XV - Rimarrai qui con me, mio leggiadro sacrificio
Yūri trottò sul proprio cavallo allontanandosi dalla fortezza, lì, dove la casata del cervo ospitava ancora il suo amante assieme al loro figlio di sangue misto. Il cuore l'aveva dilaniato in due parti estreme tra di loro, odio e amore. Gli doleva così tanto dover lasciare da solo il suo Viktor, ancora debilitato. L'umidità gli inumidì i capelli neri; nella mente di Yūri continuava a ripetersi la scena non molto lontana del saluto tra lui e Viktor. E poi la caloria flebile di Yoon, e lo sguardo triste di Yurio.
Per loro -Yūri e Viktor- il cosiddetto amore era tutto ciò che si trovava sul ghiaccio. Yūri lo aveva promesso, a Viktor e a Yoon Bum, un indissolubile patto di sangue che aveva fatto a se stesso per primo. Giurò che in quel ghiaccio tutti e quattro, compreso Yurio, ci sarebbero ritornati.
Fu dura trattenere le lacrime. Yūri era terrorizzato, preoccupato e già nostalgico. L'unica cosa che desiderava era poter star al sicuro assieme alle sue due priorità a cui voleva donare un amore enorme che se trattenuto rischiava di ucciderlo.
Viktor lasciò cadere il braccio stanco lungo il corpo, terminando il proprio saluto educato e cortese indirizzato a Yūri. Sorrise, ma in verità fu una sorta di reazione controversa. In quell'espressione nascondeva il vuoto che lo aveva abbracciato fino a soffocarlo.
Lui doveva prendersi cura di Yoon e Yurio, prendere le giuste decisioni e andarsene immediatamente da quel posto.
A passo veloce, con determinazione combattiva, Targaryen camminò tra i servi del palazzo che alla sua venuta smisero di lavorare e gli porsero un inchino lieve in segno di saluto. Contrariamente alla sua solita gentilezza, Viktor non si fermò nemmeno. I lunghi capelli sciolti gli ondeggiavano dietro le spalle, la sua camminata frettolosa creò un filo d'aria capace di liberargli il viso pallido dai capelli voluminosi. Eppure era sempre bellissimo.
Aveva lasciato Yoon Bum tra le cure del cugino, protetto con estrema rigidità da due guardie Targaryen davanti alla stanza in cui Yurio ed il neonato erano in un certo qual modo segregati, per la loro stessa incolumità.
Viktor scorrazzava con nervosismo per tutto il palazzo da quando Yūri era scomparso nella lontananza del sentiero fangoso. Stava raccogliendo ogni membro della sua scorta reale per prepararsi al viaggio di ritorno a Grande Inverno. Stava per dirigersi verso la camera del bambino e Yurio, quando il suo occhi cadde alle porte d'entrata. Da una grande finestra Viktor quasi si affacciò per vedere meglio e crogiolarsi nella propria collera ed incredulità.
Le pesanti porte erano state chiuse e barricate da una squadra di uomini Baratheon armati ed in guardia.
Viktor non poté credere a ciò che stava accadendo. La prima cosa che gli venne in mente fu quella di salire in groppa a Makkachin e bruciare il palazzo intero. Purtroppo Viktor restava pur sempre un sovrano, ed un gesto simile avrebbe significato l'inizio di una guerra a cui il regno non era per nulla pronto.
Doveva controllare i propri impulsi ed agire con astuzia.
Così andò alla sala del trono, per parlare con Takeshi Baratheon.
Spalancò il pesante portone di legno liquidando i due uomini di guardia con un comando immediato. I passi di Viktor picchiettarono per terra; sul trono era seduta la donna rossa.
«Quale onore altezza.» lo accolse lei con espressione tranquilla, chinando il capo.
«Dove si trova Takeshi.» ringhiò Viktor alzando il mento per mostrarsi più autoritario. Yuko, seduta a gambe accavallate sul trono, non si degnò nemmeno di alzarsi.
«Riposa, vostra grazia.»
«Io sono Viktor Targaryen primo del suo nome, padre dei draghi, il non-bruciato, legittimo erede al trono di spade. Tu, strega, non osare rivolgerti a me con un tono di simile superbia.» gli disse l'albino. I suoi occhi chiari bruciavano come due fiamme indomabili.
«Chiedo venia.» continuò lei con la solita modestia.
Viktor le si piazzò davanti con un movimento veloce. Non ci fu ferita capace di placarlo, nessun dolore, solo collera a guidarlo. Spintonò Yuko per un braccio, costringendola a mettersi in piedi con forza. Quando entrambi furono faccia a faccia, Viktor le prese il viso in una mano con ferocia dolorosa. Yuko gemette ma non mostrò altra emozione se non quella presentata a Viktor da quando era entrato.
«Non mi importa chi lo farà, se Takeshi, JJ o te, ma sarà meglio per questa casata aprire immediatamente le porte e lasciar andare via me e i miei uomini.» la minaccia di Viktor avrebbe messo paura a chiunque.
Yuko però vi sorrise, ignorando il dolore al viso arrossato dalle dita del sovrano.
«Non hai specificato di voler portare anche l'infante.»
Quell'affermazione confermò ogni dubbio e sospetto di Viktor. Tutto era stato colpa di quella donna, persino architettare l'invito al loro palazzo. Era stato uno stupido, non avrebbe mai dovuto cascare in quella trappola.
«Potrei farti impiccare per tutto ciò.»
«Credo proprio che dovresti.»
Viktor la spintonò con violenza, facendola tornare a sedere scompostamente sul trono.
«Forse non rammenti il mio drago.» le disse Viktor chinandosi di poco all'altezza di Yuko.
«Povero ingenuo, credi davvero che non abbia pensato anche a lui?»
Viktor sbatté con forza una mano contro lo schienale di legno del trono, facendo sobbalzare Yuko sul posto. Il colpo dell'uomo la sfiorò appena.
«Annienterò la casata Baratheon, i sette regni non dimenticheranno le vostre azioni. Vi ridurrò a qualche pugno di cenere.»
Yuko schioccò la lingua tra i denti, dischiudendo lentamente le labbra.
«Provaci, re d'argento.» disse.
Viktor trattenne l'irrefrenabile impulso di colpire la donna in viso. La fulminò con lo sguardo e poi andò via da quella sala in cui l'eco rimbombava tra le pareti fredde. Con ira e nervosismo, nemmeno il dolore della cicatrice ancora fresca fu capace di allentare i suoi passi decisi e veloci.
Viktor uscì dalla fortezza; alzò gli occhi al cielo grigiastro e umido, socchiudendo gli occhi infastidito dal debole sole bianco.
Scrutò attentamente sopra la propria tetsa, alla ricerca del possente drago.
«Makkachin!» urlò, chiamando la bestia. Alzò la voce più che poté nel tentativo di richiamare Makkachin, un'altra volta, ancora e ancora. Del drago nemmeno l'ombra.
Fuori di se, Viktor si diresse verso le porte barricate. Gli uomini della casata Baratheon lo fermarono immediatamente, oltraggiandolo e aumentando ancor di più l'ira di Viktor.
«Vi ordino di lasciarmi passare.» disse con tono autoritario.
«Seguiamo solamente gli ordini di Takeshi Baratheon.» rispose uno degli uomini.
«State parlando con il legittimo erede al trono di spade, aprite immediatamente le porte!»
Tutti rimasero in silenzio.
Viktor non attese altro. Cercò di spingere le pesanti porte, dimenandosi dalla forza delle guardie intente a fermarlo. Troppo debole e dolorante per continuare a combattere, Viktor si lasciò spingere via da quelle mani prepotenti. Barcollò quattro passi indietro, respirando a fatica. I capelli gli si scompigliarono in modo selvaggio.
Gemette per il dolore alla ferita e si divincolò dalla forza che lo respinse ancora e ancora, fissando con astio e ira quegli uomini; non disse nulla, ritenne opportuno risparmiarsi una minaccia qualunque.
Girò le spalle e camminò con fare zoppo verso la fortezza.
Quando Yurio lo vide venire verso di se con quell'aspetto disastroso gli si gelò il sangue per il terrore di qualcosa di terribile. Viktor lo rassicurò, smistando velocemente tra le proprie vesti eleganti.
«Dovresti ridurre tutto in cenere, così avremo modo di andarcene!» disse Yurio, spaventato dalla notizia che Viktor gli aveva dato, riguardo al fatto che Yuko non gli permetteva di lasciare quel territorio.
«Makkachin è scomparso, la puttana rossa gli ha fatto qualcosa.» gli rispose Viktor. Con gli occhi lucidi e la fronte sudata, continuando a cercare nervosamente tra la propria roba.
Yurio gesticolò, rendendo sorde le parole di ansia che non riuscirono a trovare un suono.
Di colpo Viktor si raddrizzò, avendo trovato ciò che stava disperatamente cercando.
Due daghe, una d'oro e una d'argento, forgiate nel fuoco di Makkachin. Splendenti e affilate, probabilmente mai utilizzate.
Viktor diede a Yurio quella dorata, con uno zaffiro incastonato nell'impugnatura, mentre lui tenne l'arma d'argento, adornata da un grosso rubino.
Con sguardo confuso e sgomentato, il biondo cercò spiegazioni negli occhi chiari di Viktor.
«Siamo in pericolo nonostante le guardie. Questo ti servirà a proteggerti.» più alto, Targaryen gli respirò sulla fronte, stringendogli le mani sottili, in cui Yurio impugnava la daga.
L'adolescente annuì, serrando la mascella. Viktor gli prese il viso tra le mani, spingendolo verso di se. Baciò con forza la fronte di Yurio, stringendolo poi tra le proprie braccia paterne.
«Vitya, voglio tornare a casa.» mormorò Yurio. Raramente aveva l'abitudine di chiamare il cugino con quello pseudonimo storpiato dal nome originale.
«Ci ritorneremo, tutti quanti. Te lo prometto.» Viktor gli accarezzò i capelli morbidi.
Yoon Bum iniziò a piangere, con un verso delicato. Immediatamente l'istinto di Viktor lo indirizzò dal figlio.
Lo prese in braccio ed iniziò a cullarlo, accarezzandogli le guance con i polpastrelli.
Targaryen non poté fare a meno di sorridere non appena vide il neonato calmarsi e smettere di vagire.
Lo amava talmente tanto, era una parte fondamentale della sua entità, il suo cuore, il suo sangue, la sua carne intera. Guardare Yoon, però, gli faceva sentire sempre di più la mancanza del suo amato.
Viktor non lo disse ad alta voce, ma lo pensò così forte da sentire le parole sulle labbra pallide. Somigliava così tanto a Yūri, il suo amore Viktor era riuscito in un certo senso a materializzarlo e renderlo uguale a Yūri.
La sacerdotessa rossa aveva cercato di creare qualcosa di maligno, ma l'amore di quell'atto sessuale di concepimento aveva travolto talmente tanto il malefico da farlo fallire in parte.
Viktor ne era certo, Yoon non era un terribile presagio. Quando Yūri li avrebbe stretti tra le proprie braccia tutto si sarebbe illuminato.
Dopo il matrimonio combinato con la figlia degli Stark Viktor avrebbe fatto in modo di portare a Roccia del Drago anche Yūri e Yoon. Era sicuro, certo che il rapporto tra lui e Yūri sarebbe durato nonostante il loro segreto, tutto nascosto ma tenuto unito da quel bambino a cui Viktor avrebbe lasciato ogni cosa.
Pensare a tutto ciò gli dava speranza, ed una tenacia indistruttibile.
Baciò Yoon Bum sul capo pieno di capelli neri. Lo lasciò in custodia tra le braccia di Yurio e tenne gelosamente l'arma nascosta sotto gli abiti.
Tornò nuovamente da Yuko, seminuda nella sala del trono affacciata ad una finestra. Era accerchiata da quattro fuochi accesi.
Non si voltò nemmeno per constatare che Viktor fosse vicino a lei.
«Qual buon vento ti porta qui, mio signore?» domandò, sciogliendo i capelli corti.
«Vorrei patteggiare.»
Yuko emise un verso d'approvazione, voltandosi. I seni abbondanti trasparivano attraverso il tessuto semitrasparente di lino.
«Allora hai ben capito, padre dei draghi.» disse lei, alzando il capo in un gesto di superiorità.
«Dimmi quello che vuoi.» Viktor ebbe un'enorme paura a pronunciare quelle parole, a sangue freddo.
Yuko allungò una mano verso il viso di Viktor. Gli lisciò una ciocca albina di capelli mossi, accarezzandola fino alla fine della sua maestosa lunghezza. Si inumidì le labbra rosse e poi sorrise piano.
«I tuoi capelli.»
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