi per affrontare il viaggio ed Elia ha esaurito l'energia per proteggerci da sua sorella. Insomma, siamo nei guai, ma almeno Vladimir ha acceso un fuoco con quel poco potere che gli era rimasto in corpo. Adesso è lì vicino e si sta lasciando fasciare il braccio da Richard. A quanto pare suo padre lavorava come medico a Lavandera, una regione rurale della Francia, e lui è pratico di erbe e medicamenti vari.

"Ahia. Sta più attento." ringhia il biondo, mentre l'altro lo sta fasciando con pezzi presi dalla sua maglietta.

"Non fare il bambino, Draculino." In un altro momento sarei stata felice di vedere metà della compagnia maschile a petto nudo, ma sono troppo impegnata ad ascoltare il racconto di Alexander insieme ad Elia. E' tornato normale, ma continua a grattarsi l'orecchio come se avesse una pulce depositata lì dietro. E' alquanto buffo.

"Ricapitolando." dice Elia, alzando le mani ed interrompendo il racconto. "Il vostro figlio ibrido venuto dal futuro può viaggiare nel tempo, ed è venuto qui per farla pagare a te." indica Alex. "Per aver ucciso te." indica me, stavolta, sempre più confuso. "E per farlo ha rapito il se stesso di questo mondo e ha prelevato una fiala di sangue demoniaco dalla rossa, giusto?"

"A grandi linee, sì." conferma il vampiro. "Sta esaurendo l'energia demoniaca. Vuole uccidermi, ma da quel che ho capito l'incantesimo che userà necessita di un grande quantitativo di potere che prenderà poi dai miei amici. Ha per le mani tua cugina, due Deimonios e il mio clan, per quel che ne so."

"E Kyle." aggiungo, facendogli alzare gli occhi al cielo.

"Già. Come dimenticare il licantropo." Elia fa un attimo silenzio, grattandosi il mento con una mano.

"Hai detto che ha avuto accesso alla biblioteca dei Tribuni della Magia, vero?"

"E' quello che mi ha detto."

"E vuole ucciderti. Gli sarebbe bastato un paletto, sarebbe stato molto più semplice e pulito, soprattutto se dici che non aveva intenzione di nuocere ad altri."

"Forse voleva mostrargli quanto fosse diventato bravo." mormora Vladimir, stringendo i denti quando Richard fa l'ultimo nodo alla benda.

"Ecco fatto. E' stato così orribile?" gli chiede, ricevendo in cambio un'occhiataccia che gli fa storcere la bocca. Elia improvvisamente alza la testa, assumendo un'aria inquietante con il volto illuminato in quel modo dalle fiamme.

"O forse voleva essere sicuro che tu soffrissi in eterno." Alexander geme, portandosi la testa tra le mani.

"Di bene in meglio. Cosa vuoi dire?" Lo stregone si guarda intorno, quasi avesse paura di dire ciò che gli passa per la testa, ma poi sembra farsi coraggio perché sussurra: "La damnatio memoriae."

"La che?" diciamo in coro, tranne Vladimir ovviamente, che rimane stoico nel suo angolo.

"Sciocchezze. Quell'incantesimo è stato distrutto dopo la tregua tra i Tribuni e il Concilio." Elia scuote la testa, facendo un mezzo sorriso.

"La magia non può essere distrutta." Non aggiunge altro, probabilmente perché non può farlo. Sapevo che gli stregoni avevano avuto dei disguidi con i vampiri, proprio a causa della loro immortalità, del fatto di essere contro natura. I licantropi, almeno, morivano. Richard li interrompe in maniera svelta, desideroso quanto noi di capirci qualcosa.

"Qualcuno potrebbe spiegare anche a noi?"

Lo stregone aggiunge un legno al fuoco, anche se l'umidità nell'aria non aiuta a tenerlo vivo.

"E' un incantesimo che risale ai tempi dei Romani. Quando uno di loro si macchiava di un reato grave allora si ricorreva alla damnatio memoriae, la dannazione della memoria, e il colpevole veniva semplicemente cancellato." Alexander si muove a disagio vicino a me, senza capire.

"Cancellato?"

"Ogni traccia di lui spariva dalla storia. Ogni cosa avesse fatto, scritto, ogni persona che avesse incontrato o ogni cosa con cui era venuto a contatto improvvisamente sparivano o si dimenticavano di averlo mai visto. Per farla breve, la damnatio memoriae non si limitava ad uccidere qualcuno, ma lo svuotava di ogni suo significato. In una società in cui l'onore era tutto, questo destino era peggiore di qualsiasi cosa."

"Wow, e io che pensavo che fossero i barbari quelli violenti." mormoro, guardando verso il vampiro accanto a me. Sono certa che, se potesse impallidire, ora sarebbe ancora più bianco. Elia fa spallucce, come se la cosa non lo toccasse.

"Quando i Tribuni iniziarono ad accorgersi della presenza ingombrante dei vampiri nell'ordine naturale delle cose, migliorarono l'incantesimo per distruggerli. Non solo l'umanità si sarebbe dimenticata di loro, ma avrebbero sofferto le pene dell'Inferno come chiunque altro." Continuo a non capire, e stavolta è Vladimir che mi informa.

"Noi vampiri non andiamo all'Inferno. Il fatto che Stefano abbia pensato di non essere mai morto ne è la prova. Siamo creature del Diavolo, servi fedeli, non abbiamo peccato perché volevamo, siamo stati reclutati dalle Tenebre e non abbiamo l'obbligo di affrontare una pena dopo la morte. Quando uno di noi muore viene congelato in un Limbo fino a quando il nostro Signore non insorgerà, utilizzando la sua armata infernale per dominare l'Universo."

"E ad Alex non va giù che io la passi liscia in questo modo, indovinato?" Elia annuisce in maniera grave. A quel gesto il braccio di Alex ha un fremito, e mi ritrovo ad accarezzarglielo, in un inutile gesto per tranquillizzarlo.

"Da quello che mi avete detto ha già tutto: un vampiro, un licantropo, probabilmente prenderà un umano a caso dal villaggio vicino, il sangue di demone, una strega e un fantasma. Un rappresentante per ogni specie. I Tribuni non distrussero l'incantesimo, o resero solo impossibile da realizzare."

"A quanto pare non abbastanza." sbotta Vlad, lanciando uno sguardo di fuoco allo stregone, che ricambia con gli interessi.

"L'unica cosa che gli manca, oltre ad Alexander, è l'energia della Natura. Serve un fenomeno di una rarità impressionante per completare la damnatio memoriae." Vladimir si passa una mano sul viso, scuotendo la testa.

"Come l'Eclissi Solare che si svolgerà tra due giorni qui in Romania?"

"E tu come lo sai?" chiedo, e per tutta risposta lui alza le spalle.

"Pensavo di vederla. Non ne capitava una da duecento anni, qui. Ho pensato di andare a trovare Alexander e magari invitare i Creed."

"E' per questo che eri in Inghilterra?" Alexander è sorpreso da questa notizia. "Per invitarci al tuo castello?"

"Già. Se lo avessi saputo mi sarei risparmiato la fatica."

Addio Kirsten, e scusatemi. Se avessi saputo come sarebbe andata a finire, mi sarei risparmiato la fatica.

Sobbalzo quando quel ricordo ritorna prepotente nella mia mente, il viso di mio zio nel fango, simile a quello di Alexander in questo momento, ed io che gli pianto una spada in gola insieme a James.

James...

Scuoto la testa, imponendomi di non pensare a lui. Non merita il mio perdono e non lo avrà. Alex mi mette un braccio intorno alle spalle, chiedendomi se sto bene.

"Preoccupati di te, piuttosto." lo sgrido, accettando comunque quel piccolo gesto d'affetto. Perché avrebbe dovuto uccidermi? Che senso ha dopo tutto quello che abbiamo passato per arrivare sino a questo punto? "La soluzione è facile: teniamo lontano Alexander dall'Incantatore fino a quando non sarà passata l'Eclissi, poi risolveremo il resto." Richard si mette seduto, le mani sulle ginocchia.

"E tu credi veramente che ci lascerà tranquilli a vagare nei boschi come una copia indemoniata dell'Allegra Brigata? Ho visto cosa è capace di fare per ottenere ciò che vuole e, credimi, non si farà fermare da un imprevisto. Ho letto la mente di tuo figlio, Kirsten, e già da piccolo è l'essere più intelligente che abbia mai sondato. Immagina come dovrebbe essere la sua versione adulta, infuriata e con alle spalle la Biblioteca dei Tribuni." Alex abbassa lo sguardo, sospirando.

"Se anche ci nascondessimo, farebbe in modo di farci uscire allo scoperto. Potrebbe uccidere gli altri."

"Ne dubito, ha bisogno della loro energia." dice Elia. Vladimir poggia la testa sulle mani giunte, guardandoci grave, poi dice: "Il territorio di Anghel." Richard porta la testa indietro, stufo di nomi bizzarri e della situazione in generale.

"Cos'è? Una trattoria?"

"No. Anghel Petrescu è il capo del branco di licantropi che una volta abitava questa zona del bosco. Quando sono tornato li ho cacciati verso nord."

"Licantropi? Sei pazzo?" chiedo, memore dell'odio che intercorre tra Alex e Kyle, o tra Alex e Cory, o tra Alex e il mondo licantropo in generale. Vladimir però è tremendamente sicuro di quello che sta dicendo.

"E' l'unico posto in cui non ci verrebbe a cercare. Anghel mi deve un favore da quando ho liberato il loro nuovo territorio dai Lican, circa cent'anni fa. Ci ospiterà per due giorni." Alexander si alza, andando verso di lui e puntandogli un dito contro.

"Tu vuoi seriamente mandare tre vampiri esausti e sanguinanti in territorio nemico da... cani deformi che tu stesso hai cacciato da casa loro?" Vladimir non si muove di un millimetro, guardandolo scettico.

"Hai un'idea migliore? Io non credo proprio, e sappi che non ti permetterò di ucciderti." Sbarro gli occhi e Alexander fa lo stesso, per poi abbassare la testa.

"Non ci hai pensato seriamente, vero?" Vedendo che sta in silenzio mi alzo a mia volta, facendolo girare verso di me. "Vero?" Lui non incontra il mio sguardo, limitandosi a stringere i pugni.

"Solo per un attimo." ammette poi, sconcertandomi. Non ci posso credere. Dopo tutta la fatica, dopo tutto quello che abbiamo fatto per evitare che l'Incantatore arrivasse a lui, voleva farla finita in quel modo? Non pensava ad Alex? Non pensava a me? Sentendosi attaccato Alexander alza le mani al cielo, esasperato. "Mettiti nei miei panni, Kirsten. Non mi piace che le persone muoiano a causa mia. Alex non voleva far del male a nessuno, e invece Tania e Liz sono morte e il tuo ex psicopatico è risorto dall'aldilà. Per non parlare del fatto che due clan stanno per essere sterminati perché l'Incantatore è talmente furioso con me da volermi dare la dannazione eterna. E' ovvio che io abbia pensato di farla finita, ma poi mi sono detto che, se l'Incantatore ha fatto tanto per arrivare a me, impedirgli definitivamente di raggiungere il suo scopo sarebbe stata una scelta idiota."

"E sei rimasto in vita solo per questo?" grido, sentendo la mia voce incrinarsi ad ogni sillaba. "Non per Alex. Non per i tuoi amici. Non per me! Perché era più conveniente."

"Sarei morto per voi!"

"Se ti avessimo voluto morto ti avremo dato ad Alex!" Lo spingo via, chinandomi per prendere la giacca sporca sulla quale mi ero seduta e infilandomela con foga, per poi calciare della terra sul fuoco e spegnerlo definitivamente. "Partiamo ora. Vlad, quanto dista Petrescu?"

"Con una velocità da vampiro, tre ore. Con la nostra velocità direi almeno un giorno." Il buio che ci circonda è quasi totale, la luna è l'unica illuminazione che ci è concessa ma è meglio così: non voglio vedere il viso di Alexander in questo momento perché so che lo avrebbe fatto. Si sarebbe ucciso per salvarci, come se non fossimo tutti abbastanza in gamba per cavarcela da soli. Le sue intenzioni erano buone, ma non riesco a mandare giù questa cosa. Non riesco a pensare che un giorno sarebbe potuto svanire nel nulla. Non di nuovo.

Non voglio più immaginare un mondo senza di lui.

e

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