Capitolo 12
"Tu quoque, Brute. Fili mihi."
(Giulius Ceasar, William Shaekspeare.)
Kirsten's POV
Rimango immobile, stringendo la tazza di caffé tra le mani. L'Incantatore mi squadra con un sorrisetto compiaciuto, mentre Michelle picchetta le dita sul tavolo, nervosa.
"Su, parla." dico, quando noto che rimane in silenzio. Il ragazzo si toglie gli occhiali, pulendoli sulla maglietta e poi indossandolo di nuovo.
"Prima di tutto le questioni in sospeso." esclama, quasi estasiato dalle sue stesse parole. "Vladimir è ancora vivo. Mi serve."
"Per cosa? Perché stai facendo tutto questo?" dico, mantenendo un tono calmo.
"Quante domande, anya." Ride, prima che un colpo di tosse lo costringa a fermarsi. Un grumo di sangue schizza la tazza, ma lui si muove a pulirla con un tovagliolo. "Anche io voglio sapere qualcosa."
"Facciamo così. Una risposta per una risposta."
"Wow, adoro gli scambi." dice, battendo le mani come un bambino. Che tipo strano. "Suppongo che tu voglia guardarmi negli occhi per capire se menta o meno."
"Beh, sì." Mi stupisco del fatto che sapesse già quello che stavo per chiedergli, ma ormai dovrei essere abituata a queste piccole abilità. Theodore si toglie gli occhiali, e il colore degli occhi cambia all'istante: il sinistro diventa di un marrone cioccolato, mentre il destro è completamente rosso. Un demone. Un demone...
"Ecco. Adesso veniamo a noi." Si sporge un po' di più sul tavolo, continuando a sorridermi. "Ho bisogno dell'ultimo pezzo per il mio puzzle, e lo hai tu." Alzo un sopracciglio, senza capire. "La Portatrice di Luce. Tu hai ancora un collegamento con lei, e a me serve quel collegamento."
"Cosa vuoi fare?" ringhio, e lui alza le mani.
"E' molto semplice: voglio uccidere Alexander. Credevo si fosse capito."
"Sì, ma perché?"
"Ehi, una cosa alla volta. Tocca a me parlare." Sta per iniziare, ma si volta prontamente verso Michelle, fulminandola con lo sguardo. "Niente incantesimi, strega." Al tavolo affianco al nostro, Tania ed Elisa puntano la loro attenzione su Michelle, che si blocca di colpo, incapace di muoversi. "Ecco. Così va meglio. Dicevo: non voglio farti male, Kirsten. In realtà non ce l'ho con nessuno di voi in particolare. Il mio obiettivo finale è Alexander Flinn. Gli altri, beh, chiamiamoli effetti collaterali necessari, ma non sono un assassino."
"Fatico a crederci."
"Stefano e Cory erano già morti, uccisi da te e dal tuo ragazzo-vampiro, se non sbaglio." Lo guardo con rabbia, colpita nel segno. "Elisa è stata uccisa da Cory, anche se forse ha esagerato. Mentre Tania è stata una necessità, anche se mi è dispiaciuto molto, soprattutto per Caleb."
"Cosa te ne frega di Caleb?"
"Te l'ho detto, Kirsten. Io non voglio farvi male."
Te iubesc... ti voglio bene.
Perché dire una cosa del genere? Per depistarmi, sicuramente. "Mi serve solo il tuo sangue. Me ne basta una siringa."
"Non ti aiuterò ad uccidere Alexander." Lui scuote la testa, sospirando.
"Ho capito. Devo passare alle maniere forti." Schiocca le dita, e Stefano si alza dal tavolo, venendo verso di noi. Il suo sguardo vuoto mi fa rabbrividire, ma la cosa peggiore è quello che ha nelle mani: una magliettina a righe bianche e rosse. "Adesso ha dodici anni. Cresce in fretta. Quanti anni ti sei già persa? Dieci?"
Alex...
Mi si stringe il cuore a quella vista, mentre Stefan torna al suo posto, bevendo un po' della sua Coca-Cola. "Sono sicuro che non vuoi che io uccida tuo figlio, giusto?"
"E' solo un bambino."
"Giusto." ringhia lui, e sembra quasi che si stia alterando. "Solo un bambino. Ma no, cosa dico? Alex non è un bambino. Lui è diverso. Un mostriciattolo, se non erro. Uno scherzo della natura, qualcosa da eliminare, il risultato di un abominio."
"No." urlai, battendo una mano sul tavolo. "Stammi a sentire. Alex è mio figlio. MIO! Non è un mostro, né uno scherzo. Lui è il mio bambino, e tu me lo stai portando via per non so quale motivo. Si può sapere perché cazzo vuoi Alexander morto? Eh? Cosa ti ha fatto?" Mi risiedo, sentendo il cuore battere all'impazzata. L'Incantatore mi guarda con gli occhi bicolori, bevendo ancora.
"Perché lui ha cercato di uccidere me, e quando non c'è riuscito mi ha rinchiuso in un posto che non augurerei neanche al mio peggior nemico. Ho pochi anni, Kirsten, ma lui me li ha rovinati tutti. Ed ora voglio restituirgli il favore. Lasciarlo solo, per poi distruggerlo."
"Perché non ti fai vedere?" chiedo a bruciapelo, ma senza coglierlo di sorpresa. Sicuramente si aspettava questa domanda.
"Amo la mia privacy, e poi voglio che la mia identità sia una sorpresa. Il grande botto per il finale che ho in serbo per Flinn."
"Lui non si ricorda di te. Non ha mai incontrato un mago-vampiro, o qualsiasi cosa tu sia."
"Non mi stupisce, ed è per questo che l'ultima cosa che vedrà dovrà essere la mia faccia. Quella vera, intendo. Perché, quando sarà all'Inferno, l'unica cosa a cui potrà pensare sarà il mio viso."
"Tu sei pazzo." sibilo, e lui batte il bicchiere sul tavolo, facendo tintinnare il ghiaccio.
"Pazzo no. Crudele, intelligente, furbo, vendicativo, forse eccentrico: ma pazzo mai." Si alza dal tavolo, lasciando il conto sul tavolo. "Sono solo molto potente, Cacciatrice." Dal nulla fa apparire una siringa delle dimensioni di un dito, e riesce a centrare subito la vena, prendendo un po' del mio sangue prima che possa ribellarmi. "Fantastico. Ora ho anche questo. Non mi resta che andare a prendere l'ospite d'onore." Si dirige verso il tavolo accanto al nostro, facendo alzare tutti. Mi ha bloccata sulla sedia. Bastardo. "Chissà. Forse se guidate abbastanza forte riuscirete a vedere Alexander per l'ultima volta." Detto questo, si dirige verso l'uscita della caffetteria con il sorriso. Appena varca la soglia, la presa su me e Michelle scompare del tutto, lasciandoci ricadere sul tavolo.
"Dannazione." impreca lei, rialzandosi e portandosi la borsa su una spalla.
"Dobbiamo tornare a casa mia. Prova ad avvertire i ragazzi."
"Già fatto, ma quell'idiota deve aver eretto un campo anti-magia intorno a casa tua. Non posso neanche trasportarmici dentro, cazzo."
"Sali in macchina e guida più forte che puoi." dico, mentre corriamo verso la vettura. Quando arriviamo lì, però, il posto del guidatore è già occupato. Un ragazzo con sciaroa, berretto e occhiali da sole ci osserva, per poi borbottare uno spazientito: "Salite."
"E tu chi diavolo sei?" grido, sull'orlo di una crisi. Lui va un mezzo sorriso, togliendosi con un gesto cappello ed occhiali.
"Scusate le protezioni, ma oggi il sole picchia ed io ho la pelle delicata." Sbarro gli occhi, riconoscendo all'istante quelli castani del vampiro che mi sta osservando.
"Caleb." mormoro, stupita. Lui annuisce, facendoci cenno di muoverci. Saliamo entrambe, e lui parte a tutta velocità, immettendosi nelle strade trafficate con poca grazia. "Cosa ci fai qui?"
"Quando me ne sono andato ho fatto qualche ricerca sull'Incantatore. Mi sono diretto a Roma per parlare con il Concilio, ed ho incontrato anche tuo fratello."
"Non voglio sapere di quel figlio di puttana che..."
"Oh, ricordi tutto. Bene, mi risparmierò la fatica di raccontarti la tua biografia." Sterza verso sinistra, ed io finisco quasi su di lui. "Comunque, anche loro stanno cercando l'Incantatore. Seguono le sue tracce da mesi. A quanto pare questo tizio è apparso dal nulla, come se lo avesse vomitato l'Inferno. Non hanno mai visto nulla di simile a lui."
"Rassicurante come la tua guida." dice Michelle, spalmata sul sedile posteriore.
"Non sanno di tuo figlio, Kirsten, il che mi ha stupito, ma non ho indagato oltre. E' la prima volta che il Concilio si mette in accordo con i cacciatori di demoni per stanare un criminale."
"Intendi i Deimonios?" dico, e lui annuisce.
"Sì, i tizi in pigiama. Quelli di Roma hanno detto che l'Incantatore potrebbe avere una parte demoniaca. Ecco spiegata la grande potenza, ma è sicuramente figlio di un vampiro e di un demone."
"Bene, e da dove può essere uscito qualcosa del genere?" Caccio un urlo quando sfiora la fiancata di un camion.
"Beh, oltre al tuo ragazzo, io conosco solo un'altra persona che è mezzo vampiro e mezzo demone."
"Ah sì? E chi?" Lui mi guarda, senza dire nulla. Non capisco. Chi potrebbe mai...? No. E' impossibile.
"Non mi dirai che..."
"Sì. Proprio così." dice lui, accelerando ancora ed uscendo dall'autostrada. Mi passo le mani tra i capelli, senza capire come possa essere possibile qualcosa del genere.
Madre morta, padre assente. Mi ha cresciuto il migliore amico di mio padre.
Non erano bugie. E' tutto vero. Quell'essere si è divertito a raccontarmi la verità fino a questo momento, ed io ci sono cascata.
"Accelera, Caleb. Dobbiamo arrivare il prima possibile. "
Alexander's POV
Siamo ancora tutti seduti a riflettere, quando il campanello suona di nuovo.
"Finalmente sono arrivate." dico, ma Joshua mi blocca per un braccio, scuotendo la testa.
"Non aprire. Quello è il lupo cattivo." Non capisco le sue fiabesche metafore, ma il campanello continua a suonare.
"Hai un brutto presentimento, amico?" chiede Derek, e lui annuisce, guardingo.
"Pessimo." Il campanello suona di nuovo, mentre Guido, un po' brillo, si limita a rispondere: "Chi è?" urlandolo dalla poltrona. C'è un silenzio assoluto, quasi innaturale, prima di sentire una voce dolorosamente familiare.
"Guido! Guido apri!" Il vampiro sbarra gli occhi, alzandosi subito dalla poltrona e lasciando cadere il drink a terra. Il whisky si sparge per il pavimento, e penso subito che Kirsten ci ucciderà ancora.
"Stefano." sussurra lui, quasi ipnotizzato.
"Guido! Laurance! Apritemi. Sono io." Continua a muovere la maniglia, rinforzata magicamente per impedire a chiunque di romperla o sfondare la porta. Laurance afferra il braccio dell'amico, tirandolo indietro.
"No, Guido. Sta fermo."
"Devo andare ad aprire." Sorride, ma questo è il primo sorriso sincero che io gli abbia mai visto fare. "E' mio fratello ed io devo aprire." dice trasognato, divincolandosi dalla presa. Rick e Joshua lo bloccano per le spalle, scaraventandolo contro il muro, mentre i colpi alla porta divenatavno più insistenti.
"Ehi. Ci siete? Per favore. Aprite!"
"Guido, ascolta." dice Richard, cercando di scavargli nel cervello in modo da depositarci un pensiero. "Stefano non c'è più. E' morto nella Lega. Quello non può essere lui."
"No. E' lui. E' la mia famiglia."
"Siamo noi la tua famiglia, amico." dice Laurance, piazzandosi davanti a lui. Jay e Tom sono vicino alla porta, le spade sguainate in attesa di una nostra mossa. Guido ci osserva tutti, uno ad uno. Gli occhi azzurri sono sbarrati, quasi disperati. Distrutti.
"Guido. Mi stanno seguendo. Sono riuscito a scappare. So che sei lì dentro." Chiudo gli occhi, cercando di ignorare quella voce affranta. Potrebbe anche dire la verità... no. Stefano è solo un'anima senza un corpo, ed è al servizio dell'Incantatore. "Damon. Fratello." Salvatore batte la testa contro al muro, urlando per la frustrazione. "Fratello, ti prego. Non abbandonarmi di nuovo." Ed ecco. Posso quasi sentire la freccia colpire nel segno. Guido si rimpicciolisce all'improvviso, trasformandosi in un corvo e sfuggendo alla presa dei ragazzi. Mi lancio su di lui per afferralo, insieme a Derek e Laurance, ma è troppo veloce. Diventa umano giusto in tempo per afferrare la porta ed aprirla. E davanti a lui c'è... Stefano. C'è veramente solo Stefano. Uno Stefano con guance rigate di lacrime rosse, che guarda suo fratello come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto.
"Stefano." dice Guido, avvicinandosi a lui. Il più piccolo scuote la testa, guardando verso il basso. "Va tutto bene. Sei al sicuro, ora." Guardo meglio le mani di Stefano, e noto che sono strette intorno a qualcosa.
"Guido..." dice, e finalmente torna a guardarlo. "... non voglio." Mentre lo dice, vedo le sue braccia alzarsi. E finalmente capisco cosa sta stringendo. Quello è un paletto! "Mi dispiace."
"Ma cosa stai dicendo?"
"GUIDO! SPOSTATI!" Ma è troppo tardi. Stefano alza il paletto, e sento il rumore della carne lacerata, e del cuore che esplode. E poi un urlo. Josh.
"Rick!" Cosa? Rimango immobile davanti a quella scena. Guido è ancora fermo al suo posto, ma Stefano ora è accanto a lui, immobile, con la mano interamente infilata nello sterno di Richard.
"Finalmente quello stupido telepata è fuori dalle scatole." Stefano scompare nell'istante in cui compare il proprietario di quella sadica voce fuoricampo. Incappucciato in un mantello nero, con solo il ciuffo rosso che sbuca fuori, l'Incantatore fa la sua entrata, con accanto Tania ed Elisa. Richard cade in ginocchio, ancora cosciente.
"Perché?" grido, e sento la rabbia esplodere come una bomba ad orologeria. Lui si volta verso di me, sorridendo.
"Beh, lui era il mio pezzo mancante. Giusto, Richard?" Gli afferra i ricci con una mano, sorridendo sadico.
"Vai all'Inferno, stronzo." dice lui, e allunga una mano, abbassandogli il cappuccio con un gesto netto. L'Incantatore non fa una piega, mentre i capelli mossi gli ricadono sulle spalle. Quell'unico ciuffo rosso adesso gli divide la faccia per metà, ma si affretta a rimetterlo al suo posto.
"Oh, Rick. Ho sempre odiato questo tuo lato da protagonista." Richard lo guarda ad occhi sbarrati, prima che il sangue perso diventi troppo. La pelle si ingrigisce, mentre le vene vuote vengono messe in risalto. Gli occhi diventano completamente bianchi, e lui cade così, senza dire altro. "Perfetto. Tania." La strega si gira, in silenzio. "Porta questo cadavere dove sai. Al resto penseremo noi." Lei annuisce, toccando il braccio di quello che restava del mio amico e sparendo nel nulla. Vorrei muovermi per fare qualcosa, ma sono troppo impegnato a guardare la faccia del mio peggior nemico.
"Allora?" dice lui, facendo un giro su se stesso in modo che tutti possano guardarlo. "Stupiti?"
"Alexander." sussurra Derek, ancora sconvolto per quello che è appena successo. "E' solo una mia impressione, oppure..." La porta si apre di nuovo, e Kirsten e Michelle fanno la loro comparsa, portandosi dietro qualcun altro. Caleb! Lui mi guarda un momento, poi sorride. Vorrei poter ricambiare.
"Oh, benissimo. Ci siete anche voi. Allora direi che possiamo dare inizio allo spettacolo."
"Ti prego. Non farlo." dice Kirsten, avvicinandosi a lui e mettendogli una mano sulla spalla.
"Che stai facendo, stupida?" grido, quando vedo che si sta avvicinando lì di sua spontanea volontà.
"Stupido sarai tu, coglione." mi dice, poi torna a concentrarsi sull'Incantatore. "Tu mi vuoi bene." mormora, accarezzandogli una guancia leggermente scura. Ma cosa... "Tu i vuoi bene, e non mi faresti mai del male." La sua voce è delicata, e la sua mano passa tra i capelli.
"Kirsten!" la chiamo, ma Josh mi ferma con una mano, zittendomi.
"Guarda." Con orrore vedo la mia ragazza che stringe in un abbraccio il tizio che ha appena ucciso uno dei miei migliori amici. E lui ricambia. Ma cosa sta succedendo?
"Mi dispiace, amore. Per qualsiasi cosa ti abbia fatto. Scusaci." Amore?
"Ma se completamente scema?" grido, e l'Incantatore si volta verso di me, fulminandomi con gli occhi bicolori.
"Sei tu l'idiota, Flinn." ringhia, staccandosi da Kirsten e venendo verso di me. "Lo sei sempre stato, e lo sei ancora a tal punto da non riconoscere quello che tu stesso hai rinnegato!" Gli oggetti accanto a me iniziano a tremare, per poi sollevarsi da terra. Il potere che si respira è immenso. Inebriante.
"Chi sei tu?" dico, andandogli talmente vicino da sentire la pelle sfrigolare. Voglio che questa storia si concluda, ed è quello che accadrà oggi. Lui mi afferra il collo con una mano, poggiando la sua fronte sulla mia. All'improvviso nella mia mente si aprono una valanga di assurde immagini, del tutto nuove. Mi vedo con occhi diversi, zuppo di sangue, mentre lascio andare a terra il corpo senza vita di Kirsten.
Cosa? Non ho mai fatto una cosa simile!
Poi c'è solo il fuoco, e una mano pallida tesa. Una cella vuota, con un letto e qualche giocattolo sparso per terra. Uno specchio. Mi sto avvicinando. Ma chi è quello riflesso? Mi stacco con forza, cadendo al suolo.
"Ora hai capito chi sono?" chiede, e nei suoi occhi c'è una luce nuova, come se mostrarmi quelle cose gli avesse tolto troppa energia. Lo guardo di nuovo, e finalmente riconosco quei lineamenti leggermente scuri, e gli occhi bicolori che però, quando li ho imparati a conoscere, erano di un solo colore. La testa mi pulsa, e il rumore di Elisa che neutralizza tutti gli altri presenti nella stanza è solo un eco lontano. "Dì il mio nome, Alexander. Dillo!" urla, sovrastandomi. E' tutto così confuso. I suoi ricordi mi stanno divorando. Così tanta tristezza, rabbia, solitudine. E le voci, poi. Sono troppe, ma dicono tutte la stessa cosa.
Questo ragazzino è un mostro. Va eliminato.
Un mostro. No. Lui non è un mostro. O forse sì? "DILLO, FIGLIO DI PUTTANA!" sbraita, premendomi la suola di una scarpa sulla guancia.
"Alex." sussurro, sentendo il buio che mi divora. "Alexander Theodore." Lui aumenta il peso sulla suola, incrinandomi il cranio.
"Sogni d'oro, papà."
Poi preme.
Un applauso a chi ha indovinato. Credevo di riuscire a farvela ma a quanto pare ho disseminato troppi indizi. Oh beh, succede. Spero di essere riuscita comunque a sorprendervi.
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