Sensazioni improvvise [2/3]

Quando entrò, Noriko stava appaiando le scarpe. Le ante degli armadi erano aperte e tutti i vestiti erano stati piegati e impilati in ordine sul letto.

- Ah, hai già fatto? - Nemeria raccolse il gomitolo di pezza di Batuffolo e lo adagiò tra le sue cose.

- Ci stavi mettendo troppo, così ho provveduto da me. Prima di andare a fare colazione, controlla che ci sia tutto. -

- Figurati se ti sei dimenticata qualcosa. -

L'occhiata tagliente di Noriko la convinse a obbedire. Irritare la sua compagna non era certo una buona idea, soprattutto la mattina prima di colazione.

- Sai chi ho incontrato ai bagni? -

- Non lo so. -

- Durga. - Si inginocchiò per guardare sotto il letto e raccolse un nastro ingrigito alla polvere e smangiucchiato da Batuffolo. Se lo annodò attorno al polso e si spostò per controllare l'armadio, - Adesso che andiamo ad abitare da sole, potremmo invitarla qualche volta. -

- Se invitiamo lei, dovremo invitare anche Ahhotep e tu la odi. -

- Non la odio. Semplicemente non la sopporto, è ben diverso. -

- Rimane il fatto che verrebbe anche lei. -

Nemeria sbuffò. Prese la cesta con Batuffolo dentro e la spostò sul letto. Non la poteva proprio soffrire, Ahhotep. Se Durga stava in quelle condizioni, era solo colpa sua. Strinse il pugno, soffocando lo scaturirsi di una fiamma, e trasse un profondo respiro.

- Andiamo a mangiare. Ho davvero fame stamattina. -

Scesero al piano terra e seguirono il corridoio fino a una doppia porta bloccata da due grosse teste di leone.

Il refettorio, a quell'ora, era ancora silenzioso. C'erano giusto un paio di sparuti gladiatori mattinieri, tutti troppo intenti a mangiare per accorgersi di loro. Come al solito, Nemeria andò a prendere posto al tavolo sulla destra, quello lontano dagli altri, mentre Noriko si occupò di riempire i vassoi.

- Vedo che ti sei ripresa bene da ieri notte. - constatò, quando tornò a sedersi.

- La testa mi fa ancora male, ma niente di insopportabile. Il bagno mi fatto bene. - prese un cucchiaio abbondante di miele e lo mise nel suo yogurt assieme ai cereali, - Ti ho disturbato ieri notte? -

- Non mi disturbi mai. -

- Dai, hai capito cosa intendo. -

Noriko scosse la testa e si spalmò un po' di formaggio di capra sul pane. Si era presa l'insalata d'orzo, ma non la mangiava mai per prima.

- No, sei stata silenziosa. Però dobbiamo risolvere il problema prima possibile. -

- Sì, me lo hai già detto. Piuttosto, non mi hai detto che ne pensi dei nostri nuovi possibili sponsor. -

- Come ci diceva Ehsan, entrambe le parti ne guadagnerebbero. Bisogna vedere se Tyrron è riuscito a convincere Atash. -

- Sai che ho l'impressione di aver già visto la moglie? -

- Possibile. Da quello che mi diceva Ehsan, sono degli assidui frequentatori dell'arena. Più lui, in realtà. Avani si limita a seguirlo. -

- Quindi non sono diventata pazza. - Si pulì le labbra e sorseggiò l'absaiyah con una smorfia disgustata. Non si sarebbe mai abituata a quel saporaccio, - Ricapitoliamo: casa nostra sarà vicino a casa di Tyrron e dovremo provvedere a tutto noi, giusto? -

- È più probabile che ci affianchi qualcuno che provveda alla parte legale. Questo significa che tratterrà un'altra parte dei nostri incassi. -

- Non l'avevo considerata da questa prospettiva. -

Noriko bevve un bicchiere di latte e si mise davanti l'insalata d'orzo: - Tyrron non fa mai niente per niente. Se ha deciso di darci questa libertà, significa che pensa di ricavarne qualcosa. -

Aprì la bocca per aggiungere altro, ma la richiuse subito con uno schiocco. Nemeria si girò e seguì la traiettoria del suo sguardo fino a incontrare quello di Abayomi. Lui fece un cenno a Zahra in direzione del buffet e si avvicinò al loro tavolo. Quando si stravaccò sulla sedia vicino a Noriko, la pelle attorno alle labbra si accartocciò in un ghigno: - Buongiorno, ragazze. Come mai così mattiniere? -

- Levati dal cazzo, Abayomi. -

- Nemeria, Nemeria, ma che turpiloquio. Non si addice a una signorina in età da marito come te. - si protese verso di lei, appoggiando il mento sul pugno chiuso per poi abbassare lo sguardo, - Sono stupito. Fai tanti soldi quanti ne faccio io e ancora porti quel sasso al collo. Oppure devo supporre che le voci che girano su di te siano false? -

- Puoi supporre quello che vuoi, basta che te ne vai. -

- Ma dai, non fare così. Mi preoccupo solo per te. Sono pur sempre stato il tuo primo mentore, è mio dovere morale pensare al tuo bene. -

Rise della sua stessa battuta e indicò a Zahra uno dei tavoli vicino alla cucina, il più lontano dall'entrata. Senza protestare, la Dominatrice della terra posò lì i due vassoi e si sedette schiena al muro, gli occhi rossi puntati sul loro tavolo. Il massiccio collare dorato si innalzava fin sotto il mento, grosso e pesante come i bracciali d'oricalco sui polsi.

- Scusate se non ho invitato la mia amata Zahra, ma stamattina è piuttosto nervosa. Sai com'è, no? Anche se si è liberata di quel piccolo problemino, la luna le gioca ancora brutti scherzi. - si mise una mano sulla fronte e corrugò sopracciglia e bocca in un'espressione dispiaciuta, - Oh, perdonami, sono stato insensibile. E dire che mi ero ripromesso di non affrontare questo argomento con te. -

Noriko scattò in piedi e lo afferrò per la spalla prima che si allontanasse. Abayomi alzò le mani, arricciando il naso in una smorfia di dolore. Nemeria lo fissava senza sapere che dire, disarmata persino della sua rabbia: - Chi... chi te lo ha detto? -

- Ah, allora le voci che ha sentito Zahra sono vere. - Abayomi digrignò i denti quando Noriko strinse la presa. Le vene emergevano come cordoni sotto la pelle per quanto forza ci stava mettendo, - Ma non ti crucciare, farò in modo che nessuno lo sappia al di fuori della Scuola. -

Nemeria non resistette più. Si alzò e ribaltò la sedia. Uscì quasi correndo dal refettorio, fece le scale a due a due e si sbatté alle spalle la porta della camera. Si era rimpicciolita? Le pareti, le pareva, si erano fatte più vicine. Si sentiva mancare l'aria. Batuffolo corse da lei quando si afflosciò a terra e le si accoccolò in grembo, cominciando a fare le fusa.

Tristezza, tanta tristezza. Batto la zampa lì perché è lì che lei ha male.

Nemeria sbatté le palpebre e si asciugò gli occhi. Sentiva il cuore del caracal nelle orecchie, il battito sovrapposto e allineato al suo come se lo avesse nel petto. Il pulsare ritmico contro sua mano aumentò d'intensità e si tramutò nel battito di un tamburo. Scacciò tutti i mondi, quello dentro e quello fuori di lei.

Via. Via, tutto. Mi alzo sulle zampe e mi allungo, leccando via l'acqua che le esce dagli occhi. È salata e pizzica sulla lingua. Le prendo tutte. La sua tristezza è tutta dentro quell'acqua lì.

- Nemeria. -

La ragazza rossa si avvicina. Si siede vicino e le mette un braccio sulle spalle. È calma, ma puzza di rabbia.

- Nemeria. -

Acido. La paura è acida. Salto giù e lei, la ragazza rossa, la scuote. Ci scuote.

- Torna indietro. -

Ci guarda e ci afferra. Mordiamo, graffiamo, non vogliamo dividerci. Ci deve lasciare andare. Ci gira e noi chiudiamo gli occhi. Qui è caldo, qui è casa.

- No! -

Preme ed entra nella nostra mente. Una tigre rossa con gli occhi azzurri. Corriamo e lei ci insegue. Il vento ci soffia contro come in una tempesta. Ci raggiunge in un balzo e ci schiaccia a terra.

- Non è questo il tuo posto. -

La sua zampa diventa una mano e la affonda nel nostro petto.

Nemeria spalancò gli occhi e si inarcò contro il muro, inspirando aria da bocca e naso. Il corpo le formicolava, non solo le dita delle mani e dei piedi. Era un vestito di lana mal trattata troppo grande e pesante.

- Vieni, appoggiati. -

Noriko la prese sottobraccio e Nemeria provò a piegare le gambe. L'impulso della volontà si diffuse nei nervi, ma li percepì reagire lentamente, come al risveglio. Appoggiò le mani sulle cosce e fece forza per aiutare le ginocchia ad alzare il resto. La distensione e contrazione dei muscoli quando si mise in piedi le causarono una fitta alla tempia.

"Cosa è successo?"

La domanda rimase pensiero. Aveva mosso la bocca, ma non aveva emesso alcun suono.

Noriko l'aiutò a sedersi sul letto e le passò la mano sulla schiena. Nell'altro braccio teneva un Batuffolo addormentato, con le zampe a penzoloni e la coda che dondolava nel vuoto come un serpente. Nemeria non riusciva a smettere di fissarlo. Semplicemente, ogni volta che provava ad alzare lo sguardo, i suoi occhi non percorrevano che un tratto al di sopra della sua figura prima di appuntarsi ancora su di lui.

- No. Guardami. - ordinò Noriko, adagiò il caracal dietro di sé, e le mise le mani ai lati della testa, - Cosa mi volevi chiedere prima? -

Nemeria chiuse i pugni sulle ginocchia. Il bisogno di vedere Batuffolo era forte e le rendeva difficile pensare. Le parole nella sua testa erano cadute a terra, stropicciate come pergamene usate. Le raccolse con attenzione e, con la stessa cura, le stese sulla lingua: - Che cosa è successo? -

- Sei entrata dentro la palla di pelo. La sua mente e la tua mente sono diventate una cosa sola. -

- Io... io non ne sono capace. -

- Evidentemente qualcosa è cambiato. – Noriko le spostò una ciocca dietro l'orecchio e si abbandonò a un sospiro, - Adesso ascoltami. A breve arriverà Morad per darci una mano nel trasloco. Io metterò la palla di pelo nella gabbia e la coprirò con un telo sottile. -

- Ma a Batuf... -

- Sta ancora dormendo e non credo si sveglierà presto. -

L'angoscia le piantò gli artigli nel cuore: - Perché? Che cosa gli hai fatto? -

- Vi ho dovuti dividere con la forza. Per lui, che ti ospitava dentro di sé, è stato molto traumatico. Nulla che un lungo sonno non possa guarire, però. - Si alzò, prese Batuffolo con entrambe le mani e lo adagiò nella sua gabbietta.

A Nemeria parve che stesse avvolgendo il pareo attorno alla sua testa, che sul fondo ammorbidito dalla paglia si fosse raggomitolata lei.

- Perché? -

- Perché ti devi riabituare a stare nel tuo corpo. -

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