Sensazioni improvvise [1/3]

Vivere è un'arte che assomiglia più alla lotta che alla danza, perché bisogna sempre tenersi pronti e saldi contro i colpi che ci arrivano imprevisti.

(Marco Aurelio)

- Nemeria? -

Nemeria rotolò supina, girò la testa e aprì piano gli occhi. Noriko ronzava da un baule all'altro come un'ape all'inizio della primavera. Piegò la tunica che teneva sottobraccio e la depose sul letto, sulla pila più alta, prima di infilare la testa nell'armadio e riemergere con una clamide arancione. Per qualche strana congiunzione astrale, Batuffolo dormiva raggomitolato nella sua cuccia, incurante di tutto e di tutti.

- Alzati. A breve arriverà Morad per darci una mano col trasloco. Ho già fatto quasi tutto, ma tu devi andare a far colazione e renderti presentabile. -

- Trasloco? -

- Sì. Oggi ce ne andiamo nel nostro nuovo appartamento. -

Nemeria si strofinò il naso e, prima che il sonno l'assalisse di nuovo, si diede slancio per mettersi su a sedere. Sbatté le palpebre fino a snebbiare la vista, per poi passarsi le mani sul viso e tra i capelli. Per la Madre, quanto aveva bevuto la sera prima?

- Abbastanza. -

Noriko le passò davanti e si inginocchiò per sistemare in mezzo agli abiti la scatoletta dei trucchi e il cofanetto dei gioielli.

- E non guardami così. Non ti ho rimproverato nulla. -

- Non serve che tu lo faccia, ho già la testa che mi sta mostrando quanto sia stata stupida. -

- Non sei stupida. Fai solo... fatica a controllarti. -

- Che è la stessa cosa. -

Si prese la testa tra le mani e si massaggiò all'altezza delle tempie, lì dove sentiva la vena pulsare sotto le dita. Fece un respiro profondo, inghiottì l'aria e si obbligò a tirarsi in piedi. Era sicura che se le boe avessero avuto mente e anima, avrebbero avuto la stessa forte nausea che aveva lei in quel momento.

- Hai bisogno di una mano? - le domandò Noriko.

- No, sto bene. - si batté in fretta le mani sulle guance e si sgranchì le ginocchia, - Posso farcela. Non è la prima né l'ultima sbronza che mi prendo. -

- Sicura? -

- Tranquilla. Tu finisci di preparare la roba, io intanto vado a lavarmi. -

L'aria dei bagni le inumidì il viso non appena si chiuse la porta alle spalle. Nemeria si prese giusto un momento per assaporare il piacevole silenzio che li permeava prima di piegare la tunica e abbandonarsi nella vasca d'acqua tiepida.

Reclinò la testa all'indietro e si appoggiò il pestemal caldo sulla fronte, lasciando i capelli a galleggiare sul pelo dell'acqua. Erano diventati molto lunghi, non come quelli di Noriko, ma rispetto a qualche mese prima ne poteva sentire la carezza anche sui seni e lungo le spalle. Prese una ciocca tra le dita e la sollevò, scrutandola dalla fessura tra le ciglia e l'asciugamano.

"Il pettine, ecco che cosa mi sono dimenticata."

Sbuffò così forte che buona parte dell'acqua che appesantiva i capelli le ricadde in grosse gocce sulla faccia. Ecco, quello poteva costituire un gran bel problema, soprattutto se per qualche strana casualità assieme a Morad e Bahar ci fosse stato anche Ehsan. Non osava immaginare quanto sarebbe potuto peggiorare il suo mal di testa se si fosse presentata spettinata.

- Scommetto che ti sei dimenticata il pettine anche stavolta. -

Nemeria si tolse il pestemal dalla fronte e roteò gli occhi fino a incontrare il profilo di Durga. La seguì con lo sguardo finché non si piegò sopra di lei e le prese il viso tra le mani. Un sipario di riccioli e treccine sfatte le ricadde sul viso.

- Hai un alito terribile, Nem, lasciatelo dire. -

- Non è che il tuo sappia proprio di fiori, sai? -

Durga ridacchiò e si sedette al suo fianco: - Perché non sei andata in infermeria? Sono sicura che ha qualcosa farti stare meglio. -

- Uno, perché è troppo lontana. Due, perché quello non mi piace. Non mi guarda mai in faccia quando gli parlo. -

- Con me è sempre gentile. -

- Perché tutti ti adorano. A momenti stai simpatica persino a Zahra, scommetto. -

- Figurati. -

- Forse ho esagerato, ma non credo esista qualcuno che non ti voglia bene. - si issò sul bordo della vasca e si scrocchiò le braccia, - E anche esistesse, io lo prenderei a pugni fino a fargli cambiare idea. -

Durga scoppiò a ridere e i diversi anelli che le ornavano le orecchie tintinnarono tutti assieme. Nemeria la trasse a sé, stando bene attenta a non toccare il bendaggio sul braccio. Si limitò a sfiorarlo solo per richiamare la sua attenzione. Bastò quel tocco perché la sua amica abbassasse lo sguardo e capisse cosa voleva chiederle: - Va bene, non ti devi preoccupare. -

- Mi preoccupo eccome, soprattutto da quando ho visto come funzionano questi... salassi. -

Il sorriso sulle labbra di Durga permaneva, ma la luce nel suo sguardo si era smorzata. Si appoggiò alla sua spalla e tracciò dei cerchi sul pelo dell'acqua con la punta del piede.

- Sono solo fastidiosi. Sono un po' come la ceretta per te. E poi Tana sa quello che fa. Se lei dice che mi fanno bene, non vedo perché dovrei dubitare. -

Nemeria le infilò una mano tra i capelli e giocherellò con le perline di una delle sue trecce. Erano quasi tutte giallo citrino, così come i suoi occhi, ora lucidi per le lacrime.

- Ti sei anche dimenticata di prendere gli oli e il rhassaul. - Durga si raddrizzò tirando su col naso e corse negli spogliatoi a grandi passi.

Nemeria soffocò l'impulso di seguirla stringendo il bordo della piscina. Trattenne le gambe in acqua e si concentrò sul mosaico di pesci che decorava le pareti e il fondale della vasca, fin troppo colorato per il suo umore nero. Si tirò i capelli di lato e si passò una mano sul viso.

Quattro anni. Quattro maledettissimi anni e ogni volta che pensava a quello che Durga doveva passare, le veniva voglia di prendere il muro a pugni.

- Allora, non ho trovato un pettine, ma sono sicura che quest'olio potrebbe fare al caso tuo. -

Durga riapparve al suo fianco con in braccio diversi vasetti e flaconcini. Ne aprì uno di porcellana abbellita con un motivo floreale e nell'aria si diffuse una deliziosa fragranza di gigli e resina. Quando si sedette dietro di lei e cominciò a passarle le dita tra i capelli, non dovette insistere troppo per sciogliere i nodi.

- Non saranno perfetti, ma almeno non farai brutta figura con i tuoi ammiratori. -

Nemeria aprì un vasetto e, dopo essersi cosparsa spalle e braccia d'argilla, cominciò a massaggiarsi con una spugna ruvida. I granelli di sale sfregavano contro la pelle, raschiando via lo sporco e l'inquietudine che le aderivano addosso.

- E comunque avresti potuto metterti la fascia e le mutande per coprirti. -

- Ma perché? Tanto siamo solo donne. -

- Perché... - anche se non poteva vederla, Nemeria sapeva che si stava mordicchiando le labbra, - Perché sì, dai, non farmi dire il perché! -

- Ti angosci per nulla. Siamo belle e la gente dovrebbe solo invidiarci per come siamo. -

- Anche se siamo entrambe due insetti stecco? -

- No, solo io. "Nemeria l'insetto stecco" è il mio soprannome. -

Durga gonfiò le guance, come sempre faceva quando si fingeva contrariata. Si passò il rhassaul su tutto il corpo e, subito dopo essersi asciugata, si versò una quantità abbondante d'olio alla camomilla su cosce e braccia.

- Come sta Ahhotep, piuttosto? - domandò Nemeria.

- Abbastanza bene. Come al solito, si alza prima di me e divide il suo tempo tra Sayuri e Ratnesh. Vorrei stare un po' con lei, ma tra gli allenamenti con Roshanai e le idee bislacche di anche io sono sempre occupata. -

- Ma com'è lavorare con lui? Mi hanno detto che è un individuo un po'... particolare. -

- Macché particolare, è completamente fuori di testa. Ogni volta che vado nel suo laboratorio, ha una nuova bevanda da farmi assaggiare. Alcune erano così disgustose da darmi il voltastomaco. Meno male che ha rinunciato a mettere in vendita l'estratto all'uovo di struzzo e pepe. - arricciò il naso e le diede le spalle in modo che Nemeria le asciugasse la schiena, - Non è una cattiva persona, a volte è anche gentile, ma quando mi dice che ha avuto un'idea per una nuova bevanda io ho paura. -

- Però l'estratto di spinaci e banana concentrato è davvero buono. -

- Perché non hai assaggiato com'era prima. -

Si avviarono agli spogliatoi e si rivestirono continuando a parlare delle schifezze che Durga era stata costretta ad assaggiare per far contento Akram. Senza l'inquietudine e la tristezza ad adombrarle lo sguardo, era sempre la solita chiacchierona spensierata e sorridente, così come sempre la ritraevano le pitture pubblicitarie sui muri.

- Oggi pensi di venire agli allenamenti? Roshanai sente la tua mancanza. -

Nemeria schioccò la lingua, si strinse meglio la cintura sotto il seno e si tolse l'asciugamano ancora tiepido dalla testa, senza spettinarla troppo.

- Quella donna ha un modo tutto suo di dimostrare affetto. -

A Durga scappò una risatina: - Reza lo sa bene. -

- Credo che lo sappiano anche i muri. Comunque no, nemmeno oggi ci sarò. Mi trasferisco in una casa fuori di qui e, a tal proposito, devo correre in camera a dare una mano a Noriko. -

Si allacciò le calighe e balzò in piedi. La testa le diede un lieve capogiro, ma quantomeno la marea nel suo stomaco si era abbassata.

- Non posso spiegarti ora. La prossima volta ti racconto per bene, promesso. -

- Promesso promesso? -

- Promesso promesso. -

Salutò Durga e corse in camera. 

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