Vecchie conoscenze [3/3]

All'uscita dal campo del fuoco, scorse subito la testa rossa di Noriko in lontananza. Se ne stava sotto il porticato, appoggiata con la spalla alla colonna, in bilico su una gamba sola, come se si stesse annoiando a guardare l'allenamento di lotta. Nemeria si fermò per lasciare la shamshir in armeria, prima di raggiungerla.

- Hai fatto di nuovo arrabbiare Roshanai. – disse Noriko.

- Roshanai è sempre arrabbiata. –

- Tu non fai altro che provocarla. –

- È lei che mi istiga. Non posso prenderla a sberle, quindi mi limito a prenderla in giro. –

- E così lei ti riempie di esercizi fa fare. – sospirò e si staccò dalla colonna, - Seguimi. La stanza di Sayuri è di sopra. –

Salirono al secondo piano, proseguirono fino a un corridoio sulla destra. Sulla parete che faceva angolo, incisa direttamente nel laterizio, c'era la scritta "Mintaqa syad," area dei maestri. Noriko si fermò davanti alla prima porta che, subito, si schiuse. - Lǎoshī? –

- Avanti. –

Sayuri le attendeva inginocchiata davanti a un basso altare di legno, con fregi floreali intagliati nelle gambe. Il profumo dell'incenso aveva riempito la stanza, assieme a quello dei tulipani, sistemati sotto la finestra. Nemeria seguì l'esempio di Noriko e si tolse le scarpe sulla soglia prima di accomodarsi davanti al grande tavolo quadrato. Sayuri infilò un bastoncino fumante in una tazza di ceramica, giunse le mani davanti al naso e chinò il capo, pronunciando una preghiera a bassa voce, una nenia cantata come se nella stanza ci fosse solo lei. Quando si alzò, prese la teiera al centro e si approssimò a quelle che, agli occhi di Nemeria, sembravano delle ciotole più che delle tazze.

- Si chiamano chawan, sono tipiche del Chin. – le spiegò Noriko.

- Somigliano a quelle di Arsalan e Asuka. –

- L'Ukiyo-e il Chin hanno rapporti commerciali da tempi immemori. –

Picchiettò il tavolo con l'indice e col medio due volte. A quel gesto Sayuri, smise di versare e passò a riempire la tazza di Nemeria: - Dimmi quando basta. –

Il contatto dell'acqua bollente con le foglie essiccate liberò un delicato profumo di gelsomino che si mescolò, sovrapponendosi, a quello del crisantemo. Nemeria inspirò a pieni polmoni, riempiendosi il naso di quel nuovo buon odore. - Va bene così, grazie. –

Sayuri versò il resto nella sua tazza e si sedette: - La mia túdì mi ha detto che desideravi parlarmi. –

- Sì, avrei delle domande da farvi. –

- A che riguardo? –

Nemeria guardò Noriko e poi prese un bel respiro: - Io credo di... di saper dominare anche l'aria. –

- Pensi? –

- Sì, no, in realtà ne sono sicura. È solo che è complicato. –

Sayuri socchiuse le palpebre, sorseggiando il tè. Anche se Nemeria si sentiva sudare le mani, vederla così calma le infuse il coraggio necessario per andare avanti: - Non so come, ieri mi sono ritrovata dentro la testa di Batuffolo, il mio caracal. Non so come sia successo. Prima ero appoggiata alla parete e dopo guardavo me stessa dal basso. E anche le emozioni... erano tutte confuse. Erano mie, erano sue e poi si sono unite e quello che provavo io lo provava anche lui. –

- E poi sei tornata in te con le tue forze? –

- No. È stato merito di Noriko. –

- Capisco. – spostò lo sguardo sulla finestra e rimase a guardare fuori per un po', senza aggiungere altro, - Quindi anche tu sei come me. –

Nemeria aggrottò le sopracciglia. Chiuse la bocca prima di rispondere e osservò, sbalordita, la piccola fiammella che scoppiettava sul palmo della syad: - Voi siete un mazduj. – mormorò.

L'accenno di un sorriso balenò sulle labbra di Sayuri: - L'ho scoperto quando avevo la tua età. Ho toccato una balla di fieno e il fuoco è divampato fuori dal mio controllo. Sono riuscita a domare l'incendio solo grazie a mia sorella. – chiuse la mano e la fiammella emise una specie di basso ruggito prima di spegnersi, - Aria e fuoco... una combinazione interessante, quanto prevedibile. –

- Koosha e gli altri sanno cosa sei? –

- Solo lui ed è meglio così. –

Nemeria annuì. Spostò la sua attenzione sul fumo che si alzava dal beccuccio della teiera. Ora capiva perché era stata lei a prendersi in carico lei e Durga, perché sapeva come addestrarle: - Ne parlerai con qualcuno? –

- Lo avrei fatto se fosse stato strettamente necessario. Il Consorzio non desidera altro che altre cavie per i suoi studi. Per quel che posso, cerco di fornirgliene il meno possibile. –

A sentir nominare il Consorzio, Nemeria ebbe un brivido. D'istinto, si massaggiò le braccia per appianare la pelle d'oca.

Noriko le strinse la mano, una presa salda e confortante come solo le sue potevano essere. - Non ci andrai. Se starai attenta e imparerai a controllarlo, non ti accadrà nulla. –

Io farò in modo che non ti accada nulla.

Nemeria sentì quelle parole come se le avesse pronunciate ad alta voce, anche se Noriko non aveva aperto bocca. La forza che le trasmisero era vera, reale quanto il tavolo e la tazza che stringeva tra le mani.

Sayuri si alzò e si mise davanti alla finestra, dita legate dietro la schiena. Nell'ultimo anno si era lasciata crescere i capelli e ora li portava legati in uno chignon sulla parte alta della nuca, tenuto immobile da diversi spilloni, tutti in tinta con l'hanfu blu. - Non ti posso prendere come mia allieva, desterebbe troppi sospetti. Però potremmo incontrarci fuori dalla Scuola. Ora che avete una casa vostra, non sarà difficile. -

- E con Batuffolo? Come dovrei fare? -

- La cosa migliore sarebbe toccarlo il meno possibile. Di solito gli animali non hanno né la forza né la volontà di appropriarsi delle menti altrui. Quel che ti è successo, anche è molto particolare. Devi esserci molto affezionata. –

- Lo sono, sì. L'ho trovato nella spazzatura quattro anni fa e da quando ho vinto il torneo è stato sempre con me. – sorrise, ripensando a quanto era piccolo all'epoca, - È parte della mia famiglia, ormai, assieme a Noriko e Durga. –

- Ti dovrai comunque sforzare di stargli lontano in ogni caso. Se non avete altro da chiedermi, vi accompagno alla porta. –

- Cosa... desiderate in cambio del vostro aiuto? –

Sayuri girò dapprima la testa, poi tutta se stessa. La pausa tra i due movimenti fu minima e, forse, Nemeria non se ne sarebbe nemmeno accorta se non fosse stata concentrata su di lei: - Non voglio niente che tu mi possa dare. –

- Non si deve fare scrupoli a chiedere. Ho del denaro da parte e... -

La syad la fermò con un gesto stizzito della mano: - Se proprio ci tenete a ringraziarmi, portatemi dei fiori freschi qualche volta. Ora però andate. –

La porta si aprì, accompagnata da una brezza gentile e controllata. Noriko fece un inchino e dopo che Nemeria ebbe fatto altrettanto, la prese sottobraccio e la trascinò fuori. Quando furono fuori, il vento invertì di rotta. La luce che filtrava dalle loro spalle si assottigliò fino a svanire, abbandonandole nella penombra aranciata del pomeriggio.

- Tu lo sapevi che era una mazduj. – disse Nemeria.

- È il motivo per cui ti ho detto che poteva aiutarci. –

Intrecciò le dita dietro la nuca e seguì affiancò Noriko: - Sì, ma da cosa lo avevi capito? E non dirmi che sono poco attenta ai dettagli, che questa volta non è solo colpa mia. –

- Mi sono allenata con lei per quattro anni. Ho avuto modo di notare diversi dettagli che me lo hanno fatto intendere. –

- Di che genere? –

Noriko lanciò un'occhiata obliqua a due ragazze le passarono accanto. - Te lo racconto quando arriviamo a casa. Non mi fido a parlarne in pubblico. –

Uscirono nel cortile centrale e si diressero verso il secondo ingresso. I soldati gettarono loro appena uno sguardo e poi quello nella guardiola abbassò una leva sul muro. Lo stridio di catene e ingranaggi rimbalzò tra i muri, sovrastando lo sbuffo delle porte che si aprivano.

- Direi che dobbiamo passare a prendere le lenti nuove e poi? Hai bisogno d'altro? –

- Direi di passare da Mahasti a prendere appuntamento. Ho bisogno di farmi tingere di nuovo i capelli. Ah, e poi potremmo passare anche da Arsalan? Vorrei chiedergli se faccio ancora in tempo a cambiare tatuaggio. –

- Va bene. Hai fame? –

Il brontolio della sua pancia rispose al suo posto e Noriko alzò gli occhi al cielo: - Va bene, passiamo prima a prendere qualcosa da mangiare. –

Seguirono la strada maestra e si fermarono a una bancarella che vendeva simit. Erano ancora caldi e quelli che scelsero aveva fin troppi semi di sesamo sopra. Lo mangiarono camminando, scambiandosi giusto qualche battuta di tanto in tanto. Stavano discutendo di quanto poco fosse sopportabile il caldo degli ultimi giorni, quando Nemeria si fermò davanti a un negozio. L'insegna con l'effige di un semplice martello oscillava appena al vento. Era lucida, nuova come fosse stata appena appesa.

- Non ha aperto da molto. Non ci sono mai stata. – disse Noriko.

- Io non l'avevo notato, ma, vabbè, questa non è una novità. – si annusò le dita e le strofinò sui calzoni per sfregare via un po' dell'odore di formaggio, - Entriamo a farci un giro? Tanto non abbiamo fretta. –

- Anche ti dicessi il contrario, entreresti. –

L'ambiente all'interno era piuttosto angusto, più largo che profondo, con il lastricato di pietre nere e lisce. Nemeria passeggiò per la stanza, guardando le armi affisse al muro al di là delle grate di ferro.

"Non male, non male davvero." pensò, mentre rimirava il leone d'oro che decorava il pomolo di una daga. – Secondo te, i denti sono inserti in madreperla o avorio? –

- Avorio. -

 Non era stata Noriko a rispondere, ma Nemeria conosceva quella voce. Si girò piano e si ritrovò faccia a faccia con un ragazzo con mani e viso sporchi di fuliggine. Lui smise di pulirsi e lasciò cadere il panno a terra, gli occhi – neri, come quelli di suo fratello- sgranati, accesi dallo stupore.

- Sei... sei davvero tu? – mormorò.

Nemeria tenne le mani davanti alla bocca ancora qualche secondo. Sorrise e sentì gli occhi riempirsi di lacrime: - Hami. – riuscì a dire, prima che lui la abbracciasse.

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